Un’enciclica dall’ordinario allo straordinario, la “Dilexit nos”
Si può parlare di intelligenza artificiale e amore citando il panzerotto, una delle tipicità baresi che spopola tra i vicoli del centro storico?
Papa Francesco (Foto ANSA/MASSIMO PERCOSSI)
Forse per averne assaggiati alcuni quando è venuto in visita a Bari o perché è uno dei prodotti che richiama ad un’epoca in cui le mamme e le nonne, grazie alla loro manualità, erano artefici di quel nostalgico focolare domestico, tra tradizione e sapori, papa Francesco cita l’arte di impastare il panzerotto, la tipica massa fritta ripiena di mozzarella e pomodoro, all’interno della quarta enciclica dal titolo Dilexit nos recentemente pubblicata. «Ciò che nessun algoritmo potrà mai albergare sarà, ad esempio, quel momento dell’infanzia che si ricorda con tenerezza e che, malgrado il passare degli anni, continua a succedere in ogni angolo del pianeta. Penso all’uso della forchetta per sigillare i bordi di quei panzerotti fatti in casa con le nostre mamme o nonne». La metafora descritta dal Pontefice al punto 20 dell’enciclica è utilizzata per rafforzare il tema attorno a cui ruota il testo, ossia l’amore umano e divino del cuore di Gesù Cristo.
La lettera ha, nei cinque capitoli, il cuore come elemento per ritrovare la tenerezza, per ridare sostanza alle relazioni umane e fraterne, per trovare passione e verità nella vita sociale, comunitaria, familiare, affettiva. Le parole di papa Francesco indicano un ritorno al cuore, a rimettere al centro il cuore, a riscoprire il “tatto” e la carnalità in un contesto invaso da algoritmi, astrattismo, individualismo, da tecnologia prepotente che influisce sui rapporti umani.
Parla di cuore e amore come ingredienti che riempiono la vita, dando il senso alle azioni e agli obiettivi a differenza di un contesto sociale asettico di emozioni, in crisi di valori. In fondo, il cuore rende unica la persona, anche se l’omologazione, la standardizzazione vorrebbero soppiantare la profondità custodita nell’animo. In modo semplicemente umano papa Francesco utilizza la metafora del panzerotto che al suo interno conserva il ripieno, il cuore, che quando si apre, dà gusto e sapore.
Bergoglio pare abbia giocato con tali rimandi simbolici culinari citando sin dalle prime righe della Dilexit nos le frittelle conosciute in tutta Italia che comunque sono affini all’impasto e alla lavorazione dei panzerotti, ma con una differenza: «Per carnevale, quando eravamo bambini, la nonna ci faceva delle frittelle, ed era una pasta molto sottile quella che faceva. Poi la buttava nell’olio e quella pasta si gonfiava, si gonfiava… E quando noi incominciavamo a mangiarla, era vuota. Quelle frittelle in dialetto si chiamavano “bugie”. Ed era proprio la nonna che ci spiegava il motivo: “Queste frittelle sono come le bugie, sembrano grandi, ma non hanno niente dentro, non c’è niente di vero, non c’è niente di sostanza”». Utilizza il richiamo alle tradizioni spontanee e realmente sperimentate da intere generazione per far comprendere l’urgenza di non disperdersi nei flussi artificiali che rischiano di privare la vita di un sapore.
Probabilmente l’individualismo e l’apparenza chiudono un senso di vuoto che aleggia nella qualità di vita di tante persone generando pericolosi traumi che a lungo andare fanno ammalare il cuore. Con Dilexit nos papa Francesco ricorda il valore della devozione al Sacro Cuore di Gesù inteso come cardine di tutto il Vangelo; cita i santi che attorno al Sacro Cuore hanno dato la loro vocazione come Santa Margherita Maria Alacoque, suora francese del XVII secolo.
Proprio nel cuore di Cristo è racchiuso il senso di misericordia e di amore descritto nel Vangelo, quella pienezza che fa rima con tenerezza, altra caratteristica di questo pontificato: «Potrei citare migliaia di piccoli dettagli che compongono le biografie di tutti: far sbocciare sorrisi con una battuta, tracciare un disegno al controluce di una finestra, giocare la prima partita di calcio con un pallone di pezza, conservare dei vermetti in una scatola di scarpe, seccare un fiore tra le pagine di un libro, prendersi cura di un uccellino caduto dal nido, esprimere un desiderio sfogliando una margherita. Tutti questi piccoli dettagli, l’ordinario-straordinario, non potranno mai stare tra gli algoritmi. Perché la forchetta, le battute, la finestra, la palla, la scatola di scarpe, il libro, l’uccellino, il fiore… si appoggiano sulla tenerezza che si conserva nei ricordi del cuore».
(Fonte: Città Nuova, articolo di Luigi Laguaragnella 28/10/2024)
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