Ci siamo, siamo a Partanna. Caldo pomeriggio del 26 luglio. La prima sosta è all’ingresso del cimitero dove 20 anni addietro, in una altrettanto calda giornata di fine luglio (ma poteva anche essere uno dei primi giorni di agosto), arrivò, portata a spalla da alcune donne, la bara dove dentro erano state composte le spoglie di Rita Atria, la ragazza che il 26 luglio si era uccisa a Roma, lanciandosi nel vuoto, dal sesto piano della palazzina di via Amelia dove viveva “nascosta” con la cognata, Piera Aiello: la loro colpa che le ha costrette a fuggire da Partanna a vivere lontano con altre identità e sotto protezione, quella di essere diventate “testimoni di giustizia”...
Partanna la accolse con le finestre chiuse, nessuno la andò ad accogliere, c’erano solo le associazioni antimafia, le donne e gli uomini venuti anche da lontano. Restò chiusa anche la Chiesa Madre, per ordine del vescovo dell’epoca, Rita suicidatasi non meritava il funerale. Oggi un altro vescovo, mons. Mogavero ha posto rimedio celebrano lui la messa di commemorazione...
Don Luigi Ciotti cammina a piedi con tantissima altra gente, giovani, tantissimi, tiene tra le mani la lapide in marmo che solo simbolicamente verrà posta sulla tomba di Rita, al suo fianco tanti familiari di vittime della mafia...
L’arrivo al cimitero è segnato da una prima sorpresa, i referenti di Libera della provincia di Trapani, guidati dal coordinatore Salvatore Inguì, si staccano dal corteo e Gisella Mammo Zagarella, referente del presidio del capoluogo, tira fuori martello e chiodi da una borsa che porta a tracolla, e poi una targa ben coperta, viene collocata all’ingresso del cimitero, si legge, “in questo cimitero riposa Rita Atria testimone di Giustizia”. Così che chi entra sappia.
Il corteo continua fino alla tomba di Rita, qui si vive un lungo momento di silenzio, rotto infine da don Luigi Ciotti. Sono parole pesanti ma che allo stesso tempo vogliono stemperare gli animi, parole di richiamo ma anche di forte appello alle coscienze. “Non basta commuoversi – dice don Luigi – ma muoversi, Rita ci esorta ad essere noi tutti capaci ogni giorni di essere testimoni di giustizia dinanzi alle illegalità spacciate per legalità che si compiono, dinanzi a chi intende possa esistere una legalità malleabile, questa tomba è senza lapide, speriamo di metterla, ma intanto la vera lapide è quella che dobbiamo portare nelle nostre coscienze, cercando verità e costruendo giustizia dobbiamo ricordare Rita”. Poi il richiamo alle istituzioni: “Rita ci ha lasciato scritto – ha affermato don Ciotti – come nel nostro Paese abbiamo bisogno di tanta verità, ancora oggi, abbiamo bisogno di una politica chiara e trasparente”...
In Chiesa la messa con le parole attese del vescovo Mogavero che ha presieduto alla celebrazione. Parole rivolte alla comunità di Partanna. Nessuno potrà dire di non avere capito. L’obbligo della riconciliazione, del perdono, e della pace, sono stati i cardini dell’omelia del vescovo Mogavero e con le parole del Vangelo ha descritto cosa è oggi la comunità di Partanna...
Ecco da dove bisogna cominciare a cambiare e come cambiare: “La capacità di vedere parte dal cuore: chi ha il cuore freddo e indifferente non riesce a vedere e non è capace di ascoltare; chi ha cuore buono e partecipe coglie il senso della realtà e degli eventi e sa interpretarli correttamente, lasciandosene ammaestrare. Questo significa che l’osservazione di ciò che accade attorno a noi è questione di cuore e che, pur vedendo e sentendo le medesime cose, si può reagire in modo diverso a seconda di come il cuore fa vedere e sentire quelle stesse cose…Noi siamo qui stasera proprio per guardare alla vita e alla morte di Rita con il cuore, non per capire, ma per accettare; non per giudicare, ma per riconciliare; non per maledire, ma per custodire la memoria; non per contrapporre, ma per pacificare. È tempo, dopo venti anni, di liberare il sogno di chi ha creduto e crede nella capacità delle persone di vivere relazioni fondate sull’amore e sulla fratellanza; di chi si spende e muore per la pace e la giustizia; di chi dice basta alla violenza e alla sopraffazione di qualsiasi origine e genere ed è disposto a pagare di persona; di chi guarda non al proprio interesse, ma al bene comune per il quale sa sacrificare tutto, anche la propria vita”. La mafia non è invincibile ha ripetuto il vescovo e ha ricordato che questo è stato dimostrato grazie “agli indifesi, i piccoli - in una parola i giusti - ad avviare l’opera di demolizione delle iniquità e malvagità diffuse. Essi, in apparenza, sono stati dei vinti perché hanno dovuto cedere alla violenza delle armi o alla sconforto della solitudine. Ma in effetti sono gli autentici vincitori che hanno detto: “basta” e hanno cambiato il corso della storia; e i loro nomi benedetti sono scritti in cielo”...
... Non va dimenticata la piccola forte ragazzina di Partanna. Non va cancellato il suo nome...
Perché ogni uomo, ogni donna, ha diritto al suo nome. Alla sua storia e alla sua identità. Anche la piccola Rita che la mafia voleva cancellare ma che con le sue scelte è rimasta e rimarrà nella nostra memoria. Una memoria che proprio nel suo nome si fa impegno e speranza.
Vedi anche il nostro precedente post: