Violenza tra minori, don Patriciello:
serve alleanza tra famiglia, scuola e parrocchie
I recenti omicidi di giovanissimi ragazzi a Napoli riaccendono i riflettori sul fenomeno della criminalità minorile che stringe il capoluogo campano. In settimana il governo ha varato un piano straordinario. Il parroco di Caivano: serve più controllo del territorio e un patto tra le agenzie educative
Volante della polizia sul luogo dell'omicidio di Arcangelo Correra (ANSA)
A Napoli e provincia è sempre più allarme per la violenza fuori controllo tra i giovani che, in meno di 20 giorni, ha causato la morte di tre ragazzi. L’ultima vittima, Arcangelo Correra, è stata raggiunta alla testa, all’alba del 9 novembre, nel centro della città, da un colpo di arma da fuoco sparato, sembra accidentalmente, da un suo coetaneo. Prima di lui era stato ucciso il 19enne Santo Romano, nella notte tra il primo e 2 novembre, a San Sebastiano al Vesuvio con un colpo di pistola per aver difeso un amico da un ragazzo pregiudicato. Nella notte tra il 23 e il 24 ottobre è stata invece la volta di Emanuele Tufano, appena quindicenne, assassinato in una sparatoria a Napoli tra bande minorili rivali.
Don Patriciello: interroghiamoci sulla responsabilità degli adulti
Gli ultimi fatti di sangue hanno spinto il ministro dell'Interno italiano, Matteo Piantedosi, a varare un piano straordinario per fronteggiare la violenza. Don Maurizio Patriciello, parroco di Caivano e da sempre impegnato contro la criminalità, intervistato da Radio Vaticana - Vatican News mette in evidenza che “l’emergenza dura da troppo tempo” e che i recenti fatti di sangue scoperchiano una realtà nota a tutti. “Ci sono troppe armi in città e tante baby gang che si fanno la guerra, la repressione non basta, è necessario lavorare anche sul fronte della sicurezza e del controllo del territorio”. Il parroco di Caivano chiede quindi che le strade vengano vigilate, che ci siano le forze dell'ordine anche di notte “per controllare quello che succede soprattutto nei quartieri più a rischio”. Il sacerdote mette poi in risalto le responsabilità degli adulti, poiché “tutti siamo chiamati a fornire modelli positivi a questi ragazzi”, ed esorta ad interrogarsi ad esempio su “chi mette le armi in mano a questi giovani”, ma anche su “come può un giovane che non studia e non lavora ad indossare scarpe da centinaia di migliaia di euro".
Un alleanza tra agenzie educative
Don Patriciello riferisce poi dello sgomento e della paura che serpeggia tra i fedeli che ascolta tutti i giorni, in primis le madri che temono per la vita dei figli quando escono la sera con gli amici, ma timori e paure attanagliano anche tanti giovani che studiano e lavorano e rischiano di essere convolti in atti criminali o sparatorie. “Questi giovani chiedono di vivere serenamente – afferma il sacerdote – è un loro diritto uscire di casa e incontrare gli amici senza rischiare la vita”. Il parroco di Caivano esorta quindi a creare un’alleanza tra le varie agenzie educative, famiglia, scuola e Chiesa che possa dialogare con il territorio. Don Patriciello fa notare anche che i ragazzi che hanno maggiori fragilità e problemi in famiglia posso cadere più facilmente nelle maglie della criminalità. Per questo motivo il prete suggerisce di supportare anche tanti giovani genitori delle periferie che non hanno gli strumenti né culturali né materiali per rispondere a tutte le sfide educative. Secondo il parroco di Caivano ci sono vuoti spirituali e morali che vanno colmati anche grazie all’azione delle tante parrocchie presenti sul territorio. Infine don Praticiello chiede un impegno delle istituzioni per combattere il fenomeno dell’evasione scolastica, perché è impossibile lavorare sul ruolo della scuola se ci sono ancora tanti ragazzi che abbandonano precocemente gli studi.
(fonte: Vatican News, articolo di Marco Guerra 13/11/2024)
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