Papa Francesco ai giovani:
"Vi incoraggio a sognare in grande...
Fatevi poeti di pace!"
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UN PATTO EDUCATIVO PER SRADICARE LA GUERRA DALLA STORIA:
6 MILA GIOVANI DAL PAPA
«Ragazzi siate poeti di pace», ha detto Francesco ai tantissimi studenti che affollavano l'Aula Paolo VI insieme con i loro insegnanti (e con Flavio Lotti coordinatore nazionale della Tavola della pace). Ricordata la Pacem in terris che nel 2023 festeggerà 60 anni.
«La pace è un cammino e noi siamo a una tappa importante di questo cammino». Con queste parole Flavio Lotti, coordinatore nazionale della Tavola della Pace, ha accolto i numerosi partecipanti all’udienza col Papa in una gremitissima Aula Paolo VI dedicando questo evento a tutte le vittime delle guerre, delle violenze, dei soprusi e delle torture. Lotti ha chiesto un momento di silenzio perché ciascuno Immaginasse il volto di un bambino o una bambina che in quel momento stava urlando disperatamente Pace. Il momento più commovente nell’attesa del Santo Padre.
Nei loro interventi, insegnanti e dirigenti scolastici hanno sottolineato l’importanza di un “patto educativo” nel costruire la cultura del rispetto e della solidarietà contrapposta a quello dell’egoismo e della guerra. Una di loro con la sorella ha intonato le note struggenti dell’inno Dona Nobis pacem.
Stefania Proietti, sindaca di Assisi, città simbolo al riguardo (e mèta da decenni della famosa Marcia per la pace Perugia-Assisi, organizzata per la prima volta il 24 settembre 1961, per volere, tra gli altri, di Aldo Capitini) ha agggiunto: «La luce è sempre più forte del buio, e questo rappresenta la speranza della pace mentre divampa la guerra».
«Dobbiamo prenderci cura del Creato, di tutto l’ambiente e delle persone che stanno attorno a noi per una ragione semplice: avere ancora un futuro», spiegano gli studenti col loro linguaggio semplice, ma autentico, che va dritto al cuore.
«Voi ragazzi», ha detto a sua volta il cardinale José Tolentino Calaça de Mendonça dal 26 settembre 2022 prefetto del pontificio Dicastero per la cultura e l'educazione, «siete maestri nell’uso delle nuove tecnologie. Progressivamente tutti stanno entrando nel mondo digitale, ma avere più destrezza non significa purtroppo usarle positivamente. Occorre educare a una sapienza digitale, ampliando non solo la mente e anche il cuore. Vi chiedo un esercizio un secondo di pausa per la pace ripetendo nel cuore il nome del nostro maestro più grande, Gesù».
Giuseppe Giulietti, presidente della Fnsi (Federazione nazionale stampa italiana), si è rivolto ai giornalisti perché diano più spazio e voce ai laboratori di pace anche i comunicatori devono mettersi in gioco, respingere parole di morte e di odio. La Carta di Assisi dice una cosa fondamentale: non scrivere degli altri quello che non vorresti si scrivesse di te. I muri dell’odio e della discriminazione vanno abbattuti.
A ravvivare l’attesa anche le canzoni e la chitarra di Erica Boschiero. Commovente quella che ha scritto per i morti in mare: La memoria dell’acqua. Durante l’esecuzione centinaia di piccole luci agitate dai ragazzi hanno accompagnato le note
Poi è arrivato il Papa e la gioia si è scatenata in voci che hanno urlato più volte il nome di Francesco che ha sorriso commosso dall’affetto. Lotti lo ha ringraziato per tutto quello che sta facendo a favore della fratellanza umana. «Qui, ha aggiunto Lotti, c’è un frammento della scuola e della società che crede nei giovani e nel potere del fattore educativo. Non vediamo impegno serio per la pace, anzi i costruttori di pace sono spesso attaccati. Penso all’ipocrisia di chi parla di pace e poi vende armi, o scatena la guerra dei ricchi contro i poveri. Quest’anno per educare ed educarci alla cura e alla pace abbiamo inventato i quaderni degli esercizi di pace». Lotti ha annunciato una giornata speciale di maggio ad Assisi.
«Mi congratulo, ha detto il Papa, per il ricco programma educativo che culminerà nella Marcia della pace ad Assisi, città crocevia di pace dove san Francesco che ha affascinato anche me, tanto da averne preso il nome, lasciò ogni ricchezza per Madonna povertà. Non solo le scuole e le istituzioni cattoliche ma anche i laici e chi appartiene ad altre confessioni possono cooperare per la cura e la pace. Non dobbiamo aspettare una minaccia o la paura del nucleare per parlare di pace; è un fatto che ci riguarda sempre», ha detto ancora Francesco, ricordando la parabola del Buon Samaritano.
Jorge Mario Bergoglio ha poi rievocato due figure Giovanni XXIII e la sua enciclica Pacem in terris appello al disarmo e al dialogo che riscosse attenzione non solo nel mondo cattolico. Pochi mesi dopo questa enciclica Martin Luther King nel 1964 pronuncio il famoso discorso “Io ho un sogno”. Voi cari ragazzi e ragazze qual è il vostro sogno. Vi incoraggio a sognare in grande come papa Giovanni e Martin Luther King. Francesco ha invitato tutti a partecipare alla GMG e a vivere l’Avvento con gesti di cuore e essere “poeti di pace”
(fonte: Famiglia Cristiana, articolo di Luciano Regolo 28/11/2022)
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Il Papa ai giovani: sognate la pace!
Ci riguarda sempre, non solo in caso di attacco nucleare
Francesco incontra in Aula Paolo VI migliaia di studenti e insegnanti che partecipano all’incontro per l’educazione alla pace e alla cura promosso dalla Rete Nazionale delle Scuole di Pace. A loro l’invito ad essere "poeti di pace" e a “sognare in grande” ispirandosi all’esempio di Martin Luther King e Giovanni XXIII. Richiamando la figura di Roncalli, il Pontefice ricorda la "Pacem in Terris" che compie 60 anni: "Leggetela e studiatela, è attualissima"
Cita Borges e San Francesco, poi indica un obiettivo, essere "poeti di pace", e due modelli da seguire: il “Papa buono” Giovanni XXIII ("leggete e studiate la Pacem in Terris", dice) e Martin Luther King, due sognatori, due profeti. Il Papa incontra in Aula Paolo VI circa 6 mila tra studenti e insegnanti che partecipano all’incontro per l’educazione alla pace e alla cura promosso dalla Rete Nazionale delle Scuole per la Pace. L’udienza con il Papa è il culmine di una serie di attività e iniziative di formazione che si concluderanno con la Marcia Perugia-Assisi, nel maggio del prossimo anno, in occasione della quale saranno presentati i risultati del lavoro e delle proposte di ragazzi e ragazze.
Prendersi cura
Tutti sono riuniti oggi nella grande aula vaticana, quasi interamente gremita, per accogliere il Papa, giunto con mezz’ora di anticipo rispetto all’orario previsto. Tanti gli interventi e le testimonianze, tanti i momenti musicali, alternati a minuti di silenzio per le vittime dei conflitti e di chi muore in acqua. Tanti anche gli appelli a “ripudiare la guerra” e favorire la pace. Una pace che si costruisce prendendosi “cura” dei nostri fratelli e delle nostre sorelle, dice Papa Francesco nel suo discorso, citando il motto dell'evento.
Spesso parliamo di pace quando ci sentiamo direttamente minacciati, come nel caso di un possibile attacco nucleare o di una guerra combattuta alle nostre porte. Così come ci interessiamo ai diritti dei migranti quando abbiamo qualche parente o amico emigrato. In realtà, la pace ci riguarda sempre! Come sempre ci riguarda l’altro, il fratello e la sorella, e di lui e di lei dobbiamo prenderci cura.
Una risposta al Patto Educativo Globale
Il Papa plaude al programma educativo delle Scuole per la Pace che, rileva, sono una risposta all’appello per un Patto Educativo Globale lanciato tre anni fa a tutti coloro che operano nel campo educativo, affinché si facciano “promotori” dei valori di cura, pace, giustizia, bene, bellezza, fratellanza. All’appello, osserva Francesco rallegrandosi, hanno risposto e stanno rispondendo non solo scuole, università e organizzazioni cattoliche, ma anche istituzioni pubbliche, laiche e altre religioni.
Insieme
Questa è la chiave, dice il Pontefice: unirsi, andare avanti insieme. “Anche nel nostro tempo possiamo incontrare valide testimonianze di persone o istituzioni che lavorano per la pace e si prendono cura di chi è nel bisogno”.
Pensiamo per esempio a coloro che hanno ricevuto il premio Nobel per la pace, ma anche a tanti sconosciuti che in maniera silenziosa operano per questa causa
Il modello del Buon Samaritano
Francesco indica come “modello per eccellenza del prendersi cura” il buon samaritano del Vangelo, che ha soccorso uno sconosciuto ferito lungo la strada. “Non sapeva se quello sfortunato fosse una brava persona o un furfante, se fosse ricco o povero, istruito o ignorante… Non sapeva se quella sventura ‘se la fosse cercata’ o no”. Il Vangelo dice: “Lo vide e ne ebbe compassione”, quindi “non si è fatto tante domande” ma “ha seguito il movimento della compassione”.
Leggete la "Pacem in Terris"
Non solo il samaritano, altre due sono le figure che il Papa indica come “testimoni” di riferimento. Il primo è San Giovanni XXIII.
Fu chiamato il “Papa buono”, e anche il “Papa della pace”, perché in quegli inizi difficili degli anni Sessanta marcati da forti tensioni – la costruzione del muro di Berlino, la crisi di Cuba, la guerra fredda e la minaccia nucleare – pubblicò la famosa e profetica Enciclica Pacem in terris. L’anno prossimo saranno 60 anni, ed è attualissima!
Papa Giovanni, afferma Francesco, “si rivolse a tutti gli uomini di buona volontà, chiedendo la soluzione pacifica di tutte le guerre attraverso il dialogo e il disarmo. Fu un appello che riscosse una grande attenzione nel mondo, ben oltre la comunità cattolica, perché aveva colto un bisogno di tutta l’umanità, che è ancora quello di oggi. Per questo vi invito leggere e studiare la Pacem in terris, e a seguire questa strada per difendere e diffondere la pace”.
"I have a dream"
Sempre da quegli anni proviene la testimonianza di “un altro profeta del nostro tempo”, Martin Luther King, premio Nobel per la pace nel 1964, che pronunciò lo storico discorso: “I have a dream”.
In un contesto americano fortemente segnato dalle discriminazioni razziali, aveva fatto sognare tutti con l’idea di un mondo di giustizia, libertà e uguaglianza. Disse: “Io ho un sogno: che i miei quattro figli piccoli vivranno un giorno in una nazione dove non saranno giudicati per il colore della loro pelle, ma per la dignità della loro persona”.
Sognare in grande, sognare a Lisbona
Quello era il desiderio di King: “Qual è il vostro sogno per il mondo di oggi e di domani?”, domanda il Papa ai ragazzi. E li incoraggia “a sognare in grande”, proprio come Giovanni XXIII e Martin Luther King.
Su questa scia, Francesco rinnova l’invito a partecipare nell’agosto 2023 alla Giornata Mondiale della Gioventù di Lisbona. “Chi di voi potrà venire – sottolinea - si incontrerà con tantissimi altri ragazzi e ragazze di ogni parte del mondo, tutti uniti dal sogno della fraternità basata sulla fede nel Dio che è Pace, il Padre di Gesù Cristo e Padre nostro”.
E se non potrete venire fisicamente, vi invito comunque a seguire e a partecipare, perché ormai, con i mezzi di oggi, questo è possibile
Poeti di pace
A conclusione dell’udienza, Papa Francesco augura a tutti “un buon cammino nel tempo di Avvento”: “Un cammino fatto di tanti piccoli gesti di pace, ogni giorno: gesti di accoglienza, di incontro, di comprensione, di vicinanza, di perdono, di servizio… Gesti fatti con il cuore”. Cita infine il poeta Borges quando “termina, o meglio, non termina una sua poesia con queste parole: Ringraziare voglio... per Whitman e Francesco d’Assisi che scrissero già questa poesia, per il fatto che questa poesia è inesauribile e si confonde con la somma delle creature e non arriverà mai all’ultimo verso e cambia secondo gli uomini’.
“Che anche voi – è l’augurio del Papa - possiate accogliere l’invito del poeta di continuare la sua poesia, aggiungendo ciascuno ciò per cui vuole ringraziare. Che ognuno di voi possa diventare poeta della pace! Poeta della pace, capito?”.
Ancora con un sottofondo musicale, il Papa a fine udienza si concede ad un bagno di folla passando in sedia a rotelle tra bambini e ragazzi presenti che dopo aver sventolato striscioni e cartelli, cercano ognuno con il proprio smartphone di immortalare l'incontro ravvicinato con il Vescovo di Roma.
(fonte: Vatican News, articolo di Salvatore Cernuzio 28/11/2022)
Guarda il video
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Di seguito il testo integrale del discorso di Papa Francesco
DISCORSO DEL SANTO PADRE FRANCESCO
A STUDENTI E INSEGNANTI PARTECIPANTI ALL’INCONTRO
PER L’EDUCAZIONE ALLA PACE E ALLA CURA
Aula Paolo VI
Lunedì, 28 novembre 2022
Cari ragazzi e ragazze, cari insegnanti, buongiorno e benvenuti!
Sono contento che abbiate risposto con entusiasmo all’invito della Rete Nazionale delle Scuole per la Pace. Grazie di essere venuti! E grazie a tutti coloro che hanno organizzato questo incontro, in particolare al Dottor Lotti.
Mi congratulo con voi studenti e con i vostri educatori per il ricco programma di attività e di formazione che avete intrapreso, che culminerà con la Marcia Perugia-Assisi nel maggio del prossimo anno, dove avrete la possibilità di presentare i risultati del vostro lavoro e le vostre proposte.
Assisi è diventata ormai un centro mondiale di promozione della pace, grazie alla figura carismatica di quel giovane assisano spensierato e ribelle di nome Francesco, il quale lasciò la sua famiglia e le ricchezze per seguire il Signore e sposare Madonna povertà. Quel giovane sognatore ancora oggi è fonte di ispirazione per ciò che riguarda la pace, la fratellanza, l’amore per i poveri, l’ecologia, l’economia. Lungo i secoli San Francesco ha affascinato tante persone, così come ha affascinato anche me che come Papa ho voluto prendere il suo nome.
Il vostro programma educativo “Per la pace, con la cura” vuole rispondere all’appello per un Patto Educativo Globale, che ho rivolto tre anni fa a tutti coloro che operano nel campo educativo, affinché «si facciano promotori dei valori di cura, di pace, di giustizia, di bene, di bellezza, di accoglienza dell’altro e di fratellanza» (Videomessaggio del 15 ottobre 2020). E mi rallegra vedere che non solo le scuole, le università e le organizzazioni cattoliche stanno rispondendo a questo appello, ma anche istituzioni pubbliche, laiche e di altre religioni.
Perché ci sia la pace, come dice bene il vostro motto, bisogna “prendersi cura”. Spesso parliamo di pace quando ci sentiamo direttamente minacciati, come nel caso di un possibile attacco nucleare o di una guerra combattuta alle nostre porte. Così come ci interessiamo ai diritti dei migranti quando abbiamo qualche parente o amico emigrato. In realtà, la pace ci riguarda sempre, sempre! Come sempre ci riguarda l’altro, il fratello e la sorella, e di lui e di lei dobbiamo prenderci cura.
Un modello per eccellenza del prendersi cura è quel samaritano del Vangelo, che ha soccorso uno sconosciuto che ha trovato ferito lungo la strada. Il samaritano non sapeva se quello sfortunato fosse una brava persona o un furfante, se fosse ricco o povero, istruito o ignorante, giudeo, samaritano come lui o straniero; non sapeva se quella sventura “se la fosse cercata” o no. Il Vangelo dice: «Lo vide e ne ebbe compassione» (Lc 10,33). Lo vide e ebbe compassione. Anche altri, prima di lui, avevano visto quell’uomo, ma erano andati dritti per la loro strada. Il samaritano non si è fatto tante domande, ha seguito il movimento della compassione.
Anche nel nostro tempo possiamo incontrare valide testimonianze di persone o istituzioni che lavorano per la pace e si prendono cura di chi è nel bisogno. Pensiamo per esempio a coloro che hanno ricevuto il premio Nobel per la pace, ma anche a tanti sconosciuti che in maniera silenziosa operano per questa causa.
Oggi vorrei ricordare due figure di testimoni. La prima è quella di San Giovanni XXIII. Fu chiamato il “Papa buono”, e anche il “Papa della pace”, perché in quegli inizi difficili degli anni Sessanta marcati da forti tensioni – la costruzione del muro di Berlino, la crisi di Cuba, la guerra fredda e la minaccia nucleare – pubblicò la famosa e profetica Enciclica Pacem in terris. L’anno prossimo saranno 60 anni, ed è attualissima! Papa Giovanni si rivolse a tutti gli uomini di buona volontà, chiedendo la soluzione pacifica di tutte le guerre attraverso il dialogo e il disarmo. Fu un appello che riscosse una grande attenzione nel mondo, ben oltre la comunità cattolica, perché aveva colto un bisogno di tutta l’umanità, che è ancora quello di oggi. Per questo vi invito leggere e studiare la Pacem in terris, e a seguire questa strada per difendere e diffondere la pace.
Pochi mesi dopo la pubblicazione di quell’Enciclica, un altro profeta del nostro tempo, Martin Luther King, premio Nobel per la pace nel 1964, pronunciò lo storico discorso in cui disse: “Io ho un sogno”. In un contesto americano fortemente segnato dalle discriminazioni razziali, aveva fatto sognare tutti con l’idea di un mondo di giustizia, libertà e uguaglianza. Disse: “Io ho un sogno: che i miei quattro figli piccoli vivranno un giorno in una nazione dove non saranno giudicati per il colore della loro pelle, ma per la dignità della loro persona”.
E voi, ragazzi, ragazze: qual è il vostro sogno per il mondo di oggi e di domani? Vi incoraggio a sognare in grande, come Giovanni XXIII e Martin Luther King. E per questo vi invito a partecipare, l’anno prossimo, alla Giornata Mondiale della Gioventù, che vivremo a Lisbona. Chi di voi potrà venire, si incontrerà con tantissimi altri ragazzi e ragazze di ogni parte del mondo, tutti uniti dal sogno della fraternità basata sulla fede nel Dio che è Pace, il Padre di Gesù Cristo e Padre nostro. E se non potrete venire fisicamente, vi invito comunque a seguire e a partecipare, perché ormai, con i mezzi di oggi, questo è possibile.
Auguro a tutti voi un buon cammino nel tempo di Avvento che abbiamo iniziato ieri: un cammino fatto di tanti piccoli gesti di pace, ogni giorno: gesti di accoglienza, di incontro, di comprensione, di vicinanza, di perdono, di servizio… Gesti fatti con il cuore, come passi verso Betlemme, verso Gesù che è il Re della pace, anzi, che è Lui stesso la pace.
Il poeta Borges termina, o meglio, non termina una sua poesia con queste parole: “Ringraziare voglio... per Whitman e Francesco d’Assisi che scrissero già questa poesia, per il fatto che questa poesia è inesauribile e si confonde con la somma delle creature e non arriverà mai all’ultimo verso e cambia secondo gli uomini”. Che anche voi, ragazzi e ragazze, possiate accogliere l’invito del poeta di continuare la sua poesia, aggiungendo ciascuno ciò per cui vuole ringraziare, quello che vuole. Che ognuno di voi possa diventare “poeta della pace”! Fatevi poeti di pace: avete capito? Poeti di pace.
Grazie di essere venuti! Vi benedico tutti di cuore. E per favore, pregate per me. Grazie.
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