Resistere al male in nome di Dio:
Tito Bradsma
Tra i martiri per la libertà troviamo P. Tito Brandsma,carmelitano olandese, che i nazisti uccisero nel campo di concentramento di Dachau. P. Tito Brandsma è stato proclamato "Beato" dalla Chiesa perché andò incontro alla morte consapevolmente, volutamente, per difendere i principi cristiani contro il mostro che allora divorava l'Europa e le coscienze.
Ecco alcuni passaggi del discorso che P. Tito tiene come Rettore Magnifico nel 1932 nel dies natalis dell’Università cattolica di Nimega, che era tutto incentrato sul concetto o immagine di Dio.
«Si deve vedere Dio come lo sfondo del nostro essere... , e adorarlo non solo nel nostro intimo, ma anche in tutto ciò che esiste, prima di tutto nel nostro prossimo, ma anche nella natura, nell'universo. Egli, infatti, è presente ovunque, riempie di sé ogni cosa col lavoro delle sue mani. Dio che abita la nostra esistenza, Dio all'opera nel cosmo, non deve solo essere oggetto della nostra intuizione. Bensì, Dio deve manifestarsi nella nostra vita, esprimersi nelle nostre parole e nei nostri gesti, irraggiare da tutto il nostro essere e da tutto il nostro agire.
[...] Non dobbiamo considerare la persona amante di Dio, il mistico, come colui che sta fuori della vita, della storia. Anzi, chiunque vive la storia e ne porta il peso responsabile, deve sentire come suo primario, supremo compito, arrivare alla conoscenza di se stesso: la più difficile ma anche la più bella di tutte le imprese umane. E attraverso il suo intelletto giungere ad incontrare Dio nella profondità della propria vita. Lì si deve arrivare. Possa pure l'acqua dell'esistenza essere intorbidita dalle burrasche della vita! Tornerà la quiete, lo sguardo pacificato andrà nelle profondità: lì saremo capaci di vedere Dio. Dio ci è visibile: possiamo vederlo e vivere alla sua presenza. Contemplare lui significa lasciarsi da lui influenzare in tutta la nostra condotta. Dio allora si manifesterà anche nelle nostre opere. [...] Non basta insistere sul vivere nella pratica la nostra fede e stimolarci a questo: occorre fare di più. Dobbiamo capire il nostro tempo e non estraniarci dalla storia. Anche noi siamo figli del nostro tempo: siamolo con chiara coscienza. Lasciamo che il tempo attuale agisca su di noi con ciò che di buono ha.
[...] Con gioia vediamo tante persone, soprattutto giovani, piene di grande entusiasmo, guidate da Dio che adorano nel loro intimo, unite a lui ancor più intimamente attraverso la grazia. Esse infatti confermano e rafforzano tale unione con la santa Comunione quotidiana. E dalla loro unione con Dio attingono forza per servire i fratelli: a questo si deve arrivare. L'atto buono non è più sufficiente: occorre diventare consapevoli che servire i fratelli ci è richiesto proprio dalla nostra unione con Dio. Proprio questa consapevolezza ci deve portare a compiere atti di bene. Neppur più la fede è sufficiente da sola: essa deve manifestarsi operando nell'agire; nelle azioni deve manifestare tutto il suo valore.
Una tale immagine di Dio diventa un ideale trainante: essa non solo tra breve troverà accesso accanto alle altre vaghe ed astratte immagini di Dio che in tanti spiriti ancora sopravvivono; ma, una volta che avrà conquistato i cuori, li sorreggerà per una grande lotta ed una lunga resistenza.
[...] Data la necessità di rendere manifesta la nostra fede nel nostro agire, da essa ispirato, dobbiamo essere ancora più attenti a non perder di vista la vita intima di Dio. L’ agire, da solo, non è sufficiente. esso deve provenire da un cuore abitato da Dio; la nostra azione deve giungere dal nostro intimo sacrario dove Dio decreta e consiglia il da farsi. In questo modo il nostro agire sarà non solo forte ed irresistibile all'esterno, ma
anche nel nostro intimo sarà forte. Una manifestazione di vita più riuscita e più nobile»
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"Tito Brandsma, uomo di speranza”