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domenica 30 novembre 2025

VIAGGIO APOSTOLICO DI LEONE XIV IN TÜRKIYE E IN LIBANO 27/11 - 2/12/2025 – ISTANBUL 29/11/2025 mattina (cronaca/commento, testi, foto e video)

VIAGGIO APOSTOLICO DI LEONE XIV
IN TÜRKIYE E IN LIBANO
CON PELLEGRINAGGIO A İZNIK (TÜRKIYE)
IN OCCASIONE DEL 1700° ANNIVERSARIO DEL PRIMO CONCILIO DI NICEA
27 NOVEMBRE - 2 DICEMBRE 2025

Sabato, 29 novembre 2025

ISTANBUL

09:00 VISITA ALLA MOSCHEA SULTAN AHMET
09:45 INCONTRO PRIVATO CON I CAPI DELLE CHIESE E DELLE COMUNITÀ CRISTIANE presso la Chiesa ortodossa siriaca di Mor Ephrem

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Il Papa alla Moschea Blu di Istanbul,
in raccoglimento e ascolto

La terza giornata di Leone in Turchia (Türkiye) si apre con la visita alla Moschea Sultan Ahmed. Una visita che segue quella di Papa Francesco nel 2014 avvenuto proprio nello stesso giorno, il 29 novembre, prima ancora fu Papa Benedetto nel 2006 ad entrare nel luogo di culto musulmano

Visita del Papa alla Moschea Sultan Ahmed (@Vatican Media)

"Il Papa ha vissuto la visita alla Moschea in silenzio, in spirito di raccoglimento e in ascolto, con profondo rispetto del luogo e della fede di quanti si raccolgono lì in preghiera". Così la Sala Stampa della Santa Sede su telegram riferendosi alla visita di Leone XIV presso la Moschea Sultan Ahmed di Istanbul, conosciuta anche come Moschea Blu, avvenuta questa mattina 29 novembre.

Una Moschea del tutto particolare per le 21.043 piastrelle di ceramica turchese inserite nelle pareti e nella cupola, all’interno ha un altissimo soffitto illuminato da 260 finestre. È in questo luogo altamente suggestivo che Papa Leone ha compiuto la prima tappa della sua terza giornata in Turchia (Türkiye), una visita nella quale è stato accompagnato dal ministro della Cultura e del Turismo Mehmet Nuri Ersoy, dal mufti di Istanbul Emrullah Tuncel, dall'imam della Moschea Kurra Hafız Fatih Kaya e dal muezzin Musa Aşgın Tunca.

Papa Francesco alla Moschea Blu di Istanbul, 2014

Il 29 novembre 2014 fu Papa Francesco ad entrare scalzo nella Moschea e a sostare in preghiera silenziosa accanto al Gran Muftì, ripetendo quanto aveva fatto anni prima Benedetto XVI che giunse nel 2006 in Turchia sulla scia delle polemiche seguite al fraintendimento sul discorso di Ratisbona e che vennero archiviate con la sua visita nel Paese. Entrò nella Moschea Blu, il 30 novembre in un fuori programma, pregò in silenzio davanti al «mihrab», la nicchia di marmo che indica la direzione della Mecca, insieme al Gran muftì della città, Mustafà Cagrici, che lo aveva appena invitato a quel gesto di raccoglimento da compiere insieme. All’udienza generale del 6 dicembre 2006, il Pontefice raccontò di quel momento e della preghiera che rivolse.

Nell’ambito del dialogo interreligioso, la divina Provvidenza mi ha concesso di compiere, quasi alla fine del mio viaggio, un gesto inizialmente non previsto, e che si è rivelato assai significativo: la visita alla celebre Moschea Blu di Istanbul. Sostando qualche minuto in raccoglimento in quel luogo di preghiera, mi sono rivolto all’unico Signore del cielo e della terra, Padre misericordioso dell’intera umanità. Possano tutti i credenti riconoscersi sue creature e dare testimonianza di vera fraternità!

Nel 2006 Papa Benedetto XVI nella Moschea blu

La Moschea Blu è una delle più importanti moschee di Istanbul. Venne costruita (1609-1617) dal sultano Ahmed I, su parte del sito del Gran Palazzo di Costantinopoli, per diventare il luogo di culto più importante dell’Impero Ottomano. L’organizzazione della costruzione fu meticolosamente descritta in otto volumi, ora conservati nella biblioteca del Topkapi. La Moschea Blu è l’unica ad avere sei minareti, di solito sono quattro, superata in questo solo dalla moschea della Ka’ba, a La Mecca, che ne ha sette. Tale particolarità architettonica è dovuta, secondo una storia popolare, a un fraintendimento: il sultano Ahmed I, non potendo eguagliare la magnificenza della moschea del sultano Solimano a Istanbul, non trovò soluzione migliore per cercare di distinguerla che i minareti in oro. L’architetto fraintese però le parole del sultano, capendo “altr” (in turco “sei”) anziché “altin” (“oro”).
(fonte: Vatican News 29/11/2025)

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Leone XIV nella “Moschea blu” di Istanbul,
visita in spirito di raccoglimento e ascolto

Il Papa ha visitato nella mattina la moschea Sultan Ahmed, tra i luoghi più simbolici di Istanbul. Una visita di circa quindici minuti, vissuta “con profondo rispetto del luogo e della fede di quanti si raccolgono lì in preghiera”. Ad accompagnare il Pontefice, il ministro della Cultura e del Turismo, Ersoy, il mufti di Istanbul, Tuncel, e l’imam Fatih Kaya. Nella chiesa siriaca di Mor Eprhem, l'incontro coi leader cristiani: la divisione è un ostacolo alla testimonianza


Scalzo, con le mani lungo i fianchi e il capo rivolto verso l’alto guardando alle 21.043 piastrelle di ceramica turchese. Così Papa Leone XIV ha fatto il suo ingresso, questa mattina, intorno alle 9.10, nella Moschea Sultan Ahmed di Istanbul. È la cosiddetta “Moschea Blu”, tra i monumenti più simbolici e suggestivi della metropoli turca, già visitata da Benedetto XVI nel 2006 e Francesco nel 2014 (era lo stesso giorno di oggi, 29 novembre).

Tra le volte maiolicate del tempio islamico, nei giochi di luce creati dalle 260 finestre, solo il gracchiare di una cornacchia ha rotto il silenzio che ha permeato i circa quindici minuti della visita. Una visita che –riferisce la Sala Stampa della Santa Sede sul suo canale Telegram – Papa Leone XIV ha vissuto “in silenzio, in spirito di raccoglimento e in ascolto, con profondo rispetto del luogo e della fede di quanti si raccolgono lì in preghiera”.

Il Papa a Sultan Ahmed, la "Moschea Blu" (@Vatican Media)

"Soddisfatto dell'atmosfera"

“Ha detto che voleva vedere di più, che voleva sentire l’atmosfera della Moschea e mi è sembrato molto soddisfatto”, ha spiegato ai giornalisti presenti all’evento, il muezzin Aşkın Musa Tunca che ha accompagnato il Pontefice nella visita in questa che definisce “la casa di Allah”, sin dal suo arrivo al cortile, quando il sole si era già elevato sopra i sei minareti. Una particolarità di Sultan Ahmed (di solito nelle moschee sono quattro), superata in questo solo dalla moschea della Ka’ba, a La Mecca, che ne ha sette.

Tra le volte della moschea

A fianco al Papa in questa tappa iniziale della sua terza giornata in Türkiye – che proseguirà con la visita al Phanar dal patriarca Bartolomeo e si concluderà con la Messa nella Wolkswagen Arena – c’erano inoltre il ministro della Cultura e del Turismo, Mehmet Nuri Ersoy; il mufti provinciale di Istanbul, Emrullah Tuncel; l’imam di Sultan Ahmed, Kurra Hafız Fatih Kaya. Con loro Leone ha camminato verso la sala della preghiera, tra parole sussurrate e due gatti (due delle migliaia che circolano per Istanbul) che gironzolavano sulla moquette rossa. Nel seguito papale anche i cardinali Kurt Koch e George Koovakad, rispettivamente prefetti del Dicastero per la Promozione dell’Unità dei cristiani e del Dicastero per il Dialogo interreligioso. Tutti si sono soffermati a lungo dinanzi al pulpito del muḥazīn, con Aşkın Tunca che spiegava architettura e funzione di questo spazio da cui i fedeli vengono richiamati alla preghiera. Il Papa è poi passato davanti alla “Mihrab”, la nicchia di marmo che indica la direzione della Mecca, dove è contenuta pure una Sura – la numero 19 – che fa riferimento alla Vergine Maria. Ha proseguito il suo giro, guardando diverse volte verso la cupola e il soffitto di oltre 23 metri.

Il Papa nella "Moschea Blu" (@Vatican Media)

Incontro privato con capi di chiese e comunità cristiane

Una foto di gruppo ha concluso la visita. Il Papa poco prima delle 9.25 è uscito dalla Moschea Blu per dirigersi in auto verso la Chiesa ortodossa siriaca di Mor Ephrem, situata a Yeşilköy, nella parte europea di Istanbul per l'incontro privato con i capi e i rappresentanti delle Chiese e comunità cristiane, alcuni dei quali presenti ieri a İznik alla cerimonia commemorativa dei 1700 anni del Concilio di Nicea.
 
La tavola rotonda del Papa con i leader cristiani (@Vatican Media)
(fonte: Vatican News, articolo di Salvatore Cernuzio 29/11/2025)

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Guarda il video integrale della visita alla Moschea Blu

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Il Papa: in cammino verso l'unità fino a Gerusalemme nel Giubileo del 2033

Nel colloquio a porte chiuse con i capi e i rappresentanti delle Chiese e comunità cristiane, il Papa ritorna sulla commemorazione di Nicea, esprime l’auspicio di altri incontri, ricorda che la divisione tra i cristiani è un ostacolo alla loro testimonianza


Una preghiera assidua e costante per continuare a camminare insieme sulla strada dell’unità. È quanto ha assicurato Leone XIV a conclusione dell’incontro di questa mattina, 29 novembre, con i capi e i rappresentanti delle Chiese e comunità cristiane nella chiesa ortodossa siriaca di Mor Ephrem a Istanbul. A riferirlo la Sala Stampa della Santa Sede.

Il colloquio è avvenuto dopo la visita alla Moschea Blu, il Papa infatti si è diretto in auto verso la Chiesa di Mor Ephrem, situata a Yeşilköy, nella parte europea della città turca. Dedicata a Efrem il Siro, è stata inaugurata – dopo una costruzione durata circa un decennio e vari rimandi tra pandemia di Covid e il terremoto - nel 2023. È la prima e finora unica chiesa costruita in Turchia (Türkiye) dalla fondazione della Repubblica. Qui l’incontro con molti rappresentanti delle comunità cristiane, tutti seduti intorno ad una tavola rotonda e ad accogliere il Papa c'era il patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo che rivedrà al Fanar, sede del Patriarcato, nel primo pomeriggio, e con il quale firmerà una Dichiarazione congiunta.

Papa Leone e Bartolomeo I, patriarca di Costantinopoli (@Vatican Media)

Nuovi incontri e l’annuncio del kerigma

Alcuni dei presenti erano anche ieri a Iznik alla cerimonia commemorativa dei 1700 anni del Concilio di Nicea. Papa Leone, nel corso del colloquio nella Chiesa di Mor Ephrem, ha fatto riferimento proprio alla celebrazione di ieri a Iznik, “il cui centro era il Vangelo dell’Incarnazione”, ha espresso poi la speranza che “si generino nuovi incontri e momenti come quello vissuto, anche con quelle Chiese che non sono potute essere presenti”, poi “ha richiamato il primato dell’evangelizzazione e dell’annuncio del kerygma e ricordato come la divisione tra i cristiani sia un ostacolo alla loro testimonianza”.
Nel 2033 il viaggio spirituale a Gerusalemme

Infine ha invitato a percorrere insieme il viaggio spirituale che conduce al Giubileo della Redenzione, nel 2033, nella prospettiva di un ritorno a Gerusalemme, nel cenacolo, luogo dell’Ultima Cena di Gesù con i suoi discepoli, dove lavò loro i piedi, e luogo della Pentecoste, un viaggio che porti alla piena unità, citando il suo motto episcopale: “In Illo Uno Unum”.

Il Papa al termine dell'incontro con i capi delle Chiese cristiane (@Vatican Media)

Rinnovare la nostra fede

Nella Chiesa di Mor Ephrem ha poi lasciato sul Libro d'onore un messaggio in inglese: “In questa storica occasione in cui celebriamo i 1.700 anni dal Concilio Ecumenico di Nicea, ci riuniamo – scrive il Papa - per rinnovare la nostra fede in Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo, celebrando la fede che condividiamo insieme”. “Auguro ogni benedizione a tutti coloro che si sono riuniti qui e a tutte le comunità che rappresentano”. Il penultimo atto della giornata avverrà dopo la Doxologia, un momento rituale nella Chiesa patriarcale di San Giorgio, e prima della Messa alla quale sono previste per ora circa 4 mila persone.

La firma del Libro d'onore (@Vatican Media)

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Preghiera dei Fedeli - Fraternità Carmelitana di Pozzo di Gotto (ME) - I DOMENICA DI AVVENTO ANNO A

Fraternità Carmelitana 
di Pozzo di Gotto (ME)

Preghiera dei Fedeli


I DOMENICA DI AVVENTO ANNO A  

30 Novembre 2025


Per chi presiede

Fratelli e sorelle, tutta la nostra vita cristiana è profondamente contrassegnata dall’attesa della venuta del Signore Gesù, che è morto ed è risorto per noi. Egli è il Vivente, ma è anche il Veniente. Egli viene a preparare la sua dimora nel cuore degli uomini. In attesa del suo Avvento lo preghiamo dicendo:

R/   Marana tha, vieni Signore Gesù

  

Lettore


- Vieni, Signore Gesù, incontro alla tua Chiesa-Sposa. Con la forza del tuo Santo Spirito aiutala ad attraversare il mare agitato della storia di oggi. Di fronte all’affermarsi della necessità della guerra, fa’ che la tua Chiesa resti vigilante ed operosa nell’attesa del tuo Regno di fraternità e di pace. Preghiamo.

- A Te affidiamo, Signore Gesù il viaggio apostolico di papa Leone in Turchia ed in Libano. Fa’ che la sua presenza e le sue parole possano essere di consolazione e di incoraggiamento a quanti in quei luoghi sono impegnati a promuovere la pace e la riconciliazione. Preghiamo.

- Come ai giorni di Noè, così anche oggi, Signore Gesù, il mondo è dominato dalla menzogna, dalla violenza del più forte che pretende di imporre la sua legge, dalla folle corsa agli armamenti. Ascolta, Signore, il grido dei poveri, degli oppressi e di quei bambini a cui è negata la possibilità di una vera vita. Ascolta il grido dei bambini palestinesi, che un nuovo Erode ha già sterminato e ancora vuole sterminare. Preghiamo.

- Ti affidiamo, Signore Gesù, questo nostro Paese e quanti sono stati chiamati a governarlo. Ti affidiamo i tanti giovani, che decidono di lasciare le nostre città per trovare lavoro altrove. Sii vicino ai lavoratori e agli imprenditori, e fa’ che il lavoro non si traduca in infortuni e morte. Preghiamo.

- Ti preghiamo, Signore Gesù, per tutti noi. Perdona la nostra grande malattia, che è l’indifferenza e la rassegnazione nei riguardi dei grandi problemi, che assillano la nostra realtà sociale. Aiutaci ad aprire il cuore e la mente nei confronti delle persone migranti, che vivono in mezzo a noi. Donaci di comprendere che accogliere il tuo Regno è accogliere l’altro come fratello e sorella, perché figli dell’unico Dio Padre. Preghiamo.

- Davanti a te, o Signore Risorto, noi ci ricordiamo dei nostri parenti e amici defunti [pausa di silenzio]; ci ricordiamo anche di tutte le vittime della guerra, della povertà e della fame, della misoginia e dell’omofobia. Accogli tutti nella tua Pace. Luce. Preghiamo.



Per chi presiede

Ascolta, Signore Gesù, le nostre preghiere e ravviva in noi il desiderio di camminare nella tua luce per saper accogliere la novità del tuo Regno che viene. Te lo chiediamo perché tu sei il Risorto Veniente in mezzo a noi, nei secoli dei secoli.

AMEN.

Il racconto in immagini del secondo giorno del Papa in Türkiye

VIAGGIO APOSTOLICO DI LEONE XIV
IN TÜRKIYE E IN LIBANO
CON PELLEGRINAGGIO A İZNIK (TÜRKIYE)
IN OCCASIONE DEL 1700° ANNIVERSARIO DEL PRIMO CONCILIO DI NICEA
27 NOVEMBRE - 2 DICEMBRE 2025



Venerdì, 28 novembre 2025

ISTANBUL – İZNIK – ISTANBUL

09:30 INCONTRO DI PREGHIERA CON I VESCOVI, I SACERDOTI, I DIACONI, I CONSACRATI, LE CONSACRATE E GLI OPERATORI PASTORALI presso la Cattedrale dello Spirito Santo
10:40 VISITA ALLA CASA DI ACCOGLIENZA PER ANZIANI DELLE PICCOLE SORELLE DEI POVERI
14:15 Trasferimento in elicottero a İznik
15:30 INCONTRO ECUMENICO DI PREGHIERA nei pressi degli scavi archeologici dell’antica Basilica di San Neofito a İznik
16:30 Trasferimento in elicottero a Istanbul
18:30 INCONTRO PRIVATO CON I VESCOVI presso la Delegazione Apostolica

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Il racconto in immagini
del secondo giorno del Papa in Türkiye

Giornata intensa per Leone XIV ad Istanbul, iniziata con l’incontro di preghiera con i vescovi, i sacerdoti, i diaconi, i consacrati, le consacrate e gli operatori pastorali nella cattedrale dello Spirito Santo. A loro ha ricordato che “la vera forza della Chiesa “è nella “logica della piccolezza”, non nel consenso numerico o nella potenza ma nell’affidamento alla promessa del Signore. Calore e affetto per il Pontefice nella visita alla casa di accoglienza delle Piccole Sorelle dei Poveri, religiose dedite da oltre cent'anni al servizio di carità per il prossimo. Momento clou della giornata è stata la commemorazione dei 1700 anni dal Concilio di Nicea in una preghiera comune del Papa con il patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I e i capi e rappresentanti delle Chiese cristiane del mondo, sopra le rovine dell’antica basilica di San Neofito. Dal Pontefice l’appello a “respingere con forza” l’uso della religione per giustificare guerre e violenze, fondamentalismo e fanatismo.


"Un cuore che ascolta - lev shomea" n° 1 - 2025/2026 - I DOMENICA DI AVVENTO anno A

"Un cuore che ascolta - lev shomea"

"Concedi al tuo servo un cuore docile,
perché sappia rendere giustizia al tuo popolo
e sappia distinguere il bene dal male" (1Re 3,9)



Traccia di riflessione sul Vangelo
a cura di Santino Coppolino


I DOMENICA DI AVVENTO anno A

Vangelo:
Mt 24,37-44

Ai discepoli che domandano quando avverrà e quali saranno i segni della fine, Gesù risponde di vegliare per non rimanere prigionieri della routine quotidiana che anestetizza e offusca le menti, non permettendo di vedere la straordinarietà di quanto sta per accadere. Il giudizio di Dio sulla storia avviene ad ogni istante, si rende presente nelle fatiche quotidiane, dove si opera per la perdizione o la salvezza. Per questa ragione è necessario rimanere svegli e vigilanti, per essere in grado di scorgere che la venuta del Signore avviene sempre. «Discernimento e vigilanza sono necessarie per riuscire a vedere la venuta dell'Emmanuele, il Dio-con-noi. Chi lo attende e lo riconosce, non solo a parole ma con i fatti, lo incontra come lo Sposo che viene. Diversamente, ci appare come un ladro che scassina la casa» (cit.). La nostra fede nel Figlio dell'Uomo, infatti, non è un anestetico che fa dimenticare il male presente nell'illusione di un bene futuro, ma illumina la realtà perché la assumiamo con responsabilità e intelligenza. Perciò, come nell'arca non entrarono tutti, ma solo coloro che si accorsero dell'imminente disastro, così nel Regno, di cui l'arca è figura, vengono accolti solo coloro che vivono il messaggio di salvezza di Gesù indicato nel "Discorso della montagna" (Mt 5,1-7,28). Non è intenzione di Gesù incutere terrore predicendo catastrofi future. Il Signore, invece, ci rinvia a leggere la nostra storia alla luce del suo vissuto. Il giudizio futuro di Dio su ognuno di noi, infatti, altro non è che il nostro giudizio su di Lui: lo compiamo noi stessi - qui ed ora - nel nostro riconoscerlo o non riconoscerlo nel volto dei fratelli.

sabato 29 novembre 2025

TEMPO DI ATTESE E PROFETI "Avvento non è attendere la nascita di Gesù, lui è già nato, ma attendere che Dio nasca in me, affinché io possa nascere in Dio." - I DOMENICA DI AVVENTO ANNO A - Commento al Vangelo a cura di P. Ermes Maria Ronchi

TEMPO DI ATTESE E PROFETI


Avvento non è attendere la nascita di Gesù, lui è già nato,
ma attendere che Dio nasca in me, 
affinché io possa nascere in Dio. 




In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Come furono i giorni di Noè, così sarà la venuta del Figlio dell’uomo. Infatti, come nei giorni che precedettero il diluvio mangiavano e bevevano, prendevano moglie e prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca, e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e travolse tutti: così sarà anche la venuta del Figlio dell’uomo. Allora due uomini saranno nel campo: uno verrà portato via e l’altro lasciato. Due donne macineranno alla mola: una verrà portata via e l’altra lasciata. Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. Perciò anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo». Mt 24,37-44

 
TEMPO DI ATTESE E PROFETI
 
Avvento non è attendere la nascita di Gesù, lui è già nato, ma attendere che Dio nasca in me, affinché io possa nascere in Dio.


Tempo d’Avvento, tempo di strade, di profeti, di madri in attesa. Tempo per vivere con attenzione, perché questo mondo è una realtà germinante e porta un altro mondo nel grembo.

Avvento annuncia che Dio presiede ad ogni nascita, che interviene nella storia non con le gesta dei potenti ma con il miracolo umile e strepitoso della vita, con la danza di un grembo, in cui lievita il pane di un uomo nuovo. Dio è colui he invece di porre la scure alla radice dell’albero, inventa cure per ogni germoglio, per ogni “hinnon” (Salmo 72,17), simbolo di Dio stesso.

Avvento non è attendere la nascita di Gesù, lui è già nato, ma attendere che Dio nasca in me, affinché io possa nascere in Dio. Desiderarlo, come i “desiderantes”, quei soldati romani che, riferisce Giulio Cesare, attendevano sotto le stelle i compagni non ancora rientrati all’accampamento, dopo la battaglia.

Desiderio e attesa del Dio che viene nel tempo delle stelle, in silenzio, a rendere più breve la notte; ladro che non ruba niente e dona tutto, sempre straniero in un mondo e un cuore distratti.

Al tempo di Noè gli uomini mangiavano e bevevano, e “non si accorsero di nulla”, non si accorsero che quel mondo era finito. Non facevano nulla di male, la loro era la vita semplice, un semplicemente vivere e rispondere alla comune domanda di felicità. Infatti Gesù non denuncia ingiustizie, cattiverie o vizi; descrive una esistenza fatta solo di quotidiano, senza rivelazione e senza profezia. I giorni di Noè sono i nostri, quando dimentichiamo di alzare lo sguardo, oltre e in alto, e ci accontentiamo di grandi bocconi di terra.

Due uomini saranno nel campo, due donne macineranno alla mola, uno sarà preso e uno lasciato: il Vangelo non parla della fine della vita, ma della profondità della vita. Non dell’angelo della morte, ma di due modi diversi di abitare la vita. Uno vive in modo adulto, uno infantile. Uno ponendosi domande, aprendo le finestre ai grandi venti della storia; uno invece muore lentamente, affondando nella propria superficialità. Uno vive sull’orlo dell’infinito, uno dentro il perimetro breve della sua pelle.

Il primo è pronto all’incontro con il Signore; l’altro non si accorge di nulla.

Tenetevi pronti perché viene! E’ un fatto: viene. Pronti allora non per proteggersi da un ladro, ma per non mancare l’appuntamento con un Dio viaggiatore infaticato dei secoli e dei giorni, viaggiatore del cuore profondo. Dio cammina a piedi (Gandhi) e non sui carri dei vincitori; nella polvere delle nostre strade e non per sentieri dorati.

Avvento è il tempo per riprendere a vivere con attenzione: attenti al Signore e ai suoi richiami nell’intimo, nel gemito e nel giubilo della storia e del creato. Attenti alle sue orme nella polvere, al sussurro nel vento, a chi bussa alla porta: sono io la meta del suo viaggio.

VIAGGIO APOSTOLICO DI LEONE XIV IN TÜRKIYE E IN LIBANO 27/11 - 2/12/2025 – İZNIK 28/11/2025 pomeriggio (cronaca/commento, testi, foto e video)

VIAGGIO APOSTOLICO DI LEONE XIV
IN TÜRKIYE E IN LIBANO
CON PELLEGRINAGGIO A İZNIK (TÜRKIYE)
IN OCCASIONE DEL 1700° ANNIVERSARIO DEL PRIMO CONCILIO DI NICEA
27 NOVEMBRE - 2 DICEMBRE 2025



Venerdì, 28 novembre 2025

ISTANBUL – İZNIK – ISTANBUL
 
14:15 Trasferimento in elicottero a İznik
15:30 INCONTRO ECUMENICO DI PREGHIERA nei pressi degli scavi archeologici dell’antica Basilica di San Neofito a İznik
16:30 Trasferimento in elicottero a Istanbul
18:30 INCONTRO PRIVATO CON I VESCOVI presso la Delegazione Apostolica

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Alle ore 14.15 (ora locale), il Santo Padre Leone XIV ha lasciato la Delegazione Apostolica e si è trasferito in auto all’Aeroporto Istanbul-Atatürk, da dove, in elicottero, ha raggiunto Iznik alle ore 15.15, per partecipare all’Incontro Ecumenico di Preghiera nei pressi degli scavi archeologici dell’antica Basilica di San Neofito.

Al suo arrivo, alle 15.30, il Papa è stato accolto dal Patriarca Ecumenico di Costantinopoli, S.S. Bartolomeo I, all’ingresso del Visitor Center, nei pressi dell’antica Basilica di San Neofito. I leader religiosi presenti hanno raggiunto in processione la piattaforma in prossimità degli scavi archeologici e si sono disposti in semicerchio davanti alle icone di Cristo e del Concilio, dove hanno acceso una candela.

Dopo un canto di apertura e un gesto simbolico, il Patriarca Bartolomeo I ha rivolto le sue parole di benvenuto al Santo Padre che, dopo la preghiera ecumenica e la Lettura del Vangelo ha pronunciato il Suo discorso.

Al termine dell’incontro, dopo i canti, la recita corale del Credo niceno-costantinopolitano, le invocazioni, la recita del Padre Nostro e la benedizione, il Santo Padre e il Patriarca hanno lasciato la piattaforma, seguiti dai Leader religiosi, in processione verso il Visitor Center.

Alle ore 16.15, il Papa si trasferisce in auto all’eliporto di İznik e da lì, in elicottero, raggiunge l’Aeroporto Istanbul-Atatürk alle ore 17:00 per poi trasferirsi in auto alla Delegazione Apostolica.

Alle ore 18.30 il Santo Padre incontra privatamente i Vescovi della Türkiye.

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Nel secondo giorno del viaggio in Türkiye Leone XIV pellegrino a İznik
in occasione del 1700° anniversario del Primo Concilio di Nicea

Nell’unico Cristo siamo uno


Quanto più i cristiani sono riconciliati tanto più testimoniano il Vangelo

«La fede “in un solo Signore, Gesù Cristo, unigenito Figlio di Dio...” è un legame profondo che unisce già tutti i cristiani. In questo senso, per citare sant’Agostino, anche in ambito ecumenico possiamo dire che “sebbene noi cristiani siamo molti, nell’unico Cristo siamo uno”». Attinge direttamente al proprio motto Leone XIV per rilanciare la dimensione fortemente ecumenica del suo primo viaggio internazionale, che ha come mete la Türkiye e il Libano. Nel primo pomeriggio infatti ha vissuto quello che è in qualche modo il cuore della prima tappa dell’intera visita apostolica, ovvero il pellegrinaggio a İznik, in occasione del 1700° anniversario del Primo Concilio di Nicea.

La recita del Credo niceno-costantinopolitano nei pressi degli scavi archeologici dell’antica basilica di San Neofito ha scandito la Celebrazione ecumenica insieme con Bartolomeo I e i capi di altre Chiese. Nel suo discorso il Pontefice ha evidenziato come quanto più i cristiani siano riconciliati tanto più essi testimonino il Vangelo. «Le vie da seguire sono quelle dell’incontro fraterno, del dialogo e della collaborazione», ha spiegato, esortando a respingere con forza l’uso della religione per giustificare la guerra e la violenza.

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INCONTRO ECUMENICO DI PREGHIERA
NEI PRESSI DEGLI SCAVI ARCHEOLOGICI DELL’ANTICA BASILICA DI SAN NEOFITO

DISCORSO DI LEONE XIV
İznik
Venerdì, 28 novembre 2025


Cari fratelli e sorelle!

In un tempo per molti aspetti drammatico, nel quale le persone sono sottoposte a innumerevoli minacce alla loro stessa dignità, il 1700° anniversario del Primo Concilio di Nicea è un’occasione preziosa per chiederci chi è Gesù Cristo nella vita delle donne e degli uomini di oggi, chi è per ciascuno di noi.

Questa domanda interpella in modo particolare i cristiani, che rischiano di ridurre Gesù Cristo a una sorta di leader carismatico o di superuomo, un travisamento che alla fine porta alla tristezza e alla confusione (cfr Omelia S. Messa Pro Ecclesia, 9 maggio 2025). Negando la divinità di Cristo, Ario lo ridusse a un semplice intermediario tra Dio e gli esseri umani, ignorando la realtà dell’Incarnazione, cosicché il divino e l’umano rimasero irrimediabilmente separati. Ma se Dio non si è fatto uomo, come possono i mortali partecipare alla sua vita immortale? Questo era in gioco a Nicea ed è in gioco oggi: la fede nel Dio che, in Gesù Cristo, si è fatto come noi per renderci «partecipi della natura divina» (2 Pt 1,4; cfr S. Ireneo, Adversus haereses, 3, 19; S. Atanasio, De Incarnatione, 54, 3).

Questa confessione di fede cristologica è di fondamentale importanza nel cammino che i cristiani stanno percorrendo verso la piena comunione: essa infatti è condivisa da tutte le Chiese e Comunità cristiane nel mondo, comprese quelle che, per vari motivi, non utilizzano il Credo Niceno-Costantinopolitano nelle loro liturgie. Infatti, la fede «in un solo Signore, Gesù Cristo, unigenito Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli [...] della stessa sostanza del Padre» (Credo Niceno) è un legame profondo che unisce già tutti i cristiani. In questo senso, per citare Sant’Agostino, anche in ambito ecumenico possiamo dire che «sebbene noi cristiani siamo molti, nell’unico Cristo siamo uno» (Esposizione sul Salmo 127). Partendo dalla consapevolezza che siamo già legati da questo profondo vincolo, attraverso un cammino di adesione sempre più totale alla Parola di Dio rivelata in Gesù Cristo e sotto la guida dello Spirito Santo, nell’amore reciproco e nel dialogo, siamo tutti invitati a superare lo scandalo delle divisioni che purtroppo ancora esistono e ad alimentare il desiderio dell’unità per la quale il Signore Gesù ha pregato e ha dato la sua vita. Quanto più siamo riconciliati, tanto più noi cristiani possiamo rendere una testimonianza credibile al Vangelo di Gesù Cristo, che è annuncio di speranza per tutti, messaggio di pace e di fraternità universale che travalica i confini delle nostre comunità e nazioni (cfr Francesco, Discorso ai partecipanti alla Sessione Plenaria del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, 6 maggio 2022).

La riconciliazione è oggi un appello che proviene dall’intera umanità afflitta da conflitti e violenze. Il desiderio di piena comunione tra tutti i credenti in Gesù Cristo è sempre accompagnato dalla ricerca di fraternità tra tutti gli esseri umani. Nel Credo Niceno professiamo la nostra fede «in un solo Dio Padre»; tuttavia, non sarebbe possibile invocare Dio come Padre se rifiutassimo di riconoscere come fratelli e sorelle gli altri uomini e donne, anch’essi creati a immagine di Dio (cfr Conc. Ecum. Vat. II, Dich. Nostra aetate, 5). C’è una fratellanza e sorellanza universale, indipendentemente dall’etnia, dalla nazionalità, dalla religione o dall’opinione. Le religioni, per loro natura, sono depositarie di questa verità e dovrebbero incoraggiare le persone, i gruppi umani e i popoli a riconoscerla e a praticarla (cfr Discorso alla conclusione dell’Incontro di preghiera per la Pace, 28 ottobre 2025). L’uso della religione per giustificare la guerra e la violenza, come ogni forma di fondamentalismo e di fanatismo, va respinto con forza, mentre le vie da seguire sono quelle dell’incontro fraterno, del dialogo e della collaborazione.

Sono profondamente grato a Sua Santità Bartolomeo, il quale, con grande saggezza e lungimiranza, ha deciso di commemorare insieme il 1700° anniversario del Concilio di Nicea proprio nel luogo in cui fu celebrato; e ringrazio calorosamente i Capi delle Chiese e i Rappresentanti delle Comunioni Cristiane Mondiali che hanno accolto l’invito a partecipare a questo evento. Possa Dio Padre, onnipotente e misericordioso, ascoltare la fervida preghiera che gli rivolgiamo oggi e concedere che questo importante anniversario porti frutti abbondanti di riconciliazione, di unità e di pace.


VIAGGIO APOSTOLICO DI LEONE XIV IN TÜRKIYE E IN LIBANO 27/11 - 2/12/2025 – ISTANBUL 28/11/2025 mattina (cronaca/commento, foto e video)

VIAGGIO APOSTOLICO DI LEONE XIV
IN TÜRKIYE E IN LIBANO
CON PELLEGRINAGGIO A İZNIK (TÜRKIYE)
IN OCCASIONE DEL 1700° ANNIVERSARIO DEL PRIMO CONCILIO DI NICEA
27 NOVEMBRE - 2 DICEMBRE 2025


Venerdì, 28 novembre 2025

ISTANBUL

09:30 INCONTRO DI PREGHIERA CON I VESCOVI, I SACERDOTI, I DIACONI, I CONSACRATI, LE CONSACRATE E GLI OPERATORI PASTORALI presso la Cattedrale dello Spirito Santo

10:40 VISITA ALLA CASA DI ACCOGLIENZA PER ANZIANI DELLE PICCOLE SORELLE DEI POVERI

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È stata Istanbul la seconda tappa del primo viaggio apostolico di Leone XIV, che ha come mete la Türkiye e il Libano. Nella popolosa metropoli turca sul Bosforo è giunto in aereo nel tardo pomeriggio di giovedì 27 novembre, proveniente dalla capitale Ankara, dove aveva iniziato la visita e nel pomeriggio aveva incontrato il presidente della Presidenza per gli Affari religiosi (Diyanet), Safi Arpaguş, per un breve colloquio, lasciando in dono una medaglia in argento del viaggio. Dopo aver pernottato presso la delegazione apostolica nella città-ponte tra Europa e Asia — l’antica Bisanzio in epoca greca e Costantinopoli in quella romana —, il Papa ha presieduto venerdì 28 l’incontro di preghiera con vescovi, sacerdoti, diaconi, consacrati e consacrate, e operatori pastorali presso la cattedrale dello Spirito Santo. 

Incontro di Preghiera con i Vescovi, i Sacerdoti, i Diaconi,
i Consacrati, le Consacrate e gli Operatori Pastorali

Qui in una traduzione il testo integrale dell’omelia pronunciata dal Pontefice in inglese e trascritta in lingua turca sugli schermi all’interno della chiesa.

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Un’indicazione per tutta la Chiesa


Incontrando il “piccolo gregge” dei cattolici turchi nella cattedrale di Santo Spirito a Istanbul, Leone XIV ha pronunciato parole che non soltanto fotografano la realtà della presenza cristiana in questa terra ma contengono anche un’indicazione preziosa per tutti.

Il Papa ha invitato ad adottare uno sguardo evangelico su questa Chiesa dal passato glorioso, oggi numericamente piccola. Ha invitato a guardare «con gli occhi di Dio» per scoprire e riscoprire «che Egli ha scelto la via della piccolezza per discendere in mezzo a noi». L’umiltà della piccola casa di Nazaret dove una ragazza ha detto il suo sì permettendo a Dio di farsi Uomo, la mangiatoia di Betlemme con l’Onnipotente diventato un neonato completamente dipendente dalle cure di un padre e di una madre, la vita pubblica del Nazareno trascorsa predicando di villaggio in villaggio in una provincia agli estremi confini dell’impero, al di fuori del radar della grande storia.

Il Regno di Dio, ha ricordato Leone, «non si impone attirando l’attenzione». E in questa logica, nella logica della piccolezza, sta la vera forza della Chiesa. Il Successore di Pietro ha ricordato ai cristiani della Türkiye che la Chiesa si allontana dal Vangelo e dalla logica di Dio quando pensa che la sua forza sia nelle sue risorse e nelle sue strutture o quando fa consistere i frutti della sua missione nel consenso numerico, nella potenza economica, nella capacità di essere influenti nella società. «In una comunità cristiana dove i fedeli, i sacerdoti, i vescovi, non prendono questa strada della piccolezza, manca futuro… perché Dio germoglia nel piccolo, sempre nel piccolo» aveva detto Papa Francesco in un’omelia di Santa Marta citata oggi dal suo successore.

È il totale capovolgimento di tutte le logiche umane, che possono penetrare anche nella Chiesa, quando si fanno prevalere logiche aziendalistiche, quando la missione viene ridotta a strategie di marketing, quando chi annuncia il Vangelo mette sé stesso in primo piano come protagonista invece che scomparire per far brillare la luce di Cristo. In un tempo in cui a valere sembrano soltanto i clic e il numero di follower, anche la Chiesa può essere tentata dal rimpiangere una cristianità del passato, con i suoi annessi e connessi di potere, strutture, influenza e rilevanza sociale, collateralismo politico.

Invece, come ci insegna il Vangelo e ci ripete oggi il Vescovo di Roma, bisogna guardare il mondo con gli occhi di Dio, con lo sguardo dei piccoli, degli umili, di chi non ha potere. È questa rivoluzione copernicana del Dio che ha rovesciato i potenti dai troni e ha innalzato gli umili, la strada della missione ma anche quella per costruire la vera pace: nella Chiesa, nella società, nelle relazioni internazionali.
(fonte: L'Osservatore Romano, editoriale di Andrea Tornielli 28/11/2025)

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Guarda il video integrale dell'incontro di preghiera

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Il Papa tra gli anziani di Istanbul:
“Siete saggezza e ricchezza per tutti”

Leone XIV, al suo secondo giorno in Türkiye, visita la casa di accoglienza delle Piccole Sorelle dei Poveri, religiose dedite da oltre cent'anni al servizio di carità per il prossimo. Nella struttura si prendono cura di anziani, affetti da patologie, disabili o abbandonati, di diversa nazionalità e religione. Il Pontefice ringrazia per quest’opera significativa in un tempo in cui dominano “efficienza e materialismo” e “si è perso il senso del rispetto per le persone anziane”


Sono 6 e ne servono 62. Sei Piccole Sorelle dei Poveri alle prese ogni giorno con anziani affetti da patologie come Parkinson e Alzheimer, disabili o non autosufficienti, abbandonati o lasciati alle cure delle religiose dalle famiglie che, per mancanza di tempo o di mezzi, non riescono ad occuparsene. Classificare la casa di accoglienza, non lontano dal centro di Istanbul, come una Rsa o una casa di riposo sarebbe riduttivo. È una casa, appunto, e così le suore – con l’aiuto di un personale fisso di 26 persone e di diversi volontari il cui numero cambia di settimana in settimana – cercano di far sentire i loro ospiti. Turchi, africani, pure un signore ebreo e una donna armena; residenti, rifugiati, musulmani, cristiani: non importa, “l’altro è Cristo”, come recita una frase nel corridoio della struttura, dove su una bacheca si vedono le tesserine di ognuno degli ospiti.

Il Papa con le Piccole Sorelle dei Poveri (@Vatican Media)

Da oltre cent'anni al servizio del prossimo

Il servizio al prossimo è insito da 123 anni nel dna di questa Congregazione internazionale fondata nel 1839 da Santa Giovanna Jugan e oggi presente in oltre 30 Paesi del mondo. Una testimonianza viva di carità, sostenuta interamente da donazioni, che il Papa ha voluto benedire inserendo una breve tappa alla casa di Istanbul delle Piccole Sorelle, in questo secondo giorno in Türkiye. Il Pontefice vi arriva intorno alle 10.45, subito dopo l’incontro con clero e laici del Paese nella cattedrale dello Spirito Santo. Varca il cortile abbellito da bandiere bianche e gialle del Vaticano; ad accoglierlo ci sono la superiora, l’indiana madre Mary Ignatius, la precedente superiora, la provinciale della Comunità e alcuni volontari in divisa grigia. Subito il Papa si dirige nella cappella della casa. Anche qui bandiere vaticane, fiori, vari ornamenti e soprattutto i malati in prima fila. Dietro di loro tutti coloro che sostengono la vita di questa casa, nei bisogni materiali e nel lavoro quotidiano. Duecento persone in tutto.

Gli ospiti della casa di accoglienza delle religiose (@Vatican Media)

L'arrivo del Papa

“Ave Maria… Laudate Dominum”, canta un coro di sole donne, residenti a Istanbul ma tutte di origine africana - Congo, Angola, Camerun e Burkina Faso - mentre il Papa attraversa il corridoio della Cappella. Un applauso interrompe il canto e saluta l’arrivo di Leone che benedice, saluta, si ferma per una rapida foto o battuta. Poi si inginocchia davanti al Santissimo per qualche istante di preghiera.

Il Papa mentre rivolge il suo saluto (@Vatican Media) 
Un privilegio

Suor Margareth Searson, venuta in Turchia un mese fa da Londra, prende la parola a nome di tutte le sorelle per ringraziare Leone XIV per il “privilegio” di una visita papale: “Anche gli anziani residenti sentono che è stato concesso loro un grande onore”, dice, “le loro vite, spesso piene di difficoltà o sofferenza, possono testimoniare oggi che Dio li ama immensamente dando loro questa gioia e questo privilegio”. “Lei è venuto nel nome di Cristo e della sua Chiesa per confermarci e rafforzarci nella nostra fede qui in Turchia, quindi è con trepidante attesa che aspettiamo il suo messaggio di incoraggiamento per noi”, afferma ancora la religiosa, sottolineando come questa visita del Papa ribadisce “la vera importanza di prendersi cura degli anziani nel mondo d’oggi”.

L'incontro nella Casa di accoglienza per anziani delle Piccole Sorelle dei Poveri (@Vatican Media)

Sorelle dei poveri

Il Papa, a sua volta, esprimemil suo grazie alle suore per l’accoglienza “dono di questa casa”, fatto fruttificare nel servizio quotidiano. Si dice poi colpito dal nome di queste religiose: “Piccole Sorelle dei Poveri”. “Un nome bellissimo, e che fa pensare! Sì, il Signore non vi ha chiamato solo ad assistere o ad aiutare i poveri”, ma anche “ad essere loro sorelle”. “Questo è il segreto della carità cristiana: prima di essere per gli altri, essere con gli altri, in una condivisione basata sulla fraternità”, afferma Papa Leone.

Leone XIV mentre benedice i fedeli (@Vatican Media)

Gli anziani ricchezza per tutti

Si sofferma poi su un’altra parola: “Anziani”. Termine che “oggi rischia di perdere il suo significato più vero” in molti contesti sociali, dove “domina l’efficienza, il materialismo, si è perso il senso del rispetto per le persone anziane”. Invece, rimarca Papa Leone XIV, citando l’espressione che amava spesso ripetere Papa Francesco: “La Sacra Scrittura e le buone tradizioni ci insegnano che gli anziani sono la saggezza di un popolo, una ricchezza per i nipoti, per le famiglie, per l’intera società!”.

Allora “un doppio grazie” da parte del Vescovo di Roma “a questa Casa che accoglie nel nome della fraternità e lo fa con le persone anziane”. “Non è facile - ammette il Papa - richiede tanta pazienza e tanta preghiera”. Prega, allora, Leone XIV con la famiglia della struttura, lascia la sua benedizione e un dono ricordo della visita. Per qualche minuto si ferma a parlare con un gruppo di religiose e poi di nuovo attraversa il corridoio. Ancora saluti e strette di mano, con la gente che lo segue fino all'uscita. Il Papa firma infine il Libro d'onore: "Benedico affettuosamente questa casa con tutti i suoi residenti e, in special modo, le Piccole Sorelle dei Poveri per il loro servizio qui e la loro testimonianza per tutti".

Il Papa tra gli anziani (@Vatican Media)

Il programma del pomeriggio

Dopo circa mezz’ora il Papa ha raggiunto la Delegazione Apostolica, sua residenza di questi giorni. L’ultimo appuntamento della mattina è stato quello con il rabbino capo della Turchia David Sevi, un incontro - ha informato via Telegram la Sala Stampa vaticana - durato circa 15 minuti, durante il si è parlato anche della visita di Papa Leone come "un segno di pace e un sostegno per tutte le comunità religiose nel Paese". Nel pomeriggio, poi, in programma il volo verso Iznik, l’antica Nicea, per l’evento culmine dell’intero viaggio in terra turca: la celebrazione con patriarchi, vescovi e rappresentanti delle Chiese cristiane per i 1700 anni del primo Concilio ecumenico della storia.
(fonte: Vatican News, articolo di Salvatore Cernuzio 28/11/2025)

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Guarda il video integrale della visita alla casa di accoglienza per gli anziani

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Vedi anche il post (all'interno link a quelli precedenti):