XXII domenica Tempo Ordinario - 29.08.2010
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Il leader fa lezione di Corano nella capitale della cristianità e inneggia all'Europa islamica. Ma dove sono finiti gli anti-islamisti?
Leggi tutto: Gheddafi Islam Show
C’è qualcosa di francamente sconcertante nel vedere come un premier e un governo che hanno sempre fatto della difesa delle radici cristiane dell’Europa, dell’atlantismo e dell’occidentalismo uno dei tratti più caratterizzanti della propria filosofia politica, un vero e proprio tratto di autoidentificazione, possano poi trovarsi in una situazione così imbarazzante.
Leggi tutto: L'alleato imbarazzante
Durante le celebrazioni, Gheddafi incontrerà anche mons. Domenico Mogavero, vescovo di Mazara del Vallo e presidente del Consiglio della Conferenza episcopale italiana per gli affari giuridici. Hanno suscitato vasta eco, intanto, le parole pronunciate ieri da Gheddafi nella sede dell’Accademia libica di Roma: “L'Islam - ha detto - dovrebbe diventare la religione di tutta Europa”. Il primo passo - ha aggiunto - potrebbe essere l'ingresso della Turchia nell'Unione Europea. Su queste dichiarazioni si sofferma al microfono di Fabio Colagrande proprio mons. Mogavero
Ascolta l'intervista a Radio Vaticana
Parla una delle giovani che hanno assistito al discorso del Colonnello
Leggi: «Così mi sono convertita»
«La conversione non è un abito che si indossa o si smette nel giro di pochi momenti. È, invece, un itinerario serio che comporta una revisione di vita. Non credo ad una conversione istantanea». Così Mons. Domenico Mogavero, Presidente del Consiglio Cei per gli Affari giuridici, ha commentato la conversione delle tre hostess avvenuta ieri in occasione della visita in Italia del leader libico Muammar Gheddafi
Leggi: "Conversione non è un abito"
Niente vesti stracciate, né invettive scandalizzate, né appelli a crociate per profezie alla Gheddafi. Nessuno come il cristiano deve rispettare l'imprevedibilità della storia...
Nessuno scandalo davanti alle esternazioni del raìs tripolino, almeno per chi crede in quel Nazareno che rifiutò di essere re, che impedì l'uso delle armi a sua difesa, che annunciò ai discepoli che sarebbero stati «piccolo gregge» e che avrebbero avuto la funzione di «sale» e di «lievito». Materie indispensabili, certo, ma solo in quantità ridotta. A ben pensarci, l'habitat naturale dei credenti in Colui che finì sulla croce non è la cristianità di massa, bensì la diaspora...
Leggi tutto: Gheddafi vuole l'Europa islamica? Proviamo a non stracciarci le vesti
Anche quest'anno Sbilanciamoci! promuove il 4 settembre a Cernobbio e a Como il forum alternativo (a quello dello Studio Ambrosetti) su “L'impresa di un'economia diversa”. Il forum dal titolo “Fuori dalla crisi con un'altra economia" quest'anno avrà due sessioni: la prima che si svolge la mattina del 4 settembre, presso la Sala del Comune di Cernobbio ha per tema “Le alternative al declino dell'Italia: dieci proposte concrete per uscire dalla crisi”. La seconda sessione, che si svolge il pomeriggio presso il Cinema Xanadu dell'ARCI di Como, ha per titolo: “Dopo la crisi. Idee e strategie a confronto per un nuovo modello di sviluppo”.
"Le pagine con cui abbiamo a che fare stasera hanno un loro interesse. Conviene non trascurarle, non saltarle a piè pari anche se è vero che costituiscono un ampio intermezzo. E’ come se questi capitoli costituissero un libretto a sé stante che è stato poi inserito nel Libro di Giobbe ed è diventato un libro nel Libro e adesso noi dobbiamo fare i conti anche con questi capitoli, con un elemento nuovo che si aggiunge nella ricerca di Giobbe, nel suo lamento, nella storia del suo dolore, nella storia del suo dibattito con gli amici che lo hanno avvicinato, che hanno voluto aiutarlo, ma che in realtà lo hanno disturbato, lo hanno anche maltrattato, giudicato, così come leggevamo nel corso di questi mesi.
I tre amici adesso tacciono. Si sono ritirati in buon ordine, non sanno più come controbattere la posizione di Giobbe. I tre amici spariscono dalla scena. Tutte le loro argomentazioni facevano sempre capo al principio della retribuzione, a quel dogma fondamentale nella tradizione dei sapienti: Dio premia i buoni, Dio punisce i colpevoli e se a Giobbe le cose vanno in questo modo vuol dire che è colpevole. ..."
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«La matita di Dio», così si definiva, ha lasciato il segno in tutto il mondo. Perché in occasione del centenario della sua nascita, che cade oggi, Madre Teresa di Calcutta verrà ricordata non solo nella sua patria d’adozione, l’India, dove è sepolta. Moltissimi Paesi europei e delle Americhe, in Asia anche Singapore e Libano, le rendono omaggio con la preghiera e l’adorazione eucaristica, celebrazioni liturgiche e cerimonie civili, eventi culturali come simposi, mostre e spettacoli. Dio ci ha creato per cose più grandi: amare ed essere amati è il tema delle iniziative, trasversali all’appartenenza religiosa o etnica...
Leggi tutto: Madre Teresa, il mondo ringrazia
... Oggi a Pristina, capitale del Kosovo, si respira questo spirito e si vive questa esperienza: «Ogni parrocchia ha raccolto delle offerte, ogni famiglia ha tenuto un salvadanaio per dare il proprio contributo». Offerte sono arrivate anche dai non cattolici e dalla diaspora albanese in Europa e in America per costruire la cattedrale dedicata a Madre Teresa. «Sorgerà al centro di Pristina in un terreno dismesso che in epoca jugoslava ospitava una prigione e la sede della polizia serba», dice don Lush Gjergji, vicario generale del vescovo. L’inaugurazione della nuova cattedrale, già simbolo identitario della piccola comunità cattolica albanese kosovara, sarà celebrata il cinque settembre prossimo. Il presidente della Repubblica balcanica del Kosovo, Fatmir Sejdiu, ha proclamato il 2010 «Anno di Madre Teresa» per celebrare i cento anni dalla sua nascita.
Viene riproposto qui di seguito il video integrale dell’incontro registrato e trasmesso da Telechiara:
Se non saranno forniti acqua e presidi igienico-sanitari, la vita di milioni di bambini può essere messa in pericolo dal contagio di malattie trasmesse attraverso l'acqua.
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È una guerra. Sporca e feroce come tutte le guerre. O forse anche di più. Perché tutti – sia le vittime sia i carnefici – sono, comunque, vittime. Di una calamità più grande. Enorme. Ban Ki-moon l’ha definito efficacemente «uno tsunami al rallentatore». Ma le parole descrivono con difficoltà l’inferno d’acqua che sta straziando il Pakistan.
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Iran, il mondo si mobilita per Sakineh
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Iran: la condanna alla lapidazione di Sakineh Mohammadi Ashtiani sotto "riesame"
Frère Roger: Ciò che noi non sappiamo
"Ricordate la situazione in cui si trova Giobbe con i suoi guai, inspiegabili: un uomo di fede che è coinvolto in una situazione dolorosa, anzi si può dire di più, una situazione scandalosa che non può trovare una spiegazione convincente. Non c’è modo per riportare il dramma che travolge la vita di Giobbe al di dentro di quell’insegnamento tradizionale che fa capo al principio della retribuzione: Dio premia i buoni, Dio punisce i colpevoli.
Giobbe è in grave difficoltà. Giobbe è un uomo di fede. E’ un vero credente, ma è in difficoltà per quanto riguarda l’interpretazione di quello che gli succede. E quello che succede a lui, in realtà, succede poi a tanti altri uomini, succede in un luogo e in tanti altri luoghi, succede in un momento della storia, ma succede poi lungo tutto lo svolgimento della storia, ieri e ancora oggi.
Come si spiega questo svolgersi così catastrofico degli eventi che, per quanto Giobbe riesce onestamente a verificare, non può essere determinato da una colpa più o meno identificata, denunciabile nella sua oggettività. "Come si può mai spiegare il male che mi strazia, la disgrazia che travolge la mia vita, il dolore che mi si è inciso dentro in modo così inconsolabile senza che – afferma Giobbe – io riesca a ricondurre tutto questo a una qualche colpa". Giobbe sa bene di essere un peccatore anche lui come tutti gli uomini sono (siamo) peccatori. Ma è la connessione tra la sua colpa e la situazione dolorosa che lo affligge in modo così travolgente che per Giobbe non è affatto chiara. Giobbe dice "io non comprendo proprio come sia possibile che per le mie colpe, quali che siano e sono tutte da dimostrare, i fatti della mia vita debbano andare in modo così tragico. Questo non me lo spiego". ....
Leggi tutto: Il libro di Giobbe (5) - PDF
Leggi tutto: Il libro di Giobbe (6) - PDF
Leggi tutto: il primo post sul Libro di Giobbe
Leggi tutto: il secondo post sul Libro di Giobbe
Leggi tutto: La politica degli stracci
Quale significato ha l’odierna festa mariana, posta quasi come spartiacque nel cuore dell’estate? Che cosa significa celebrare l’Assunta per noi ferragostani, gelosi difensori di un senso tanto acuto quanto ambiguo della nostra personale singolarità?
... Proprio Maria, associata in modo unico e singolare alla vittoria del suo Figlio sul male e sulla morte, è la prima cellula di una nuova umanità. Infatti, non ci indica solo la meta del nostro andare, ma anche la via da seguire per raggiungerla.
Leggi tutto: Mobilitiamo la speranza per non rimpicciolire il nostro cielo
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Ricordate i tre amici di Giobbe. Si sono fatti avanti e hanno dimostrato di volere, da parte loro e a modo loro, soccorrere Giobbe nel momento del suo dolore, nella sua situazione di terribile sconfitta. E ricordate che i tre amici di Giobbe fanno capo a un grande principio che è scontato nella tradizionale scuola dei sapienti: il principio della retribuzione per cui Dio premia i buoni e punisce i cattivi e se le cose vanno così male a Giobbe, da qualche parte ci deve essere una colpa che Dio sta punendo. Giobbe non è minimamente disposto ad ascoltare i buoni consigli e le considerazioni dei suoi amici perché i cosiddetti amici in realtà dimostrano di non comprendere il dramma della sua vita e della sua storia. Giobbe non è disposto a ridurre il disagio così terribile che ha sconvolto la sua esistenza all’interno di quello schema che gli amici vogliono ribadire invece con tanta precisione. Giobbe si lamenta, strepita, protesta. Abbiamo già avuto modo di percepire la gravità della sua intensa, appassionata testimonianza. Abbiamo letto fino al cap. 7. Il primo dei suoi amici è intervenuto, si chiama Elifaz. E’ un personaggio che possiamo identificare come l’uomo della "pastorale" (mettendo il termine tra virgolette in un senso un po’ negativo), l’uomo che cerca di aggiustare le cose con una buona "omelia" (anche qui tra virgolette in un senso un po’ negativo). E’ l’atteggiamento di Elifaz, è il suo modo di porsi, di intervenire in rapporto a Giobbe. E Giobbe ha protestato: "guarda che nei tuoi discorsi non ci sto, tu puoi fare omelie come vuoi, puoi impostare la tua pastorale con grande abilità di eloquenza e di operosità, ma non mi tocchi, non prendi contatto con il mio dramma, parli al vento". ...
Leggi tutto: Il libro di Giobbe (3) - PDF
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