VIAGGIO APOSTOLICO DI SUA SANTITÀ FRANCESCO
IN MAROCCO
IN MAROCCO
30-31 MARZO 2019
Come di consuetudine, Papa Francesco ha affidato alla Madonna il 28.mo viaggio apostolico in Marocco e venerdì mattina, il giorno prima della partenza, si è recato nella Basilica di Santa Maria Maggiore e ha sostato in preghiera davanti all’immagine della Vergine Salus Popoli Romani.
Prima di lasciare Casa Santa Marta, Papa Francesco ha incontrato un gruppo di migranti marocchini ospitati in Italia dalla Comunità di Sant’Egidio, riferisce la Sala Stampa della Santa Sede: “Si tratta di due famiglie, ognuna delle quali con due bambini, due giovani donne e un ragazzo”. Il gruppo è stato accompagnato dall’elemosiniere, il card. Konrad Krajewski.
Quindi, lasciato il Vaticano, Francesco si è trasferito in auto all’aeroporto di Roma-Fiumicino da dove, alle ore 10.57, a bordo di un A320 dell’Alitalia, è partito alla volta di Rabat.
Come di consueto, nel momento di lasciare il territorio italiano, il Papa ha fatto pervenire al presidente della Repubblica Italiana, Sergio Mattarella, un telegramma in cui si legge: “Nel momento in cui mi accingo a compiere il mio viaggio apostolico in Marocco, per incontrare quel nobile popolo, condividendo con la comunità cattolica momenti di preghiera e di comunione e incoraggiando il dialogo interreligioso, mi è caro rivolgere a lei, signore presidente, e alla nazione italiana il mio cordiale saluto, che accompagno con fervidi auspici affinché l’Italia possa sempre tener alta la tensione verso i valori etici e spirituali della persona e della convivenza sociale, ricercando, con sforzo concorde, soluzioni ispirate alla solidarietà”.
SALUTO DEL SANTO PADRE AI GIORNALISTI
DURANTE IL VOLO DIRETTO A RABAT
DURANTE IL VOLO DIRETTO A RABAT
Poco dopo il decollo dell’Airbus 320 di Alitalia che lo stava portando in Marocco, Papa Francesco come di consueto è andato a salutare i 69 giornalisti e operatori che viaggiano con la delegazione papale.
Alessandro Gisotti:
Benvenuto, Santo Padre; benvenuti tutti voi. Bienvenues au collègues journalistes du Maroc pour cette visite, la première visite historique du Pape François dans votre Pays.
Santo Padre, il motto di questo viaggio è “Servitore della speranza”: è bello che avvenga proprio in un Paese dove c’è convivenza e fratellanza tra cristiani e musulmani, proprio dopo la firma del documento sulla fratellanza umana ad Abu Dhabi.
Papa Francesco:
Buongiorno a tutti voi. Grazie della compagnia. Spero che il vostro lavoro sia fecondo. Sarà stancante, di sicuro, ma spero sia fecondo. Mi hanno detto anche che oggi c’è festa: non so se ci sarà la torta, ma ci sono due compleanni, non è vero? Tanti auguri! Grazie.
Francesco si riferiva ai compleanni celebrati in questi giorni da Gerard O’Connel, vaticanista di America, e Philip Pullella, vaticanista della Reuters. Il Papa ha quindi salutato uno ad uno i giornalisti. La cronista del Messaggero gli ha chiesto un commento sul Congresso mondiale delle famiglie a Verona. Francesco ha detto di non avere nulla da aggiungere a quanto ha dichiarato il Segretario di Stato Pietro Parolin. Come si ricorderà, il cardinale Parolin a margine di un convegno al Bambin Gesù, aveva detto di essere “d’accordo nella sostanza” con i temi del congresso di Verona ma un po’ meno “sulle modalità”. Al Papa è stato donato un disegno: una nave miniaturizzata in bottiglia, realizzata con materiali di scarto dai carcerati di un Istituto di pena spagnolo.
Il Papa è arrivato all’aeroporto internazionale di Rabat-Salé sotto la pioggia, tanto che ha sceso la scaletta dell’aereo sotto l’ombrello.
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È stato subito accolto dal re del Marocco Mohammed VI, coperto da un lungo impermeabile giallo con cappuccio, e da due bambini in abito tradizionale, che gli hanno consegnato un omaggio floreale.
Dopo il picchetto d’onore, Francesco, accompagnato dal re, ha salutato l’arcivescovo di Rabat, mons. Cristóbal López Romero, prima di recarsi al Salon Royal dove gli vengono offerti datteri e latte di mandorla in segno di ospitalità e accoglienza. Quindi il trasferimento in auto alla spianata della Tour Hassan per la cerimonia di benvenuto in Marocco: il re e il Papa viaggiano in due vetture separate, Francesco sulla papamobile e Mohammed VI in limousine, per il primo “bagno” di folla tra il popolo marocchino. Al suo arrivo alla spianata della Tour Hassan, il Papa, accompagnato dal re, si è recato all’ingresso principale della spianata per la cerimonia di benvenuto. Dopo l’esecuzione degli inni, gli onori militari e la presentazione delle Delegazioni, il Santo Padre e il Re si avviano insieme al podio per l’incontro con il popolo del Marocco, le autorità, i rappresentanti della società civile e i membri del Corpo Diplomatico, occasione del primo discorso del Papa.
INCONTRO CON IL POPOLO MAROCCHINO, LE AUTORITÀ,
CON LA SOCIETÀ CIVILE E CON IL CORPO DIPLOMATICO
CON LA SOCIETÀ CIVILE E CON IL CORPO DIPLOMATICO
Esplanade de la Tour Hassan (Rabat)
Sabato, 30 marzo 2019
Atterrato a Rabat, sotto quella pioggia che, come già avevano spiegato negli Emirati arabi, è segno di benedizione, Francesco è stato accolto con datteri e latte di mandorla, come è tradizione dell’ospitalità marocchina, e da un popolo molto caldo che si è assiepato lungo i 9,7 chilometri che separano l’aeroporto dalla spianata della Tour Hassan. La papa mobile scoperta e la macchina in cui viaggiava il re Mohammed VI sfilavano appaiate salutando la folla.
Il re, nel discorso di saluto segnala subito che la visita di papa Francesco segna una «apertura e una fertilizzazione reciproca ed è un simbolo di equilibrio. Volutamente ci siamo trovati qui tra Mediterraneo e Atlantico perché sia un simbolo di scambio tra Africa e Europa. Abbiamo voluto che questa sua visita sia un segno di speranza».
Parla di radicalismo ricordando che esso nasce dall’ignoranza e che per combatterlo la vera arma è l’educazione. Un discorso lungo in cui mette l’accento anche «sulla lotta alla povertà, alla corruzione, ai cambiamenti climatici e a tutto ciò che minaccia le nostre società» che deve vedere insieme cristiani musulmani ed ebrei per un «messaggio comune rivolto a tutta l’umanità».
Papa Francesco ringrazia per le parole e «per l’affettuosa accoglienza» e ricorda che «questa visita è per me motivo di gioia e gratitudine perché mi consente anzitutto di scoprire le ricchezze della vostra terra, del vostro popolo e delle vostre tradizioni. Gratitudine che si trasforma in importante opportunità per promuovere il dialogo interreligioso e la conoscenza reciproca tra i fedeli delle nostre due religioni, mentre facciamo memoria – ottocento anni dopo – dello storico incontro tra San Francesco d’Assisi e il Sultano al-Malik al-Kamil».
Un evento profetico, quello che indica «una via di pace e di armonia per l’umanità, là dove l’estremismo e l’odio sono fattori di divisione e di distruzione».
È invece la collaborazione che può consentire di approfondire quei «nostri legami di amicizia sincera, per consentire alle nostre comunità di preparare un futuro migliore alle nuove generazioni».
Anche papa Francesco mette l’accento su una terra che è «ponte naturale tra l’Africa e l’Europa» e da cui si può dare nuovo «impulso alla costruzione di un mondo più solidale, più impegnato nello sforzo onesto, coraggioso e indispensabile di un dialogo rispettoso delle ricchezze e delle specificità di ogni popolo e di ogni persona».
Il dialogo, come aveva già detto il re, è «essenziale» per «partecipare all’edificazione di una società aperta, plurale e solidale», per «sviluppare e assumere costantemente e senza cedimenti la cultura del dialogo come strada da percorrere». Richiama la dichiarazione sulla fratellanza umana, firmata ad Abu Dhabi per ricordare che le due religione hanno stabilito, in quel documento «la collaborazione come condotta; la conoscenza reciproca come metodo e criterio».
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