Dilexit nos
Andrea Monda
L’amore paradossale
e liberante del cuore di Gesù
«Nel 1943, l’anno della campagna nordafricana e del disastro finale dell’esercito italiano, Pio XII pubblicò due encicliche intitolate “Il Corpo mistico di Gesù Cristo” e “Gli studi biblici”. Esse dovettero sembrare al popolo italiano ben lontane dalle proprie preoccupazioni immediate, ma quelle preoccupazioni erano passeggere, mentre i temi delle due encicliche dureranno finché vivranno gli uomini».
Sono passati 80 anni da quando lo scrittore inglese Graham Greene rifletteva sulle scelte di Pio XII in un saggio intitolato correttamente Il paradosso del Papa, ma la situazione non è cambiata. Al paradosso del Papa, che è quello del Vangelo, il mondo non era e non è ancora pronto. Effettivamente comparando le due situazioni si può osservare che oggi, proprio come allora, siamo in un tempo di guerra e di guerra mondiale, che il Papa ha pubblicato un’enciclica la Dilexit nos, «sull’amore umano e divino del cuore di Gesù Cristo» e infine che anche questo testo come quelli di Papa Pacelli potrebbe sembrare ben lontano dalle preoccupazioni immediate delle persone del popolo. La conferma di questa lontananza può riscontrarsi nella scarsa attenzione data dai media alla quarta enciclica di Papa Francesco che nella conclusione della Dilexit nos cita le precedenti e sottolinea che «Ciò che questo documento esprime ci permette di scoprire che quanto è scritto nelle Encicliche sociali Laudato si’ e Fratelli tutti non è estraneo al nostro incontro con l’amore di Gesù Cristo, perché, abbeverandoci a questo amore, diventiamo capaci di tessere legami fraterni, di riconoscere la dignità di ogni essere umano e di prenderci cura insieme della nostra casa comune. (217)». Non si tratta quindi di un testo marginale, “laterale” ma che si colloca alla sorgente, al centro propulsore del pontificato di Bergoglio.
Il Papa mette al centro della nostra attenzione il cuore proprio perché esso è il centro dell’essere umano: «Il nucleo di ogni essere umano, il suo centro più intimo, non è il nucleo dell’anima ma dell’intera persona nella sua identità unica, che è di anima e corpo. Tutto è unificato nel cuore» (21) e «Il cuore è anche capace di unificare e armonizzare la propria storia personale, che sembra frammentata in mille pezzi, ma dove tutto può avere un senso» (19) e oggi, questo centro sembra frantumato, evaporato: «Ora, il problema della società liquida è attuale, ma la svalutazione del centro intimo dell’uomo – il cuore – viene da più lontano» (10), e più avanti «L’anti-cuore è una società sempre più dominata dal narcisismo e dall’autoreferenzialità» (17), infine «Per questo motivo, vedendo come si susseguono nuove guerre, con la complicità, la tolleranza o l’indifferenza di altri Paesi, o con mere lotte di potere intorno a interessi di parte, viene da pensare che la società mondiale stia perdendo il cuore»(22). È necessario quindi ritornare proprio lì, al cuore, solo così si può “riavvolgere il nastro” e offrire al mondo ferito la possibilità di una nuova ripartenza. È importante però non cadere nella tentazione di derubricare questo testo nella categoria polverosa del “devozionale”: «A volte siamo tentati di considerare questo mistero d’amore come un fatto ammirevole del passato, come una bella spiritualità di altri tempi» (149) perché «la Passione di Cristo non è un mero fatto del passato: ad essa possiamo partecipare per la fede. Meditare il dono di sé di Cristo sulla croce è, per la pietà dei fedeli, qualcosa di più grande di un semplice ricordo» (154). L’enciclica del Papa non guarda al passato, alle “preoccupazioni passeggere” ma al futuro, non tocca temi o prassi antiquate ma anzi ci libera proprio dai vuoti retaggi del passato perché, conclude il Papa, del ritorno alla contemplazione dell’amore che sgorga dal cuore di Cristo «Ne ha bisogno anche la Chiesa, per non sostituire l’amore di Cristo con strutture caduche, ossessioni di altri tempi, adorazione della propria mentalità, fanatismi di ogni genere che finiscono per prendere il posto dell’amore gratuito di Dio che libera, vivifica, fa gioire il cuore e nutre le comunità. Dalla ferita del costato di Cristo continua a sgorgare quel fiume che non si esaurisce mai, che non passa, che si offre sempre di nuovo a chi vuole amare. Solo il suo amore renderà possibile una nuova umanità» (219).
(fonte: L'Osservatore Romano 04 novembre 2024)