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mercoledì 10 giugno 2020

Nuovi problemi a Lampedusa... Il parroco, don Carmelo La Magra: non si possono risolvere con la violenza... pronti a difendere sempre chi salva le persone e i più deboli, migranti o lampedusani che siano


Nuovi problemi a Lampedusa... 
Il parroco, don Carmelo La Magra: non si possono risolvere con la violenza... pronti a difendere sempre chi salva le persone e i più deboli, migranti o lampedusani che siano


Disagio sociale? Paura di non farcela, con alberghi e ristoranti ancora chiusi per l’assenza dei turisti? Rabbia, perché le istituzioni non risolvono i tanti problemi segnalati nel tempo? Oppure azioni di destabilizzazione di matrice politica? Da due mesi a Lampedusa si respira un clima pesante, inedito. Poco meno di seimila abitanti, tanti problemi: i trasporti arerei e via mare che funzionano a singhiozzo, un poliambulatorio non attrezzato per gestire gran parte delle patologie, il dissalatore rattoppato, le promesse sulle moratorie non mantenute.

A inizio aprile, in piena pandemia Covid, la protesta contro i continui sbarchi di migranti di un gruppo di isolani davanti al municipio, è stato solo l’inizio. I due episodi successivi sembrano confermare che la questione migranti sia solo un pretesto. Quattro giorni fa, qualcuno di notte a «impacchettato» la Porta d’Europa con sacchi neri della spazzatura: uno sfregio al monumento diventato simbolo dell’accoglienza per un’isola mai ostile nonostante il suo grido di dolore non sia mai stato preso sul serio dall’Europa e dallo Stato.

Due notti fa, l’azione più sconcertante: qualcuno ha dato fuoco ai resti dei barconi di legno, usati per le traversate, accatastati in due aree, in quelli che vengono definiti i «cimiteri del mare».

Le fiamme di colpo hanno illuminato il cielo buio, rompendo quel silenzio quasi spettrale che inquieta gli abitanti che senza il dramma del Covid sarebbero già immersi nella stagione turistica. Gli incendi hanno carbonizzato i resti, una nube nera ha invaso molte zone.

La Procura di Agrigento ha aperto un’inchiesta al momento a carico di ignoti, mentre le indagini per risalire ai responsabili sono condotte dai carabinieri. 
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«Sono venuto a Lampedusa – ha detto il ministro – per portare la vicinanza delle istituzioni a una comunità offesa da questi gesti, una comunità che ha tenuto alti in questi anni l’onore e la dignità dell’Italia intera e dell’Europa. 

Lo Stato non si lascia intimidire da questi gesti, la magistratura assicurerà i colpevoli alla giustizia». Ma, per Provenzano, «lo Stato ha un debito nei confronti di quest’isola». Perché “anche Lampedusa deve ripartire, assicurando collegamenti e condizioni di sicurezza e vivibilità a chi viene da fuori, e a chi ci vive ogni giorno, quest’isola deve tornare a splendere: è un’isola di luce, non di roghi».

Per il sindaco Totò Martello «c’è un disegno preciso che ha lo scopo di alimentare un clima di tensione e soffiare sul fuoco di una situazione già difficile». Di manovre destabilizzanti, parla anche Pietro Bartolo. «È evidente che si tratta di un grave gesto alimentato da qualcuno che ha interesse a destabilizzare il clima politico e di convivenza civile sull’isola».


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Il Papa si recò a Lampedusa l'8 luglio 2013: fu il primo viaggio apostolico di Francesco
Quando brucia il ricordo, va in cenere anche la dignità. Il rispetto verso coloro che hanno perso la vita nel tentativo di attraversare quel mare che separa due continenti. Quanto accaduto a Lampedusa non è da sottovalutare: tre giorni dopo l’oltraggio alla Porta d'Europa - simbolo dell’accoglienza sull’isola - venerdì sera sono stati date alle fiamme le barche con cui tante persone migranti sono arrivate in Italia. Anche negli ultimi giorni. Va in fiamme dunque il cimitero dei barconi dove sono collocati alcuni dei relitti che hanno trasportato tante persone negli ultimi anni. I roghi sono avvenuti nell’area del campo sportivo e nel deposito di Campo Ponente, con i Vigili del Fuoco impegnati tutta la notte a spegnere le fiamme che hanno provocato alte colonne di fumo nero. Gli incendi sono stati domati solo alle prime luci dell’alba.

Brucia un simbolo 

Il cimitero dei barconi è stato reso celebre in questi anni oltre che da diversi documentari, anche dal film Fuocoammare di Gianfranco Rosi e dall’artista Francesco Tuccio, che con parte del legno dei relitti ha realizzato dei crocifissi esposti in numerosi musei del mondo. Opere tanto care anche a Papa Francesco, che all’udienza generale del 9 aprile 2014 ha benedetto una delle croci realizzate dal falegname lampedusano, con l’intento che attraversasse l’Italia con il suo carico di sofferenza e di speranza.

“I migranti non sono il problema dell’isola”

“Non ci aspettavamo certo un atto del genere, ma sappiamo che sull’isola c’è chi pensa in questo modo di rivendicare degli pseudo diritti che, però, non guardano al bene comune”. Lo afferma nell’intervista a VaticanNews don Carmelo La Magra, parroco della chiesa di San Gerlando di Lampedusa. “Non credo siano movimenti popolari a portare avanti questo odio, ma piccoli gruppi. Pensare che il problema della nostra comunità siano le persone migranti è fuorviante”, aggiunge il sacerdote.

Ascolta l'intervista a don Carmelo La Magra e continua a leggere l'articolo:

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Lampedusa: don La Magra (parroco), 
“la violenza non risolve i bisogni di tutti, no a capri espiatori”


“Nessuno ha rivendicato questi gesti ma il messaggio sembra chiaro. Fa rabbia l’idea che si usi la violenza per rivendicare i diritti della popolazione, perché non sono i migranti ad ostacolare ciò che è giusto per i lampedusani, né c’è una competizione tra i diritti delle persone”. A distanza di alcuni giorni dagli incendi ai “cimiteri dei barconi” a Lampedusa e dall’oltraggio alla Porta d’Europa, monumento simbolo dell’accoglienza alle persone migranti, don Carmelo La Magra, parroco di San Gerlando, unica parrocchia dell’isola, esprime al Sir la sua amarezza: “Certamente è qualcosa che nasce all’interno dell’isola. Non credo sia una sommossa popolare ma l’iniziativa di poche persone che cercano di farsi sentire usando metodi violenti”. Nella piccola comunità di Lampedusa, ammette, “un po’ di tensione si avverte, perché si soffre per la crisi economica provocata dalla chiusura delle attività e non si sa ancora se si riuscirà a lavorare quest’estate. Perciò è facile trovare un capro espiatorio”. Don La Magra invita a non scatenare sospetti gli uni contro gli altri: “Ufficialmente tutti disapprovano, probabilmente anche gli autori di questo gesto, perché altrimenti dovrebbero ammettere di aver compiuto un reato”. Il problema, fa notare, è che “un gesto così può innescare nella mente delle persone il pensiero che se non abbiamo un ospedale, dei trasporti efficienti, se non ci sono né lavoro né garanzie è colpa degli sbarchi e dei migranti”. “Ma non c’è nessun legame e non si può escludere Lampedusa dalla questione migratoria – sottolinea –, bisognerebbe trasportarla in altro luogo. Certamente vanno difesi i più deboli, che spesso sono quelli che dormono sul molo, trattati come appestati mentre già arrivano vulnerabili e devono sopportare tutte le nostre paure”. La parrocchia, ricorda, “è la prima a battersi per i diritti dei più deboli, che siano lampedusani o migranti, sapendo che non esiste un ‘prima noi’ e un ‘prima gli altri’ né competizione tra i bisogni. Anzi il bisogno è ciò che rende tutti uguali”. Il suo appello è considerare quanto sta accadendo – l’emergenza sanitaria, turistica, lavorativa – “non come un problema causato da qualcuno ma come una sfida che tutta la comunità deve risolvere, dedicando attenzione alle persone più deboli, sia lampedusani, sia migranti”.

“pronti a difendere chi salva le persone e i più deboli”

La nave della Sea-Watch è di nuovo in mare per i salvataggi: “Siamo pronti a tirare di nuovo fuori il sacco a pelo…”. Risponde con una battuta don Carmelo La Magra, parroco di San Gerlando a Lampedusa, ad una domanda sulla ripresa delle operazioni di salvataggio nel Mediterraneo centrale da parte della Ong che lo scorso anno, con la comandante Carola Rackete, forzò il blocco causato dalla politica dei porti chiusi. “Proprio un anno fa, in questo periodo, iniziammo a dormire con i sacchi a pelo sul sagrato della Chiesa per protesta – ricorda al Sir don La Magra –. È stata un’estate particolare, non so se ci sono le condizioni per ripetere quelle sventure. Speriamo di no, perché sono cambiati gli atteggiamenti ma non sono cambiate le leggi. Noi comunque siamo pronti a difendere sempre chi salva le persone e i più deboli, migranti o lampedusani che siano”. In questi ultimi giorni sono sbarcate in autonomia a Lampedusa circa 600 persone.
(fonte: Sir 09/06/2020)