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venerdì 5 giugno 2020

“Extra Omnes” di Francesco Antonio Grana - I retroscena inediti dei conclavi 2005 e 2013


Da Ratzinger che vota Biffi alla scheda col nome “Bertoglio”, 
in un libro i retroscena di due Conclavi

Nel volume di Elledici “Extra Omnes”, a firma del vaticanista Francesco Antonio Grana, aneddoti e curiosità finora inediti



Dalla scheda con il voto a «Bertoglio» ai momenti concitati della vestizione del nuovo Papa nella “Stanza delle lacrime”, dal ping-pong tra Ratzinger e Biffi nel 2005 alle dimissioni, reali e presunte, dei Pontefici. Si intitola “Extra Omnes” il nuovo volume di Francesco Antonio Grana, giovane vaticanista del fattoquotidiano.it, come la locuzione latina pronunciata a inizio Conclave dal maestro delle celebrazioni liturgiche, ma si sarebbe potuto chiamare “Intra Omnes” per la quantità di aneddoti e retroscena che conducono il lettore all’interno della esclusivissima riunione alla quale sono ammessi solo i cardinali che eleggono il Papa.

Il libro, edito da Elledici, varca la soglia della Cappella Sistina dove le porpore di tutto il mondo si chiudono per giorni a chiave (da qui l’origine del nome, «cum-clave») ed il mondo rimane con il fiato sospeso ad osservare se dal comignolo esca fumo bianco o nero. Un viaggio che va dal Conclave del 2005 che elesse Joseph Ratzinger, a quello del 2013 dell’argentino Jorge Mario Bergoglio, costruito sulla base di ricordi, confidenze o testimonianze di chi quel momento l’ha vissuto in prima persona: i cardinali elettori.

In un centinaio di pagine si racconta, ad esempio, del breve colloquio, due giorni prima del Conclave dell’aprile 2005, tra l’arcivescovo di Napoli il cardinale Michele Giordano e Joseph Ratzinger. «Se dovesse succedere qualcosa, lei mica ci fa uno scherzo?», domandava il porporato lucano all’allora prefetto dell’ex Sant’Uffizio e decano del Collegio cardinalizio. Quasi un sondaggio per verificare se avesse accettato una eventuale elezione. «Non pensate a me, lo dica anche agli altri cardinali», fu la risposta di Ratzinger che diede sempre il suo voto all’arcivescovo emerito di Bologna, Giacomo Biffi. L’unico voto di quel Conclave.

Eletto Papa in quarantott’ore, Benedetto rinunciò otto anni dopo. E proprio a partire dalla incredibile rinuncia, si snoda ampia parte del libro: l’autore ripercorre il periodo di sede vacante fino al Conclave del marzo 2013, in cui i cardinali non avevano «nessun Papa da piangere, ma solo da capire meglio e insieme che cosa funziona nella Chiesa e cosa no», come disse il cardinale Óscar Rodríguez Maradiaga.

Nei capitoli successivi si raccontano quindi le fasi dell’elezione del pastore di Buenos Aires, Jorge Mario Bergoglio: fatti singolari come il voto di un porporato confuso a «Bertoglio» (scheda poi annullata) oppure minuziose ricostruzioni della votazione finale che vide il cardinale argentino prendere il nome di Francesco. «Appena eletto, l’arcivescovo di Buenos Aires si dirige prima verso il suo sfidante Angelo Scola per abbracciarlo. E poi verso il cardinale Ivan Dias, l’unico porporato presente in Conclave sulla sedia a rotelle. Si china sul confratello indiano e lo abbraccia». 

Si passa poi nella “stanza della lacrime”, la sagrestia della Sistina così chiamata perché luogo dove il Papa appena eletto può sfogare la sua emozione. Il libro racconta di un tempo di vestizione più lungo del solito: Francesco rifiuta di indossare scarpe rosse, rocchetto, mozzetta di ermellino, croce d’oro. Il cardinale Giovanni Battista Re, che aveva guidato il Conclave, chiede allora al cerimoniere di bussare alla porta, ma dall’interno non arriva nessun segnale: «“Monsignore – incita Re - bussi, bussi più forte. Il mondo aspetta il nuovo Papa”. Bergoglio esce vestito semplicemente con la talare bianca e al collo ha la sua croce pettorale, la stessa che ha sempre portato a Buenos Aires e che continua a tenere tuttora. Ha semplicemente staccato il crucicordo cardinalizio, quello rosso e dorato, e ha attaccato la sua croce alla vecchia catena di metallo. Se l’era messa nella tasca della talare prima di lasciare la stanza assegnatagli a Casa Santa Marta per salire sul pullman che lo avrebbe portato nella Cappella Sistina». 

Uscendo, riporta Grana, i conclavisti in fila per l’atto di obbedienza «fissano intensamente» il nuovo Successore di Pietro che «resta in piedi, senza sedere sul trono collocato al centro subito sotto il Giudizio universale di Michelangelo». «Nel frattempo, un cerimoniere pontificio apre le porte della Cappella Sistina e rivolto ai presenti che attendevano all’esterno, nella Sala Regia, e che ancora ignoravano chi fosse stato eletto, senza svelare il nome del nuovo Papa profeticamente afferma: “Non è cambiato un mondo. È cambiato il mondo”»

Come in una scena tratta dalla serie “The New Pope”, il volume descrive anche l’entrata in Sistina di monsignor Angelo Becciu, all’epoca sostituto della Segreteria di Stato. Il prelato sardo «non riesce a vedere dal fondo il neo eletto e mentre guarda i possibili candidati della vigilia e li vede tutti ancora vestiti di rosso, si sente afferrare il braccio. È il cardinale Antonio Maria Vegliò che gli domanda: “Eccellenza, cosa ha fatto il Milan ieri sera?”. “Ha vinto, Eminenza”, replica Becciu che domanda: “Ma chi avete eletto?”. “Bergoglio”».

Lo stesso Becciu ha ricordato quei momenti durante la presentazione di “Extra Omnes” il 17 febbraio, a Roma, insieme all’ex cerimoniere pontificio monsignor Piero Marini, presidente del Comitato per i Congressi Eucaristici internazionali, e al presidente di Sant’Egidio Marco Impagliazzo. Rammentando «la trepidazione e la gioia» di sette anni fa, l’attuale prefetto delle Cause dei Santi ha rivelato anche il primo incontro a tu per tu con Francesco a Santa Marta in una stanza sommersa da buste di lettere da aprire «senza tagliacarte». «C’erano due sedie: una piena di libri, l’altra libera. Dico: “Santità, tolgo i libri”. “No, no, mi siedo sul letto”. Il Papa… sul letto… una novità! Francesco si rivelava nella sua spontaneità». 

Anche Marini durante la presentazione ha condiviso aneddoti personali, come quello del «maglione nero» indossato da Ratzinger sotto la veste bianca che «non ebbi il coraggio di chiedergli di togliere» e che tutto il mondo vide quando il Pontefice alzò le braccia dalla Loggia delle Benedizioni. Impagliazzo è tornato invece indietro nel tempo, raccontando particolari dell’elezione di Giovanni Paolo II che avrebbe voluto chiamarsi «Stanislao» e lo «shock dei comunisti» nel vedere un prelato polacco diventare Pontefice.

Di Giovanni Paolo II si parla anche nel capitolo di “Extra Omnes” dedicato alle dimissioni dei Papi. Prima di Benedetto, che ha assunto l’inedito titolo di «Papa emerito», il predecessore meditò a lungo la rinuncia visto l’inesorabile progredire del Parkinson, ma decise di restare. Ancor prima era stato Pio XII a lasciare scritto che sarebbe tornato cardinale se catturato dai nazisti, e Paolo VI scrisse due lettere di dimissioni nel caso in cui fosse diventato inabile. Infine Francesco che, alla domanda su come si comporterebbe qualora non riuscisse più a governare la Chiesa, rispose: «Farei la stessa cosa di Benedetto! Pregherei molto, ma farei lo stesso».
(fonte: La Stampa)