Due fregate Fremm all'Egitto.
Ancora una volta le ragioni economiche prevalgono sul rispetto della democrazia... così l’industria delle armi festeggia, i diritti piangono!
Egitto il baratto della vergogna
di Tonio Dell'Olio
Caro presidente Giuseppe Conte. Voglio unire la mia voce al dispiacere e alla rabbia di Paola e Claudio Regeni dal momento che persino le forze di opposizione al suo governo che pure non perdono occasione per dissentire, di fronte all'operazione egiziana, tacciono o esprimono soddisfazione. Non sono soltanto profondamente deluso ma anche addolorato per questa ennesima ingiuria, non alla memoria di Giulio e alla sua vicenda umana, ma alla democrazia del nostro Paese. E mi perdoni se aggiungo che non bastano affatto due parole in un comunicato che si riferiscono alla cooperazione giudiziaria se questa è soffocata da quella commerciale e della difesa. Con disapprovazione e disgusto devo ammettere che c'ero cascato anch'io. Avevo creduto nella buona fede sua e del suo governo rispetto alla legittima richiesta di giustizia per una vita calpestata e per quella di Patrick Zaki ancora in bilico. E invece dobbiamo amaramente constatare che ancora una volta le ragioni economiche prevalgono sui diritti umani, sul rispetto della democrazia e, ancora peggio, sul dolore di una madre e di un padre. Due fregate Fremm costano tanto, mi dicono non meno di 400 milioni l'una. Ma sicuramente meno, molto meno, di una vita umana. Se questo è l'orientamento della politica italiana, vuol dire che non vi è alcuna credibilità nemmeno sulle altre decisioni rispetto all'istruzione, alla sanità, al welfare. D'ora in poi sarà ancora più legittimo chiedersi: "Chi ci guadagna? Cosa c'è sotto? Sarà vero?". Caro presidente, penso che siano tanti gli italiani disposti anche a stringere la cinghia rinunciando ai "benefici" di questa turpe operazione pur di non vedere il dolore, la memoria e la vita oggetto di un così vergognoso baratto.
(fonte: Mosaico dei giorni 09/06/2020)
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Via libera alle FREMM
(e forse a molto altro) per l’Egitto
di Gianandrea Gaiani
Il “tafazzismo italico” per una volta è stato sconfitto. Sembra infatti essersi finalmente sbloccata la lunga vicenda delle commesse militari che l’Egitto chiede da tempo all’Italia a cominciare dalla cessione di due fregate FREMM già destinate alla Marina militare Italiana.
Secondo quanto riferito dall’agenzia Ansa il via libera sarebbe arrivato dopo la telefonata del 7 giugno tra il premier Giuseppe Conte e il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi.
La decisione di rispondere positivamente alla richiesta del Cairo, a lungo osteggiata da frange di M5S e del PD e da LeU (che ha precisato ieri sera di aver espresso parere contrario alla cessione delle navi) a causa dell’irrisolto “caso Regeni” e della questione dei diritti umani in Egitto, apre prospettive di forniture militari “made in Italy” senza precedenti. come abbiano più volte sottolineato su Analisi Difesa.
Le due fregate che Fincantieri consegnerà presto all’Egitto (la Spartaco Schergat e la Emilio Bianchi) per un valore stimato di circa 1,2 miliardi di euro verranno rimpiazzate da nuove unità nei ranghi della Marina Militare ma aprono la strada a ordini per altre fregate, pattugliatori, aerei da combattimento e da addestramento.Nei giorni scorsi il settimanale panarabo The Arab Weekly ha scritto che l’Italia potrebbe vendere all’Egitto ben 6 fregate Fremm (le 2 citate più altre 4 nuove) e 20 pattugliatori d’altura di Fincantieri, oltre a 24 caccia Eurofighter Typhoon e numerosi velivoli da addestramento M-346 di Leonardo, più un satellite da osservazione, per un valore complessivo di 10,7 miliardi di dollari.
Altre fonti riportarono in passato numeri in qualche caso leggermente diversi così come altre stime portano il valore totale potenziale delle commesse, inclusi i missili per navi e aerei, a circa 15/16 miliardi di euro, cioè il triplo dell’intero export della Difesa italiano del 2019, di poco superiore ai 5 miliardi di euro inclusi gli 871,7 milioni della commessa per 32 elicotteri Leonardo AW139 e AW189.
Certo si tratta di commesse ancora tutte da confermare e, nel caso, da negoziare con l’Egitto ma che costituiscono un’opportunità per tutta l’industria tricolore (a partire da Fincantieri, Leonardo ed Elettronica) che dovrà affrontare un periodo di crisi post Covid-19 puntando sull’export si prodotti per la Difesa poiché sarà difficile poter contare su commesse consistenti nei settori civili.
Nonostante il rischio che valutazioni politiche le compromettessero, le opportunità che si aprono con l’Egitto vanno ben oltre il mero aspetto dell’export di prodotti per la Difesa per assumere i contorni dell’intesa strategica.
Se abbiniamo il successo al Cairo con quello registrato recentemente in Qatar, rivale dell’Egitto e altro grande acquirente di navi, sottomarini, missili ed elicotteri made in Italy, appare evidente che Roma sta ritagliandosi, grazie soprattutto alle sue aziende strategiche, un ruolo di grande rilievo nel mondo arabo che offre opportunità politiche e diplomatiche in termini di influenza e prestigio che è necessario cogliere.
Il Cairo dispone delle più imponenti e potenti forze militari del Medio Oriente e dell’Africa e negli ultimi 5 anni ha investito molti miliardi in sistemi d’arma e piattaforme acquistandoli soprattutto in Russia (circa 10 miliardi), Francia (8), USA (2,5), Germania (4,5), Cina e Bielorussia.
Un conto della spesa saldato per lo più grazie agli aiuti finanziari giunti al Cairo da Emirati Arabi Uniti e Arabia Saudita mentre gli Stati Uniti forniscono all’Egitto 1,2 miliardi di dollari annui da spendere però in prodotti “made in USA”.
Anche se l’economia egiziana non naviga in buone acque e l’epidemia di Covid -19 non ha certo migliorato la situazione (ieri il ministro delle Finanze Mohamed Maait ha reso noto che le entrate fiscali sono diminuite di 7,6 miliardi di dollari negli ultimi tre mesi) le prospettive sono molto positive grazie alle rendite dell’export del gas degli immensi giacimenti rilevati dall’ENI al largo di Alessandria.
(fonte: ANALISIDIFESA 09/08/2020)
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Fregate all'Egitto, l'indignazione della famiglia Regeni
Claudio e Paola hanno espresso tutta la loro delusione per l'uso strumentale di Giulio. "Il Governo ci ha traditi"
Non si placano le polemiche dopo il via libera alla vendita di due fregate Fremm della Fincantieri all'Egitto, operazione 'sbloccata' grazie alla telefonata tra il premier Conte e il Presidente Al Sisi. Accanto alla contrarietà della Marina militare italiana - a cui erano destinate le navi - non si è fatta attendere la reazione dei genitori di Giulio Regeni, indignati per un accordo che testimonia un riavvicinamento tra Roma e il Cairo.
L'esatto contrario di quanto promesso dal Governo che, pochi mesi fa, aveva ribadito il suo impegno per trovare la verità sulla morte del ricercatore friulano, rapito, torturato e ucciso al Cairo più di quattro anni fa. Nonostante l'impegno degli inquirenti italiani, che hanno iscritto nel registro degli indagati i nomi dei responsabili, sul fronte giudiziario non c'è stato alcun passo avanti e, anzi, le autorità egiziane hanno di fatto interrotto ogni forma di collaborazione con la Procura di Roma.
Claudio e Paola hanno affidato a Repubblica il loro sfogo: “Le navi e le armi che venderemo ad Al Sisi serviranno a perpetuare le violazioni dei diritti umani contro le quali abbiamo sempre combattuto”, ricordano i genitori di Giulio. E un pensiero va anche a Patrick Zaki, lo studente egiziano dell'Università di Bologna arrestato il 7 febbraio e ancora detenuto in attesa di processo. "Ci sentiamo traditi. Ma anche offesi e indignati dall'uso che si fa di Giulio. Ogni volta che si chiude un accordo commerciale con l'Egitto, ogni volta che si certifica che quello di Al Sisi è un Governo amico, tirano in ballo il nome di Giulio come a volersi lavare la coscienza. No, così non ci stiamo più".
"Ora è stato raggiunto il limite - dicono i genitori di Giulio con il loro avvocato Alessandra Ballerini -. Non ci presteremo mai più a nessuna presa in giro da parte degli esponenti di questo Governo".
Sul caso interviene anche il consigliere regionale di Open Sinistra Fvg, Furio Honsell, che attacca: “Dopo la notizia della possibile archiviazione dell’indagine sull’omicidio di Giulio Regeni arriva una nuova dimostrazione del fatto che il Governo italiano sta agendo esattamente all’opposto di quanto dovrebbe nei rapporti con l’Egitto.
“Ribadisco che in queste circostanze, dove da più di quattro anni si chiede verità e giustizia per il corregionale brutalmente torturato e assassinato, e dove da mesi non si hanno notizie certe circa Patrick Zaki, rinchiuso in una delle prigioni de Il Cairo, si dovrebbe richiamare il nostro ambasciatore, non continuare a dare priorità agli interessi economici rispetto ai diritti umani! Inoltre, ancor più grave, è la vendita di armi ad un paese che non rispetta i diritti umani".
“Sono molto amareggiato dalle azioni del nostro Governo, perciò mi adopererò affinché il Presidente Fedriga accolga il mio appello di impegnarsi con rinnovata energia nella richiesta di giustizia per Giulio e tutte le altre vittime delle dittature" prosegue Honsell.
"Nessuno dovrebbe sentirsi tradito e preso in giro dal proprio Governo, soprattutto non chi da quattro anni sta lottando per ottenere verità per il figlio e cercando di combattere le violazioni dei diritti umani perpetuati dall'Egitto. I genitori di Giulio sono autentici eroi civili al quale va tutta la mia riconoscenza e vicinanza, le loro dichiarazioni dovrebbero far riflettere attentamente tutti gli attori che hanno preso parte a questa decisione", conclude Honsell.
(fonte: ILFRIULI 09/06/2020)
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