5 giugno
Giornata mondiale dell’ambiente
La prima edizione della Giornata mondiale dell’ambiente fu celebrata il 5 giugno del 1974 con lo slogan Only one Earth.
“E’ il momento per la natura” è il motto dell’edizione 2020.
Una frase che invita a riflettere sul rapido declino della biodiversità della Terra. Una sorta di estinzione di massa che attualmente vede a rischio circa un milione di specie viventi. E ciò a causa della distruzione degli ecosistemi. Da qui l’appello dell’ONU a tutti i Paesi per far crescere la consapevolezza dei cittadini su temi così delicati e stimolare azioni concrete.
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Giornata mondiale dell'Ambiente
di Tonio Dell'Olio
E non può che essere mondiale. E non per ambizione, per vanto o per esaltazione. Semplicemente perché è nella sua stessa "natura". Perché un comportamento virtuoso eseguito nell'intimità delle mura domestiche o nel segreto di un bosco, di un giardino, come l'abbraccio a un albero o la mascherina non gettata via per strada e la differenziata scrupolosa, sono tutti atteggiamenti e scelte che concorrono a cambiare il mondo. La bicicletta, il mezzo pubblico, la scelta del cibo e del suo venditore, l'attenzione alla provenienza e al non lasciarsi ingannare dal prezzo, riescono a dire grazie all'aria buona e a chi ce l'ha donata. Il programma politico, il packaging, i luoghi comuni da sconfiggere, il chilometro zero, il combustibile e l'energia di cui servirsi, la scelta dell'auto da acquistare e l'uso della stampante, danno una mano alla terra, all'acqua e a tutti gli esseri viventi che vi abitano. Perché non può che essere mondiale. Dal Polo Nord all'Amazzonia, dalle isole sommerse alle strade percorse da Greta Thunberg, dalle dichiarazioni d'impegno per il disinvestimento dalle fonti fossili agli sforzi reali per fermare i cambiamenti climatici. Mondiale come l'ecologia integrale: "Questo concetto di ecologia integrale è la grande novità dell'enciclica Laudato si'. Ma purtroppo non è stato ancora compreso del tutto", parola di Carlo Petrini.
(fonte: Mosaico dei Giorni 05/06/2020)
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La crisi ambientale è anche sociale
di mons. Gianfranco Ravasi
Il tema della sostenibilità coinvolge politici e scienziati, ma anche le religioni, a partire da quella biblica, secondo la quale nella storia c’è la presenza attiva di Dio e della libertà umana.
«Alla natura si comanda solo obbedendole»: così scriveva già secoli fa il filosofo inglese Francesco Bacone (1561-1626). Questo rispetto è venuto meno soprattutto nei nostri tempi con l’eccesso dello sfruttamento delle risorse, l’inquinamento industriale dell’ambiente, lo spreco incontrollato dei beni, la devastazione della natura, l’urbanizzazione selvaggia. Suggestivamente il poeta inglese secentesco Abraham Cowley affermava che «fu Dio a creare il primo giardino e Caino a edificare la prima città». Si legge, infatti, nel libro della Genesi che Caino «divenne costruttore di una città, che chiamò Enoc dal nome del figlio» (4,17).
Proponendo un’«ecologia integrale », papa Francesco nella Laudato si’ rileva che «non ci sono due crisi separate, una ambientale e un’altra sociale, bensì una sola e complessa crisi socio-ambientale» (n. 139). Per questo il tema della sostenibilità, che abbiamo evocato già nella precedente puntata della nostra rubrica, coinvolge non soltanto gli scienziati e i politici ma anche le religioni, a partire da quella biblica che è storico-cosmica. L’universo è infatti visto come un «creato» e la storia umana comprende anche la presenza attiva di Dio accanto alla libertà umana.
Il progresso della civiltà deve essere sostenibile perché tutti possano soddisfare le esigenze fondamentali della vita e attuare aspirazioni e progetti dell’esistenza umana. Ecco perché, accanto ai diritti civili e politici e a quelli economici, sociali, culturali – presenti già nella Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo (1948) – si deve collocare tutta una serie di nuovi diritti, come l’equilibrio ecologico, la difesa ambientale e delle risorse naturali, fino alle questioni più speciche delle manipolazioni genetiche e della bioetica.
Lasciamo ancora la parola a papa Francesco che, sempre nella sua enciclica «sulla cura della casa comune », sollecita «una creatività capace di far fiorire nuovamente la nobiltà dell’essere umano, perché è più dignitoso usare l’intelligenza, con audacia e responsabilità, per trovare forme di sviluppo sostenibile ed equo, nel quadro di una concezione più ampia della qualità della vita» (n. 192). Concludiamo questa breve riflessione sulla sostenibilità e le relative esigenze della morale cristiana con una curiosa parabola moderna del filosofo tedesco Martin Heidegger (in Essere e tempo del 1927). Essa è la ripresa libera di elementi mitici greci. Protagonista è una dea dal nome emblematico di «Cura», sinonimo del nostro vocabolo «sostenibilità».
Attraversando un fiume, essa raccolse il fango della sponda e plasmò una figura umana. Giove le infuse lo spirito e la rese una creatura vivente. Cura e Giove si misero a litigare su chi avesse il diritto di imporre il nome e, quindi, il diritto di proprietà sulla persona umana. A questo punto reclamò il suo potere anche la dea Terra da cui quell’essere era stato tratto. I tre ricorsero a Saturno, il dio giudice che emise questa sentenza: «Tu, Giove, che hai dato lo spirito, al momento della morte riceverai lo spirito. Tu, Terra, che hai dato il corpo, riceverai il corpo. Ma finché la creatura umana vivrà, sarà sotto la tutela e la giurisdizione di Cura». Ecco perché la sostenibilità deve essere una sorta di grande protettrice che veglia sull'umanità, sulla teoria e sulla sua evoluzione.
(fonte: Famiglia Cristiana Blog di Ravasi 04 giugno 2020)
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“Per nuovi stili di vita”.
Il Messaggio per la Giornata del Creato
In occasione della 15a Giornata Nazionale per la Custodia del Creato le preoccupazioni non mancano: l’appuntamento di quest’anno ha il sapore amaro dell’incertezza. Con san Paolo sentiamo davvero «che tutta la creazione geme e soffre le doglie del parto fino a oggi» (Rm 8,22).
Solo la fede in Cristo ci spinge a guardare in avanti e a mettere la nostra vita al servizio del progetto di Dio sulla storia. Con questo sguardo, saldi nella speranza, ci impegniamo a convertire i nostri stili di vita, disponendoci a «vivere in questo mondo con sobrietà, con giustizia e con pietà» (Tt 2,12).
Vicinanza, gratitudine, lungimiranza
Siamo in un anno drammatico...
L’emergenza sanitaria ha anche messo in luce una capacità di reazione forte della popolazione, una disponibilità a collaborare...
Abbiamo compreso il valore della lungimiranza, per non farci trovare nuovamente impreparati dall’emergenza stessa; per agire in anticipo, in modo da evitarla...
Un pianeta malato
Cominciamo col guardare al nostro rapporto con l’ambiente; «tutto è connesso» (LS 138) e la pandemia è anche il segnale di un «mondo malato», come segnalava papa Francesco nella preghiera dello scorso 27 marzo. ... Questa emergenza ci rimanda, insomma, anche all’altra grande crisi: quella ambientale, che pure va affrontata con lungimiranza. ... Se «nulla resterà come prima», anche in quest’ambito dobbiamo essere pronti a cambiamenti in profondità, per essere fedeli alla nostra vocazione di «custodi del creato». Purtroppo, invece, troppo spesso abbiamo pensato di essere padroni e abbiamo rovinato, distrutto, inquinato, quell’armonia di viventi in cui siamo inseriti. È l’«eccesso antropologico» di cui parla Francesco nella Laudato si’. È possibile rimediare, dare una svolta radicale a questo modo di vivere che ha compromesso il nostro stesso esistere? ... A cinque anni dalla promulgazione della Laudato si’ e in questo anno speciale dedicato alla celebrazione di questo anniversario (24 maggio 2020 – 24 maggio 2021), occorre che nelle nostre Diocesi, nelle parrocchie, in tutte le associazioni e movimenti, finalmente ne siano illustrate, in maniera metodica e capillare, con l’aiuto di varie competenze, le molteplici indicazioni teologiche, ecclesiologiche, pastorali, spirituali, pedagogiche. L’enciclica attende una ricezione corale per divenire vita, prospettiva vocazionale, azione trasfiguratrice delle relazioni con il creato, liturgia, gloria a Dio.
Impegni per le comunità: un orizzonte ecumenico
A conclusione del Convegno ecumenico «Il tuo cuore custodisca i miei precetti» (Milano, 19-21 novembre 2018), voluto dalla Commissione Episcopale per l’Ecumenismo e il Dialogo e promosso dall’Ufficio Nazionale per l’Ecumenismo e il Dialogo interreligioso della CEI, assieme alle Chiese cristiane che sono in Italia, si è giunti a formulare alcune indicazioni per le nostre comunità. Possono diventare riferimenti per le iniziative pastorali in questo periodo ...
In che misura le nostre comunità sono sensibili a queste necessità impellenti per evitare il peggioramento della situazione del creato, che pare già al collasso? Gli stili di vita ci portano a riflettere sulle nostre relazioni, consapevoli che la famiglia umana si costruisce nella diversità delle differenze. Proponiamo alcune opposizioni su cui riflettere nelle nostre comunità come invito urgente a nuove relazioni: accettare/omologare; accogliere/escludere; dominare/servire. Queste scelte risultano essere propositive per uno stile di vita in cui prevalga il senso sul vuoto, l’unità sulla divisione, il noi sull’io, l’inclusione sull’esclusione.
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Vedi anche:
LETTERA ENCICLICA LAUDATO SI’ DEL SANTO PADRE FRANCESCO SULLA CURA DELLA CASA COMUNE (TESTO E VIDEO)