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martedì 28 gennaio 2020

La cultura del caffè sospeso



La cultura del caffè sospeso

Come i fili colorati tesi dagli spigoli delle case nella città di Ersilia di Calvino migliaia di tazzine, panini, sciarpe, giocattoli, farmaci, scarpe, pasti, gelati, libri e perfino biglietti del cinema “sospesi” disegnano relazioni del dono che prendono forma anche nel tempo del dio profitto. Intanto, la Rete del caffè sospeso, con i suoi sette festival del cinema, si ostina ad accompagnare quelle esperienze con iniziative culturali nei territori

Musicista napoletano. “A riempire una stanza basta una caffettiera sul fuoco” (Erri De Luca). Foto di Ferdinando Kaiser

Alla generale e diffusa sensazione di insicurezza sul futuro, tipica delle grandi crisi sociali, le persone spesso trovano il modo di reagire grazie alla solidarietà reciproca. Si sviluppano così, spontaneamente, azioni di mutuo aiuto che come per magia, si diffondono a macchia d’olio e delineano città e paesi accoglienti, lontani dalla narrazione di rifiuto ed emarginazione del “diverso” sia esso migrante, disagiato o povero: occhi che sanno vedere e sanno comprendere, azioni che racchiudono solidarietà e rispetto della dignità di ognuno.

Un’usanza antica che inizia durante seconda Guerra Mondiale, uno dei momenti più bui della nostra storia recente, era quella di pagare due tazze di caffè invece di una: una era per sé, ed una per chi non poteva permetterselo. Scrive Luciano De Crescenzo, nel libro Il caffè sospeso: “Quando qualcuno è felice a Napoli, paga due caffè: uno per se stesso, ed un altro per qualcuno altro. È come offrire un caffè al resto del mondo”. Un piccolo gesto (quanto costa un caffè?) offerto all’umanità. Lo sapeva bene anche Totò, che nonostante si dica fosse poco generoso, non rinunciava mai a lasciare almeno dieci caffè pagati ogni giorno in diversi bar di Napoli.

Nel 2010 nasce, su iniziativa di Rete dei comuni solidali (Recosol) e Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione (Asgi), la Rete del caffè sospeso che promuove eventi culturali sull’accoglienza e il recupero della memoria storica e il caffè diviene il simbolo di un mutuo sostegno tra le varie organizzazioni culturali sparse sul territorio e l’emblema di un nuovo ponte di cooperazione.

Un gruppo di sette festival di cinema e cultura italiani offre spazi culturali liberi, articolati, come si può offrire un caffè a uno sconosciuto, lavorando in rete, distribuendo informazioni e testimonianze nei punti più remoti, con uno spirito di solidarietà che ricorda quello appunto del “caffè sospeso”. Questa rete è rivolta in particolare a quegli eventi culturali che riguardano principalmente l’incontro con l’Altro, l’accoglienza, l’immigrazione, le buone pratiche, temi ambientali, i temi sociali, recupero della memoria storica. Ad oggi hanno aderito alla Rete del Caffè sospeso: Festival del Cinema dei diritti umani, Lampedusa in Festival, Riace in Festival, Film Festival sul Paesaggio, Marina Café Noir, S/paesati e Valsusa filmfest.

Intanto si diffondono ovunque, con modalità diverse ma sicuramente affini, la consuetudine del “sospeso”: nel 2018 non una, ma settemila tazzine sono state offerte da settanta bar milanesi celebrando così quel piacere della condivisione e della solidarietà da sempre legati alla cultura del caffè. Ma si va oltre: i gestori del cinema Beltrade a Milano, hanno lanciato nell’estate del 2018 durante la settimana dell’arte, il “karmaticket” che ha permesso agli studenti della Rete Scuole Senza Permesso o a ospiti dei centri di accoglienza del quartiere di andare al cinema gratis. Funzionava così: si comprava un biglietto e se ne acquistava uno a prezzo ridotto anche per chi non poteva permetterselo.

Lucio Dalla, nel 2012, portava la pratica del Caffè sospeso a Bologna e ad accogliere l’idea fu il Caffè Accademia di via Guerrazzi, locale che il cantautore frequentava abitualmente. Da allora, a causa della crisi, si sono moltiplicate le iniziative solidali e oggi, insieme alla sciarpa sospesa, lasciata per i senza dimora, troviamo a Bologna anche il panino sospeso. L’idea è piaciuta subito e una fornaia di Prato, Cecilia Ricciarelli, la propone nel suo negozio, il “Panificio da Sara”: chiunque voglia può lasciare un’offerta alla cassa e il valore dell’offerta si tramuta in uno scontrino che viene esposto ben visibile su una lavagnetta nera dove le persone bisognose possono usarlo per acquistare il proprio panino. Da quando è stata lanciata l’iniziativa, c’è sempre qualche scontrino appeso che si trasforma poi in panini imbottiti. Anche il Comune di Prato ha sposato l’idea e ha proposto di estendere l’iniziativa anche a farmacie e altri esercizi commerciali. L’idea è virale e oggi si stanno moltiplicando le segnalazioni di “sospesi”.

Dal “Giocattolo Sospeso” di Napoli, giunto ormai alla quarta edizione, ai Fratelli della Stazione a Foggia che lanciano “La Scarpa Sospesa” per aiutare gli ospiti del dormitorio della Parrocchia di Sant’Alfonso. Ma oltre al caffè, a farla da leone sono stati senz’altro i libri grazie alla campagna “Lascia anche tu un libro in sospeso” lanciata da Feltrinelli nel 2014. L’iniziativa, che riprendeva quanto ideato dalla libreria Modus Vivendi di Palermo nel 2010 e successivamente dagli scaffali di Il mio Libro di Milano, permetteva infatti di regalare un libro a chiunque non potesse permetterselo.

L’elenco degli atti di gentilezza si allunga di giorno in giorno, le iniziative si moltiplicano insieme alla creatività di chi le propone. Il “gelato sospeso” di Salvamamme a Roma, il “Pasto Sospeso” promosso dalla Fondazione Erri De Luca, con l’obiettivo di offrire uno o più pasti ai migranti ospitati da BaobabExperience e a quanti vivono in condizioni di disagio e povertà. La miccia che ha generato tutte queste numerose azioni di reazioni sociali è sempre il dono di un semplice caffè perché in fondo, donare un caffè è gesto rivoluzionario perché, come recita un antico proverbio cinese: “Il sorriso dura un istante. Il suo ricordo può durare tutta la vita”.
(fonte: COMUNEINFO)

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