UDIENZA GENERALE
Aula Paolo VI
Mercoledì, 8 gennaio 2020
Mercoledì, 8 gennaio 2020
Il Papa ha fatto oggi il suo ingresso in Aula Paolo VI, per la prima udienza generale del 2020, intorno alle nove, e subito si è prestato all’ormai tradizionale “scambio dello zucchetto” con alcuni fedeli che lo acclamavano da uno dei lati del corridoio centrale percorso a piedi. Subito dopo, una sosta con un’anziana coppia di sposi, che ha benedetto con la preghiera. 7mila i presenti in Aula Paolo VI, tra i quali circa 250 membri di Istituti e Congregazioni che si richiamano alla spiritualità di San Vincenzo de’ Paoli, provenienti da diversi Paesi. Non è mancata una sosta per sorseggiare il mate, la bevanda tipica argentina. Il Papa è apparso sorridente e rilassato e si è concesso di buon grado – come fa abitualmente – all’abbraccio della folla, soprattutto a quello dei giovani, con alcuni dei quali si è fermato a chiacchierare. Molti i bambini, alcuni dei quali dai tratti asiatici, che Francesco ha baciato e accarezzato lungo il percorso.
Nello stringere mani, benedire rosari e salutare le tante persone presenti nell'Aula Paolo VI un simpatico siparietto di Papa Francesco che si è fermato davanti a una suora molto entusiasta che gridava «Viva il Papa!». Francesco le ha detto scherzando: «Tu mordi! Io ti do il bacio ma tu stai tranquilla... Non mordere!». E poi ha baciato la suora.
Tra i doni ricevuti, anche una maglia biancoazzurra della nazionale di calcio argentina.
Particolarmente eloquente anche il dono che il popolo del bellunese ha presentato a Papa Francesco: il tradizionale calendario dell’Avvento scolpito da artisti locali sul tronco di un pino schiantato durante la tempesta “Vaia” che ha devastato la loro terra nell’ottobre 2018. Sul tronco ci sono 24 porticine, una per ogni giornata del mese di dicembre fino a Natale, con scritti i nomi di tutti i comuni colpiti dalla calamità. L’iniziativa è stata promossa dalla Provincia di Belluno e dalla Regione Veneto.
Al termine della catechesi Papa Francesco ha assistito divertito all'esibizione degli artisti circensi del 'Circo Aqua' di Cuba, presenti all'udienza. Giocolieri, ballerini, contorsionisti, atleti, si sono esibiti per circa cinque minuti, eseguendo alcuni numeri, fra quelli che propongono al pubblico nel loro tendone montato dal giorno di Natale e fino al 9 febbraio a Roma.
Particolarmente eloquente anche il dono che il popolo del bellunese ha presentato a Papa Francesco: il tradizionale calendario dell’Avvento scolpito da artisti locali sul tronco di un pino schiantato durante la tempesta “Vaia” che ha devastato la loro terra nell’ottobre 2018. Sul tronco ci sono 24 porticine, una per ogni giornata del mese di dicembre fino a Natale, con scritti i nomi di tutti i comuni colpiti dalla calamità. L’iniziativa è stata promossa dalla Provincia di Belluno e dalla Regione Veneto.
Al termine della catechesi Papa Francesco ha assistito divertito all'esibizione degli artisti circensi del 'Circo Aqua' di Cuba, presenti all'udienza. Giocolieri, ballerini, contorsionisti, atleti, si sono esibiti per circa cinque minuti, eseguendo alcuni numeri, fra quelli che propongono al pubblico nel loro tendone montato dal giorno di Natale e fino al 9 febbraio a Roma.
Guarda il video del breve spettacolo in onore del Papa
(servizio di Telepace -Roma)
Catechesi sugli Atti degli Apostoli - 19. «Non ci sarà alcuna perdita di vite umane in mezzo a voi» (At 27,22). La prova del naufragio: tra la salvezza di Dio e l’ospitalità dei maltesi.
Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
Il libro degli Atti degli Apostoli, nella parte finale, racconta che il Vangelo prosegue la sua corsa non solo per terra ma per mare, su una nave che conduce Paolo prigioniero da Cesarea verso Roma (cfr At 27,1–28,16), nel cuore dell’Impero, perché si realizzi la parola del Risorto: «Di me sarete testimoni […] fino ai confini della terra» (At 1,8). Leggete il Libro degli Atti degli Apostoli e vedrete come il Vangelo, con la forza dello Spirito Santo, arriva a tutti i popoli, si fa universale. Prendetelo. Leggetelo.
La navigazione incontra fin dall’inizio condizioni sfavorevoli. Il viaggio si fa pericoloso. Paolo consiglia di non proseguire la navigazione, ma il centurione non gli dà credito e si affida al pilota e all’armatore. Il viaggio prosegue e si scatena un vento così furioso che l’equipaggio perde il controllo e lascia andare la nave alla deriva.
Quando la morte sembra ormai prossima e la disperazione pervade tutti, Paolo interviene e rassicura i compagni dicendo quello che abbiamo ascoltato: «Mi si è presentato […] questa notte un angelo di quel Dio al quale io appartengo e che servo, e mi ha detto: “Non temere, Paolo; tu devi comparire davanti a Cesare, ed ecco, Dio ha voluto conservarti tutti i tuoi compagni di navigazione”» (At 27,23-24). Anche nella prova, Paolo non cessa di essere custode della vita degli altri e animatore della loro speranza.
Luca ci mostra così che il disegno che guida Paolo verso Roma mette in salvo non solo l’Apostolo, ma anche i suoi compagni di viaggio, e il naufragio, da situazione di disgrazia, si muta in opportunità provvidenziale per l’annuncio del Vangelo.
Al naufragio segue l’approdo sull’isola di Malta, i cui abitanti dimostrano una premurosa accoglienza. I maltesi sono bravi, sono miti, sono accoglienti già da quel tempo. Piove e fa freddo ed essi accendono un falò per assicurare ai naufraghi un po’ di calore e di sollievo. Anche qui Paolo, da vero discepolo di Cristo, si mette a servizio per alimentare il fuoco con alcuni rami. Durante queste operazioni viene morso da una vipera ma non subisce alcun danno: la gente, guardando questo, dice: “Ma questo dev’essere un grande malfattore perché si salva da un naufragio e finisce morso da una vipera!”. Aspettavano il momento che cadesse morto, ma non subisce alcun danno e viene scambiato addirittura – invece che per un malfattore – per una divinità. In realtà, quel beneficio viene dal Signore Risorto che lo assiste, secondo la promessa fatta prima di salire al cielo e rivolta ai credenti: «Prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno» (Mc 16,18). Dice la storia che da quel momento non ci sono vipere a Malta: questa è la benedizione di Dio per l’accoglienza di questo popolo tanto buono.
In effetti, il soggiorno a Malta diventa per Paolo l’occasione propizia per dare “carne” alla parola che annuncia ed esercitare così un ministero di compassione nella guarigione dei malati. E questa è una legge del Vangelo: quando un credente fa esperienza della salvezza non la trattiene per sé, ma la mette in circolo. «Il bene tende sempre a comunicarsi. Ogni esperienza di verità e di bellezza cerca per se stessa la sua espansione, e ogni persona che viva una profonda liberazione acquisisce maggiore sensibilità davanti alle necessità degli altri» (Esort. Ap. Evangelii gaudium, 9). Un cristiano “provato” può farsi di certo più vicino a chi soffre perché sa cosa è la sofferenza, e rendere il suo cuore aperto e sensibile alla solidarietà verso gli altri.
Paolo ci insegna a vivere le prove stringendoci a Cristo, per maturare la «convinzione che Dio può agire in qualsiasi circostanza, anche in mezzo ad apparenti fallimenti» e la «certezza che chi si offre e si dona a Dio per amore, sicuramente sarà fecondo» (ibid., 279). L’amore è sempre fecondo, l’amore a Dio sempre è fecondo, e se tu ti lasci prendere dal Signore e tu ricevi i doni del Signore, questo ti consentirà di darli agli altri. Sempre va oltre l’amore a Dio.
Chiediamo oggi al Signore di aiutarci a vivere ogni prova sostenuti dall’energia della fede; e ad essere sensibili ai tanti naufraghi della storia che approdano esausti sulle nostre coste, perché anche noi sappiamo accoglierli con quell’amore fraterno che viene dall’incontro con Gesù. È questo che salva dal gelo dell’indifferenza e della disumanità.
Guarda il video della catechesi
Saluti:
...
(Esibizione del gruppo di artisti del circo Aqua)
* * *
Fra voi c’è un gruppo dell’Australia: io vorrei chiedere a tutti di pregare il Signore perché aiuti il popolo in questo momento difficile, con quel rogo tanto forte. Sono vicino al popolo dell’Australia.
Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare, saluto i membri di Istituti e Congregazioni che si richiamano alla spiritualità di San Vincenzo de’ Paoli; e un gruppo di sacerdoti della Arcidiocesi di Genova, accompagnati dal Cardinale Angelo Bagnasco. Saluto inoltre i gruppi parrocchiali, in particolare quello di Terracina; le delegazioni del Comune di Asti - sono bravi, questi di Asti: hanno portato la bagna càuda - e della Provincia di Belluno; e i dirigenti e gli artisti del Circo “Aqua”.
Saluto infine i giovani, gli anziani, gli ammalati e gli sposi novelli. Domenica prossima celebreremo la Festa del Battesimo del Signore. Riscoprite la grazia che proviene dal Sacramento e sappiatela tradurre negli impegni quotidiani di vita. E io vorrei che ognuno di noi sapesse la data del battesimo: sicuramente noi sappiamo la data del compleanno, la data della nascita; ma quanti di voi sanno la data del battesimo? Pochi … siccome non si festeggia, si dimentica. Vi do da fare un compito a casa: domandate ai genitori, ai nonni, agli zii, agli amici: “Quando sono stato battezzato? Quando sono stata battezzata?”. E portate sempre quella data del battesimo nel cuore per ringraziare il Signore della grazia del battesimo.
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