UDIENZA GENERALE
Aula Paolo VI
Mercoledì, 29 gennaio 2020
Mercoledì, 29 gennaio 2020
“Le Beatitudini contengono la carta d’identità del cristiano, perché delineano il volto di Gesù stesso, il suo stile di vita”. Lo ha detto Papa Francesco, che ha iniziato oggi in Aula Paolo VI, davanti a 7mila persone, una nuova serie di catechesi, che ha come oggetto le Beatitudini nel Vangelo di Matteo, testo che apre il “Discorso della montagna” e che “ha illuminato la vita dei credenti e anche di tanti non credenti”.
Il Santo Padre nel suo breve percorso prima di cominciare la catechesi si è soffermato, come sempre, salutando e accarezzando i bambini e scambiando brevi battute con i tanti gruppi di giovani presenti.
Al termine, nei saluti in varie lingue ai pellegrini, il Pontefice saluta i fedeli di lingua araba, in particolare quelli arrivati dal Medio Oriente, e spiega che «vivere le Beatitudini non richiede gesti eclatanti. Guardiamo a Gesù: non ha lasciato nulla di scritto, non ha costruito nulla di imponente. E quando ci ha detto come vivere non ha chiesto di innalzare grandi opere o di segnalarci compiendo gesta straordinarie. Ci ha chiesto di realizzare una sola opera d’arte: quella della nostra vita. Le Beatitudini sono allora una mappa di vita: non domandano azioni sovraumane, ma di imitare Gesù nella vita di ogni giorno».
Salutando i pellegrini polacchi ricorda che domenica prossima si celebra la festa della Presentazione di Gesù al Tempio e la Giornata mondiale della vita consacrata: «Preghiamo per le religiose e i religiosi che si dedicano a Dio e ai fratelli nel servizio quotidiano, secondo il proprio carisma, affinché siano sempre fedeli testimoni dell’amore salvifico di Cristo. Preghiamo anche per le nuove vocazioni alla vita consacrata. Benedico di cuore voi, le vostre famiglie e le vostre comunità. Sia lodato Gesù Cristo».
Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
Iniziamo oggi una serie di catechesi sulle Beatitudini nel Vangelo di Matteo (5,1-11). Questo testo che apre il “Discorso della montagna” e che ha illuminato la vita dei credenti anche di tanti non credenti. È difficile non essere toccati da queste parole di Gesù, ed è giusto il desiderio di capirle e di accoglierle sempre più pienamente. Le Beatitudini contengono la “carta d’identità” del cristiano - questa è la nostra carta d’identità -, perché delineano il volto di Gesù stesso, il suo stile di vita.
Ora inquadriamo globalmente queste parole di Gesù; nelle prossime catechesi commenteremo le singole Beatitudini, una a una.
Anzitutto è importante come avvenne la proclamazione di questo messaggio: Gesù, vedendo le folle che lo seguono, sale sul dolce pendio che circonda il lago di Galilea, si mette a sedere e, rivolgendosi ai discepoli, annuncia le Beatitudini. Dunque il messaggio è indirizzato ai discepoli, ma all’orizzonte ci sono le folle, cioè tutta l’umanità. È un messaggio per tutta l’umanità.
Inoltre, il “monte” rimanda al Sinai, dove Dio diede a Mosè i Comandamenti. Gesù inizia a insegnare una nuova legge: essere poveri, essere miti, essere misericordiosi… Questi “nuovi comandamenti” sono molto più che delle norme. Infatti, Gesù non impone niente, ma svela la via della felicità – la sua via – ripetendo otto volte la parola “beati”.
Ogni Beatitudine si compone di tre parti. Dapprima c’è sempre la parola “beati”; poi viene la situazione in cui si trovano i beati: la povertà di spirito, l’afflizione, la fame e la sete della giustizia, e via dicendo; infine c’è il motivo della beatitudine, introdotto dalla congiunzione “perché”: “Beati questi perché, beati coloro perché …” Così sono le otto Beatitudini e sarebbe bello impararle a memoria per ripeterle, per avere proprio nella mente e nel cuore questa legge che ci ha dato Gesù.
Facciamo attenzione a questo fatto: il motivo della beatitudine non è la situazione attuale ma la nuova condizione che i beati ricevono in dono da Dio: “perché di essi è il regno dei cieli”, “perché saranno consolati”, “perché erediteranno la terra”, e così via.
Nel terzo elemento, che è appunto il motivo della felicità, Gesù usa spesso un futuro passivo: “saranno consolati”, “riceveranno in eredità la terra”, “saranno saziati”, “saranno perdonati”, “saranno chiamati figli di Dio”.
Ma cosa vuol dire la parola “beato”? Perché ognuna della otto Beatitudini incomincia con la parola “beato”? Il termine originale non indica uno che ha la pancia piena o se la passa bene, ma è una persona che è in una condizione di grazia, che progredisce nella grazia di Dio e che progredisce sulla strada di Dio: la pazienza, la povertà, il servizio agli altri, la consolazione … Coloro che progrediscono in queste cose sono felici e saranno beati.
Dio, per donarsi a noi, sceglie spesso delle strade impensabili, magari quelle dei nostri limiti, delle nostre lacrime, delle nostre sconfitte. È la gioia pasquale di cui parlano i fratelli orientali, quella che ha le stimmate ma è viva, ha attraversato la morte e ha fatto esperienza della potenza di Dio. Le Beatitudini ti portano alla gioia, sempre; sono la strada per raggiungere la gioia. Ci farà bene prendere il Vangelo di Matteo oggi, capitolo quinto, versetto da uno a undici e leggere le Beatitudini - forse alcune volte in più, durante la settimana - per capire questa strada tanto bella, tanto sicura della felicità che il Signore ci propone.
Guarda il video della catechesi
Saluti:
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Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. ...
Saluto infine i giovani, gli anziani, gli ammalati e gli sposi novelli. L’esempio di santità di san Giovanni Bosco, che ricordiamo venerdì prossimo quale Padre e Maestro della gioventù, conduca soprattutto voi, cari giovani, a realizzare i vostri progetti futuri, non escludendo il piano che Dio ha su ciascuno. Preghiamo san Giovanni Bosco perché ognuno trovi nella vita la sua strada, quello che Dio vuole per noi.
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