· Ricordo di Maria Vingiani ·
Un tempo lungo di maturazione e approccio appassionato al problema dell’unità, che passa attraverso scelte radicali di fede e politica: con queste parole Maria Vingiani raccontava la sua esperienza ecumenica che è stata fonte e punto di riferimento per tanti cristiani e cristiane che hanno cercato di vivere il cammino verso l’unità visibile della Chiesa, proprio grazie all’incontro con lei, chiamata alla Casa del Padre nella notte fra giovedì e venerdì scorsi, a poche settimane dal suo 99° compleanno. Maria Vingiani ha dedicato tutta la sua vita alla causa ecumenica contribuendo alla formazione prima e allo sviluppo poi di un dialogo ecumenico per il superamento delle divisioni tra cristiani a partire da una conoscenza reciproca nella condivisione dell’esperienza di fede nel Dio trinitario, radicato nella continua scoperta del comune patrimonio con il popolo ebraico. Si può dire che, come lei stessa spiegava, era cresciuta con il desiderio dell’incontro con l’altro, tanto che la sua stessa tesi di laurea, in tempi di guerra, l’aveva voluta dedicare a questo tema, dopo aver vinto resistenze e perplessità da parte dei suoi docenti.
La sua stessa esperienza politica a Venezia, dove aveva ricoperto vari incarichi nella Dc, anche nell’amministrazione cittadina, era stata per lei occasione di incontro e di dialogo con i cristiani, sapendo cogliere le novità del patriarca Angelo Giuseppe Roncalli che, al di là dei gesti e degli incontri, aveva mostrato quanto importante fosse tornare alla Parola di Dio per costruire un dialogo. Sono anni nei quali si consolida il rapporto di comunione amicale che legherà per tutta la vita Maria Vingiani a monsignor Loris Francesco Capovilla, che sarà per lei un sostegno nella recezione ecumenica del concilio Vaticano II. Proprio il Vaticano II rappresentò per lei una svolta: alla notizia dell’indizione del concilio decise di lasciare Venezia, tutto il suo mondo, per trasferirsi a Roma così da poter offrire il proprio contribuito al ripensamento della Chiesa cattolica riguardo alla sua partecipazione al movimento ecumenico. Durante il Vaticano II, fin dalla fase preparatoria, Maria Vingiani seppe cogliere i passi di questo ripensamento, del quale il cardinale Agostino Bea, gesuita, era un protagonista, «impegnandosi per l’unità dei cristiani e per l’unità della famiglia umana», come ebbe modo di ricordare lei stessa a vent’anni dalla scomparsa del porporato. Nell’estate 1964, quando ancora il decreto Unitatis reditengratio era in fase di approvazione e la dichiarazione Nostra aetate un indefinito e incerto progetto, Maria Vingiani decise, con il sostegno del cardinale Bea, di dare vita al Segretariato attività ecumeniche (Sae), associazione laica, interconfessionale, con la quale formare cristiani e cristiane all’ecumenismo nella condivisione delle proprie esperienze di fede per vivere l’unità nella diversità. Fin dalla prima sessione estiva una particolare attenzione venne riservata alla radice ebraica del cammino ecumenico che per Maria Vingiani costituiva un aspetto fondamentale e irrinunciabile soprattutto dopo il suo incontro con Jules Isaac, che ella aveva aiutato a essere ricevuto in udienza da Papa Giovanni XXIII nel giugno 1960, per far includere nel programma del Vaticano II il tema della condanna dell’antisemitismo e la creazione di un rapporto nuovo tra cristiani e ebrei.
Del Segretariato attività ecumeniche è stata molto più della presidentessa: grazie alla sua instancabile attività, si deve la creazione di una rete di gruppi che in tante città hanno aperto la strada a nuovo approcci, nello spirito del concilio, alla dimensione ecumenica della Chiesa, con la partecipazione di uomini e donne di confessioni cristiane diverse che hanno imparato a conoscersi superando pregiudizi e divisioni. Anche se l’impegno ecumenico di Maria Vingiani si è dispiegato in tanti luoghi e momenti in Italia, dando origine a numerose iniziative, è indubbio che il Sae rappresenti il dono più luminoso che ella ha fatto alla Chiesa. La sua scomparsa, proprio nella Giornata per l’approfondimento e lo sviluppo del dialogo tra cattolici ed ebrei e alla vigilia della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, lascia un vuoto enorme ma deve essere anche occasione per coltivare la memoria di uno dei pionieri, sicuramente tra i più coraggiosi e innovativi, del cammino ecumenico in Italia, in modo che la passione di Maria Vingiani per l’unità continui a dare fiori e frutti.
(fonte: L'OSSERVATORE ROMANO, articolo di Riccardo Burigana 18/01/2020)
Il presidente della Cei ripercorre la vita e l'impegno della fondatrice del Segretariato attività ecumeniche (Sae), appena scomparsa. Una grande passione per il dialogo alla luce del Vangelo