1. Liturgia, esperienza
di fede e trasmissione delle fede
Prima di riflettere sulla collocazione del
Simbolo di Fede (il Credo) nella Liturgia della Chiesa, è opportuno, se non
addirittura necessario, evidenziare che cosa è Liturgia, chi è il soggetto
celebrante, in che senso la Liturgia è esperienza e trasmissione della fede, e che
cosa è la mistagogia.
La Liturgia della Chiesa è
l’esercizio dell’ufficio
sacerdotale di Gesù Cristo; in essa, con segni sensibili, viene significata e,
in modo proprio a ciascuno, realizzata la santificazione dell’uomo, e viene
esercitato dal corpo mistico di Cristo, cioè dal capo e dalle sue membra, il
culto pubblico integrale. Perciò ogni celebrazione liturgica, in quanto opera di Cristo sacerdote e del suo corpo,
che è la chiesa, è azione sacra per eccellenza, e nessun’altra azione della
Chiesa ne uguaglia l’efficacia allo stesso titolo e allo stesso grado (SC n.
7).
In questa affermazione del Concilio
Vaticano II, c’è quasi tutto: la Liturgia è opera di Cristo e della sua Chiesa
popolo di Dio, che è il suo corpo ed è costituito popolo sacerdotale. Questo significa che il soggetto celebrante è Cristo Gesù Sacerdote assieme alla sua Chiesa popolo sacerdotale. Ovviamente il
sacerdozio di Gesù è da intendersi non secondo l’AT, ma secondo il NT, ovvero
secondo la lettera agli Ebrei (5,1-10; 7,22-28; 9,11-14.24-28; 10,5-24), dove
il Sacerdozio di Gesù (egli era un ebreo laico credente) si qualifica
innanzitutto esistenziale e non
rituale: egli è Sacerdote perché consegnò
se stesso, donò la sua vita in
obbedienza a Dio e per amore dell’umanità sprofondata nel fallimento del peccato,
per amore dell’umanità lontana da Dio. Con il dono della sua vita Gesù ha aperto all’umanità la strada del ritorno a
Dio, della riconciliazione con Lui, della comunione con Lui.
Di conseguenza, il sacerdozio della Chiesa
popolo di Dio, come pure il ministero ordinato (vescovo, presbitero, diacono) si fondano e si qualificano sul
Sacerdozio esistenziale di Cristo.
E, inoltre, sul Sacerdozio esistenziale di
Cristo Gesù si fonda e si qualifica
anche la Liturgia della Chiesa con le sue azioni e sequenze rituali. Se il rito
cristiano, in tutte le sue molteplici forme e modalità, non trasmette e non ci
educa a fare della nostra vita, della nostra esistenza, un dono
e una consegna per Dio e per i fratelli e le sorelle in umanità e nella
fede, non è rito cristiano, è
un’altra cosa...
Da qui, dovrebbe apparire chiaro come il
centro della Liturgia della Chiesa è il mistero
pasquale del Signore Gesù Crocifisso Risorto, ovvero la proposta e di
un’esperienza e di un cammino di una vita
nuova, di un modo alternativo e profetico di abitare questo mondo, non
omologandosi alle varie forme, palesi e sottili, di idolatria di sé, di
idolatria del potere religioso e politico che sottomette l’altro, del potere
della forza che annienta l’altro, del potere tecnologico-economico-finanziario che crea
disuguagliane e scarti di umanità...
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Da qui, dovrebbe apparire chiaro come il
centro della Liturgia della Chiesa è il mistero
pasquale del Signore Gesù Crocifisso Risorto, ovvero la proposta e di
un’esperienza e di un cammino di una vita
nuova, di un modo alternativo e profetico di abitare questo mondo, non
omologandosi alle varie forme, palesi e sottili, di idolatria di sé, di
idolatria del potere religioso e politico che sottomette l’altro, del potere
della forza che annienta l’altro, del potere tecnologico-economico-finanziario che crea
disuguagliane e scarti di umanità...
Tale cammino di vita nuova, alternativa e profetica, è ciò che la Liturgia ci fa sperimentare e ci trasmette, se essa è celebrata e vissuta come esercizio del Sacerdozio esistenziale di Cristo Gesù.
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