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lunedì 8 dicembre 2025

ANGELUS 07/12/2025 Papa Leone XIV: facciamo spazio a Gesù nella nostra vita (cronaca/commento, testo e video)

ANGELUS

Piazza San Pietro
II Domenica di Avvento, 7 dicembre 2025

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Papa Leone XIV: facciamo spazio a Gesù nella nostra vita

Il palazzo apostolico vaticano al momento dell'Angelus 

Seconda domenica del tempo di Avvento. E' il primo Natale di papa prevost, questo. Il sole, timido, riscalda la piazza. Solo qualche nuovala, leggera, velata, invernale. E' il momento dell'Angelus. Mezzogiorno, l'annuncio a Maria. E nella meditazione di oggi papa Leone XIV si concentra sulla venuta del Regno di Dio: "Prima di Gesù, confronta sulla scena il suo Precursore, Giovanni il Battista. Egli predicava nel deserto della Giudea dicendo: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!»" così comincia papa Leone XIV.

E continua: "Nella preghiera del “Padre nostro”, noi chiediamo ogni giorno: «Venga il tuo regno». Gesù stesso ce l'ha insegnato. E con questa invocazione ci orientiamo al Nuovo che Dio ha in serbo per noi, riconosciamo che il corso della storia non è già scritto dai potenti di questo mondo. Mettiamo pensieri ed energie a servizio di un Dio che viene a regnare non per dominarci, ma per liberarci" continua papa Prevost. Le parole del Battista sono severe, certo, ma il popolo le ascolta perché dentro sente “risuonare l'appello di Dio a non scherzare con la vita, ad approfittare del momento presente per prepararsi all'incontro con Colui che giudica in base alle opere e alle intenzioni del cuore, e non secondo le apparenze”.

Ricorda le parole, poi, del profeta Isaia: il rimando a Cristo, che diviene “germoglio”: immagine di nascita e di novità. Cita, papa Leone XIV, il Concilio Vaticano II, "che si concludeva proprio sessant'anni fa: un'esperienza che si rinnova quando camminiamo insieme verso il Regno di Dio, tutti protesi ad accoglierlo ea servirlo. Allora non soltanto germogliano realtà che parevano deboli o marginali, ma si realizza ciò che umanamente si sarebbe detto impossibile" continua papa Leone XIV.

Infine l'esortazione per tutti: "Prepariamoci al suo Regno, facciamogli spazio. Il “più piccolo”, Gesù di Nazaret, ci guiderà! Lui che si è messo nelle nostre mani, dalla notte della sua nascita all'ora oscura della morte in croce, risplende sulla nostra storia come Sole che sorge. Un giorno nuovo è iniziato: svegliamoci e camminiamo nella sua luce!".

E dopo la preghiera dell’Angelus ricorda il recente viaggio apostolico in Turchia: “Ci siamo incontrati per pregare insieme ad Iznik, l'antica Nicea, dove 1700 anni fa si tenne il primo concilio ecumenico. Proprio oggi ricorre il sessantesimo anniversario della dichiarazione comune tra Paolo VI e il Patriarca Atenagora che poneva fine alle reciproche scomuniche. Rendiamo grazie a Dio e rinnoviamo l'impegno nel cammino verso la piena unità visibile di tutti i cristiani”. E, sempre sul recente viaggio, dice: “In Turchia ho avuto la gioia di incontrare la comunità cattolica. Attraverso il dialogo paziente e il servizio a chi soffre, essa testimonia il Vangelo dell'amore e la logica di Dio che si manifesta nella piccolezza. Il Libano continua a essere un mosaico di convivenza e mi ha confortato ascoltare tante testimonianze in questo senso”.

Il pensiero corre, poi, alla pace: “Quanto è avvenuto nei giorni scorsi in Turchia e Libano ci insegna che la pace è possibile e che i cristiani in dialogo con gli uomini e le donne di altre fedi e culture possono contribuire a costruirla. Non lo dimentichiamo, la pace è possibile!”.

Infine, un riferimento ai recenti disastri del sud-est asiatico duramente provati dai disastri naturali come le innodanzioni di questi giorni: “Prego per le vittime, per le famiglie che piangono i loro cari e per quanti portano soccorso. Esorto la comunità internazionale e tutte le persone di buona volontà a sostenere con gesti di solidarietà i fratelli e le sorelle di quelle regioni”.
(ACI Stampa, articolo di Antonio Tarallo 07/12/2025).

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Leone XIV


Cari fratelli e sorelle, buona domenica!

Il Vangelo di questa seconda domenica di Avvento ci annuncia la venuta del Regno di Dio (cfr Mt 3,1-12). Prima di Gesù, compare sulla scena il suo Precursore, Giovanni il Battista. Egli predicava nel deserto della Giudea dicendo: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!» (Mt 3,1).

Nella preghiera del “Padre nostro”, noi chiediamo ogni giorno: «Venga il tuo regno». Gesù stesso ce l’ha insegnato. E con questa invocazione ci orientiamo al Nuovo che Dio ha in serbo per noi, riconosciamo che il corso della storia non è già scritto dai potenti di questo mondo. Mettiamo pensieri ed energie a servizio di un Dio che viene a regnare non per dominarci, ma per liberarci. È un “vangelo”: una vera buona notizia, che ci motiva e ci coinvolge.

Certo, il tono del Battista è severo, ma il popolo lo ascolta perché nelle sue parole sente risuonare l’appello di Dio a non scherzare con la vita, ad approfittare del momento presente per prepararsi all’incontro con Colui che giudica in base alle opere e alle intenzioni del cuore, e non secondo le apparenze.

Lo stesso Giovanni sarà sorpreso dal modo in cui il Regno di Dio si manifesterà in Gesù Cristo, nella mitezza e nella misericordia. Il profeta Isaia lo paragona a un germoglio: un’immagine non di potenza o di distruzione, ma di nascita e di novità. Sul germoglio che spunta da un tronco apparentemente morto, inizia a soffiare lo Spirito Santo con i suoi doni (cfr Is 11,1-10). Ognuno di noi può pensare a una sorpresa simile che gli è capitata nella vita.

È l’esperienza che la Chiesa ha vissuto con il Concilio Vaticano II, che si concludeva proprio sessant’anni fa: un’esperienza che si rinnova quando camminiamo insieme verso il Regno di Dio, tutti protesi ad accoglierlo e a servirlo. Allora non soltanto germogliano realtà che parevano deboli o marginali, ma si realizza ciò che umanamente si sarebbe detto impossibile. Con le immagini del profeta: «Il lupo dimorerà insieme con l’agnello; il leopardo si sdraierà accanto al capretto; il vitello e il leoncello pascoleranno insieme e un piccolo fanciullo li guiderà» (Is 11,6).

Sorelle e fratelli, come ha bisogno il mondo di questa speranza! Nulla è impossibile a Dio. Prepariamoci al suo Regno, facciamogli spazio. Il “più piccolo”, Gesù di Nazaret, ci guiderà! Lui che si è messo nelle nostre mani, dalla notte della sua nascita all’ora oscura della morte in croce, risplende sulla nostra storia come Sole che sorge. Un giorno nuovo è iniziato: svegliamoci e camminiamo nella sua luce!

Ecco la spiritualità dell’Avvento, tanto luminosa e concreta. Le luminarie lungo le strade ci ricordino che ognuno di noi può essere una piccola luce, se accoglie Gesù, germoglio di un mondo nuovo. Impariamo a farlo da Maria, nostra Madre, donna dell’attesa fiduciosa e della speranza.

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Dopo l'Angelus

Cari fratelli e sorelle!

Da pochi giorni sono rientrato dal mio primo viaggio apostolico, in Türkiye e in Libano. Con l’amato fratello Bartolomeo, Patriarca Ecumenico di Costantinopoli, e i Rappresentanti di altre confessioni cristiane, ci siamo incontrati per pregare insieme a İznik, l’antica Nicea, dove 1700 anni fa si tenne il primo Concilio ecumenico. Proprio oggi ricorre il 60° anniversario della Dichiarazione comune tra Paolo VI e il Patriarca Atenagora, che poneva fine alle reciproche scomuniche. Rendiamo grazie a Dio e rinnoviamo l’impegno nel cammino verso la piena unità visibile di tutti i cristiani. In Türkiye ho avuto la gioia di incontrare la comunità cattolica: attraverso il dialogo paziente e il servizio a chi soffre, essa testimonia il Vangelo dell’amore e la logica di Dio che si manifesta nella piccolezza.

Il Libano continua a essere un mosaico di convivenza e mi ha confortato ascoltare tante testimonianze in questo senso. Ho incontrato persone che annunciano il Vangelo accogliendo gli sfollati, visitando i carcerati, condividendo il pane con chi si trova nel bisogno. Sono stato confortato dal vedere tanta gente per strada a salutarmi e mi ha commosso l’incontro con i parenti delle vittime dell’esplosione nel porto di Beirut. I libanesi attendevano una parola e una presenza di consolazione, ma sono stati loro a confortare me con la loro fede e il loro entusiasmo! Ringrazio tutti coloro che mi hanno accompagnato con la preghiera. Cari fratelli e sorelle, quanto è avvenuto nei giorni scorsi in Türkiye e Libano ci insegna che la pace è possibile e che i cristiani in dialogo con gli uomini e le donne di altre fedi e culture possono contribuire a costruirla. Non lo dimentichiamo: la pace è possibile!

Sono vicino ai popoli del Sud e del Sud-Est asiatico, duramente provati dai recenti disastri naturali. Prego per le vittime, per le famiglie che piangono i loro cari e per quanti portano soccorso. Esorto la comunità internazionale e tutte le persone di buona volontà a sostenere con gesti di solidarietà i fratelli e le sorelle di quelle regioni.

Saluto con affetto tutti voi, romani e pellegrini. Saluto tutti quelli che sono venuti da altre parti del mondo, in particolare i fedeli peruviani di Pisco, Cusco e Lima; i polacchi, ricordando anche la Giornata di preghiera e aiuto materiale alla Chiesa dell’Est; e anche il gruppo di studenti portoghesi.

Saluto poi i gruppi parrocchiali di Lentiai, Manerbio, Santa Cesarea Terme, Cerfignano, Roverchiara e Roverchiaretta; i ragazzi di Marostica e Pianezze, i cresimandi di Cavaion Veronese, i giovani dell’Oratorio di Mezzocorona, il gruppo di ministranti di Bologna e i soci della Mutua Madonna del Granato.

Auguro a tutti una buona domenica e un buon cammino di Avvento.

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