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venerdì 31 ottobre 2025

VITTORIO ROCCA: La fede come risposta all’iniziativa di Dio Trinità nella storia umana (VIDEO)

La fede come risposta all’iniziativa di Dio
Trinità nella storia umana
di Vittorio Rocca

22.10.2025 - Primo dei Mercoledì della Spiritualità 2025

VIVERE NELL’OGGI CON PROFEZIA
IL SIMBOLO DELLA FEDE

promossi dalla Fraternità Carmelitana 
di Barcellona Pozzo di Gotto



1. Premessa: la memoria del Concilio di Nicea

Quest’anno stiamo celebrando i 1700 anni del primo concilio della storia della Chiesa, svoltosi a Nicea, l’attuale Turchia, nel 325. Si tratta indubbiamente del concilio fondamentale di tutta la storia della Chiesa. È importante contestualizzare storicamente. Siamo nei primi secoli del cristianesimo. Nel 303 aveva avuto inizio la grande persecuzione di Diocleziano, alla quale avevano dato seguito i suoi successori. Nel 313 l’imperatore Costantino legittima il cristianesimo con il c.d. editto di Milano. Alcuni anni dopo, un presbitero di Alessandria d’Egitto, un certo Ario, per difendere dal suo punto di vista l’unicità di Dio, insegna che il Verbo o il Figlio non può essere Dio, ma una creatura di Dio. Ciò provoca dissidi, discordie, scontri anche violenti. Costantino ritiene allora di dover intervenire a ristabilire la concordia, convocando un concilio, il primo concilio ecumenico, cui parteciparono circa 300 vescovi. Scopo del concilio di Nicea era dimostrare, nel modo più ufficiale e solenne possibile, che il Verbo di Dio, Gesù, era di fatto Dio come il Padre. Il concilio ha composto così un simbolo della fede, un Credo, che ha riprodotto la professione di fede che ancora oggi ripetiamo la domenica.

A cosa serve oggi ricordare quei fatti così lontani da noi? Afferma padre Raniero Cantalamessa: «Tutte le innumerevoli iniziative storiche, teologiche ed ecumeniche che avranno luogo in occasione del centenario di Nicea saranno – per Dio e per la Chiesa – pressoché inutili, se non serviranno allo scopo a cui servì Nicea, e cioè a confermare e, dove è necessario, a ridestare nei cristiani la fede nella divinità di Cristo e nella Trinità di Dio […] Non basta ripetere il Credo di Nicea; occorre rinnovare lo slancio di fede che si ebbe allora nella divinità di Cristo e di cui non c’è più stato più l’uguale nei secoli»[1].

Di fronte alla temperie culturale, sociale e religiosa che oggi viviamo dominata (spesso in nome di Dio!) dalla cultura della legge del più forte, che nega il rispetto della dignità umana dell’altro e l’autodeterminazione dei popoli, con tutto quel che ne consegue in affermazione del primato della guerra e degli interessi economici e finanziari sul vero dialogo e la vera diplomazia, la comunità credente non può accontentarsi di semplici parole di disappunto, ma responsabilmente chiedersi, con coraggio e profezia: in quale Dio confidiamo, speriamo, viviamo ed esistiamo? Forse Dio non lo stiamo “confezionando” come un idolo “a nostra immagine e somiglianza”, a nostro uso e consumo, a copertura del nostro cinismo e delle nostre menzogne?
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La fede allora è credere e comprendere insieme, è quel tipo d’intelligenza in cui l’io si scopre accolto e amato prima di ogni suo progetto e desiderio e in cui il mondo è il dono e il riflesso dell’Amore che per primo lo ha amato e continua ad amarlo, come ricorda Gesù nel suo discorso sulla montagna, quando invita i discepoli a guardare gli uccelli del cielo e i gigli del campo, non preoccupandosi del domani (cf. Mt 6,25-34).

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