Leone XIV e la pace: un papa scomodo

Disinnescare Leone. Dopo aver speso tante energie per rappresentarci un papa in controtendenza rispetto al suo predecessore, grazie a mozzette ed altri indumenti, ora che emergono evidenti i segnali di una continuità, non formale ma sostanziale, molti sguardi rimangono sull’apparenza, glissando sulla sostanza.
Leone XIV, ad esempio, è andato a pranzo in Nunziatura, ma ha anche fatto divulgare il suo primo messaggio per la Giornata Mondiale della Pace. Poco notato, non si limita a dire “no al riarmo”, sebbene per riarmarsi occorrerebbe prima essersi disarmati, e non so chi lo abbia fatto, dopo una lontanissima stagione di controllo. Ma anche su questo c’è un punto rilevante.
Si legge nel testo: «Nel corso del 2024 le spese militari a livello mondiale sono aumentate del 9,4% rispetto all’anno precedente, confermando la tendenza ininterrotta da dieci anni e raggiungendo la cifra di 2.718 miliardi di dollari, ovvero il 2,5% del PIL mondiale. Per di più, oggi alle nuove sfide pare si voglia rispondere, oltre che con l’enorme sforzo economico per il riarmo, con un riallineamento delle politiche educative: invece di una cultura della memoria, che custodisca le consapevolezze maturate nel Novecento e non ne dimentichi i milioni di vittime, si promuovono campagne di comunicazione e programmi educativi, in scuole e università, così come nei media, che diffondono la percezione di minacce e trasmettono una nozione meramente armata di difesa e di sicurezza».
***
Ecco allora che leggere e divulgare il Messaggio sarebbe davvero interessante, oltre che necessario, trattandosi del primo messaggio del nuovo papa su un tema come la pace: ed è interessante perché questa citazione di Giovanni XXIII va proprio a parlarci del vero disarmo: «Occorre riconoscere che l’arresto agli armamenti a scopi bellici, la loro effettiva riduzione, e, a maggior ragione, la loro eliminazione sono impossibili o quasi, se nello stesso tempo non si procedesse ad un disarmo integrale; se cioè non si smontano anche gli spiriti, adoprandosi sinceramente a dissolvere, in essi, la psicosi bellica: il che comporta, a sua volta, che al criterio della pace che si regge sull’equilibrio degli armamenti, si sostituisca il principio che la vera pace si può costruire soltanto nella vicendevole fiducia. Noi riteniamo che si tratti di un obiettivo che può essere conseguito. Giacché esso è reclamato dalla retta ragione, è desideratissimo, ed è della più alta utilità».
Spicca poi un’altra citazione, questa volta di San’Agostino, e il Vice Presidente degli Stati Uniti che ben lo conosce potrebbe commentare anche questa, come ha fatto con l’ordo amoris. Eccola: «Chi ama veramente la pace ama anche i nemici della pace».
Il testo pontificio prosegue così: «Così Sant’Agostino raccomandava di non distruggere i ponti e di non insistere col registro del rimprovero, preferendo la via dell’ascolto e, per quanto possibile, dell’incontro con le ragioni altrui. Sessant’anni fa, il Concilio Vaticano II si concludeva nella consapevolezza di un urgente dialogo fra Chiesa e mondo contemporaneo. In particolare, la Costituzione Gaudium et Spes portava l’attenzione sull’evoluzione della pratica bellica: “Il rischio caratteristico della guerra moderna consiste nel fatto che essa offre quasi l’occasione a coloro che posseggono le più moderne armi scientifiche di compiere tali delitti e, per una certa inesorabile concatenazione, può sospingere le volontà degli uomini alle più atroci decisioni. Affinché dunque non debba mai più accadere questo in futuro, i vescovi di tutto il mondo, ora riuniti, scongiurano tutti, in modo particolare i governanti e i supremi comandanti militari, a voler continuamente considerare, davanti a Dio e davanti all’umanità intera, l’enorme peso della loro responsabilità”».
***
Ed eccoci al punto sulle nuove guerre: «Constatiamo come l’ulteriore avanzamento tecnologico e l’applicazione in ambito militare delle intelligenze artificiali abbiano radicalizzato la tragicità dei conflitti armati. Si va persino delineando un processo di deresponsabilizzazione dei leader politici e militari, a motivo del crescente “delegare” alle macchine decisioni riguardanti la vita e la morte di persone umane. È una spirale distruttiva, senza precedenti, dell’umanesimo giuridico e filosofico su cui poggia e da cui è custodita qualsiasi civiltà. Occorre denunciare le enormi concentrazioni di interessi economici e finanziari privati che vanno sospingendo gli Stati in questa direzione; ma ciò non basta, se contemporaneamente non viene favorito il risveglio delle coscienze e del pensiero critico.
L’Enciclica Fratelli tutti presenta San Francesco d’Assisi come esempio di un tale risveglio: “In quel mondo pieno di torri di guardia e di mura difensive, le città vivevano guerre sanguinose tra famiglie potenti, mentre crescevano le zone miserabili delle periferie escluse. Là Francesco ricevette dentro di sé la vera pace, si liberò da ogni desiderio di dominio sugli altri, si fece uno degli ultimi e cercò di vivere in armonia con tutti”. È una storia che vuole continuare in noi, e che richiede di unire gli sforzi per contribuire a vicenda a una pace disarmante, una pace che nasce dall’apertura e dall’umiltà evangelica».
***
In questo messaggio di cui così poco, a mio avviso, si è parlato, c’è un’importantissima aggiunta: «È questo un servizio fondamentale che le religioni devono rendere all’umanità sofferente, vigilando sul crescente tentativo di trasformare in armi persino i pensieri e le parole. Le grandi tradizioni spirituali, così come il retto uso della ragione, ci fanno andare oltre i legami di sangue o etnici, oltre quelle fratellanze che riconoscono solo chi è simile e respingono chi è diverso. Oggi vediamo come questo non sia scontato. Purtroppo, fa sempre più parte del panorama contemporaneo trascinare le parole della fede nel combattimento politico, benedire il nazionalismo e giustificare religiosamente la violenza e la lotta armata».
Scoprire che il papa americano, come si è giustamente sottolineato all’inizio del pontificato ma poi è un po’ sparito, anche dopo la scelta del nuovo arcivescovo di New York, una nomina non banale, ha una visione sempre più chiaramente in continuità con quella del suo predecessore può infastidire. Questo è lecito, ma la realtà è superiore alle idee e anche alle illusioni. I fatti sono lì. Il Vaticano non è Buckingham Palace, non conta soltanto per abiti, campi da tennis e cilindrate dei mezzi di trasporto, ma anche per ciò che da lì si dice.
(fonte: Settimana News, articolo di Riccardo Cristiano 20/12/2025)