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lunedì 17 novembre 2025

IX GIORNATA MONDIALE DEI POVERI GIUBILEO DEI POVERI - 16/11/2025 LEONE XIV Angelus Il grido del Papa al mondo ferito: «Non possiamo abituarci alla guerra» (Commento, testo e video)

IX GIORNATA MONDIALE DEI POVERI
GIUBILEO DEI POVERI
PAPA LEONE XIV

Piazza San Pietro
XXXIII Domenica del Tempo Ordinario, 16 novembre 2025


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“Non possiamo abituarci alla guerra”:
il grido del Papa al mondo ferito 


Affacciato dalla finestra della terza loggia del Palazzo Apostolico su una piazza San Pietro gremita di fedeli, Papa Leone XIV ha attraversato con parole vibranti il dolore del mondo, richiamando ogni coscienza alla responsabilità, alla compassione e alla memoria. Un discorso che non lascia spazio all’indifferenza, perché nasce dal Vangelo e guarda dritto alla realtà.

A queste parole ha voluto affiancare una riflessione legata al Vangelo del giorno. «Quando sentirete di guerre e di rivoluzioni – ha detto – non vi terrorizzate», ha ricordato citando il passo lucano e inserendolo nel cammino liturgico ormai al termine. Un’eco che risuona nel presente, perché «riceviamo quotidianamente notizie di conflitti, calamità e persecuzioni che tormentano milioni di uomini e donne». Eppure, proprio in questa notte della storia, il Papa ha sottolineato che «l’aggressione del male non può distruggere la speranza di chi confida in Lui. Più l’ora è buia come la notte, più la fede brilla come il sole».

E quello che resta è un invito urgente e luminoso: non chiudere gli occhi, non normalizzare il male, non abituarsi alla guerra. Perché nel cuore della notte, come ha detto il Papa, «più è buia l’ora, più la fede brilla come il sole».

Il Pontefice non nasconde del resto che lo scandalo del male attraversa anche la vita dei credenti: «A causa del suo nome» molti subiranno violenze, tradimenti, menzogne e manipolazioni. Ma è proprio in quel momento che «avranno l’occasione di dare testimonianza». Testimonianza alla verità che salva, alla giustizia che libera i popoli, alla speranza che indica la via della pace.

La promessa evangelica – «Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita» – diventa così un incoraggiamento concreto, una forza che sostiene l’impegno quotidiano dei cristiani. «Egli stesso ci dà parola e sapienza», ricorda il Papa, per resistere ai colpi della storia e continuare a operare il bene con cuore ardente.

Il Papa ha voluto anche evocare la grande tradizione dei martiri, «che lungo tutta la storia della Chiesa ricordano che la grazia di Dio è capace di trasfigurare perfino la violenza in segno di redenzione». È un invito a non cedere alla paura, a restare saldi, a guardare a Maria come madre e compagna nel cammino: «In ogni prova e difficoltà, la Vergine Santa ci consoli e ci sostenga».


Il Pontefice ha aperto con un’affermazione che pesa come una denuncia: «Anche oggi, in diverse parti del mondo, i cristiani subiscono discriminazioni e persecuzioni». Non è una constatazione astratta. È un elenco di sofferenze vive: «Penso, in particolare, a Bangladesh, Nigeria, Mozambico, Sudan e altri Paesi, dai quali giungono spesso notizie di attacchi a comunità e luoghi di culto». La sua voce si fa paterna e universale quando aggiunge: «Dio è Padre misericordioso e vuole la pace tra tutti i suoi figli!».

Da qui, il Papa si è spostato verso una delle ferite più drammatiche di questi giorni: il massacro nel Kivu, nella Repubblica Democratica del Congo. «Accompagno nella preghiera le famiglie in Kivu… dove in questi giorni c’è stato un massacro di civili, almeno venti vittime di un attacco terroristico». Di fronte alla violenza che sembra inesauribile, l’invocazione diventa appello: «Preghiamo che cessi ogni violenza e i credenti collaborino per il bene comune».

Ma il passaggio più intenso riguarda il conflitto in Ucraina. «Seguo con dolore le notizie degli attacchi che continuano a colpire numerose città ucraine, compresa Kyiv». Le sue parole cadono come colpi sull’indifferenza: «Essi causano vittime e feriti, tra cui anche bambini, e ingenti danni alle infrastrutture civili, lasciando le famiglie senza casa mentre il freddo avanza». Poi, l’esortazione che scuote: «Non possiamo abituarci alla guerra e alla distruzione!». E l’invito alla preghiera, che è anche un desiderio politico e umano: «Preghiamo insieme per una pace giusta e stabile nella martoriata Ucraina».

Il suo sguardo si amplia ancora verso il Sud del mondo: «Desidero assicurare la mia preghiera anche per le vittime del grave incidente stradale avvenuto mercoledì scorso nel sud del Perù». È la compassione per chi soffre nell’ombra, colpito non da guerra ma da tragedie quotidiane. «Il Signore accolga i defunti, sostenga i feriti e conforti le famiglie in lutto».

E, salutando i fedeli di lingua polacca presenti in Piazza San Pietro, il Papa cita l’anniversario del messaggio di riconciliazione che i vescovi polacchi inviarono ai vescovi tedeschi il 18 novembre 1965, poco prima della conclusione del Concilio Vaticano II. Il testo conteneva un forte appello alla riconciliazione tra i due Paesi dopo le devastazioni della Seconda guerra mondiale e conteneva la celebre frase: “Perdoniamo e chiediamo perdono”.

C’è spazio anche per la riconoscenza: «Ieri, a Bari, è stato beatificato Carmelo De Palma… La sua testimonianza sproni i sacerdoti a donarsi senza riserve al servizio del popolo santo di Dio». In queste parole c’è la continuità di una Chiesa che guarda al bene possibile, anche quando il mondo sembra schiacciato dal male.

La domenica era anche la Giornata Mondiale dei Poveri, e il Papa lo ricorda con gratitudine: «Ringrazio quanti, nelle diocesi e nelle parrocchie, hanno promosso iniziative di solidarietà con i più disagiati». E con un gesto simbolico potente, annuncia: «Idealmente, in questa Giornata, riconsegno l’Esortazione apostolica Dilexi te, “Ti ho amato”, sull’amore verso i poveri, documento che Papa Francesco stava preparando… e che con grande gioia ho portato a termine».

Il Pontefice non evita temi scomodi, come quello della sicurezza stradale: «In questo giorno ricordiamo anche tutti coloro che sono morti in incidenti stradali, causati troppo spesso da comportamenti irresponsabili. Ognuno faccia su questo un esame di coscienza». E non manca la ferita aperta degli abusi: «Mi unisco poi alla Chiesa in Italia che oggi ripropone la Giornata di preghiera per le vittime e i sopravvissuti agli abusi, perché cresca la cultura del rispetto…».

Infine, la carezza ai pellegrini, che dal mondo intero sono radunati attorno al Papa: «Saluto con affetto tutti voi…», dice, prima di citare comunità provenienti da Montenegro, Spagna, Grecia, Porto Rico, Bulgaria, Stati Uniti, Germania, Polonia e molte città italiane.

Il messaggio termina nel tono semplice e fraterno che lo contraddistingue: «Grazie a tutti e buona domenica!». Ma quello che resta è molto più di un saluto. È la convinzione che non siamo condannati all’odio, alla distrazione o all’egoismo. Che la pace non è un’utopia, ma una responsabilità. Che il mondo, per guarire, ha bisogno di occhi aperti e cuori svegli.
(fonte: Faro di Roma, articolo di Sante Cavalleri 16/11/2025)

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ANGELUS


Cari fratelli e sorelle, buona domenica!

Mentre l’anno liturgico volge al termine, il Vangelo di oggi (Lc 21,5-19) ci fa riflettere sul travaglio della storia e sulla fine delle cose. Poiché conosce il nostro cuore, Gesù, guardando a questi eventi invita anzitutto a non lasciarsi vincere dalla paura: «Quando sentirete di guerre e di rivoluzioni – dice – non vi terrorizzate» (v. 9).

Il suo appello è molto attuale: purtroppo, infatti, riceviamo quotidianamente notizie di conflitti, calamità e persecuzioni che tormentano milioni di uomini e donne. Sia davanti a queste afflizioni, sia davanti all’indifferenza che le vuole ignorare, le parole di Gesù annunciano però che l’aggressione del male non può distruggere la speranza di chi confida in Lui. Più l’ora è buia come la notte, più la fede brilla come il sole.

Per due volte, infatti, Cristo afferma che “a causa del suo nome” molti subiranno violenze e tradimenti (cfr v. 12.17), ma proprio allora avranno l’occasione di dare testimonianza (cfr v. 13). Sull’esempio del Maestro, che sulla croce rivelò l’immensità del suo amore, tale incoraggiamento ci riguarda tutti. La persecuzione dei cristiani, infatti, non accade solo con le armi e i maltrattamenti, ma anche con le parole, cioè attraverso la menzogna e la manipolazione ideologica. Soprattutto quando siamo oppressi da questi mali, fisici e morali, siamo chiamati a dare testimonianza alla verità che salva il mondo, alla giustizia che riscatta i popoli dall’oppressione, alla speranza che indica per tutti la via della pace.

Nel loro stile profetico, le parole di Gesù attestano che i disastri e i dolori della storia hanno un termine, mentre è destinata a durare per sempre la gioia di coloro che riconoscono in Lui il Salvatore. «Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita» (v. 19): questa promessa del Signore infonde in noi la forza di resistere agli eventi minacciosi della storia e ad ogni offesa; non restiamo impotenti davanti al dolore, perché Egli stesso ci dà «parola e sapienza» (v.15), per operare sempre il bene con cuore ardente.

Carissimi, lungo tutta la storia della Chiesa, sono soprattutto i martiri a ricordarci che la grazia di Dio è capace di trasfigurare perfino la violenza in segno di redenzione. Perciò, unendoci ai nostri fratelli e sorelle che soffrono per il nome di Gesù, cerchiamo con fiducia l’intercessione di Maria, aiuto dei cristiani. In ogni prova e difficoltà, la Vergine Santa ci consoli e ci sostenga.

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Dopo l'Angelus

Cari fratelli e sorelle!

Come dicevo poco fa commentando il Vangelo, anche oggi, in diverse parti del mondo, i cristiani subiscono discriminazioni e persecuzioni. Penso, in particolare, a Bangladesh, Nigeria, Mozambico, Sudan e altri Paesi, dai quali giungono spesso notizie di attacchi a comunità e luoghi di culto. Dio è Padre misericordioso e vuole la pace tra tutti i suoi figli! Accompagno nella preghiera le famiglie in Kivu, nella Repubblica Democratica del Congo, dove in questi giorni c’è stato un massacro di civili, almeno venti vittime di un attacco terroristico. Preghiamo che cessi ogni violenza e i credenti collaborino per il bene comune.

Seguo con dolore le notizie degli attacchi che continuano a colpire numerose città ucraine, compresa Kyiv. Essi causano vittime e feriti, tra cui anche bambini, e ingenti danni alle infrastrutture civili, lasciando le famiglie senza casa mentre il freddo avanza. Assicuro la mia vicinanza alla popolazione così duramente provata. Non possiamo abituarci alla guerra e alla distruzione! Preghiamo insieme per una pace giusta e stabile nella martoriata Ucraina.

Desidero assicurare la mia preghiera anche per le vittime del grave incidente stradale avvenuto mercoledì scorso nel sud del Perù. Il Signore accolga i defunti, sostenga i feriti e conforti le famiglie in lutto.

Ieri, a Bari, è stato beatificato Carmelo De Palma, sacerdote diocesano, morto nel 1961 dopo una vita spesa con generosità nel ministero della Confessione e dell’accompagnamento spirituale. La sua testimonianza sproni i sacerdoti a donarsi senza riserve al servizio del popolo santo di Dio.

Oggi celebriamo la Giornata Mondiale dei Poveri. Ringrazio quanti, nelle diocesi e nelle parrocchie, hanno promosso iniziative di solidarietà con i più disagiati. E idealmente, in questa Giornata, riconsegno l’Esortazione apostolica Dilexi te, “Ti ho amato”, sull’amore verso i poveri, documento che Papa Francesco stava preparando negli ultimi mesi di vita e che con grande gioia ho portato a termine.

In questo giorno ricordiamo anche tutti coloro che sono morti in incidenti stradali, causati troppo spesso da comportamenti irresponsabili. Ognuno faccia su questo un esame di coscienza.

Mi unisco poi alla Chiesa in Italia che oggi ripropone la Giornata di preghiera per le vittime e i sopravvissuti agli abusi, perché cresca la cultura del rispetto come garanzia di tutela della dignità di ogni persona, specialmente dei minori e dei più vulnerabili.

E ora saluto con affetto tutti voi, romani e pellegrini dall’Italia e da tante parti del mondo, in particolare i fedeli di Bar in Montenegro, Valencia in Spagna, Syros in Grecia, Portorico, Sofia in Bulgaria, Bismarck negli Stati Uniti d’America, gli studenti della Catholic Theological Union di Chicago e il Coro “Eintracht Nentershausen” dalla Germania.

Saluto i pellegrini polacchi, ricordando l’anniversario del Messaggio di riconciliazione indirizzato dai Vescovi polacchi ai Vescovi tedeschi dopo la seconda guerra mondiale. Saluto infine la Famiglia Vincenziana e i gruppi di Lurago d’Erba, Coiano, Cusago, Paderno Dugnano e Borno.

Grazie a tutti e buona domenica!

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