"Un cuore che ascolta - lev shomea"
"Concedi al tuo servo un cuore docile,
perché sappia rendere giustizia al tuo popolo
e sappia distinguere il bene dal male" (1Re 3,9)
Attraverso questa parabola, Gesù ci rivela come tutto ciò che siamo e abbiamo è dono di Grazia che viene elargito a coloro che sono chiamati dal Padre a lavorare nel e per il suo Regno, a quanti faticano dalla prima ora e a coloro che hanno lavorato un'ora soltanto. «La parabola è un Vangelo in nuce, molto simile al capitolo 15 del Vangelo di Luca» (cit.). Essa è in netto contrasto con l'etica del merito e accentua la gratuità di Dio che eccede ogni possibile pretesa. La ricompensa, che è l'Amore gratuito del Padre, è per tutti; l'Amore che non è possibile guadagnare col proprio lavoro perché è pura Gratuità. Se non riusciamo a comprendere questo, rischiamo di preferire il dono a Colui che ce lo dona, ci serviamo di Dio per ottenere qualcosa che amiamo più di Lui. Amiamo il Signore non per se stesso, ma solo per la ricompensa promessa. L'amore di Dio non è da guadagnare, tanto meno da meritare (l'amore meritato si chiama meretricio), ma da accogliere e condividere con tutti. Se ne facciamo oggetto di guadagno o di merito lo trasformiamo in possesso che ci allontana dalle logiche del Regno, «come il fratello maggiore che non vuole entrare a prender parte al banchetto di festa perché preferisce rimanere con i suoi meriti piuttosto che col Padre e col fratello» (cit.). Non accettiamo che Dio sia Dio; lo vorremmo a nostra immagine e somiglianza, piedistallo per il nostro orgoglio. Sappiamo bene, invece, che la salvezza non viene dalle opere, ma che siamo salvati per Grazia, chiamati ad essere «benevoli gli uni verso gli altri, misericordiosi, perdonandoci a vicenda come anche Dio, in Cristo, ha perdonato noi» (Ef 4,32)
perché sappia rendere giustizia al tuo popolo
e sappia distinguere il bene dal male" (1Re 3,9)
Traccia di riflessione sul Vangelo
a cura di Santino Coppolino
XXV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A)
Vangelo: