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mercoledì 13 settembre 2023

Pace, politica, scuola, disuguaglianze: l'attualità di don Milani in un intervento di Rosy Bindi

Pace, politica, scuola, disuguaglianze:
l'attualità di don Milani in un intervento di Rosy Bindi


“La lezione di don Milani” è il titolo del contributo di Rosy Bindi pubblicato, in occasione del centenario della nascita di don Lorenzo Milani, sul numero di agosto-settembre di Vita Pastorale, mensile dei paolini.

Secondo Rosy Bindi è un grande errore «considerare la sua vita, la sua testimonianza, la sua profezia scomode soltanto per la Chiesa e la società italiane degli anni cinquanta e degli anni sessanta». La radicalità delle sue scelte e delle sue posizioni su istruzione, lavoro minorile, obiezione di coscienza, diritti degli operai è stata accolta come una provocazione ai suoi tempi e gli è costata esilio e solitudine, ma la sua profezia ha smosso le coscienze di molti credenti e di tanti cittadini, anche contemporanei.

L’intervento di Rosy Bindi intende gettare una luce «sull’attualità del priore di Barbiana a partire dalla radicalità del suo amore verso Gesù e dall’ansia di giustizia per gli scarti della società». «Chi sono oggi i giovani operai di Calenzano o i figli dei contadini del Mugello ai quali don Lorenzo voleva restituire la parola, quella sacra del Vangelo e quella laica dei giornali e dei contratti di lavoro, per riscattare la loro dignità?»

Precursore del Concilio Vaticano II e della “Chiesa in uscita” di papa Francesco, don Milani ha fatto della scuola, intesa come strumento di cittadinanza e riduzione delle disuguaglianze sociali, «il suo “ottavo sacramento”, perché amare i poveri significa colmare “l’abisso dell’ignoranza” prima causa di emarginazione».

Dopo tanti anni, purtroppo, occorre rilevare che l’Italia resta «tra i Paesi europei con il più alto tasso di abbandono scolastico. Come negli anni ’50 e ’60 è una dispersione classista: colpisce i figli delle famiglie più povere, le zone più periferiche del Paese, è più alta negli istituti professionali che nei licei». «Per numero di laureati non competiamo con la Germania o con la Francia, ma con l’Ungheria e la Romania. Migliaia di figli di immigrati o minori non accompagnati che arrivano in Italia non hanno accesso a studi regolari».

L’istruzione è per don Lorenzo è educazione alla cittadinanza e alla cura del prossimo, in un quadro politico di edificazione del bene comune, di impegno per la giustizia e per la pace. «È il contrario dell’individualismo, del “me ne frego” fascista, dell’avarizia», afferma Bindi.

«Di fronte all’assenteismo elettorale crescente, all’antipolitica dilagante, alla delegittimazione della partecipazione politica, alla disaffezione verso i beni comuni, alla corsa alle soluzioni individualiste, ma soprattutto di fronte all’umiliazione dell’esercizio della rappresentanza da parte di classi dirigenti sempre meno formate ed eticamente attrezzate, l’insegnamento di don Lorenzo appare d’una attualità sconvolgente».

Cruciale poi il tema della pace in don Milani, che «morì da imputato, sotto processo, per aver difeso gli obiettori di coscienza al servizio militare». Spiega Bindi che «il mondo è sempre in guerra e si ostina ad applicare l’antico principio: “Se vuoi la pace prepara la guerra”. La corsa agli armamenti non si ferma e nel cuore dell’Europa si combatte un conflitto con evidenti ricadute mondiali. Non sappiamo cosa direbbe oggi il priore di Barbiana, ma forse potremmo riprendere la Lettera ai cappellani militari nella quale affermava che rileggendo la storia d’Italia alla luce della art. 11 della Costituzione non aveva trovato neanche una guerra giusta. Forse faceva eccezione per la Resistenza al nazifascismo».
(fonte: Adista 12/09/2023)