Agar, la schiava (Gen 16; 21,8-21)
Gregorio Battaglia,
carmelitano
(VIDEO INTEGRALE)
I Mercoledì della Bibbia 2019
promossi dalla
Fraternità Carmelitana
di Barcellona Pozzo di Gotto (ME)
Incontro di mercoledì 6 febbraio
La
storia di Hagar è strettamente connessa con quella di Abramo e della moglie
Sara. Della sua provenienza sappiamo poco o nulla. Il libro della Genesi si
limita a dire che ella è schiava di Sara ed è egiziana, ma non dà nessun
dettaglio come tutto questo sia avvenuto. Il midrash ebraico, che è un commento
del testo, colma il vuoto facendo riferimento all’episodio della discesa in
Egitto di Abramo e Sara.
...
Hagar
è l’unica donna nella Bibbia ad essere destinataria di una promessa a
somiglianza di Abramo. Dio non è indifferente alla sua storia, anzi è Lui che
prende l’iniziativa e che, attraverso lei, lascia trasparire il suo interesse
per ogni creatura umana, per ogni lamento che si alza verso il cielo.
....
Hagar
alza la voce e piange, ma il testo dice che “Dio ascoltò la voce del fanciullo” (Gen 21,17). Ma quale voce si
può alzare da uno che sta perdendo ogni forza? Dio è davvero Colui che ascolta
il flebile rantolo di ogni morente e se ne fa carico, perché nessuno è escluso
dalla sua iniziativa di amore. Così Hagar torna a fare esperienza di Dio come
di Colui che vede, che ascolta e che si prende cura del più debole. Ed è ancora
il Signore che prende l’iniziativa nella sua vita e attraverso quella voce
interiore si sente chiamata per nome, è rimessa in piedi ed è invitata allo
stesso tempo ad assumersi la sua responsabilità nei confronti del fanciullo: “Che hai Hagar? Non temere, perché Dio ha
udito la voce del fanciullo là dove si trova. Alzati, prendi il fanciullo e
tienilo per mano, perché io ne farò una grande nazione” (Gen 21,17-18).
Smarrita
nel deserto di questo mondo Hagar si era vista chiudere davanti a sé ogni
possibilità di vita, ma ancora una volta scopre che il deserto del nostro
fallimento diventa il terreno propizio per essere incontrata da una Presenza
che vigila sulla storia degli uomini. Adesso che a distanza di anni si è
ritrovata alle prese con il mistero del Dio vivente essa è messa in grado di
vedere il mondo e le cose con occhio diverso. Quello che prima appariva come paesaggio
di morte, si tramuta in luogo di vita, perché adesso sa che c’è un pozzo a cui
abbeverarsi sia lei che il figlio, c’è una sapienza a cui attingere per
affrontare la complessità della vita. Così Hagar, che ha preso per mano il
figlio, può camminare per le vie di questo mondo, sapendo di poter contare su
quel pozzo di acqua, che accompagna la sua avventura umana.
Dio non è estraneo alla sua storia, anche se lei ha preso una strada diversa da quella di Abramo, ma Dio non è estraneo alla storia di nessuno, perché Egli è “Colui che ascolta” ed ascolta in modo privilegiato il flebile grido dell’oppresso e del morente “là dove si trovano”.
..
La storia di Hagar ci ha detto chiaramente che Dio è ben presente nella storia di ogni uomo e di ogni donna, per quanto lontani possano essere, ma se sceglie per sé un popolo, tutto questo Egli lo fa per rendere possibile il suo manifestarsi in modo corrispondente alle sue intenzioni di ricondurre l’umanità alla sua vera vocazione alla vita.
La scelta di un popolo particolare non è segno di privilegio e, quindi, di relativa esclusione degli altri, ma vuole costituire un segno sacramentale che aiuti la storia profana a recuperare il vero senso dell’abitare questo mondo e questa terra. La storia dei credenti, di chi vive in obbedienza alla Parola di Dio ha la grande funzione di collocarsi di fronte alla storia profana come punto di luce, perché la storia dell’umanità intera ritrovi quell’orientamento, che conduca a costruire ed a tracciare sentieri di pace e di convivenza fraterna tra tutti i popoli.
GUARDA IL VIDEO