Il 20 marzo è la «Giornata mondiale della felicità» indetta dall'Onu. In questo video proponiamo alcuni pensieri di Papa Francesco sulla felicità
La domanda in apparenza è semplice: cosa desideriamo per la nostra vita? Ancora più facile la risposta: la felicità per noi stessi e per le persone cui vogliamo bene. I “problemi” arrivano quando proviamo a definire una vita felice. Qualcuno la fa coincidere con il successo economico e professionale. Altri con un’esistenza lunga e senza malattie. Altri ancora con il benessere e la realizzazione dei propri figli.
La verità è che non esiste una formula precisa, tantomeno una ricetta per arrivarci in modo certo. O meglio, la fede cristiana indica in Gesù la felicità assoluta e nell’amore la strada maestra per raggiungerla, ma modi e tempi per percorrerla sono differenti in ciascuno di noi. Un dato comune comunque esiste ed è “donarsi”.
«La felicità è una merce favolosa: più se ne dà e più se ne ha», scrive Blaise Pascal, mentre san Tommaso D’Aquino punta anche sulla crescita spirituale e intellettuale: «Nessun desiderio eleva tanto l’uomo quanto il desiderio di conoscere la verità».
Parte dall’attenzione agli altri anche santa Teresa di Calcutta nella sua celebre meditazione: «Le persone che si amano in modo totale e sincero sono le più felici del mondo. Magari hanno poco, magari non hanno nulla, ma sono persone felici. Tutto dipende dal modo in cui ci amiamo». Dal canto suo san Francesco punta sul pragmatismo della fede: «Cominciate col fare ciò che è necessario, poi ciò che è possibile. E all’improvviso vi sorprenderete a fare l’impossibile».
Pensieri, riflessioni spirituali anche molto differenti che però convergono su un punto: l’uomo non basta mai a se stesso, la felicità può essere raggiunta solo realizzando in pienezza la volontà del Padre, lasciandosi stringere dal suo amore misericordioso. «Ci hai fatti per Te, o Signore e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in Te», sintetizza sant’Agostino.
(fonte: Avvenire, articolo di Riccardo Maccioni - Video a cura di Alessandro Saccomandi)
Giornata della Felicità: da dove nasce e perché si celebra oggi
Si celebra ogni 20 marzo a ricordarci che anche la felicità è un bene prezioso: l’International Day of Happiness, ovvero la Giornata mondiale della Felicità istituita dalla Nazioni Unite sette anni or sono, vuole essere un modo per mettere da parte il nervosismo e le cose brutte e dare importanza alla contentezza e alle gratificazioni nella vita delle persone in tutto il mondo. Ma è davvero così semplice? Da dove nasce in realtà la Giornata mondiale della Felicità e perché la si celebra oggi?
Il tema di quest’anno è “Happier Together”, incentrato su ciò che abbiamo in comune piuttosto che su ciò che ci divide. Tutti vogliono essere felici e la vita è più felice quando siamo insieme. Sorridiamo agli altri, aiutiamo il prossimo, pensiamo in positivo e contagiamo chi ci sta intorno.
Nei fatti, l’idea che l’Onu abbia istituito una Giornata internazionale della felicità ha ricevuto critiche su parecchi fronti nel corso degli anni. Come si legge nella risoluzione, la felicità è uno “scopo fondamentale dell’umanità” e per arrivare a questo obiettivo è necessario uno sviluppo sostenibile ottenuto da una equilibrata crescita economica, dalla lotta alla povertà e dalla ricerca del benessere. Dunque? Perché tutto ciò accada è necessaria di base un’armonia politica, sociale ed economica. Nulla di più complicato.
Ma forse ciò che possiamo fare singolarmente è tenere a mente che siamo tutti umani e che la vita non consiste solo nel sopravvivere ma anche nel confortare il prossimo e nel rendere migliore ogni singolo momento: il miglior modo, insomma, per dirsi che in fondo la felicità umana è una questione molto seria.
Da dove e perché nasce la Giornata mondiale della Felicità e perché si celebra oggi
Fu il filantropo, attivista, statista e poi consigliere Onu Jayme Illien a gettare le basi di quella che sarebbe diventata la Giornata mondiale della Felicità, portando nel 2011 in assemblea l’idea e il concetto di creare un momento volto a sensibilizzare soprattutto gli alti funzionari delle Nazioni Unite.
Illien si fece così autore della risoluzione delle Nazioni Unite 66/281 “Giornata internazionale della felicità”, che è stata infine adottata dal consenso unanime di tutti i 193 stati membri dell’Onu il 28 giugno 2012.
Scriveranno nella risoluzione: “l’Assemblea Generale, consapevole che la ricerca della felicità è un obiettivo umano fondamentale, riconoscendo anche la necessità di un approccio più inclusivo, equo ed equilibrato alla crescita economica che promuova lo sviluppo sostenibile, lo sradicamento della povertà, la felicità e il bene di tutti i popoli, decide di proclamare il 20 marzo la Giornata internazionale della Felicità e invita tutti gli Stati membri, le organizzazioni del sistema delle Nazioni Unite e altre organizzazioni internazionali e regionali, nonché la società civile, comprese le organizzazioni non governative e gli individui, a osservare la Giornata Internazionale della Felicità in modo appropriato, anche attraverso l’educazione e attività di sensibilizzazione del pubblico […]”.
Cosa vuol dire? Che la felicità (o la “ricerca della felicità”, come quel diritto inalienabile incluso nella Costituzione degli Stati Uniti) è una questione di primaria importanza: l’infelicità è di fatto un terreno fertile per il malcontento sociale con un circolo vizioso conseguente di crimine, conflitto e insicurezza. Ed è un problema serio anche per le imprese: i luoghi di lavoro infelici sono meno produttivi, hanno livelli più elevati di assenze per malattia, sono meno innovativi e meno divertenti.
Ma perché il 20 marzo? Perché è una giornata indissolubilmente legata all’equinozio di primavera, un fenomeno universalmente sentito come occasione di rinascita e di festa. E non solo, pare che questa data sia anche legata alla storia dello stesso Illien. Trentadue anni prima di fondare la Giornata Internazionale della Felicità, infatti, Jayme Illien era un orfano salvato dalle strade di Calcutta, in India, dall’ente di beneficenza della International Mission of Hope charities di Madre Teresa. Jayme Illien fu in seguito adottato – probabilmente proprio in questi giorni – da una donna americana bianca di 45 anni di nome Anna Belle Illien. Dopo l'adozione, Anna Belle Illien fondò la Illien Adoptions International, una società di assistenza sociale per minori senza fini di lucro.
Se anche solo per un attimo una giornata così vale a ricordarci quanto la serenità e la felicità siano importanti, un momento del genere sia soprattutto da monito a governi, istituzioni e imprese perché creino le condizioni più favorevoli affinché un uomo possa ritenersi felice e soddisfatto. Qualsiasi visione di un futuro migliore include necessariamente questo aspetto.
Nel frattempo noi? Infondiamo positività e sicurezza nelle nostre famiglie, nelle nostre scuole, nella nostra comunità e tentiamo di farla girare questa felicità!
(fonte: greenMe 20/03/2019)
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Ecco i 10 consigli di Christian Boiron per ricercare ogni giorno la felicità e il benessere, con effetti positivi sia per noi stessi che per le persone che ci circondano. ...
E' la giornata della felicità: secondo l'ultimo sondaggio Doxa, l'Italia si colloca a metà classifica del Net Happiness Index (NHI) : il 47% simile a quello di Germania e Svezia (48%). L'indice raggiunge il suo massimo nella fascia d'età più giovane e il minimo nell'età di mezzo 45-54 anni, maggiore fra gli studenti, minore fra i disoccupati. Niente di nuovissimo per la verità se non che a livello globale le persone sono comunque irriducibilmente ottimiste.
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Mangiare in compagnia è il segreto della felicità ...
Non manca anche l'altruismo: il 45% si dichiara più soddisfatto ad acquistare per gli altri piuttosto che per sé, un sentimento accompagnato, nel 38% dei casi, dall’impazienza di consegnare il dono e condividere il momento di gioia. Le risposte dei soci confermano anche il punto di vista dell’Accademia della Felicità. La Dott.ssa Francesca Zampone, Presidentessa e Master Coach, spiega come il donare sia una delle chiavi per una vita più felice. “Condividere e donare attiva le aree del cervello connesse con il piacere e proprio per questo motivo ci rende felici. Dare agli altri, nel senso proprio di fare un regalo, è infatti una buona cosa non solo per i beneficiari ma anche per coloro che compiono questo gesto. Il dono stimola la connessione sociale, la fiducia e rende felici. Molti studi, inoltre, hanno dimostrato che migliora anche il nostro stato di salute".