tag:blogger.com,1999:blog-19266587668887787192024-03-19T06:00:32.118+01:00PIETRE VIVEIl blog di TEMPO PERSOStaffhttp://www.blogger.com/profile/11071777875042127169noreply@blogger.comBlogger14434125tag:blogger.com,1999:blog-1926658766888778719.post-48753229551022859652024-03-19T06:00:00.001+01:002024-03-19T06:00:00.137+01:00Andrea Monda: Giuseppe la paternità come avventura<div style="text-align: justify;"><b><span style="font-size: medium;">Per la solennità del 19 marzo</span></b></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: center;"><b><span style="color: #0b5394; font-size: large;">Andrea Monda</span></b></div><div style="text-align: center;"><b><span style="color: #cc0000; font-size: x-large;">Giuseppe</span></b></div><div style="text-align: center;"><b><span style="color: #cc0000; font-size: x-large;">la paternità come avventura</span></b></div><div style="text-align: justify;"><i><br /></i></div><div style="text-align: center;"><i><img height="225" src="https://www.osservatoreromano.va/content/dam/or/images/it/2024/03/064/varobj23752813obj2035841.jpg/_jcr_content/renditions/cq5dam.thumbnail.cropped.500.281.jpeg" width="400" /></i></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><i>La figura di san Giuseppe ricorda innanzitutto che la paternità è un’avventura. Qualcosa che coglie sempre di sorpresa. Anche oggi, in questo momento storico dell’Occidente in cui tutto è programmato e “sotto controllo”, vale sempre l’intuizione racchiuso nel verso della poetessa, premio Nobel, Wislawa Szymborska per cui «Alla nascita di un bambino il mondo non è mai pronto». L’episodio che vede Giuseppe protagonista è quanto mai emblematico in questo senso: trovarsi a essere padre, non “biologico”, e assumersi con le sue scelte tutto il peso della responsabilità. Ci viene in soccorso un altro Nobel per la letteratura, il portoghese Josè Saramago: «Essere madre o padre è il più grande atto di coraggio che si possa fare, perché significa esporsi ad un altro tipo di dolore, il dolore dell’incertezza di stare agendo correttamente e della paura di perdere qualcuno tanto amato. Perdere? Come? Non è nostro. È stato solo un prestito. Il più grande e meraviglioso prestito, siccome i figli sono nostri solamente quando non possono prendersi cura di se stessi. Dopo appartengono alla vita, al destino e alle loro proprie famiglie. Dio benedica sempre i nostri figli, perché a noi ci ha benedetto già con loro».</i></div><div style="text-align: justify;"><i><br /></i></div><div style="text-align: justify;"><i>Un’avventura quindi la paternità, che si colora ben presto di dramma. Nell'intervista rilasciata a «L’Osservatore Romano» il 13 gennaio 2022 Papa Francesco ha evidenziato che «gli eventi che hanno visto la nascita di Gesù sono stati eventi difficili, pieni di ostacoli, di problemi, di persecuzioni, di buio (...) in lui (Giuseppe) potremmo dire c’è l’uomo dei tempi difficili, l’uomo concreto, l’uomo che sa prendersi la responsabilità» e che «davanti alle difficoltà e agli ostacoli, egli non assume mai la posizione del vittimismo. Si mette invece sempre nella prospettiva di reagire, di corrispondere, di fidarsi di Dio e di trovare una soluzione in maniera creativa».</i></div><div style="text-align: justify;"><i><br /></i></div><div style="text-align: justify;"><i>Colpisce che questa “via creativa” Giuseppe riesce a trovarla e a incarnarla attraverso due atteggiamenti, due comportamenti concreti: il silenzio e il sogno. Giuseppe tace, Giuseppe sogna. Queste azioni, insieme alla preghiera, che il Papa correttamente aggiunge, convergono verso il medesimo esito: creare spazio a Dio. Il peso della paternità è insostenibile per l’uomo lasciato da solo. Ma neanche entrambi i genitori, da soli, possono farcela. Ogni genitore avrà spesso pensato e detto che il “mestiere” del genitore è impossibile. Perché è così, e solo l’affidarsi a un Padre più grande può rendere il giogo più leggero.</i></div><div style="text-align: justify;"><i><br /></i></div><div style="text-align: justify;"><i>Questo discorso in teoria stride con la mentalità contemporanea che fa sentire gli uomini e le donne praticamente “onnipotenti”, però appare confermato dal dato concreto dell’inverno demografico che sta investendo il Vecchio Continente sempre più “continente vecchio”. La paternità fa paura. Qualcosa si è spezzato nella cinghia di trasmissione, nella “staffetta” tra le generazioni e il “testimone” è caduto di mano. È la parola giusta: testimone. Non si è padri, madri, da soli, ma accompagnati innanzitutto da chi ci ha preceduto, sostenuti dal loro esempio. Possiamo essere padri, oggi, perché siamo stati, e lo siamo per sempre, figli. Lo ha ripetuto con forza il Papa in quell’intervista del 2022: «Non si nasce padri ma certamente tutti nasciamo figli. Questa è la prima cosa che dobbiamo considerare, cioè ciascuno di noi al di là di quello che la vita gli ha riservato è innanzitutto un figlio, è stato affidato a qualcuno, proviene da una relazione importante che lo ha fatto crescere e che lo ha condizionato nel bene o nel male. Avere questa relazione, e riconoscerne la sua importanza nella propria vita, significa comprendere che un giorno, quando avremo la responsabilità della vita di qualcuno, cioè quando dovremo esercitare una paternità, porteremo con noi innanzitutto l’esperienza che abbiamo fatto personalmente. (...) Sono convinto che il rapporto di paternità che Giuseppe aveva con Gesù ha talmente tanto influenzato la sua vita fino al punto che la futura predicazione di Gesù è piena di immagini e riferimenti prese proprio dall’immaginario paterno. Gesù ad esempio dice che Dio è Padre, e non può lasciarci indifferenti questa affermazione specie pensando a quella che è stata la sua personale esperienza umana di paternità. Ciò sta a significare che Giuseppe ha fatto talmente tanto bene il padre fino al punto che Gesù trova nell'amore e nella paternità di quest’uomo il riferimento più bello da dare a Dio».</i></div><div style="text-align: justify;"><i><br /></i></div><div style="text-align: justify;"><i>Nel Vangelo di Giovanni vediamo Gesù dire che «il Figlio da sé non può fare nulla se non ciò che vede fare dal Padre; quello che egli fa, anche il Figlio lo fa». Lo scrittore inglese C.S. Lewis commenta così questo versetto: «In questo passo (Giovanni 5,19) ci viene detto che il Figlio fa solo quello che vede fare dal Padre. Egli guarda ciò che fa il Padre e lo imita (omoios poiei) o lo copia. Il Padre, legato dall’amore verso il Figlio, gli illustra tutto ciò che fa. Ho già spiegato che non sono un teologo. Quale sia l’aspetto della realtà trinitaria che Nostro Signore, come Dio, ha voluto illustrare mentre diceva queste parole, non oso scoprirlo; ma penso che abbiamo il diritto, se non il dovere, di evidenziare con molta attenzione le immagini terrene con cui Egli l’ha descritto, di vedere chiaramente l’immagine che ci ha fornito. È l’immagine di un ragazzo che apprende le cose della vita, osservando un uomo al lavoro. Penso che possiamo persino indovinare quale ricordo, dal punto di vista umano, fosse presente in quel momento. Sarebbe difficile non immaginare che ricordava la Sua infanzia, che ritornava col pensiero a quei giorni nella bottega del carpentiere, quando da ragazzo apprendeva il mestiere osservando san Giuseppe al lavoro. Preso così, questo passaggio non mi sembra in contrasto con ciò che ho appreso dal Credo, ma al contrario, arricchisce la mia concezione della filiazione divina».</i></div><div style="text-align: justify;"><i><br /></i></div><div style="text-align: justify;"><i>Nel finale drammatico della sua esistenza terrena, Gesù si trova inchiodato al legno della croce. Per sua fortuna questa scena è stata evitata a Giuseppe, ma in qualche modo lui era presente lì sul Golgota. Nel chiudere una delle sue più belle poesie, intitolata Giovanni 1,14, Borges, mette queste parole sulla bocca di Gesù: «Ricordo a volte, e ho nostalgia, / l’odore di quella bottega di falegname».</i></div><div style="text-align: right;"><span style="font-size: x-small;">(fonte: L'Osservatore Romano 18 marzo 2024)</span></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><script type="text/javascript">
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Ne è scaturito un elogio della speranza cristiana quale «grande taumaturga, operatrice di miracoli», capace di rimettere «in piedi migliaia di storpi e paralitici spirituali, migliaia di volte», ha detto riferendosi all’episodio — narrato negli Atti degli Apostoli — della guarigione dello storpio che chiedeva l’elemosina davanti alla Porta Bella del tempio di Gerusalemme.</i></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><br /></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><i>«Ciò che è straordinario nella speranza è che la sua presenza cambia tutto, anche quando esteriormente non cambia nulla» ha commentato il porporato cappuccino, ricordando come essa sia descritta attraverso le immagini — legate al mondo della navigazione — dell’ancora o della vela. Se la prima «è ciò che dà sicurezza alla barca e la mantiene ferma tra le onde del mare», la seconda «è ciò che la fa muovere e avanzare». E «in entrambi i modi» essa «opera nei riguardi della barca che è la Chiesa» e in quelli della «barchetta della nostra vita: raccoglie il vento e senza rumore lo trasforma in una forza motrice» oppure «nelle mani di un buon marinaio, è in grado di sfruttare qualsiasi vento, da qualsiasi direzione spiri, per muovere nella direzione desiderata».</i></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><br /></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><i>Infatti, ha proseguito il predicatore, «innanzitutto la speranza ci viene in aiuto nel nostro personale cammino di santificazione», diventando «in chi la esercita, il principio del progresso spirituale. Essa è sempre all’erta per scoprire nuove “occasioni di bene” realizzabili. Perciò non permette di adagiarsi nella tiepidezza e nell’accidia». Del resto, essa «non è una disposizione interiore bella e poetica che fa sognare e costruire mondi immaginari. Al contrario, è molto concreta e pratica. Passa il suo tempo mettendoti sempre davanti compiti da svolgere». Di più, «scopre sempre qualcosa che si può fare per migliorare la situazione: lavorare di più, essere più obbedienti, più umili, più mortificati». E quando dovesse sembrare che non ci sia «più nulla da fare, la speranza ci indica comunque un compito: resistere fino alla fine e non perdere la pazienza» ha raccomandato Cantalamessa citando il filosofo Kierkegaard.</i></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><br /></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><i>Del resto, ha continuato il predicatore, «la speranza ha un rapporto privilegiato, nel Nuovo Testamento, con la pazienza. È il contrario dell’impazienza, della fretta, del “tutto e subito”. È l’antidoto allo scoraggiamento. Mantiene vivo il desiderio. È anche una grande pedagoga, che non indica tutto in una volta, ma ti mette davanti una possibilità alla volta. Dà solo “il pane quotidiano”. Distribuisce lo sforzo e permette così di realizzarlo». Per tale motivo, ha fatto notare il cardinale «la speranza ha bisogno della tribolazione come la fiamma ha bisogno del vento per rafforzarsi. Le ragioni terrene di speranza devono morire, una dopo l’altra, perché emerga la vera ragione incrollabile che è Dio». Un po’ come accade «nel varo di una nave. È necessario che vengano rimosse le impalcature e portati via uno dopo l’altro i vari puntelli, perché possa galleggiare e avanzare liberamente sull’acqua».</i></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><br /></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><i>In effetti, ha concluso il religioso cappuccino, «la tribolazione ci toglie ogni “presa” e ci porta a sperare solo in Dio» conducendo «a quello stato di perfezione che consiste nel continuare a sperare confidando» in Lui, «anche quando ogni ragione umana per sperare è scomparsa». Come fu per Maria sotto la croce, che perciò è invocata nella «pietà cristiana con il titolo di Mater Spei, Madre della speranza».</i></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><br /></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><i>A ispirare tali pensieri sulla «forza trasformatrice della speranza» era stato, come accennato, l’episodio della risurrezione di Lazzaro, la quale — ha spiegato Cantalamessa — ha come conseguenza la condanna a morte di Gesù; mentre quest’ultima a sua volta «provoca la risurrezione di chiunque crede in Lui». Ecco allora il significato autentico della risurrezione di Cristo, differente da quella di Lazzaro o del figlio della vedova di Nain, «che risuscitarono per morire un’altra volta», come insegna sant’Agostino; tantomeno è una risurrezione «spirituale» ed esistenziale, secondo posizioni teologiche come quelle di Bultmann oggi superate. Al contrario, ha osservato Cantalamessa, «Giovanni dedica due interi capitoli del suo Vangelo alla risurrezione reale e corporale di Gesù, fornendo alcune informazioni dettagliate su di essa. Per lui, dunque, non è solo “la causa di Gesù”, cioè il suo messaggio, che è risorta da morte, ma la sua persona! La risurrezione attuale non sostituisce quella finale del corpo, ma ne è la garanzia. Essa non vanifica e non rende inutile la risurrezione di Cristo dalla tomba, ma anzi si fonda proprio su di essa». Al punto che Gesù «stesso aveva indicato la sua risurrezione come il segno per eccellenza dell’autenticità della sua missione». Di conseguenza il predicatore «smonta» il «pregiudizio presente nei non credenti nei confronti della fede, che non è minore di quello che essi rimproverano ai credenti. Rimproverano infatti di non poter essere obbiettivi, dal momento che la fede impone loro, in partenza, la conclusione cui devono giungere, senza accorgersi che altrettanto avviene» tra loro. «Se si parte dal presupposto che Dio non esiste, che il soprannaturale non esiste e che i miracoli non sono possibili, la conclusione è anch’essa data in partenza, perciò, alla lettera, un pre-giudizio». E «la risurrezione di Cristo costituisce il caso più esemplare di ciò», dato che «nessun evento dell’antichità è suffragato da tante testimonianze di prima mano come questo» alcune riconducibili «a personalità del calibro intellettuale di Saulo di Tarso, che aveva in precedenza combattuto tale credenza». Infatti l’Apostolo «fornisce un elenco dettagliato di testimoni, alcuni dei quali ancora in vita, che avrebbero potuto, perciò, facilmente smentirlo».</i></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><br /></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><i>Di conseguenza «la risurrezione è la rinascita della speranza», parola che «stranamente è assente nella predicazione di Gesù. I Vangeli riportano molti suoi detti sulla fede e sulla carità, ma nessuno sulla speranza — ha chiarito il porporato —, anche se tutta la sua predicazione proclama che esiste una risurrezione dai morti e una vita eterna. Al contrario, dopo Pasqua, vediamo esplodere letteralmente l’idea e il sentimento della speranza nella predicazione degli Apostoli. Dio stesso viene definito “il Dio della speranza”. La spiegazione dell’assenza di detti sulla speranza nel Vangelo è semplice: Cristo doveva prima morire e risorgere. Risorgendo, ha aperto la fonte della speranza; ha inaugurato l’oggetto stesso della speranza che è una vita con Dio oltre la morte», ha concluso.</i></div><div style="text-align: justify;"><div style="text-align: right;"><span style="font-size: x-small;">(fonte: L'Osservatore 15 marzo 2024)</span></div><div style="font-style: italic;"><br /></div><div style="font-style: italic; text-align: center;"><b><span style="color: #0b5394; font-size: medium;">********</span></b></div><div style="text-align: center;"><br /></div><div style="text-align: center;"><b><span style="color: #cc0000;">Guarda il video</span></b></div><div style="text-align: center;"><iframe allow="accelerometer; autoplay; clipboard-write; encrypted-media; gyroscope; picture-in-picture; web-share" allowfullscreen="" frameborder="0" height="220" src="https://www.youtube-nocookie.com/embed/1feMHwqnL68?si=xK-6SULiObxdVBM0" title="YouTube video player" width="340"></iframe></div><div style="text-align: center;"><br /></div><div style="text-align: center;"><br /></div></div><script type="text/javascript">
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Invece oggi Gesù, parlando della sua Passione, dice: «È venuta l’ora che il Figlio dell’uomo sia glorificato» (v. 23). Cosa vuole dirci?</i></div></b><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><br /></div><div style="font-style: italic; font-weight: bold; text-align: justify;"><i><b>Vuole dirci che la gloria, per Dio, non corrisponde al successo umano, alla fama o alla popolarità; la gloria, per Dio, non ha nulla di autoreferenziale, non è una manifestazione grandiosa di potenza cui seguono gli applausi del pubblico. Per Dio la gloria è amare fino a dare la vita. Glorificarsi, per Lui, vuol dire donarsi, rendersi accessibile, offrire il suo amore. E questo è avvenuto in modo culminante sulla Croce, proprio lì, dove Gesù ha dispiegato al massimo l’amore di Dio, rivelandone pienamente il volto di misericordia, donandoci la vita e perdonando i suoi crocifissori.</b></i></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><span style="font-weight: 700;"><br /></span></div><span style="font-style: italic; font-weight: bold;"><div style="text-align: justify;"><i>Fratelli e sorelle, dalla Croce, “cattedra di Dio”, il Signore ci insegna che la gloria vera, quella che non tramonta mai e rende felici, è fatta di dono e perdono. Dono e perdono sono l’essenza della gloria di Dio. E sono per noi la via della vita. Dono e perdono: criteri molto diversi da ciò che vediamo attorno a noi, e anche in noi, quando pensiamo alla gloria come a qualcosa da ricevere più che da dare; come qualcosa da possedere anziché da offrire. No, la gloria mondana passa e non lascia la gioia nel cuore; nemmeno porta al bene di tutti, ma alla divisione, alla discordia, all’invidia.</i></div></span><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><br /></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><i>E allora possiamo chiederci: qual è la gloria che desidero per me, per la mia vita, che sogno per il mio futuro? Quella di impressionare gli altri per la mia bravura, per le mie capacità o per le cose che possiedo? Oppure la via del dono e del perdono, quella di Gesù Crocifisso, la via di chi non si stanca di amare, fiducioso che ciò testimonia Dio nel mondo e fa risplendere la bellezza della vita? Quale gloria voglio per me? <b>Ricordiamo infatti che, quando doniamo e perdoniamo, in noi risplende la gloria di Dio.</b> Proprio lì: quando doniamo e perdoniamo.</i></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><br /></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><i><b>La Vergine Maria, che ha seguito con fede Gesù nell’ora della Passione, ci aiuti ad essere riflessi viventi dell’amore di Gesù.</b></i></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><br /></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><b><span style="font-size: medium;">Dopo l’Angelus</span></b></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><br /></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><i>Cari fratelli e sorelle!</i></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><br /></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><i><b>Ho appreso con sollievo che ad Haiti sono stati liberati un’insegnante e quattro dei sei religiosi dell’Istituto Frères du Sacré-Cœur rapiti lo scorso 23 febbraio. Chiedo che siano liberati al più presto gli altri due religiosi e tutte le persone ancora sotto sequestro in quell’amato Paese provato da tanta violenza.</b> Invito tutti gli attori politici e sociali ad abbandonare ogni interesse particolare e a impegnarsi in spirito solidale nella ricerca del bene comune, sostenendo una transizione serena verso un Paese che, con l’aiuto della Comunità internazionale, sia dotato di solide istituzioni capaci di riportare l’ordine e la tranquillità tra i suoi cittadini.</i></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><br /></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><i><b>Continuiamo a pregare per le popolazioni martoriate dalla guerra, in Ucraina, in Palestina e in Israele, in Sudan. E non dimentichiamo la Siria, un Paese che soffre tanto per la guerra, da tempo.</b></i></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><br /></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><i>Saluto tutti voi che siete venuti da Roma, dall’Italia e da tante parti del mondo. In particolare, saluto gli studenti spagnoli della rete di residenze universitarie “Camplus”, i gruppi parrocchiali di Madrid, Pescara, Chieti, Locorotondo e della parrocchia di San Giovanni Leonardi in Roma. Saluto la Cooperativa Sociale San Giuseppe di Como, i bambini di Perugia, i giovani di Bologna in cammino verso la Professione di Fede, e i ragazzi della Cresima di Pavia, Iolo di Prato e Cavaion Veronese.</i></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><br /></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><i>Accolgo con piacere i partecipanti alla Maratona di Roma, tradizionale festa dello sport e della fraternità. Anche quest’anno, per iniziativa di Athletica Vaticana, numerosi atleti sono coinvolti nelle “staffette della solidarietà”, diventando testimoni di condivisione.</i></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><br /></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><i><b>E a tutti auguro una buona domenica. Per favore, non dimenticatevi di pregare per me</b>. Buon pranzo e arrivederci!</i></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><i><br /></i></div><div style="text-align: center;"><b><span style="color: #cc0000;">Guarda il video</span></b></div><div style="text-align: center;"><iframe width="340" height="220" src="https://www.youtube-nocookie.com/embed/8v8kHntrtnQ?si=MH6xoNkMiadY8Bs0&start=241" title="YouTube video player" frameborder="0" allow="accelerometer; autoplay; clipboard-write; encrypted-media; gyroscope; picture-in-picture; web-share" allowfullscreen></iframe></div><div style="text-align: center;"><br /></div><div style="text-align: center;"><br /></div></div><div class="text parbase vaticanrichtext" style="background-color: white; font-family: Tahoma, Verdana, Segoe, sans-serif; font-size: 14.6667px;"><div class="clearfix" style="zoom: 1;"></div></div><div class="content parsys" style="background-color: white; font-family: Tahoma, Verdana, Segoe, sans-serif; font-size: 14.6667px;"></div></div><script type="text/javascript">
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Il suo essere innalzato sul legno della Croce costituisce la piena rivelazione di un amore fedele, che non arretra di fronte ad una violenza assurda ed ingiustificata. Contemplando la potenza di quest’amore grande e gratuito, innalziamo con fiducia al Signore le nostre preghiere ed insieme diciamo:</i></div></i></div></div></i></div></div></div></i></div></div><div style="font-style: normal;"><i><br /></i></div></div></i></div></div></div></i></div></div></i></div></div></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: "times new roman"; font-size: 14pt; font-style: italic; font-variant-caps: small-caps; text-align: left;">R/ </span><span style="font-size: 18.6667px; font-variant-caps: small-caps; text-align: left;"><span style="font-family: times new roman;"><b><i> </i></b></span></span><span style="font-family: times new roman;"><span style="font-size: 18.6667px; font-variant-caps: small-caps;"><b><i>Attiraci a Te, Signore</i></b></span></span></div><p class="MsoNoSpacing" style="font-family: "times new roman"; font-style: italic; text-align: justify;"><b style="text-align: left;"><span style="font-variant-caps: small-caps; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal;"> </span></b></p><p class="MsoNoSpacing" style="font-family: "times new roman"; font-style: italic; text-align: justify;"><b style="text-align: left;"><span style="font-size: 14pt; font-variant-caps: small-caps; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal;">Lettore</span></b></p><div style="text-align: justify;"><i style="text-align: left;"></i><div><i style="text-align: left;"><div style="font-style: normal; text-align: justify;"><i style="text-align: left;"></i><div><i style="text-align: left;"><div style="text-align: justify;"><div style="font-style: normal;"><i style="text-align: left;"><i><div style="text-align: justify;"><i style="text-align: start;"><i></i><div style="text-align: justify;"><i style="text-align: start;"><div style="text-align: justify;"><i style="text-align: start;"><div style="text-align: justify;"><i style="text-align: start;"><div style="text-align: justify;"><i style="text-align: start;"><div style="text-align: justify;"><i style="text-align: start;"><div style="text-align: justify;"><i>- Signore Gesù, attira verso di Te la tua Chiesa. Crea in essa un cuore nuovo ed uno spirito nuovo, capaci di accogliere la tua Parola e di vivere in obbedienza ad essa. Configurala a Te, perché l’umanità smarrita di oggi possa contemplare in essa il tuo volto di misericordia e di pace. <b>Preghiamo.</b></i></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><i>- Sii vicino, Signore Gesù, a tutte le comunità cristiane, che sono costrette a subire attacchi di vario genere, come incendi, rapimenti, bombe lanciate nelle chiese durante la celebrazione della Messa. Sono comunità presenti in Africa, in Pakistan, in Iraq o in Indonesia, perseguitate dai gruppi dell’estremismo islamico. Dona a queste comunità la grazia della perseveranza e la forza di offrire il tuo perdono. <b>Preghiamo.</b></i></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><i>- Abbracciando la croce, Tu o Signore, hai voluto prendere su di Te tutta la malvagità e la disumanità, di cui è capace l’umanità. Ricordati di tutte quelle persone e di quelle popolazioni, che sono costrette a prolungare nel proprio corpo la tua indicibile sofferenza. Fa’ che tanto dolore non sia inutile, ma che, unito alla tua passione, possa far germinare nel cuore dell’umanità un desiderio di vita e di fraternità. <b>Preghiamo.</b></i></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><i>- Ricordati, Signore Gesù, di quanti sono impegnati a promuovere il grande sogno della pace non solo tra le persone, ma, soprattutto, tra gli Stati nazionali. Sostieni i movimenti e gruppi che si ritrovano ad operare all’interno di regimi autoritari, mettendo a rischio la propria incolumità. Fa’ che la voce di papa Francesco trovi maggiore accoglienza nei cuori di quei politici, che si dichiarano cristiani, ma che nella loro azione politica ubbidiscono, spesso, ad altre logiche lontane dal Vangelo. <b>Preghiamo.</b></i></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><i>- Davanti al tuo Volto, Gesù, ci ricordiamo dei nostri parenti e amici defunti [pausa di silenzio]; ci ricordiamo anche di coloro che muoiono perché non hanno la possibilità di curarsi, come dei cristiani vittime della persecuzione dei regimi dittatoriali. Fa’ che tutti possano contemplare il tuo Volto. <b>Preghiamo.</b></i></div></i></div></i></div></i></div></i></div><div style="text-align: justify;"><br /></div></i></div></i></div></i></i></div></div></i></div></div></i></div></div></div><div><i style="font-family: "times new roman";"><div style="text-align: justify;"><div style="font-style: normal;"><i style="text-align: left;"><div style="text-align: justify;"><i style="font-family: "Times New Roman"; text-align: center;"><div style="text-align: justify;"><i style="text-align: left;"><i style="text-align: center;"><div style="text-align: justify;"><div style="font-style: normal;"><i style="text-align: left;"><div style="text-align: justify;"><i style="text-align: left;"><div style="text-align: justify;"><i style="text-align: left;"><div style="text-align: justify;"><i style="text-align: left;"><div style="font-style: normal; text-align: justify;"><i style="text-align: left;"><div style="text-align: justify;"><div style="font-style: normal;"><i style="text-align: left;"><div style="text-align: justify;"><i style="text-align: start;"><i><div style="text-align: justify;"><i style="text-align: start;"><i><div style="text-align: justify;"><i style="text-align: start;"><div style="text-align: justify;"><i><b><br /></b></i></div></i></div></i></i></div></i></i></div></i></div></div></i></div></i></div></i></div></i></div></i></div></div></i></i></div></i></div></i></div></div></i><i style="font-family: "times new roman";"><div style="text-align: justify;"><b><span style="font-size: 14pt; font-variant-caps: small-caps; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal;">Per chi presiede</span></b></div><div style="text-align: justify;"><br /></div></i><div><div style="text-align: justify;"><i>Signore Gesù, ascolta le preghiere che ti rivolgiamo in questa Pasqua ormai vicina. Fa’ che viviamo nella prospettiva evangelica del dono sovrabbondante e senza misura. Te lo chiediamo perché sei nostro Fratello e Signore, vivente nei secoli dei secoli.</i><i> <b>AMEN.</b></i></div><div style="text-align: justify;"><i><b><br /></b></i><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgyaVMEEceyxi4h7UIEb5qyoIuS-fVE_HjaXThNvosRszeNjCoEKeB3p07v6j_7z4EQcp2G3UCt0YUYH6lxeS_WKEgMgDYHQsLYKfJEYRWRuPjTD_VvxNlaM0X7GM41nDGO1969g9jcSW7k/s1600/carmine.jpg" style="clear: right; font-family: "times new roman", times, freeserif, serif; font-size: 15.4px; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em; text-align: justify;"><img border="0" height="266" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgyaVMEEceyxi4h7UIEb5qyoIuS-fVE_HjaXThNvosRszeNjCoEKeB3p07v6j_7z4EQcp2G3UCt0YUYH6lxeS_WKEgMgDYHQsLYKfJEYRWRuPjTD_VvxNlaM0X7GM41nDGO1969g9jcSW7k/w400-h266/carmine.jpg" style="color: black; font-family: "times new roman"; font-size: medium; line-height: normal; text-align: start;" width="400" /></a></div></div><div style="text-align: justify;"><br /></div></div></div></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><script type="text/javascript">
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Ermes Ronchi<div style="text-align: center;"><span style="color: #cc0000; font-size: large;"><b>FECONDA SOLITUDINE</b></span></div><div style="text-align: center;"><span style="color: #cc0000;"><b> </b></span></div><div style="text-align: center;"><div class="separator" style="clear: both;"><div class="separator" style="clear: both;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjs4BhnipXywRRmhiOWJbot0jxk1cwOLX2VqUBEsxMC2JgwLLz0rfY7fHfepifGV_lp_FZ39dDm5mk5JAPnrgIqi1UaUjagHVs5V4DgiNNnI9Q4eozCPqsUdwuzWKbJP586N0U4xnAl_3bs-lm1UrLm5EngtVKbI6uWgspagA3hkI3jSIOtvMq1OBJckIw/s640/430118786_959590495523001_3917595761226401690_n.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="640" data-original-width="513" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjs4BhnipXywRRmhiOWJbot0jxk1cwOLX2VqUBEsxMC2JgwLLz0rfY7fHfepifGV_lp_FZ39dDm5mk5JAPnrgIqi1UaUjagHVs5V4DgiNNnI9Q4eozCPqsUdwuzWKbJP586N0U4xnAl_3bs-lm1UrLm5EngtVKbI6uWgspagA3hkI3jSIOtvMq1OBJckIw/s320/430118786_959590495523001_3917595761226401690_n.jpg" width="257" /></a></div><div class="separator" style="clear: both;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both;"><div class="separator" style="clear: both;"><span style="text-align: start;"><span style="color: #0b5394;"><div style="text-align: center;"><span style="font-size: large;"><b><i>Il Dio di Gesù, il Dio capovolto, </i></b></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: large;"><b><i>scompiglia le nostre immagini ancestrali </i></b></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: large;"><b><i>con un chicco e una croce, </i></b></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: large;"><b><i>l'umile seme e l'estremo abbassamento.</i></b></span></div><div style="font-size: large; text-align: center;"><b><i><br /></i></b></div></span></span></div></div></div></div><div style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgWZeWEpwpdxKYzgti_qC_jbC7oU2EiWRDZPoTRZL6kWpr4CIAyleISqWkcX3SW5PQnvVkBslmK290s7mr3aDevK22NPDLhfIWLWaxU31dWF8gSt6oHLgmScikAP774A4BFwuJtfuO5sdc/s1600/ronchi+commento+al+vangelo.JPG"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgWZeWEpwpdxKYzgti_qC_jbC7oU2EiWRDZPoTRZL6kWpr4CIAyleISqWkcX3SW5PQnvVkBslmK290s7mr3aDevK22NPDLhfIWLWaxU31dWF8gSt6oHLgmScikAP774A4BFwuJtfuO5sdc/w400-h211/ronchi+commento+al+vangelo.JPG" /></a></div><div style="text-align: center;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><div><i><span style="color: #0b5394;"><b>In quel tempo, tra quelli che erano saliti per il culto durante la festa c’erano anche alcuni Greci. Questi si avvicinarono a Filippo, che era di Betsàida di Galilea, e gli domandarono: «Signore, vogliamo vedere Gesù». Andrea e Filippo andarono a dirlo a Gesù. Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me» (...)</b> Gv 12,20-33</span></i></div><div><i><span style="color: #0b5394;"><br /></span></i></div></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><span><div style="text-align: start;"><span style="color: #0b5394; font-size: medium;"><b>FECONDA SOLITUDINE</b></span></div><div style="text-align: start;"><span style="color: #0b5394;"><b><i> </i></b></span></div><div><span style="color: #0b5394; font-size: medium;"><b><i>Il Dio di Gesù, il Dio capovolto, scompiglia le nostre immagini ancestrali con un chicco e una croce, l'umile seme e l'estremo abbassamento.</i></b></span></div><div style="text-align: start;"><span style="color: #0b5394;"><b> </b></span></div></span><div><div><br /></div><div><div><div><div><div><div><i><i><i><i><i><i><div style="font-style: normal;"><i><b>Gesù è così: un chicco di grano che si consuma per nutrire, una croce che già respira di risurrezione.<br /></b><br /><b>“Vogliamo vedere Gesù”. Domanda forte di greci, di giudei, di uomini d'oggi, dell'uomo di sempre. Come rispondere?</b><br /><br /><b>Gesù stesso offre le parole e le immagini: chicco di grano, croce, strada.</b> E, sempre, come tela di fondo, la nostra terra, che è il vero cielo di Dio, con i suoi poveri affamati di giustizia, e i figli in ansia di luce.<br /><br /><b>“Se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore produce molto frutto”.</b> Frase pericolosa come poche, se capita male, e vedo che l’accento dell’espressione non va a posarsi sul finire o sul morire, ma sul molto frutto... <b>L’interesse del vangelo, l’obiettivo della creazione, è la fecondità.</b> Il seme germoglia chiamato dalla spiga futura, muore alla sua forma ma rinasce in quella di germe, e poi tutto evolve verso più vita: la gemma in fiore, il fiore in frutto, il frutto in pane.<br /><br /><b>Nel ciclo vitale e in quello spirituale “la vita non è tolta ma trasformata”. Se sei generoso di te, se doni tempo, cuore e intelligenza, come un atleta, uno scienziato o un innamorato al tuo scopo, allora la vita non si ferma e non si perde, ma si moltiplica.</b><br /><br /><b>Ognuno di noi è chicco di grano nei solchi della storia, chiamato a fecondità. </b>Grano seminato, lontano dal clamore e dal rumore, nella terra buona della mia famiglia e del mio lavoro, in quella amara delle lacrime senza risposta.<br /><br /><b>Mi porto dentro un seme di vita che contiene molte più energie di quanto non appaia. Ma le possiede quando le dona.<br /></b><br />Allora il fragile chicco muore sì, anche di paura, ma la vita gli si trasforma in una forma più evoluta e potente. <b>“Quello che il bruco chiama fine del mondo tutti gli altri chiamano farfalla” (Lao Tze)</b>, perché non striscia più ma vola; muore alla vita di prima per vivere in una forma più alta.<br /><br /><b>Gloria di Dio è solo la fioritura dell’essere (R. Guardini) e la sua fecondità, e quello che le innesca, il detonatore, è il dono di sé. </b>La chiave di volta che regge il mondo, dal seme a Cristo: non la vittoria del più forte ma il dono. <b>Fino in fondo, fino all’estremo, oltre il limite, come mostra la seconda immagine del dittico di Gesù: la croce.</b><br /><br /><b>Quando sarò innalzato attirerò tutti a me.</b> Dalla croce sento erompere un’ attrazione universale, una forza di gravità celeste: lì è l'immagine più pura e più alta che Dio dà di se stesso.<br /><br /><b>Cosa mi attira del Crocifisso? Che cosa mi seduce? La bellezza dell’atto d’amore! Bello è chi ti ama, bellissimo chi ti ama fino all’estremo. Il crocifisso coperto di sangue e sputi non è bello, ma è la figura di una realtà bella: un amore fino a morirne. La realtà imbruttita di quel corpo straziato, è il riflesso più bello della cosa più bella di Dio, la sua follìa d’amore.</b><br /><br />Suprema bellezza è quella accaduta fuori Gerusalemme, sulla collina, dove il Figlio del Dio infinito si è lasciato contenere nell’infinitamente piccolo, quel poco di legno e di terra che basta per morire.<br /><br /><b>«A un Dio umile non ci si abitua mai» (papa Francesco). Il Dio di Gesù, un Dio capovolto, scompiglia le nostre immagini ancestrali con un chicco e una croce, l'umile seme e l'estremo abbassamento.<br /><br />Gesù è così, un chicco di grano che si consuma per nutrire; una croce che già respira di risurrezione.</b></i></div><div style="font-style: normal;"><br /></div><div style="font-style: normal;"><br /></div></i></i></i></i></i></i></div></div></div></div></div></div></div></div><script type="text/javascript">
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Mt 5,5)</span></b></div><div style="text-align: center;">-------------</div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div style="text-align: center;"><b>Sesto mercoledì - 13 marzo 2024</b></div><div style="text-align: center;"><br /></div><div style="text-align: center;"><b><span style="color: #cc0000; font-size: x-large;">Cristo, nostra Pace, </span></b></div><div style="text-align: center;"><b><span style="color: #cc0000; font-size: x-large;">abbatte ogni muro </span></b></div><div style="text-align: center;"><b><span style="color: #cc0000; font-size: x-large;">e ogni divisione </span></b></div><div style="text-align: center;"><b><span style="color: #cc0000; font-size: medium;">(cf. Ef 2,14) </span></b></div><div style="text-align: center;"><b><span style="color: #990000; font-size: medium;"><br /></span></b></div><div style="text-align: center;"><b><span style="color: #073763; font-size: medium;">Alberto Neglia</span></b></div><div style="text-align: center;"><b><span style="color: #990000; font-size: medium;"><br /></span></b></div><div style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiYyy9YOZ7ATO0xREudR0fW4e9ucdLPOJYilG6eNC12XlM73DwOqG-NCeoBK4hKT1gpfqGPZWCmmB0ZZ-fLR6v0CsqTMxsVWtXXQvUMjq4Rd6GOo8iIEnT-3NdgDCTec6Ozd1ctIk4_Vi4fR8dcMf8EkQPu2cV39ftzU3kVSuy8T7R5oWkDPM87aByCbxk/s139/albertoneglia2024.JPG" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="107" data-original-width="139" height="107" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiYyy9YOZ7ATO0xREudR0fW4e9ucdLPOJYilG6eNC12XlM73DwOqG-NCeoBK4hKT1gpfqGPZWCmmB0ZZ-fLR6v0CsqTMxsVWtXXQvUMjq4Rd6GOo8iIEnT-3NdgDCTec6Ozd1ctIk4_Vi4fR8dcMf8EkQPu2cV39ftzU3kVSuy8T7R5oWkDPM87aByCbxk/s1600/albertoneglia2024.JPG" width="139" /></a></div><br /><b>Premessa </b><br /><div style="text-align: justify;"> Quando si parla di pace, oggi, facilmente si fa riferimento ad alleanze strategiche, equilibrio di forze e di armi; si ritiene quindi che la pace sia frutto di alchimie politiche e del buon senso dei “grandi” di questo mondo. Preoccupa che in questa logica, a volte, sono coinvolti anche i credenti, i quali si pongono accanto alle altre forze politiche e sociali e ai poteri di questo mondo, e ritengono di dover usare gli stessi mezzi e la stessa strategia per conseguire la pace. Il loro discorso appare privo di un'ossatura profetica e di quella creatività che scaturisce dalla preghiera come familiarità del credente con il suo Signore che è la Pace. Per recuperare quest'anima profetica, propria del credente, è bene lasciarsi illuminare dalla Parola biblica e soprattutto dal vissuto di Gesù.</div><div style="text-align: justify;">...</div><div style="text-align: justify;"> La prassi di pace di Gesù ha scandalizzato gli apostoli e continua a scandalizzare anche i credenti di oggi che, come evidenziavo all'inizio, a volte confidano più sulle alleanze con i potenti e sulla potenza delle armi che su Cristo. Ma la profezia evangelica, in ordine alla pace non consente di “scendere in Egitto per cercare aiuto”, né di «confidare nei carri... e nella cavalleria» (Is 31,1). La profezia evangelica ricorda che la Pace è Qualcuno. La pace è <i>il Trafitto</i>, che appare in mezzo a noi e mostra le sue mani e il suo fianco (cf. Gv 20,19.26), dicendo: «La pace sia con voi». </div><div style="text-align: justify;"> Per il cristiano, allora, la pace non e un problema etico, ma prima di tutto un problema di fede: è vedere Lui: «Mio Signore e mio Dio» (Gv 20,28), accoglierlo dinamicamente nella propria povera carne e, assieme a Lui, farsi carico della violenza del mondo e accettare anche la morte come qualcosa che non ci può separare dal suo amore (cf. Rm 8,35). </div><div style="text-align: justify;"> Come per Cristo, quindi, anche per il cristiano non esiste altra via della pace se non quella della <i>martyria</i> e della follia della croce. E alla luce della croce, discriminazione, violenza, razzismo, equilibrio del terrore, guerra giusta, difesa armata non sono più motivati perché non esiste più necessità storica per giustificarli. La necessita cede i propri motivi di fronte a Cristo che nella Croce dona il Padre al mondo, mettendo gli uomini nel dovere-possibilità di superare la violenza che lacera e divide e di affacciarsi a una storia possibile di armonia nella giustizia, di solidarietà e di pace.</div><div style="text-align: justify;">...</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div><div style="text-align: center;"><b><span style="color: #cc0000; font-size: medium;">GUARDA IL VIDEO</span></b></div><div style="text-align: center;"><b><span style="color: #073763;">Incontro integrale</span></b></div><div style="text-align: center;"><iframe allow="accelerometer; autoplay; clipboard-write; encrypted-media; gyroscope; picture-in-picture; web-share" allowfullscreen="" frameborder="0" height="220" src="https://www.youtube-nocookie.com/embed/jmhG3i__foo?si=NHzRUVYmoLy84pul" title="YouTube video player" width="340"></iframe></div><div style="text-align: center;"><br /></div><div><div style="text-align: center;"><br /></div><b><span style="color: #cc0000;">Leggi:</span></b><br /><b>- <span style="color: #0b5394;"><a href="https://www.quellidellavia.it/ANeglia62024.pdf" target="_blank">la traccia integrale</a></span> (PDF)<br /><br /><a href="https://pietrevive.blogspot.com/2024/01/i-miti-abiteranno-la-terra-cf-mt-55.html" target="_blank">- il calendario completo degli incontri</a><br /></b><br /><br /><b><span style="color: #990000;">Guarda anche i post già pubblicati:</span></b><br /><b><a href="https://pietrevive.blogspot.com/2024/02/raniero-la-valle-il-conflitto.html">- RANIERO LA VALLE - Il conflitto israeliano-palestinese: una tragedia senza alternative? (VIDEO)</a><br /><br /><a href="https://pietrevive.blogspot.com/2024/02/carmelo-raspa-preparera-il-signore-un.html">- CARMELO RASPA - “Preparerà il Signore un banchetto per tutti i popoli” (Is 25,6). Convivialità delle differenze. (VIDEO)</a><br /><br /><a href="https://pietrevive.blogspot.com/2024/02/carmelo-russo-vi-diedi-una-terra-che.html">- CARMELO RUSSO - “Vi diedi una terra che non avevate lavorato” (Gs 24,13). La terra è dono di Dio, sempre da ridonare. (VIDEO)</a><br /><br />- <a href="https://pietrevive.blogspot.com/2024/03/egidio-palumbo-il-lupo-dimorera-insieme.html">EGIDIO PALUMBO - “Il lupo dimorerà insieme all’agnello” (Is 11,6). La pace donata dal Messia. (VIDEO)</a></b><br /><br /><b><a href="https://pietrevive.blogspot.com/2024/03/giuliana-martirani-forgeranno-le-loro.html" target="_blank">- GIULIANA MARTIRANI - “Forgeranno le loro spade in vomeri, […] non impareranno più l’arte della guerra” (Is 2,4).Ridare dignità e autorità all’ONU. (VIDEO)</a></b><div><br /></div></div></div>Staffhttp://www.blogger.com/profile/11071777875042127169noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-1926658766888778719.post-51064458641653621392024-03-16T06:00:00.001+01:002024-03-16T06:00:00.238+01:00La Messa è finita di Enzo Bianchi<div style="text-align: center;"><b><span style="color: #cc0000; font-size: x-large;">La Messa è finita</span></b></div><div style="text-align: center;"><b><span style="color: #0b5394; font-size: medium;">di Enzo Bianchi</span></b></div><div style="text-align: center;"><br /></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: x-small;">(Pubblicato su "<a href="https://www.repubblica.it/">La Repubblica" </a>- 11 marzo 2024)</span></div><div style="text-align: center;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhRMchWDnW4evqAH8SWYPYNmhoHUgSWXTqSRyOkHkyM36s2Az1ie7vJY8rDjQSM7l_QmMIAF2SISAz5bMb6Fd-nzLggbzmUGS7pyYFJYhV9GgkeXfnDHvAo-ukfzJo6HGG1b1kxnS0dxXvKkBXm_XfR4Sq3pzYnYxAdE9DrayJJg3PIncaT8BO-oQDeSCk/s275/ENZOBIANCHI.jpeg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="183" data-original-width="275" height="183" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhRMchWDnW4evqAH8SWYPYNmhoHUgSWXTqSRyOkHkyM36s2Az1ie7vJY8rDjQSM7l_QmMIAF2SISAz5bMb6Fd-nzLggbzmUGS7pyYFJYhV9GgkeXfnDHvAo-ukfzJo6HGG1b1kxnS0dxXvKkBXm_XfR4Sq3pzYnYxAdE9DrayJJg3PIncaT8BO-oQDeSCk/s1600/ENZOBIANCHI.jpeg" width="275" /></a></div><br /><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Sono un monaco anziano che diffida dei sondaggi, delle percentuali di fallimento e di successo calcolate troppo superficialmente, ma resto attento a confrontare i dati che pervengono dalle inchieste con le mie esperienze dirette e personali che con attenzione vivo e di conseguenza ripenso. Ormai vivo, soprattutto le situazioni ecclesiali con una certa distanza, quella che si assume a volte per ridere ma a volte anche per piangere. E<b> in questa stagione, nella quale è ritornata con prepotenza la barbarie specie in politica e nella vita della società, certamente mi assale la tristezza per l’inadeguatezza della chiesa, o meglio dei cristiani, la loro incapacità di reagire, di insorgere con una coscienza che dovrebbe essere nutrita dal Vangelo.</b> E invece devo constatare che la crisi attraversa anche la chiesa e si manifesta come diminutio: una chiesa sempre più ridotta alla diaspora e a piccole comunità che devono decidere se essere significative in un mondo di indifferenza, o diventare realtà sfilacciate fino a scomparire, o ancora rimanere come mere manifestazioni tradizionali, folcloristiche, da alcuni chiamata “religione popolare”.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Uno degli obiettivi della recente inchiesta condotta da Demos, di cui Ilvo Diamanti ha dato conto su queste colonne sabato 9 marzo, era quello di mettere a fuoco le passioni degli italiani, cioè quel che agli italiani sta a cuore e ciò che è ancora significativo, importante per loro. Dai dati raccolti si evince che rispetto al 2016, dunque in otto anni, sono avvenuti alcuni mutamenti significativi, tra i quali si registra una forte caduta di interesse per il fenomeno religioso: da 72 a 60 punti su 100. Da annotare che la realtà religiosa è l’unica “passione degli italiani” a perdere quota, mentre risalgono la squadra di calcio e persino il partito politico.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Tutti concordano ormai su questa diminuzione di adesione e partecipazione di uomini e donne alla chiesa, ma l’accelerazione del fenomeno negli ultimi due decenni non può non destare una certa ansia nei credenti e soprattutto suscitare domande che esigono una risposta da parte dei vescovi, dei presbiteri e anche da parte del popolo chiamato “popolo di Dio”.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><b>Resta comunque vero che la chiesa, mediatrice di fatto del Vangelo e della Pasqua di Gesù Cristo, non ha più una capacità di attrazione di ascolto delle sue parole. Solo Papa Francesco ha una voce, ma i vescovi stessi appaiono afoni e nessuno tra loro, almeno in Italia, ha acquisito in questi ultimi due decenni l’autorevolezza di cardinali come Pellegrino, Martini, Ursi, Siri, Pappalardo: una sola voce e le altre spente, o comunque senza performance, inascoltate. Ora il Papa con il suo carisma e la sua profezia raggiunge molti, ma per un’appartenenza ecclesiale ci vuole una parola nella chiesa locale, una soggettività della comunità.</b> </div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">La chiesa dei movimenti ha perso la sua propulsione e sta per scomparire, ma<b> se non si ritorna a una comunità locale dove si ascolta la Parola e si diventa un solo corpo nell’Eucaristia lo sfilacciamento continuerà.</b> Una chiesa con una “Messa sbiadita”, dice l’autorevole sociologo cattolico Diotallevi, una “Messa che è finita” e una comunità che è tale di nome ma non conosce la sua essenza, che è la fraternità, non può attraversare l’attuale mutamento di portata epocale.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><b>Una chiesa al cui interno si combatte una guerra sui riti della Messa con un’epifania di cattiveria e violenza, con una nebulosa neotridentina che sui social attacca il Papa in modo indecente, e una chiesa che appare incapace di manifestare la differenza cristiana e di annunciare la buona notizia della vittoria di Cristo sulla morte. Questo induce molti a lasciarla perché non trovano più in essa né il lievito del Regno di Dio né il sale della sapienza.</b></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-size: x-small;">(Fonte: sito dell'autore) </span></div><script type="text/javascript">
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</script>Staffhttp://www.blogger.com/profile/11071777875042127169noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-1926658766888778719.post-64243737476303396992024-03-15T13:45:00.000+01:002024-03-15T13:45:13.661+01:00Ramadan, messaggio della Santa Sede: ogni guerra è fratricida, insensata e oscura - Testo integrale in italiano, inglese, francese e arabo<div style="text-align: center;"><b><span style="color: #cc0000; font-size: large;">Ramadan, messaggio della Santa Sede:</span></b></div><div style="text-align: center;"><b><span style="color: #cc0000; font-size: x-large;">ogni guerra è fratricida, insensata e oscura</span></b></div><div style="text-align: center;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Uniamoci per spegnere il fuoco dell’odio, della violenza e accendiamo la dolce candela della pace: è l'appello del Dicastero per il Dialogo interreligioso ai musulmani nel mese che si conclude con la celebrazione di 'Id al-Firt. L'invito, rivolto anche ai cristiani, è a formare le coscienze al rispetto della sacralità della vita di ogni persona</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: center;"><i style="text-align: justify;"><img height="225" src="https://www.vaticannews.va/content/dam/vaticannews/agenzie/images/afp/2024/03/15/10/1710495468870.jpg/_jcr_content/renditions/cq5dam.thumbnail.cropped.750.422.jpeg" width="400" /></i></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: small; text-align: justify;">Preghiera nel mese del Ramadan (AFP or licensors)</span></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><i>Il numero crescente di conflitti nel mondo ha indotto inevitabilmente il Dicastero per il Dialogo Interreligioso a considerare ancora il tema dell'impegno per la pace come fulcro del messaggio per il mese di Ramadan e 'Id Al-Fitr indirizzato ai musulmani.</i></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><i><br /></i></div><div style="text-align: justify;"><b>Aumento allarmante dei conflitti</b></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><br /></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><i>È un Messaggio di "vicinanza e amicizia" quello diffuso oggi, 15 marzo, che contiene un appello a cristiani e musulmani: estinguere il fuoco della guerra e accendere la candela della pace". Il presupposto da cui muove il testo è la constatazione dell'aumento "davvero allarmante" dei conflitti: dai combattimenti militari agli scontri armati di varia intensità che coinvolgono Stati, organizzazioni criminali, bande armate e civili.</i></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><i><br /></i></div><div style="text-align: justify;"><b>C'è chi si rallegra del commercio immorale di armi</b></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><br /></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><i>Il testo si sofferma sulle cause dei conflitti individuando nella continua produzione e nel commercio di armi il movente principale, a cui si affianca il "perenne desiderio umano di dominio, le ambizioni geopolitiche e gli interessi economici". C'è chi soffre in modo, si osserva, e c'è chi si rallegra "cinicamente del grande profitto economico derivante da questo commercio immorale", si scandisce citando quanto Papa Francesco ha affermato a questo riguardo: è "come intingere un boccone di pane nel sangue del nostro fratello".</i></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><i><br /></i></div><div style="text-align: justify;"><b>In guerra perdono tutti</b></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><br /></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><i>Il prefetto cardinale Ayuso Guixot e il segretario monsignor Indunil Kankanamalage, che firmano il messaggio, sottolineano d'altro canto che "il desiderio di pace e di sicurezza è profondamente radicato nell’animo di ogni persona di buona volontà". Osservano che "la distruzione delle infrastrutture e delle proprietà rende la vita irrimediabilmente difficile, se non impossibile". Mettono in risalto la condizione preoccupante degli sfollati e dei rifugiati a causa delle guerre e ribadiscono inequivocabilmente: "Ogni guerra è fratricida, inutile, insensata e oscura. In guerra perdono tutti".</i></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><b>Formare le coscienze al rispetto della vita</b></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><br /></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><i>Nel messaggio per il Ramadan viene ricordato che tutte le religioni considerano la vita umana sacra e quindi degna di rispetto e protezione. Inoltre, viene accolto con sollievo il fatto che gli Stati che consentono e praticano la pena capitale diventano ogni anno sempre meno. "Un risvegliato senso del rispetto per questa fondamentale dignità del dono della vita contribuirà alla convinzione che la guerra deve essere rifiutata e la pace custodita". Da qui l'appello alla coscienza che deve essere formata "al rispetto del valore assoluto della vita di ogni persona e del suo diritto all’integrità fisica, alla sicurezza e ad una vita dignitosa". Per questa strada si contribuirà alla "condanna e al rifiuto della guerra, di ogni guerra e di tutte le guerre".</i></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><i><br /></i></div><div style="text-align: justify;"><b>Uniti per spegnere il fuoco dell'odio</b></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><br /></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><i>Il messaggio si conclude con l'esortazione a guardare all’Onnipotente come al Dio della pace, fonte della pace, considerando allo stesso modo che la pace è il frutto degli sforzi umani. Bisogna edificarla e custodirla. "Uniamoci per spegnere il fuoco dell’odio, della violenza e della guerra, e accendiamo invece la dolce candela della pace, attingendo alle risorse per la pace che sono presenti nelle nostre ricche tradizioni umane e religiose", è l'appello accorato alle sorelle e ai fratelli musulmani. Che il digiuno e le altre pie pratiche durante il Ramadan e la celebrazione di ‘Id al-Fitr che lo conclude, portino "abbondanti frutti di pace, speranza e gioia".</i></div><div style="text-align: justify;"><div style="text-align: right;"><span style="font-size: x-small;">(fonte: Vatican News, articolo di Antonella Palermo 15/03/2024)</span></div><div style="font-style: italic; text-align: right;"><br style="font-style: normal;" /></div></div><div style="text-align: center;"><span style="color: #cc0000; font-size: medium;"><b>**********</b></span></div><div style="font-style: italic; text-align: center;"><i><br /></i></div><div style="text-align: justify;"><span style="color: #0b5394;">Vedi il testo integrale del <b>Messaggio del Dicastero per il Dialogo Interreligioso ai Musulmani per il Mese del Ramadan e ‘Id al-Fitr 1445 H. / 2024 A.D., 15.03.2024</b></span></div><div style="text-align: justify;"><ul><li><a href="https://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2024/03/15/0217/00463.html#en" target="_blank"><b><span style="color: #cc0000;">Testo originale in lingua inglese</span></b></a></li><li><a href="https://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2024/03/15/0217/00463.html#fr" target="_blank"><b><span style="color: #cc0000;">Traduzione in lingua francese</span></b></a></li><li><a href="https://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2024/03/15/0217/00463.html#it" target="_blank"><b><span style="color: #cc0000;">Traduzione in lingua italiana</span></b></a></li><li><a href="https://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2024/03/15/0217/00463.html#ar" target="_blank"><b><span style="color: #cc0000;">Traduzione in lingua araba</span></b></a></li></ul></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><script type="text/javascript">
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Ma al bianco era dedicata tutta l’intervista, come simbolo della purezza, della mitezza e della bontà, ed è venuta fuori perfino la ragione, a tutti ignota, per la quale il Papa è vestito di bianco, che non è quella di mostrarlo senza peccato (perché io pecco come gli altri, ha spiegato Francesco, uomo e non vicario di Dio, che di Vicari non ne ha sulla terra, o meglio ne ha otto miliardi, quanti siamo nel mondo) ma è semplicemente quella che Pio V era un domenicano, e perciò aveva l’abito bianco, e da allora è invalsa la tradizione di vestire di bianco anche i suoi successori (lo fa per la prima volta il cerimoniere, prima di annunziare che habemus papam). C<b>osì, grazie alla simbologia del bianco, che non vuol dire affatto la resa, ma anzi il coraggio di restare umani quando si associa alla bandiera, tutti hanno dovuto raccogliere l’unica voce nel mondo,</b> che mentre i più inneggiano all’impossibile e immancabile vittoria delle armate di Kiev, sempre più zeppe di armi e sempre più deprivate di uomini (e donne), dice che il re è nudo, quando il re (e ahimè, quale re!) è nudo davvero.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">E perfino il Nunzio è stato convocato a Kiev, come l’ultimo degli ambasciatori, per fargli sapere che l’unica bandiera dell’Ucraina è giallo-blu, anche se purtroppo, oggi e chissà per quanto tempo voluto dai suoi “governanti”, è a mezz’asta. La cosa singolare è poi che mentre Biden si è permesso di dire a Netanyahu che sta facendo la rovina del suo popolo (e anzi di tutti gli ebrei sparsi nel mondo), e nessuno gli ha dato sulla voce, anche perché è sacrosantemente vero, tutti se la sono presa con papa Francesco che laicamente ha fatto anche un discorso di sapienza e convenienza politica. Messo tutto insieme, quello che ne viene fuori è che nella demenza pandemica, che sembra essere la vera seconda epidemia di questo inizio secolo, i poteri che ci governano stanno tornando al 1939, quando la Germania, cominciando dalla Polonia, voleva arrivare a Mosca, e diede avvio alla guerra mondiale, che allora era la seconda. Come la Germania di allora, la Nato si spinge verso Est, e come si legge sul Fatto il ministro degli Esteri polacco ha rivelato che “il personale militare della Nato è già presente in Ucraina” (europei compresi) e, siccome il mondo si è allargato, mentre si ammassano fascine per la guerra contro la Russia, il progetto è, dopo la Russia, di eliminare la Cina. Ma oggi in più c’è l’atomica, i missili, i droni, e anche la carne da cannone è aumentata, dato che sulla Terra siamo, appunto, in otto miliardi. Allora gli Stati Uniti non volevano intervenire, c’è voluta Pearl Harbour, mentre ora sono già qui, e un po’ di fascismo viene avanti anche da loro, e da noi c’è una cultura fascista al potere. Chi esplicitamente si richiama al ’39 è Paolo Mieli, che rimpiange come a Roma ci sia papa Francesco, non uno come Pio XII (pensato come cappellano dell’Occidente): ma dalle carte segrete della Santa Sede pubblicate dopo la guerra risulta che Domenico Tardini, sostituto Segretario di Stato, voleva e scriveva che la guerra doveva finire non solo con la sconfitta della Germania nazista, ma anche con la liquidazione dell’Unione Sovietica e del suo comunismo.<b> In questa situazione chiedere di avere il coraggio di negoziare, “per non portare il Paese al suicidio” (e questo vale anche per Hamas con i palestinesi), non è una bestemmia, è un invito alla salvezza, un barlume di verità.</b></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">(Fonte: “<b><a href="https://www.ilfattoquotidiano.it/" target="_blank">Il Fatto Quotidiano</a></b>” del 13 marzo 2024)</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><br />Staffhttp://www.blogger.com/profile/11071777875042127169noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-1926658766888778719.post-72508477669533913752024-03-14T14:18:00.000+01:002024-03-14T14:18:00.127+01:00Pasquale Pugliese: Disperdere il potere come antidoto alle guerre<div style="text-align: center;"><b><span style="color: #0b5394; font-size: large;">Pasquale Pugliese</span></b></div><div style="text-align: center;"><b><span style="color: #cc0000; font-size: x-large;">Disperdere il potere come antidoto alle guerre</span></b></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Nei mondi nuovi che in questo momento fatichiamo e immaginare e desiderare non c’è solo il rifiuto della guerra ma anche della sua preparazione. Non ci sono strategie dal basso per prendere il Palazzo d’Inverno, ma la forza dei piccoli gruppi tra loro legati. Non ci sono neanche eserciti di difesa, il cui fine ultimo resta sempre l’esercizio della violenza. Cade, infine, la separazione tra la nonviolenza come mezzo e la nonviolenza come fine, del resto non ci sono poteri da conquistare o difendere. In quei mondi nuovi che fatichiamo e immaginare e desiderare il “potere su qualcuno” viene messo in discussione, per dirla con Capitini, dall’omnicrazia, “il potere di tutti”, cioè dalla capacità di fare dei cittadini che smettono di delegare e scelgono di creare, qui e ora, comunità diverse, per quanto inevitabilmente fragili. Una rilettura del Poteri di tutti di Aldo Capitini, ancora drammaticamente attuale.</div><div style="text-align: justify;"><i><br /></i></div><div style="text-align: center;"><i><img height="323" src="https://comune-info.net/wp-content/uploads/2024/02/levi-meir-clancy-h4GwO47HJmc-unsplash-1024x828.jpg" width="400" /></i></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: x-small;">Foto di Levi Meir Clancy su Unsplash</span></div><div style="text-align: justify;"><i><br /></i></div><div style="text-align: justify;"><i>Aldo Capitini – scrive Norberto Bobbio nell’Introduzione a Il potere di tutti evocando l’XI Tesi di Marx su Feuerbach – “legge e discute i filosofi, ma mira a trasformare il mondo non a interpretarlo”: ne identifica e denuncia le insufficienze e ne propone <a href="https://www.agenda17.it/2024/02/01/il-potere-di-tutti-il-filosofo-pasquale-pugliese-ripercorre-il-pensiero-profetico-ma-non-utopico-del-maestro-della-nonviolenza-aldo-capitini/" target="_blank">una visione alternativa, non da utopista, quanto piuttosto da “profeta</a>”. L’utopista e il profeta, due figure che gettano lo sguardo sul futuro diverso possibile, ma con approcci radicalmente diversi: “Il profeta, in quanto volto alla realtà da liberare, è proteso verso il futuro – scrive ancora Bobbio – Anche l’utopista guarda al futuro. Ma il profeta non è l’utopista. La differenza sta in ciò: mentre l’utopista disegna una stupenda struttura di società ideale ma ne rinvia l’attuazione a tempi migliori, il profeta comincia subito, qui ed ora”. Aldo Capitini, in questo senso, è stato un infaticabile profeta.</i></div><div style="text-align: justify;"><i><br /></i></div><div style="text-align: justify;"><i>Il Potere di tutti è il libro postumo di Aldo Capitini (pubblicato per i tipi de La Nuova Italia nel 1969) contiene un saggio incompiuto dal titolo significativo di Omnicrazia – neologismo capitiniano composto dalla parola latina omnis (tutti) e da quella greca kratos (potere) – gli articoli usciti sul periodico Il Potere è di tutti tra il 1964 e il 1968 e le Lettere di religione, lettere circolari diffuse tra gli “amici della nonviolenza” dal 1951 e il 1968. Non si tratta quindi di un lavoro sistematico, ma di un insieme di scritti che richiamano e riepilogano i temi affrontati nell’itinerario intellettuale del filosofo perugino (per la ricostruzione del quale rimando a Pasquale Pugliese, <a href="https://www.goware-apps.com/introduzione-alla-filosofia-della-nonviolenza-di-aldo-capitini-elementi-per-la-liberazione-dalla-violenza-pasquale-pugliese/" target="_blank">Introduzione alla filosofia della nonviolenza di Aldo Capitini</a>, GoWare, 2018), intersecati in riferimento all’analisi del rapporto tra potere e violenza. Non una ricerca sociologica, ma l’indicazione del percorso – teorico e pratico, religioso e politico, individuale e collettivo – per l’apertura del potere nell’omnicrazia e il superamento della violenza con la nonviolenza.</i></div><div style="text-align: justify;"><i><br /></i></div><div style="text-align: justify;"><i>I libri più recenti di Capitini prima di questo erano stati La compresenza dei morti e dei viventi (1966), Le tecniche della nonviolenza (1967), Educazione aperta (1968): i temi affrontati in questi libri precedenti – come nei coevi articoli pubblicati su Azione nonviolenta, la rivista del Movimento Nonviolento, fondata anch’essa da Capitini nel 1964 – si ritrovano intrecciati nell’elaborazione capitiniana sul potere di tutti.</i></div><div style="text-align: justify;"><i><br /></i></div><div style="text-align: justify;"><i>Si tratta di una prospettiva che sembrava poter trovare un inveramento negli anni della “contestazione” delle strutture di potere e delle aperture dell’epoca – dal disgelo tra Est ed Ovest al Concilio Vaticano II, dalle lotte per i diritti civili con Martin Luther King negli Usa a quelle per l’obiezione di coscienza in Italia – che quegli scritti anticipavano e accompagnavano, ma che ha una forza profetica rispetto al nostro presente (“una profezia per il presente”, la definisce Capitini), nel quale le democrazie anziché un’evoluzione partecipativa stanno subendo una involuzione autocratica e la violenza della guerra, oltre che a dilagare perfino in Europa, <a href="https://www.agenda17.it/2023/03/03/escalation-la-sospensione-del-new-start/" target="_blank">è tornata a farsi anche minaccia nucleare.</a> E le due cose sono collegate: la preparazione della guerra cementa poteri senza controllo che rispondono solo a chi dalle guerre trae beneficio. Per questo “il rifiuto della guerra è la condizione preliminare per parlare di un orientamento diverso” – è la tesi di Capitini – anche per la declinazione di un potere differente. Tracciamone dunque – tra e con le sue parole – il sentiero che lo dimostra.</i></div><div style="text-align: justify;"><i><br /></i></div><div style="text-align: justify;"><b>La dimensione dei tutti</b></div><div style="text-align: justify;"><i><br /></i></div><div style="text-align: justify;"><i>Partiamo dalla dimensione dei tutti evocata dall’omnicazia: essa non rappresenta solo un elemento quantitativo, ma hegelianamente di trasformazione qualitativa. “Se si raggiunge l’orizzonte di tutti, c’è un cambiamento di qualità e non semplicemente di quantità”, scrive Capitini. Questo salto qualitativo avviene attraverso la capacità di dare il tu a tutti, ossia con il realizzarsi per ciascuno di un triplice riconoscimento nell’Altro: della responsabilità personale nei suoi confronti, chiunque egli sia (nella quale sembrano risuonare echi levinasiani dell’incontro con il volto dell’altro); del contributo di ciascuno alla realizzazione dei valori, perché tutti vi mettono intimamente qualcosa, e, contemporaneamente, del nesso profondo che col-lega tutti e supera, nella visione capitiniana, anche il fatto della morte. Questo riconoscimento profondo di tutti è il nesso intimo che definisce la compresenza dei morti e dei viventi e fonda la realtà di tutti: si tratta della dimensione religiosa, che attraversa tutta l’opera di Capitini e che non possiamo approfondire qui se non per dire che ha un valore non metafisico, ma etico ed etimologico. Ossia rimanda all’esperienza religiosa come legame che unisce, nel profondo, tutti, i vivi e i morti.</i></div><div style="text-align: justify;"><i><br /></i></div><div style="text-align: justify;"><i>Riassumendo quanto scritto fin qui, l’aprirsi di ciascuno alla dimensione dei tutti ne modifica la modalità di stare al mondo, la postura etica, non solo sul piano intimo e personale ma sul piano politico e sociale, sia nei mezzi che nei fini. Aprendo in questo modo la prospettiva della nonviolenza, come spiega Aldo Capitini:</i></div><div style="text-align: justify;"><i><br /></i></div><blockquote style="border: none; margin: 0px 0px 0px 40px; padding: 0px;"><div style="text-align: justify;"><i><span style="color: #0b5394;">“Abbiamo visto concretarsi una posizione nuova, che è dell’interesse sommo, della passione per la realtà di tutti, dell’apertura alla compresenza: se questa passione diventa centrale nel proprio animo, avviene una rivoluzione interna o conversione o trasformazione della coscienza e della stessa psiche, dei sentimenti e abitudini dell’individuo. Nel suo agire in mezzo agli altri, egli ha un modo per manifestare questa trasformazione interna che sta avvenendo in lui, e questo modo è l’interesse aperto e visibile per la nonviolenza, nella complessità progressiva delle sue realizzazioni, delle sue acquisizioni, delle sue conquiste”.</span></i></div></blockquote><div style="text-align: justify;"><i><br /></i></div><div style="text-align: justify;"><b>La guerra e i limiti della democrazia</b></div><div style="text-align: justify;"><i><br /></i></div><div style="text-align: justify;"><i>L’entrare in scena della nonviolenza rimette in discussione tutto, anche la democrazia, il potere della maggioranza, che, vista in riferimento ai poteri assoluti del passato, è un avanzamento, ma vista in riferimento al potere di tutti manifesta evidenti limiti e insufficienze. Che è lo stesso Capitini ad elencare, facendone una critica tanto lucida quanto serrata:</i></div><div style="text-align: justify;"><i><br /></i></div><blockquote style="border: none; margin: 0px 0px 0px 40px; padding: 0px;"><div style="text-align: justify;"><i><span style="color: #0b5394;">“La democrazia attuale attribuisce alla maggioranza un potere che qualche volta è eccessivo rispetto ai diritti delle minoranze; fa guerre di Stato contro Stato; conferisce alle polizie il potere di torturare (come avviene in tutti Paesi) e molte volte un soverchio intervento nell’ordine pubblico; non è sufficientemente aperta a ciò che potranno dare o vorranno essere i giovanissimi e i posteri; preferisce strumenti coercitivi e repressivi a strumenti persuasivi ed educativi; si lascia sopraffare dalle burocrazie trascurando il servizio al pubblico anonimo; concentra il potere preferendo l’efficienza al controllo, e finisce con non considerare sufficientemente i mezzi e le loro conseguenze pur di raggiungere un fine”.</span></i></div></blockquote><div style="text-align: justify;"><i><br /></i></div><div style="text-align: justify;"><i>Nei quasi sessant'anni che ci separano da questa analisi chirurgica dei limiti delle democrazie rappresentative, essi si sono tutti dilatati e approfonditi, con pericolose derive autocratiche a tutte le latitudini. Tra i limiti della democrazia elencati da Capitini, di gran lunga il più grave è quello della guerra e della sua preparazione. Anche nell’analisi degli “effetti collaterali” della guerra. Capitini svolge un elenco che dimostra come, in particolare dopo Hiroshima e Nagasaki, essa sia radicalmente incompatibile con un potere aperto alla partecipazione di tutti.</i></div><div style="text-align: justify;"><i><br /></i></div><blockquote style="border: none; margin: 0px 0px 0px 40px; padding: 0px;"><div style="text-align: justify;"><i><span style="color: #0b5394;">“Si sa che cosa significa, oggi specialmente la guerra e la sua preparazione<a href="https://www.agenda17.it/2023/11/28/mai-cosi-tante-spese-militari-nel-mondo-nel-2022-raggiunto-il-massimo-storico/" target="_blank">: la sottrazione di enormi mezzi allo sviluppo civile,</a> la strage degli innocenti e di estranei, l’involuzione dell’educazione democratica ed aperta, la riduzione della libertà e il soffocamento di ogni proposta di miglioramento della società e delle abitudini civili, la sostituzione totale dell’efficienza distruttiva al controllo dal basso”</span></i></div></blockquote><div style="text-align: justify;"><i><br /></i></div><div style="text-align: justify;"><i>L’impegno attivo per tendere al potere di tutti, dunque, non può che avere come punto di partenza la lotta per impedire la guerra, fondamento e alimento di ogni altra oppressione.</i></div><div style="text-align: justify;"><i><br /></i></div><blockquote style="border: none; margin: 0px 0px 0px 40px; padding: 0px;"><div style="text-align: justify;"><i><span style="color: #0b5394;">“L’omnicrazia deve prendere corpo anche in questo modo” – argomenta il fondatore del Movimento Nonviolento – “Nella capacità di impedire dal basso le oppressioni e gli sfruttamenti; ma questa capacità delle moltitudini ha il suo collaudo nel rifiuto della guerra, intimando un altro corso alla storia del mondo”. Il rifiuto attivo della guerra è dunque il punto essenziale di svolta. Tuttavia, perché il rifiuto della guerra – che la Costituzione italiana rinforza con il concetto di ripudio – diventi effettivo e non rimanga mera aspirazione utopica, è necessario che la resistenza alla guerra si dia un’organizzazione. Quell’organizzazione che è invece mancata nella fase di avvento del fascismo: i Gobetti, i Matteotti, i Gramsci vedevano chiaro e denunciavano il pericolo, scrive Capitini, ma non poterono organizzare un’ampia “non collaborazione dal basso” per fermarne l’ascesa, perché “non avevano intorno quella preparazione e quella maturità che li assecondasse”.</span></i></div></blockquote><div style="text-align: justify;"><i><br /></i></div><div style="text-align: justify;"><i>Ed oggi? Oggi che i poteri costituiti preparano ancora la guerra, anche nucleare, saremmo preparati a contrastarla?</i></div><div style="text-align: justify;"><i><br /></i></div><blockquote style="border: none; margin: 0px 0px 0px 40px; padding: 0px;"><div style="text-align: justify;"><i><span style="color: #0b5394;">“Bisogna aver pronta una vastissima rete di organi dal basso, di consulte locali, di comitati scuola-famiglia, di centri sociali più che per ogni parrocchia, di commissioni interne, di consigli scolastici e comitati universitari, di centri di addestramento alle tecniche della nonviolenza, (…), di sviluppo di assemblee per addestrare i giovani, perché non si sentano isolati o giocati dall’alto”.</span></i></div></blockquote><div style="text-align: justify;"><i><br /></i></div><div style="text-align: justify;"><i>Per essere pronti, serve un ampio lavoro culturale, politico e organizzativo – al quale peraltro Capitini si dedicò intensamente durante tutta la vita – che oggi è del tutto insufficiente rispetto ad un pericolo sempre più incombente.</i></div><div style="text-align: justify;"><i><br /></i></div><div style="text-align: justify;"><b>Le due fasi del potere</b></div><div style="text-align: justify;"><i><br /></i></div><div style="text-align: justify;"><i>Si tratta, secondo Capitini, di superare sia i compromessi del riformismo – diventato oggi parola quasi impronunciabile – col potere esistente, sia la violenza del massimalismo rivoluzionario – che in Italia nel due decenni successivi a Capitini ha visto la tragica parabola del terrorismo – per svolgere la “rivoluzione permanente nonviolenta dal basso”. Non la presa del Palazzo d’Inverno, ma un processo di trasformazione continua che si esercita attraverso quella che Capitini definisce la “teoria delle due fasi del potere”, in base alla quale non si tratta di conquistare un potere che rimane identico a se stesso, ma di trasformarne radicalmente le fondamenta, le manifestazioni e le articolazioni.</i></div><div style="text-align: justify;"><i><br /></i></div><blockquote style="border: none; margin: 0px 0px 0px 40px; padding: 0px;"><div style="text-align: justify;"><i><span style="color: #0b5394;">“La teoria delle due fasi del potere” – argomenta Capitini – “fa posto ad una fase di potere senza governo”, rispetto al quale il tema cruciale è quello di “impostare un’adeguata articolazione della prima fase, quella del potere senza governo, premessa e garanzia che l’eventuale seconda fase” – quella del potere con il governo – “sia un potere nuovo ‘conseguente’ alla prima fase, di allargamento delle aperture, di addestramento alle tecniche della nonviolenza, di <a href="https://www.agenda17.it/2024/02/09/contro-la-citta-autoritaria/" target="_blank">miglioramento della zona in cui si vive</a>, di <a href="https://www.agenda17.it/2023/10/24/educare-alla-nonviolenza-nella-scuola-lora-di-educazione-civica-non-basta-e-indottrinare-alla-pace-non-serve/" target="_blank">lavoro educativo</a>, di impostazione di continue solidarietà con altri nella rivoluzione permanente per la democrazia diretta, connessa intimamente con la nonviolenza”.</span></i></div></blockquote><div style="text-align: justify;"><i><br /></i></div><div style="text-align: justify;"><i>Un processo infinito di apertura dei loci del potere e di manutenzione continua di queste aperture: “il potere dei senza potere”, l’avrebbe definito successivamente Václav Havel, senza probabilmente aver letto Capitini.</i></div><div style="text-align: justify;"><i><br /></i></div><div style="text-align: justify;"><i>È necessario precisare, tuttavia, che per “democrazia diretta” Capitini non intende il superamento tout-court della democrazia rappresentativa, ma la <a href="https://www.agenda17.it/2022/11/14/dossier-assemblee-dei-cittadini-per-il-clima-occorre-trovare-soluzioni-alla-crisi-della-democrazia-rappresentativa/" target="_blank">sua continua integrazione con aggiunte provenienti dal basso: da un lato attraverso lo strumento dell’assemblea</a>, da svolgersi a tutti i livelli, sul modello dell’esperienza originaria dei Cos, i Centri di orientamento sociale, che organizzò a partire da Perugia subito dopo la Liberazione, come luoghi di confronto e formazione degli adulti, aperti a tutti, dove il motto era “ascoltare e parlare”, dopo un ventennio in cui uno solo poteva parlare e tutti gli altri dovevano ascoltare. Dall’altra parte attraverso le tecniche della nonviolenza: la disobbedienza civile, l’obiezione di coscienza, la resistenza e la difesa civile. Mezzi nonviolenti, capaci di rendere nonviolento anche il fine, ossia il potere.</i></div><div style="text-align: justify;"><i><br /></i></div><div style="text-align: justify;"><i>In questa direzione ciò che va immediatamente superato – senza dubbio e senza appello – è l’apparato dell’esercizio della violenza organizzata, ossia l’esercito, che è anche il fondamento ultimo del potere inteso come dominio: “L’esercito si pone come sostegno dell’imperio o potere assoluto centrale, e perciò va rifiutato alla radice, per un rinnovamento profondo”. Un potere di tipo nuovo necessita e si fonda su una forza differente, la forza della nonviolenza, sia rispetto all’interno di ciascun Paese che sul piano delle relazioni internazionali: “per una posizione di nonviolenza è da generalizzare l’insegnamento delle tecniche della nonviolenza, addestrando tutti a saperle usare e fornendo loro i mezzi necessari: tali tecniche possono valere per le trasformazioni, o rivoluzioni, interne e per l’eventuale lotta contro invasori”. È la teorizzazione della difesa civile, non armata e nonviolenta7 che sostituisce la difesa militare. “Perciò” – ribadisce, senza mezzi termini, Capitini – “il rifiuto assoluto della guerra e della guerriglia, e della tortura e del terrorismo (che accompagnano la guerra e la guerriglia), è il punto di partenza, la svolta, la condizione assoluta di una nuova impostazione del potere”. È da quel rifiuto radicale che ha inizio l’omnicrazia.</i></div><div style="text-align: justify;"><i><br /></i></div><div style="text-align: justify;"><i>Il tema del rifiuto della guerra e degli apparati che la preparano, la legittimano e la rendono possibile, come elemento imprescindibile per la trasformazione del potere, non è un’acquisizione recente dell’evoluzione del pensiero capitiniano, ma una costante che aveva ribadito più volte anche sul periodico il Potere è di tutti, a segnalare il nesso inscindibile tra le guerre e i poteri che non rispondono ai cittadini, indipendentemente dalle forme di governo.</i></div><div style="text-align: justify;"><i><br /></i></div><blockquote style="border: none; margin: 0px 0px 0px 40px; padding: 0px;"><div style="text-align: justify;"><i><span style="color: #0b5394;">“Noi siamo convinti che le popolazioni si fidano troppo dei governi – scriveva a commento della Marcia della Pace di Perugia ad Assisi del 1961 – La guerra è voluta, preparata e fatta scoppiare da pochi, ma questi pochi hanno in mano le leve del comando. Se c’è chi preferisce lasciarli fare, e non pensarci, divertirsi e tirare a campare, noi dobbiamo pensare agli ignari, ai piccoli, agli innocenti, al destino della civiltà, dell’educazione e della progressiva liberazione di tutti. Noi dobbiamo dire No alla guerra ed essere duri come pietre; oggi i governi, con la decisione di fare le guerre e di usare le armi atomiche e chimiche, sono infinitamente più dannosi di qualsiasi disordine della popolazione, perché un’ora di guerra atomica può distruggere la vita di tutto un popolo”.</span></i></div></blockquote><div style="text-align: justify;"><i><br /></i></div><div style="text-align: justify;"><b>Il federalismo universale di centri nonviolenti</b></div><div style="text-align: justify;"><i><br /></i></div><div style="text-align: justify;"><i>Per queste ragioni la nonviolenza è mezzo e fine allo stesso tempo, come spiegava già in una lettera di religione del 1951, in quanto influisce sia sul fondamento che sul metodo, “perché stacca dal metodo della conquista e difesa violenta del potere, anche mediante tortura, stragi, distruzione del nemico e illibertà; e opera mediante non-collaborazione ma sempre con amore e libertà”. È un metodo totalmente nuovo di pensare e agire l’impegno politico: “questo metodo” – scrive Capitini – “guarisce la politica dalla sua fretta e impazienza, per cui essa crede di poter usare i mezzi della violenza e della frode; e così usando questi mezzi, non vede più il fine”.</i></div><div style="text-align: justify;"><i><br /></i></div><div style="text-align: justify;"><i>Sul piano internazionale la nonviolenza si manifesta nell’impegno per il superamento dei “blocchi” contrapposti attraverso l’unione dei “centri nonviolenti” dell’Oriente e dell’Occidente, in “un federalismo universale di centri nonviolenti, collegandoli in senso orizzontale indipendentemente dal potere” verticalmente costituito, sostituendo l’antagonismo di un blocco politico contro l’altro, con quello dei centri nonviolenti – “tutte le forze per la pace, di Oriente e di Occidente” – per superare i rispettivi blocchi. È la <a href="https://www.agenda17.it/2022/12/15/le-parole-e-le-cose-pace-e-pacifismo/" target="_blank">sostituzione di una dimensione verticale del potere con una dimensione orizzontale che travalica i confini dei poteri militari</a> e unisce in un potere solidale internazionale dal basso: una “internazionale della nonviolenza”. Anch’essa già teorizzata più volte su Azione nonviolenta, anche in riferimento all’organizzazione della War Resister’s International, della quale il Movimento Nonviolento è sezione italiana.</i></div><div style="text-align: justify;"><i><br /></i></div><div style="text-align: justify;"><i>Una visione “profetica” rispetto a quanto accaduto nell’89, quando avvenne il collegamento dei movimenti per la pace e il disarmo nell’Europa dell’Ovest, i movimenti per la democrazia nell’Europa dell’Est e la figura di Michail Gorbacev al Cremlino (il quale già nel 1986 aveva sottoscritto, con Rajiv Gandhi, la Dichiarazione di Nuova Delhi sulla nonviolenza), che portò all’abbattimento del muro di Berlino, alla fine del Patto di Varsavia e ad un – seppur breve – periodo di distensione internazionale. Così come non è lontana dalla visione capitiniana la solidarietà tra gli<a href="https://www.agenda17.it/2023/10/03/settimana-di-mobilitazione-internazionale-per-la-pace-sempre-piu-uomini-in-fuga-dallarruolamento-negata-lobiezione-di-coscienza/" target="_blank"> obiettori di coscienza dei fronti di guerra contrapposti, per esempio Russia e Ucraina,</a> o dei <a href="https://www.agenda17.it/2023/10/17/conflitto-israelo-palestinese-la-ricerca-caparbia-del-dialogo-in-una-situazione-difficilissima-spiegata-da-aide-esu-universita-di-cagliari/">costruttori di pace nel “gruppi misti”, per esempio tra israeliani e palestinesi</a>, come le organizzazioni dei Parent’s Circle e dei Combatants for peace.</i></div><div style="text-align: justify;"><i><br /></i></div><div style="text-align: justify;"><i>Se questi sono i compiti, locali e globali, la domanda che ne scaturisce è se non siamo troppo pochi e ininfluenti per svolgerli. Aldo Capitini, che è stato sempre portatore di grandi visioni in gruppi minoritari, scriveva nell’ultima lettera di religione – quasi un testamento, due settimane prima di morire – che ciò che conta davvero è la forza preziosa dei piccoli gruppi.</i></div><div style="text-align: justify;"><i><br /></i></div><blockquote style="border: none; margin: 0px 0px 0px 40px; padding: 0px;"><div style="text-align: justify;"><i><span style="color: #0b5394;">“Oggi i grandi Stati non escludono la guerra, anzi la minacciano anche, e hanno forze enormi per la sua attuazione – scriveva il 6 ottobre del 1968, ma è come se parlasse a noi qui ed ora – anzi sono carichi di tutti i difetti che abbiamo detto, di tutte le varie specie di violenza (oppressione e autoritarismo burocratico, manipolazione delle informazioni e impedimento alla libertà scolastica, disuguaglianza economica, spinta alla guerra ed educazione violenta ecc.)”.</span></i></div></blockquote><div style="text-align: justify;"><i><br /></i></div><div style="text-align: justify;"><i>Ma di fronte ad essi i piccoli gruppi non sono inermi, ma “hanno una forza preziosa, perché possono fondarsi su posizioni strenue, far emergere orientamenti chiari e ostinati, anche se saran detti utopistici: ma l’utopia di oggi può essere la realtà di domani”. Nella misura in cui ciascuno dei persuasi s’impegna per la sua realizzazione, come singolo e come centro. Con la consapevolezza che ciascuno non è mai isolato ma è sempre collegato agli altri, a tutti, attraverso la forza della compresenza – e qui torna la dimensione religiosa fondamentale per Capitini, come per Mohandas K. Gandhi che fu uno sei suoi costanti punti di riferimento – e della sua manifestazione pratica, la nonviolenza.</i></div><div style="text-align: justify;"><i><br /></i></div><div style="text-align: justify;"><i>Con la scelta della nonviolenza ciascuno “ha dato segno di voler stabilire con altri esseri nel cerchio più largo possibile, un rapporto di interessamento e di apertura all’esistenza, alla libertà, allo sviluppo degli altri. Il rapporto non era circoscritto, limitato e a poco a poco rivelava la serietà della realtà di tutti, di essere cioè tendenzialmente aperto e interessato a questa sacra parola: tutti”. Tutti, dunque: sacralità di una parola che non rimanda a un esito metafisico ma fonda un nuovo potere e un nuovo mezzo, la nonviolenza, non per conquistarlo ma per trasformarlo e diffonderlo incessantemente. A partire dalla lotta alla guerra e alla sua preparazione, qui ed ora.</i></div><div style="text-align: justify;"><i><br /></i></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-size: x-small;">[Sintesi della relazione svolta presso il <a href="https://www.agenda17.it/2024/02/01/il-potere-di-tutti-il-filosofo-pasquale-pugliese-ripercorre-il-pensiero-profetico-ma-non-utopico-del-maestro-della-nonviolenza-aldo-capitini/" target="_blank">Laboratorio per la pace dell’Università di Ferrara</a> e pubblicata anche su Agenda 17]</span></div><div style="text-align: right;"><span style="font-size: x-small;">(fonte: Comune-Info 21/02/2024)</span></div><div style="text-align: right;"><i><br /></i></div><script type="text/javascript">
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Ancora raffreddato, il Pontefice ne affida la lettura a un collaboratore della Segreteria di Stato, padre Pierluigi Giroli.</i></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjM4CwJ99vvTmWW-lWTqhloaDysLVsgF16A64fig8XBR7dkg6yh3aMc5ETjYgTa84N5uFjColWpVrwc-mdZnbIseEu2FEmRKM8fFLQzm80AkhYr1VQMuIprNQCQcTSrH0aidxArXUIAW4AX974RXcZK9lhYP-2px-ZqdHC_1-IUhn6UBRyPCK9FZr9ZaXY/s800/cq5dam.web.800.800.jpeg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="533" data-original-width="800" height="133" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjM4CwJ99vvTmWW-lWTqhloaDysLVsgF16A64fig8XBR7dkg6yh3aMc5ETjYgTa84N5uFjColWpVrwc-mdZnbIseEu2FEmRKM8fFLQzm80AkhYr1VQMuIprNQCQcTSrH0aidxArXUIAW4AX974RXcZK9lhYP-2px-ZqdHC_1-IUhn6UBRyPCK9FZr9ZaXY/w200-h133/cq5dam.web.800.800.jpeg" width="200" /></a><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjqDNcAZAJhwxtYxX_DX-nQWUlVOm6j8ScRWfemUrymnuzY-tu098CtaCEF-SwzOS0MvrS1t17mSxNDbsZ1DqyV35Da-znykCcvmUlkdYmF4gB0zdVEVnlsKFP-1aDJDn30ImCOnfiPs48QavMWj5WphcTcymUR_RXm0z03zD-9wrj_fmP5xKCZbuRfIQM/s800/cq5dam.web.800.800%20(1).jpeg" style="margin-left: 1em; 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margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="533" data-original-width="800" height="133" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgAe0tKX27OM6E3ISxvMVHXZsZhhxZyjJNili7vGYoEx3oRnrs-s2eM53DhHBaqT1mrQB17oHgv04VAqC88l8W4sOrSKXOeDOFaB9hThKdxzhcMm8Zkw6Fn0RrWCL4SSlYvwavje6afkUk5UsJnGHGp89hPJt4EY4GKK8Q_EBolL3X7hhBbmEo15mcnfVw/w200-h133/cq5dam.web.800.800%20(13).jpeg" width="200" /></a></div><div style="font-style: italic; text-align: center;"><i>_______________________________________</i></div><div style="font-style: italic; text-align: center;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><b><span style="font-size: medium;">Catechesi. I vizi e le virtù. 11. L'agire virtuoso</span></b></div><div style="text-align: justify;"><b><span style="font-size: medium;"><br /></span></b></div><div style="text-align: center;"><b><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi1jTO5tmbcy1V6qvdjHhn5424Jfp6OPyzoL6kdNhafgZAEe4vWQLjmWwqVs24J0Io9sQWslAbu8nGl2no1X1tiOjxZKjxlGRneGQA3fecfEgxPgL_rYYSMzDSETics2rgetzKju7gKQPXq0o9v1BopDNxexDl8KetGCWl3zIbUdAnmE8yZGG5xm7JAMw8/s453/Cattura8.JPG" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="336" data-original-width="453" height="237" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi1jTO5tmbcy1V6qvdjHhn5424Jfp6OPyzoL6kdNhafgZAEe4vWQLjmWwqVs24J0Io9sQWslAbu8nGl2no1X1tiOjxZKjxlGRneGQA3fecfEgxPgL_rYYSMzDSETics2rgetzKju7gKQPXq0o9v1BopDNxexDl8KetGCWl3zIbUdAnmE8yZGG5xm7JAMw8/s320/Cattura8.JPG" width="320" /></a></div></b></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><br /></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><i>Cari fratelli e sorelle, buongiorno!</i></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><br /></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><i><b>Dopo aver concluso la carrellata sui vizi, è giunto il momento di rivolgere lo sguardo sul quadro simmetrico, che sta in opposizione all’esperienza del male. Il cuore dell’uomo può assecondare cattive passioni, può dare ascolto a tentazioni nocive travestite con vesti suadenti, ma può anche opporsi a tutto questo. Per quanto ciò possa risultare faticoso, l’essere umano è fatto per il bene, che lo realizza veramente, e può anche esercitarsi in quest’arte, facendo sì che alcune disposizioni divengano in lui o in lei permanenti. La riflessione intorno a questa nostra meravigliosa possibilità forma un capitolo classico della filosofia morale: il capitolo delle virtù.</b></i></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><br /></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><i><b>I filosofi romani la chiamavano virtus, quelli greci aretè. Il termine latino evidenzia soprattutto che la persona virtuosa è forte, coraggiosa, capace di disciplina ed ascesi; dunque l’esercizio delle virtù è frutto di una lunga germinazione, che richiede fatica e anche sofferenza. La parola greca, aretè, indica invece qualcosa che eccelle, qualcosa che emerge, che suscita ammirazione. La persona virtuosa è pertanto quella che non si snatura deformandosi ma è fedele alla propria vocazione, realizza pienamente se stessa.</b></i></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><br /></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><i><b>Saremmo fuori strada se pensassimo che i santi siano delle eccezioni dell’umanità</b>: una sorta di ristretta cerchia di campioni che vivono al di là dei limiti della nostra specie. <b>I santi</b>, in questa prospettiva che abbiamo appena introdotto riguardo alle virtù, <b>sono invece coloro che diventano pienamente se stessi, che realizzano la vocazione propria di ogni uomo. Che mondo felice sarebbe quello in cui la giustizia, il rispetto, la benevolenza reciproca, la larghezza d’animo, la speranza fossero la normalità condivisa, e non invece una rara anomalia! </b>Ecco perché il capitolo sull’agire virtuoso, in questi nostri tempi drammatici nei quali facciamo spesso i conti con il peggio dell’umano, dovrebbe essere riscoperto e praticato da tutti. <b>In un mondo deformato dobbiamo fare memoria della forma con cui siamo stati plasmati, dell’immagine di Dio che in noi è impressa per sempre.</b></i></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><br /></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><i><b>Ma come possiamo definire il concetto di virtù?</b> <b>Il Catechismo della Chiesa Cattolica ci offre una definizione precisa e sintetica: «La virtù è una disposizione abituale e ferma a fare il bene»</b> (N. 1803). Non è dunque un bene improvvisato e un po’ casuale, che piove dal cielo in maniera episodica. La storia ci dice che anche i criminali, in un momento di lucidità, hanno compiuto atti buoni; certamente questi atti sono scritti nel “libro di Dio”, ma <b>la virtù è</b> un’altra cosa. È <b>un bene che nasce da una lenta maturazione della persona, fino a diventare una sua caratteristica interiore. La virtù è un habitus della libertà. Se siamo liberi in ogni atto, e ogni volta siamo chiamati a scegliere tra bene e male, la virtù è ciò che ci permette di avere una consuetudine verso la scelta giusta.</b></i></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><br /></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><i><b>Se la virtù è un dono così bello, subito nasce una domanda: come è possibile acquisirla? La risposta a questa domanda non è semplice, è complessa.</b></i></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><br /></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><i><b>Per il cristiano il primo aiuto è la grazia di Dio.</b> Infatti, in noi battezzati agisce lo Spirito Santo, che lavora nella nostra anima per condurla a una vita virtuosa. Quanti cristiani sono arrivati alla santità attraverso le lacrime, constatando di non riuscire a superare certe loro debolezze! Ma hanno sperimentato che Dio ha completato quell’opera di bene che per loro era solo un abbozzo. Sempre la grazia precede il nostro impegno morale.</i></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><br /></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><i><b>Inoltre, non si deve mai dimenticare la ricchissima lezione che ci è arrivata dalla saggezza degli antichi, che ci dice che la virtù cresce e può essere coltivata. E perché ciò avvenga, il primo dono dello Spirito da chiedere è proprio la sapienza. </b>L’essere umano non è libero territorio di conquista di piaceri, di emozioni, di istinti, di passioni, senza poter fare nulla contro queste forze, a volte caotiche, che lo abitano. <b>Un dono inestimabile che possediamo è l’apertura mentale, è la saggezza che sa imparare dagli errori per indirizzare bene la vita. Poi ci vuole la buona volontà: la capacità di scegliere il bene, di plasmare noi stessi con l’esercizio ascetico, rifuggendo gli eccessi.</b></i></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><br /></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><i><b>Cari fratelli e sorelle, cominciamo così il nostro viaggio attraverso le virtù, in questo universo sereno che si presenta impegnativo, ma decisivo per la nostra felicità.</b></i></div><div style="font-style: italic; text-align: center;"><br /></div><div style="text-align: center;"><b><span style="color: #cc0000;">Guarda il video della catechesi</span></b></div><div style="text-align: center;"><iframe allow="accelerometer; autoplay; clipboard-write; encrypted-media; gyroscope; picture-in-picture; web-share" allowfullscreen="" frameborder="0" height="220" src="https://www.youtube-nocookie.com/embed/-fNFSjuDkwU?si=FjVl-B-aBzK7n9F2" title="YouTube video player" width="340"></iframe></div><div style="font-style: italic; text-align: center;"><br /></div><div style="text-align: center;"><b>__________________</b><b>______________</b></div><div style="text-align: center;"><b><br /></b></div><div style="text-align: justify;"><b>Saluti</b></div><div style="text-align: justify;"><b>...</b></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: center;"><b>* * *</b></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><br /></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><i>Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana, in particolare alle Capitolari delle Carmelitane Missionarie e alle Apostole del Sacro Cuore di Gesù, che incoraggio a custodire il patrimonio spirituale dei rispettivi Istituti religiosi.</i></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><br /></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><i>Saluto i fedeli della parrocchia di Santa Maria Goretti in Frigole, i devoti di Santa Domenica provenienti da diverse località, la Facoltà di Diritto Canonico San Pio X di Venezia: auspico che ciascuno sappia rispondere alla vocazione cristiana offrendo un valido contributo alla crescita armonica della società. Un saluto va anche agli Allievi della Scuola Sottufficiali della Marina Militare di Taranto, che esorto a svolgere il servizio con lealtà e generosità.</i></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><br /></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><i>Il mio pensiero va infine ai malati, agli anziani, agli sposi novelli e ai giovani, specialmente ai tanti studenti presenti, in particolare all’Istituto Carbone e Rosati di Sora. Tutti invito a proseguire con impegno nell’itinerario quaresimale, pronti a compiere gesti di cristiana solidarietà ovunque la Provvidenza vi chiama ad operare.</i></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><br /></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><i>E, per favore, perseveriamo nella fervida preghiera per quanti soffrono le terribili conseguenze della guerra. Oggi mi hanno portato un rosario e un Vangelo di un giovane soldato morto al fronte: lui pregava con questo. Tanti giovani, tanti giovani vanno a morire! Preghiamo il Signore perché ci dia la grazia di vincere questa pazzia della guerra che sempre è una sconfitta. A tutti voi la mia Benedizione!</i></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><i><br /></i></div><div style="text-align: justify;"><b><a href="https://www.vatican.va/content/francesco/it/audiences/2024/documents/20240313-udienza-generale.html" target="_blank"><span style="color: #cc0000;">Leggi il testo integrale</span></a></b></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: center;"><b><span style="color: #cc0000;">Guarda il video integrale</span></b></div><div style="text-align: center;"><iframe allow="accelerometer; autoplay; clipboard-write; encrypted-media; gyroscope; picture-in-picture; web-share" allowfullscreen="" frameborder="0" height="220" src="https://www.youtube-nocookie.com/embed/ge0JhEczRS0?si=JQR-M9llLYL2Ezzt" title="YouTube video player" width="340"></iframe></div><div style="text-align: justify;"><br /></div></div><div class="text parbase vaticanrichtext" style="background-color: white; font-family: Tahoma, Verdana, Segoe, sans-serif; font-size: 14.6667px;"><div class="testo"><div class="text parbase vaticanrichtext"><div class="clearfix" style="zoom: 1;"></div></div><div class="content parsys"></div></div></div><script type="text/javascript">
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Nel fare memoria di quel 13 marzo 2013 rinnoviamo dunque l’impegno ad annunciare il Vangelo in questa nostra storia. Siamo convinti che questo sia il regalo più bello che possiamo donarLe: Evangelii gaudium, la gioia del Vangelo!</i></div><div style="text-align: justify;"><i>Vogliamo essere, con la Sua paterna guida, sempre più una Chiesa sinodale che cammina “in compagnia del Risorto, preoccupata non di salvaguardare se stessa e i propri interessi, ma di servire il Vangelo in stile di gratuità e di cura, coltivando la libertà e la creatività proprie di chi testimonia la lieta notizia dell’amore di Dio rimanendo radicato in ciò che è essenziale”.</i></div><div style="text-align: justify;"><i>RinnovandoLe la gioia della nostra disponibilità, Le assicuriamo la preghiera delle Chiese che sono in Italia.</i></div><div style="text-align: justify;"><i><br /></i></div><div style="text-align: justify;"><i><b>Auguri, Santità.</b></i></div><div style="text-align: justify;"><i><b><br /></b></i></div><div style="text-align: justify;"><i><b><br /></b></i></div><script type="text/javascript">
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Continua a chiedere il cessate il fuoco in Terra Santa, dove allo spietato massacro del 7 ottobre attuato dai terroristi di Hamas è seguita e continua ad essere perpetrata la tragica carneficina di Gaza. Continua a chiedere di far tacere le armi nel tragico conflitto deflagrato nel cuore dell’Europa cristiana, nell’Ucraina distrutta e martoriata dai bombardamenti dell’esercito aggressore russo. Continua a invocare pace nelle altre parti del mondo dove si combattono con indicibili violenze i conflitti dimenticati che compongono i tasselli sempre più grandi di un conflitto mondiale.</i></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><br /></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><i>Il Vescovo di Roma entra nel dodicesimo anno di pontificato in un’ora buia, con le sorti dell’umanità in balia del protagonismo di governanti incapaci di valutare le conseguenze delle loro decisioni che sembrano arrendersi all’ineluttabilità della guerra. E con lucidità e realismo dice che «è più forte chi vede la situazione, chi pensa al popolo», cioè «chi ha il coraggio di negoziare», perché «negoziare è una parola coraggiosa», della quale non bisogna vergognarsi. Papa Francesco, sfidando le incomprensioni dei vicini e dei lontani, continua a mettere al centro la sacralità della vita, ad essere vicino alle vittime innocenti e a denunciare gli sporchi interessi economici che muovono i fili delle guerre ammantandosi di ipocrisia.</i></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><br /></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><i>Un rapido sguardo a questi ultimi undici anni di storia fa comprendere il valore profetico della voce di Pietro. L’allarme, lanciato la prima volta due lustri fa, sulla terza guerra mondiale a pezzi. L’enciclica sociale Laudato si’ (2015), che ha mostrato come cambiamenti climatici, migrazioni, guerre, economia che uccide sono fenomeni interconnessi tra di loro e possono essere affrontati soltanto attraverso uno sguardo globale. La grande enciclica sulla fratellanza umana (Fratelli tutti, 2020), che ha indicato la via per costruire un mondo nuovo basato sulla fraternità, togliendo ancora una volta qualsiasi alibi all’abuso del nome di Dio per giustificare il terrorismo, l’odio e la violenza. E poi il costante riferimento nel suo magistero alla misericordia, che intesse tutta la trama di un pontificato missionario.</i></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><br /></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><i>Nelle società secolarizzate, e “liquide” senza più certezze, nulla può essere dato per scontato e l’evangelizzazione – insegna Francesco – ricomincia dall’essenziale, come si legge in Evangelii gaudium (2013): «Abbiamo riscoperto che anche nella catechesi ha un ruolo fondamentale il primo annuncio o “kerygma”, che deve occupare il centro dell’attività evangelizzatrice e di ogni intento di rinnovamento ecclesiale. [...] La centralità del kerygma richiede alcune caratteristiche dell’annuncio che oggi sono necessarie in ogni luogo: che esprima l’amore salvifico di Dio previo all’obbligazione morale e religiosa, che non imponga la verità e che faccia appello alla libertà, che possieda qualche nota di gioia, stimolo, vitalità, ed un’armoniosa completezza che non riduca la predicazione a poche dottrine a volte più filosofiche che evangeliche. Questo esige dall’evangelizzatore alcune disposizioni che aiutano ad accogliere meglio l’annuncio: vicinanza, apertura al dialogo, pazienza, accoglienza cordiale che non condanna».</i></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><br /></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><i>La testimonianza della misericordia rappresenta dunque un elemento fondamentale di questo «amore salvifico di Dio» che è «previo all’obbligazione morale e religiosa». In altre parole, chi non è ancora venuto in contatto con il fatto cristiano, come aveva già osservato lucidamente Benedetto XVI nel maggio 2010, difficilmente rimarrà colpito e affascinato dall’affermazione di norme e obblighi morali, dall’insistenza sui divieti, dagli elenchi minuziosi dei peccati, dalle condanne, o dagli appelli nostalgici ai valori di un tempo.</i></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><br /></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><i>All’origine dell’accoglienza, della vicinanza, della tenerezza, dell’accompagnamento, all’origine di una comunità cristiana capace di abbracciare e di ascoltare c’è il riverbero della misericordia che si è sperimentata e che si cerca – pur tra mille limiti e cadute – di restituire. Se si leggono con questi occhi i gesti del Papa, anche quelli che hanno provocato in alcuni le stesse reazioni scandalizzate che provocavano duemila anni fa i gesti di Gesù, se ne scopre la profonda forza evangelizzatrice e missionaria.</i></div><div style="text-align: right;"><span style="font-size: x-small;">(fonte: Editoriale di Vatican News 13/03/2024)</span></div><div style="font-style: italic; text-align: right;"><i><br /></i></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><i><br /></i></div><script type="text/javascript">
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Non ho vissuto una vita ovattata, il contesto in cui sono cresciuta è equivalente al degrado del quartiere descritto nel libro, ma il sorriso e la speranza, che non mi sono mai mancati, ora invece, nelle brutture odierne, vacillano, facendomi pensare che forse non è stata la migliore delle idee mettere a questo mondo marcio i miei ancora ignari figli. Come ritrovare il coraggio e la “leggerezza attenta” di cercare il bello anche dove non sembra esserci?”.</span></i></div></i></blockquote><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><br /></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><i>Questo messaggio ricevuto di recente mi ha costretto a chiedermi se esiste un metodo per trovare gioia dove non sembra che ci sia, se ci sia ancora la possibilità di scorgere un cigno in mezzo alla polvere e all’immondizia della città, come racconta Charles Baudelaire in una delle sue poesie più belle. Siamo sicuri che questo mondo sia così marcio o più marcio di quello di prima? E se invece di aspettare l’apparizione del cigno fossimo noi a poterlo far apparire? Esiste un metodo per sperare anche nella disperazione amplificata da una comunicazione che, drogata dai click, predilige la sovraesposizione del marcio e crea un effetto depressivo? Provo a rispondere con due storie vere in cui mi sono imbattuto di recente.</i></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><br /></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><a href="https://www.profduepuntozero.it/content/uploads/2024/02/51InSeC6MlL._SL1400_.jpg" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img height="214" src="https://www.profduepuntozero.it/content/uploads/2024/02/51InSeC6MlL._SL1400_-460x307.jpg" width="320" /></a><i></i></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><i>La prima è quella di Cicely Saunders, una ragazza londinese avviata agli studi di economia a Oxford, che, durante la Seconda Guerra mondiale, incapace di stare a guardare, si arruola come infermiera per curare i feriti che giungono dal fronte. Trova l’inferno: centinaia di coetanei che muoiono tra atroci sofferenze. Invece di scoraggiarsi di fronte all’impossibilità di salvarli, comincia a studiare la situazione e scopre che per lenire la sofferenza dei moribondi non bastano le cure fisiche, bisogna curare la loro disperazione. Farà di questo la ragione della sua esistenza: trovata la sua vera vocazione, comincerà a studiare medicina a 33 anni e aprirà nel 1967 il primo Hospice moderno, dove non si va a morire ma a vivere bene sino all’ultimo istante. Le cure palliative create dalla dottoressa Saunders sono oggi un punto di riferimento a livello mondiale per la cura dei malati terminali. Ho conosciuto la storia grazie al recente romanzo di Emmanuel Exitu, intitolato Di cosa è fatta la speranza. È proprio in mezzo all’inferno che Saunders inventa il nuovo: “La speranza è il modo peggiore di affrontare la vita. Naturalmente se si escludono tutti gli altri, che sono molto peggio”. La frase che apre il libro è paradossale quanto vera. La speranza non è una tecnica di suggestione per vedere le cose come non sono, anzi è la capacità di stare talmente dentro e di fronte al presente da innamorarsene. In questo senso la speranza “è il modo peggiore di affrontare la vita” perché è impegnativa, ma “tutti gli altri sono molto peggio” perché escludono la creatività e la libertà, l’azione da protagonisti. Cicely Saunders fu visionaria perché sperava, essere visionario non significa avere visioni ma prestare attenzione fino a scorgere il possibile dove tutti vedono l’impossibile. Nel capitolo che dà il titolo al libro, l’autore elenca gli ingredienti della speranza, e sono tutte quelle cose e persone che i malati terminali hanno care e che il personale dell’hospice procura loro: da un whisky con ghiaccio tritato a un cucciolo d’elefante, perché “la speranza è fatta di cose che hanno bisogno di qualcuno che le faccia accadere”. Quindi il mio primo consiglio è essere una di quelle persone che le fanno accadere, essere visionari nel qui e ora. Altrimenti ci si consegna alla disperazione che è proprio ciò che impedisce di vedere. Se Saunders avesse pensato: prima, a casa, “ho i miei studi che m’importa di chi muore in guerra”, e dopo, in corsia, “tanto è tutto inutile” non avrebbe inventato le pratiche che oggi rendono umana anche la morte inevitabile (la morfina veniva data solo su richiesta; i parenti non erano coinvolti e aiutati ad affrontare il lutto…).</i></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><br /></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><a href="https://www.profduepuntozero.it/content/uploads/2024/02/height.jpeg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img height="179" src="https://www.profduepuntozero.it/content/uploads/2024/02/height-460x258.jpeg" width="320" /></a><i>La seconda storia vera è narrata dal protagonista, Michel Simonet: spazzino per vocazione. Ogni mattina, all’alba, da trent’anni, mette una rosa fresca sul suo carretto come un vessillo: è felice di rendere bella la sua città, portare a casa ciò che serve alla famiglia e far vivere meglio i suoi concittadini. Trova il bello anche in mezzo alla sporcizia, fosse anche solo la strada pulita dopo il suo passaggio. Il suo diario di strada fa vedere come ciò che conta nella vita non è innanzitutto il lavoro che si fa, ma perché e per chi lo si fa. Così la sporcizia diventa occasione di quotidiane scoperte e relazioni. Per Simonet la strada è il luogo in cui far accadere la speranza: fatto con e per amore il suo lavoro diventa ricco di possibilità inattese (anche diventare scrittore) e non prigione da cui fuggire. Allora la seconda cosa che suggerirei è continuare a mettere al mondo e sempre di più i tre figli, proprio in un mondo marcio (quando il mondo non lo è stato? Però oggi il marcio ci viene sbattuto in faccia con più frequenza da quella che è una vera e propria infodemia). E poiché i figli si mettono al mondo in due, sono quei due che continueranno a metterli al mondo. Noi siamo le relazioni in cui siamo cresciuti. Dall’amore dei genitori e di chi lo educa dipende la fiducia con cui un bambino guarda la realtà, dalla cura che gli viene data dipende il suo sistema immunitario non solo fisico, ma anche psichico, che è la speranza, cioè saper stare nel presente senza soccombere (abbiamo bisogno di ricevere più amore di quanto male ci arriva) e senza fuggire (la tecnologia oggi offre un comodo altrove in cui rifugiarsi). Quei figli non vanno difesi dal mondo, perché saranno loro a portare nel mondo un mondo nuovo, che hanno sperimentato a casa. A noi non è chiesto di salvare il mondo ma lo spazio in cui ci muoviamo, come narra Simonet: “Non sono mai le meraviglie a mancare, ma la capacità di meravigliarsi attraverso tutti i sensi, che invece possono appagare con ben poca spesa. La strada ci rende semplici. Abbiamo la capienza di un ditale o di una cisterna? Ciò che conta è la pienezza” (M.Simonet, Lo spazzino e la rosa). Non importa quanto il mondo sia sporco, ma quanto siamo amati e amiamo. Parola di spazzino.</i></div><div style="font-style: italic; text-align: right;"><span style="font-size: small; font-style: normal;">(fonte: sito dell'autore)</span></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><script type="text/javascript">
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Osare l’impronunciabile: ovvero dire arrendersi, alzare bandiera bianca, trattare.</i></div><div style="text-align: justify;"><i><br /></i></div><div style="text-align: justify;"><i>Sulla guerra in Ucraina abbiamo vissuto sotto il dominio soffocante di una cosmogonia omogenea. Putin, la Russia, aggressori arroganti, saranno puniti, non hanno con la loro potenza di cartapesta alcuna possibilità di prevalere sul Bene, cioè su di noi. Nessuno metteva in dubbio, tutti hanno interiorizzato.</i></div><div style="text-align: justify;"><i><br /></i></div><div style="text-align: justify;"><i>Dalle due parti, Kiev e Mosca, con un progetto metodico, è stata lasciata soltanto una possibilità: la propria vittoria totale. Con un ribaltamento che spesso avviene nelle guerre, la politica, russa, ucraina, occidentale, si è ridotta miseramente a continuazione della guerra con altri mezzi, uno schermo per dimostrare la necessità del massacro temperato dalla certezza che alla fine avremmo vinto noi. […] Occorreva che qualcuno prendesse la parola per i morti, per quelli già spazzati via e per quelli che verranno… Ancora un paio di anni e vinceremo! Un niente!</i></div><div style="text-align: justify;"><i><br /></i></div><div style="text-align: justify;"><i>Bisognava che qualcuno dicesse quello che i politici e i generali non hanno il coraggio di dire: che è l’esaurimento degli uomini nelle trincee e negli assalti e non delle munizioni o dei droni a decidere la vittoria e la sconfitta. In questa matematica inumana la Russia è in vantaggio, vincerà. Mentre Putin continuerà a attingere al suo immenso materiale di vite sacrificabili, largheggiando senza rimorsi, come è nello stile, sotto qualsiasi segno ed epoca, di un dispotismo abituato alla cieca obbedienza, Kiev è quasi alla fine, una generazione è stata spazzata via o ha cercato la salvezza fuggendo.</i></div><div style="text-align: justify;"><i><br /></i></div><div style="text-align: justify;"><i>Alcuni generali hanno cercato di dirlo a Zelenzky ma sono stati licenziati o allontanati: perché Zelenzky come Putin è ormai prigioniero della logica della vittoria totale che gli abbiamo garantito. Solo il Papa poteva spezzare il tabù, solo lui ne ha la forza morale. Usando parole sconfitta, negoziare, bandiera bianca che costerebbero l’accusa di tradimento, di collaborazionismo con il nemico.</i></div><div style="text-align: justify;"><i><br /></i></div><div style="text-align: justify;"><i>Ma questa è la Chiesa, quando sa lasciare agli altri i distinguo, i silenzi, il non detto, le formule felpate, le maledizioni sul nemico sempre Assoluto. […] Al contrario dei politicanti batte e ribatte sulle chiusure umane […] Ci impone di non insabbiarci nei dubbi, […] in una terra dove per vincere dovremo scendere in campo direttamente, disseminata di silos in cui dormono mostri a testate multiple […] e in fondo agli oceani scivolano, silenziosi e ciechi, sottomarini con missili ciascuno dei quali può annientare centinaia di migliaia di esseri umani.</i></div><div style="text-align: right;"><span style="font-size: x-small;">(fonte: Faro di Roma)</span></div><div style="text-align: right;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><div><div style="text-align: center;"><b><span style="color: #0b5394; font-size: medium;">***************</span></b></div><div style="text-align: center;"><b><span style="color: #0b5394; font-size: medium;"><br /></span></b></div><div style="text-align: justify;">Vedi anche i nostri post:</div><div><ul><li style="text-align: justify;"><b><a href="https://pietrevive.blogspot.com/2024/03/intervista-di-papa-francesco-alla-rsi.html" target="_blank"><span style="color: #cc0000;">Intervista di Papa Francesco alla RSI: «La guerra è una pazzia... negoziare è una parola coraggiosa...».</span></a></b></li><li style="text-align: justify;"><b><a href="https://pietrevive.blogspot.com/2024/03/parolin-per-il-papa-negoziare-non-e.html" target="_blank"><span style="color: #cc0000;">Parolin: per il Papa negoziare non è resa, ma condizione per una pace giusta e duratura</span></a></b></li></ul></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><br /></div></div></div><script type="text/javascript">
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Il testo integrale dell'intervista</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjUaDs2Cxn5dbP78LUtW09kSGuVpyjBXvsCQcR358rvcYqzrgJxhy22s0MxVk5GWYMzj__Wh4bVvOGCK7So3IxOTVg8oaQkRZ3SbkKgy-YwQx1XLo47BcCaWaNz8qAJIERyzmt1fRLKdvcco6SlaH4FoQALm_vRaxDJjHoviBaKyyknWDherFNn34B1qik/s750/cq5dam.thumbnail.cropped.750.422.jpeg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="422" data-original-width="750" height="225" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjUaDs2Cxn5dbP78LUtW09kSGuVpyjBXvsCQcR358rvcYqzrgJxhy22s0MxVk5GWYMzj__Wh4bVvOGCK7So3IxOTVg8oaQkRZ3SbkKgy-YwQx1XLo47BcCaWaNz8qAJIERyzmt1fRLKdvcco6SlaH4FoQALm_vRaxDJjHoviBaKyyknWDherFNn34B1qik/w400-h225/cq5dam.thumbnail.cropped.750.422.jpeg" width="400" /></a></div><div style="text-align: center;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Pubblichiamo il testo integrale dell'intervista rilasciata a Gian Guido Vecchi dal cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, pubblicata oggi sul Corriere della Sera.</div><div style="text-align: justify;"><i><br /></i></div><blockquote style="border: none; margin: 0 0 0 40px; padding: 0px;"><div style="text-align: justify;">Eminenza, pare evidente che il Papa chieda un negoziato e non una resa. Ma perché rivolgersi solo a una delle due parti, l’Ucraina e non la Russia? Ed evocare la «sconfitta» dell’aggredito, come motivazione per il negoziato, non rischia di essere controproducente?</div></blockquote><div style="text-align: justify;"><i><br /></i></div><div style="text-align: justify;"><i>«Come ricordato dal direttore della sala stampa vaticana, citando le parole del Santo Padre del 25 febbraio scorso, l’appello del Pontefice è che “si creino le condizioni per una soluzione diplomatica alla ricerca di una pace giusta e duratura”. In tal senso è ovvio che la creazione di tali condizioni non spetta solo ad una delle parti, bensì ad entrambe, e la prima condizione mi pare sia proprio quella di mettere fine all’aggressione. Non bisogna mai dimenticare il contesto e, in questo caso, la domanda che è stata rivolta al Papa, il quale, in risposta, ha parlato del negoziato e, in particolare, del coraggio del negoziato, che non è mai una resa. <b>La Santa Sede persegue questa linea e continua a chiedere il “cessate il fuoco” — e a cessare il fuoco dovrebbero essere innanzitutto gli aggressori — e quindi l’apertura di trattative. Il Santo Padre spiega che negoziare non è debolezza, ma è forza. Non è resa, ma è coraggio. E ci dice che dobbiamo avere una maggiore considerazione per la vita umana, per le centinaia di migliaia di vite umane che sono state sacrificate in questa guerra nel cuore dell’Europa. Sono parole che valgono per l’Ucraina come per la Terra Santa e per gli altri conflitti che insanguinano il mondo</b>».</i></div><div style="text-align: justify;"><i><br /></i></div><blockquote style="border: none; margin: 0 0 0 40px; padding: 0px;"><div style="text-align: justify;">Ci sono ancora possibilità di arrivare ad una soluzione diplomatica?</div></blockquote><div style="text-align: justify;"><i><br /></i></div><div style="text-align: justify;"><i>«<b>Trattandosi di decisioni che dipendono dalla volontà umana, rimane sempre la possibilità di arrivare a una soluzione diplomatica.</b> La guerra scatenata contro l’Ucraina non è l’effetto di una calamità naturale incontrollabile ma della sola libertà umana, e la stessa volontà umana che ha causato questa tragedia ha anche la possibilità e la responsabilità di intraprendere passi per mettervi fine e aprire la strada a una soluzione diplomatica».</i></div><div style="text-align: justify;"><i><br /></i></div><blockquote style="border: none; margin: 0 0 0 40px; padding: 0px;"><div style="text-align: justify;">La preoccupazione della Santa Sede è una escalation? Lei stesso ne parlava dicendo che «fa paura» l’ipotesi di un coinvolgimento dei Paesi occidentali.</div></blockquote><div style="text-align: justify;"><i><br /></i></div><div style="text-align: justify;"><i>«<b>La Santa Sede è preoccupata per il rischio di un allargamento della guerra. L’innalzamento del livello del conflitto, l’esplodere di nuovi scontri armati, la corsa al riarmo sono segnali drammatici e inquietanti in questo senso.</b> L’allargamento della guerra significa nuove sofferenze, nuovi lutti, nuove vittime, nuove distruzioni, che si aggiungono a quelli che il popolo ucraino, soprattutto bambini, donne, anziani e civili, vive nella propria carne, pagando il prezzo troppo caro di questa guerra ingiusta».</i></div><div style="text-align: justify;"><i><br /></i></div><blockquote style="border: none; margin: 0 0 0 40px; padding: 0px;"><div style="text-align: justify;">Francesco ha parlato anche del conflitto israelo-palestinese, evocando la «responsabilità» dei contendenti. Che cosa hanno in comune le due situazioni?</div></blockquote><div style="text-align: justify;"><i><br /></i></div><div style="text-align: justify;"><i>«<b>Le due situazioni hanno certamente in comune il fatto che si sono pericolosamente allargate oltre ogni limite accettabile, che non si riesce a risolverle, che hanno dei riflessi in diversi Paesi, e che non possono trovare una soluzione senza un negoziato serio. Mi preoccupa l’odio che stanno generando. Quando mai si potranno rimarginare ferite così profonde?</b>»</i></div><div style="text-align: justify;"><i><br /></i></div><blockquote style="border: none; margin: 0 0 0 40px; padding: 0px;"><div style="text-align: justify;">Sempre in tema di escalation: il Papa ha parlato più volte del pericolo di un conflitto nucleare, «basta un incidente», è questa la paura di fondo della Santa Sede? Un «incidente» come a Sarajevo nel ’14?</div></blockquote><div style="text-align: justify;"><i><br /></i></div><div style="text-align: justify;"><i>«<b>Il rischio di una fatale “deriva” nucleare non è assente.</b> Basta vedere la regolarità con la quale certi rappresentanti governativi ricorrono a tale minaccia. Non posso che sperare che si tratti di una propaganda strategica e non di un “avvertimento” di un fatto realmente possibile. Quanto alla <b>“paura di fondo” della Santa Sede, credo che essa sia piuttosto quella che i vari attori di questa tragica situazione arrivino a chiudersi ancora di più nei propri interessi, non facendo ciò che possono per arrivare a una pace giusta e stabile</b>».</i></div><div style="text-align: right;"><span style="font-size: x-small;">(fonte: Vatican News 12/03/2024)</span></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: center;"><b><span style="color: #0b5394; font-size: medium;">***************</span></b></div><div style="text-align: center;"><b><span style="color: #0b5394; font-size: medium;"><br /></span></b></div><div style="text-align: justify;">Vedi anche il nostro post:</div><div style="text-align: justify;"><b><a href="https://pietrevive.blogspot.com/2024/03/intervista-di-papa-francesco-alla-rsi.html" target="_blank"><span style="color: #cc0000;">Intervista di Papa Francesco alla RSI: «La guerra è una pazzia... negoziare è una parola coraggiosa...».</span></a></b></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><script type="text/javascript">
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</script></span></b></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><i>Diciamolo chiaramente: è penoso e anche deludente questo legiferare a livello regionale, come ha fatto la Regione Emilia Romagna, su temi come il fine vita. Questa anomalia è dovuta all’incapacità del Parlamento di decidere una legge per tutto il paese, nonostante la sentenza della Corte costituzionale di cinque anni fa. E così, senza che ci sia stato un itinerario di dialogo, di confronto, non solo tra le forze politiche, ma anche con le rappresentanze istituzionali delle componenti della società, per una regione ma non per le altre, si approva una legge che colma il vuoto legislativo sul fine vita e stabilisce itinerario e tempi precisi per il cittadino che vuole accedere al suicidio medicalmente assistito.</i></div><div style="text-align: justify;"><i><br /></i></div><div style="text-align: justify;"><i>Qualche settimana fa monsignor Erio Castellucci, un vescovo e teologo ricco di vera sapienza, aveva scritto un lungo testo per una valutazione etica del suicidio assistito. Questo testo è un capolavoro in vista di un dialogo: rispettoso, lontano da ogni manicheismo e da ogni polarizzazione chiede e propone un confronto con quanti esprimono posizioni diverse sul tema del fine vita, che non vanno demonizzati ma ascoltati. Di diverso tono, invece, il comunicato della Conferenza episcopale dell’Emilia-Romagna che risponde all’emanazione regionale di una legge che viene giudicata “sconcertante”.</i></div><div style="text-align: justify;"><i><br /></i></div><div style="text-align: justify;"><i>È vero che per i cattolici – credenti nel Dio creatore della vita, che non è mai in possesso di nessuno se non di Dio solo al quale va ridata puntualmente quando ha fine – il suicidio resta una contraddizione al dono della vita ricevuto. Ma sappiamo anche che questa vita non va idolatrata, affermata in modo totalitario, tant’è vero che nel cristianesimo è possibile che la si doni e addirittura la si offra alla morte per una testimonianza resa alla giustizia, alla pace e alla libertà, cioè al riconoscimento della signoria dell’unico Dio e alla fede in Cristo.</i></div><div style="text-align: justify;"><i><br /></i></div><div style="text-align: justify;"><i>Oggi siamo tutti consapevoli che ci sono degli itinerari verso la morte che negano la dignità di una persona, che comportano sofferenze fisiche e psichiche insopportabili, situazioni in cui rimane solo la vita vegetativa o una dipendenza da una macchina che pone il malato in una coscienza disperata. E purtroppo in Italia non si può ancora dire che si sia diffusa una cultura del dolore! Si continua ad affermare che ci sono le cure palliative, ma queste non sono praticate ovunque e sovente quelli che vivono in condizioni più precarie e i più poveri non vi accedono perché nessuno si prende cura di loro. Il male, le sofferenze non possono essere sempre governati in modo integrale e di fronte a un dolore senza speranza spetta in definitiva alla coscienza di ciascuno riconoscere il suo limite di resistenza e quindi decidere la resa.</i></div><div style="text-align: justify;"><i><br /></i></div><div style="text-align: justify;"><i>La chiesa cattolica nega l’eutanasia come possibilità, propone le cure palliative anche se queste dovessero abbreviare la vita, ma deve aver comprensione di chi invece sceglie nel suo dolore o nella sua debolezza di porre fine alla propria esistenza.</i></div><div style="text-align: justify;"><i><br /></i></div><div style="text-align: justify;"><i>Qui occorrerebbe, come avviene in altri paesi, che la chiesa accettasse di accompagnare verso la morte anche quelli che la scelgono ma chiedono, nella loro fede, di avere i conforti religiosi fino alla fine. E non si dica qui che questo sarebbe approvare, benedire un peccato. Se anche fosse peccato, il peccatore va accompagnato e benedetto perché abbisogna di misericordia, tenerezza, fiducia, rinnovamento della fede e della speranza. Se la chiesa non fa misericordia e non ha una buona notizia da dare in ogni situazione a che cosa serve?</i></div><div style="text-align: right;"><span style="font-size: x-small;">(fonte: blog dell'autore)</span></div><div style="text-align: right;"><br /></div>Staffhttp://www.blogger.com/profile/11071777875042127169noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-1926658766888778719.post-79225443859703609702024-03-11T17:32:00.001+01:002024-03-16T10:47:20.110+01:00GIULIANA MARTIRANI - “Forgeranno le loro spade in vomeri, […] non impareranno più l’arte della guerra” (Is 2,4).Ridare dignità e autorità all’ONU. (Testo e video)<div style="text-align: center;"><b><span style="color: #990000;">MERCOLEDÌ DELLA BIBBIA 2024</span></b></div><div style="text-align: center;">promossi dalla</div><div style="text-align: center;"><b><span style="color: #274e13;">FRATERNITÀ CARMELITANA</span></b></div><div style="text-align: center;"><b><span style="color: #274e13;">DI BARCELLONA POZZO DI GOTTO</span></b></div><div style="text-align: center;"><br /></div><div style="text-align: center;"><br /></div><div style="text-align: center;"><b><span style="color: #20124d; font-size: medium;">I MITI ABITERANNO</span></b></div><div style="text-align: center;"><b><span style="color: #20124d; font-size: medium;">LA TERRA (cf. Mt 5,5)</span></b></div><div style="text-align: center;">-------------</div><div style="text-align: center;"><br /></div><div style="text-align: center;"><b>Quinto mercoledì - 6 marzo 2024</b></div><div style="text-align: center;"><br /></div><div style="text-align: center;"><br /></div><div style="text-align: center;"><b><span style="color: #cc0000; font-size: large;">“Forgeranno le loro spade in vomeri, […]</span></b></div><div style="text-align: center;"><b><span style="color: #cc0000; font-size: large;">non impareranno più l’arte della guerra” (Is 2,4).</span></b></div><div style="text-align: center;"><b><span style="color: #cc0000; font-size: large;">Ridare dignità e autorità all’ONU.</span></b></div><div style="text-align: center;"><b><span style="color: #20124d; font-size: medium;">Giuliana Martirani</span></b></div><div style="text-align: center;"><b><span style="color: #20124d; font-size: medium;"><br /></span></b></div><div style="text-align: center;"><b><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgBNQOjVhjbJ9v5vu0WaopshXb4r8a3Cw8aORy6y9hDTWKXKFnD34IuZ8snX-gDkpbdWKWQKqEdiolaxwr2svoqnKdRmO60jMmU49z7afDD1_VzSBYBewrtimAnRrBhPwiTJcjD9U9OBElq0MfMbDXuBq-lwCwfPlwOpBRzZDJFgz8DtkORnwk25GQIoLs/s233/martirani%20giuliana%203.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="233" data-original-width="216" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgBNQOjVhjbJ9v5vu0WaopshXb4r8a3Cw8aORy6y9hDTWKXKFnD34IuZ8snX-gDkpbdWKWQKqEdiolaxwr2svoqnKdRmO60jMmU49z7afDD1_VzSBYBewrtimAnRrBhPwiTJcjD9U9OBElq0MfMbDXuBq-lwCwfPlwOpBRzZDJFgz8DtkORnwk25GQIoLs/w185-h200/martirani%20giuliana%203.jpg" width="185" /></a></div></b></div><b><br /></b><div><div style="text-align: center;"><b>Più DIRITTO DI VOTO meno DIRITTO DI VETO</b></div><div style="text-align: center;"><b>Più partecipazione democratica diffusa globale e locale</b></div><br /><div style="text-align: center;">- A- </div><div style="text-align: center;">PENTALOGO DELLA NONVIOLENZA ISTITUZIONALE</div><div style="text-align: center;">FONDAMENTO GIURIDICO DELLA PACE COME OBBLIGO UNIVERSALE</div><div style="text-align: center;">DISCERNERE, MEDIARE, RICONVERTIRE, SOLLECITARE, DIVULGARE</div><br /><br /> 1. Egli GIUDICHERÀ tra Nazione e Nazione RELIGIONI/ CULTURE. DISCERNERE<br /> 2. E sarà l‘ARBITRO fra molti Popoli. PROFESSIONI. MEDIARE <br />3. Ed essi TRASFORMERANNO le loro spade in vomeri d'aratro, e le loro lance in falci; POLITICA /ECONOMIA. RICONVRIRE RATIFICARE <br />4. Una Nazione NON ALZERÀ più la spada contro un'altra SOCIETÀ CIVILE. SOLLECITARE <br />5. E NON IMPARERANNO più la guerra CULTURA /EDUCAZIONE, DIVULGARE<br /><div style="text-align: left;">...</div><div style="text-align: center;"><br /></div><span style="color: #cc0000;"><div style="text-align: center;"><b>GUARDA IL VIDEO</b></div></span><div><div style="text-align: center;"><b><span style="color: #20124d;">Incontro integrale</span></b></div><div style="text-align: center;"><iframe allow="accelerometer; autoplay; clipboard-write; encrypted-media; gyroscope; picture-in-picture; web-share" allowfullscreen="" frameborder="0" height="220" src="https://www.youtube-nocookie.com/embed/LFUfXhOv0HQ?si=pka7UDw6wq1BVOt_" title="YouTube video player" width="340"></iframe></div><div><br /></div><div><br /><span style="color: #cc0000;"><b>Leggi:</b><br /></span><b>- <a href="https://www.quellidellavia.it/GMartirani52024.pdf" target="_blank">la traccia integrale</a> (PDF)</b></div><div><b><br /></b></div><div><b>- <a href="https://www.quellidellavia.it/GMartirani5PP.ppt" target="_blank">scarica la presentazione in Power Point</a> (PPT)<br /><br /><a href="https://pietrevive.blogspot.com/2024/01/i-miti-abiteranno-la-terra-cf-mt-55.html" target="_blank">- il calendario completo degli incontri</a></b><br /><br /><br /><b><span style="color: #cc0000;">Guarda anche i post già pubblicati:</span></b><br /><b><a href="https://pietrevive.blogspot.com/2024/02/raniero-la-valle-il-conflitto.html">- RANIERO LA VALLE - Il conflitto israeliano-palestinese: una tragedia senza alternative? (VIDEO)</a><br /><br /><a href="https://pietrevive.blogspot.com/2024/02/carmelo-raspa-preparera-il-signore-un.html">- CARMELO RASPA - “Preparerà il Signore un banchetto per tutti i popoli” (Is 25,6). Convivialità delle differenze. (VIDEO)</a><br /><br /><a href="https://pietrevive.blogspot.com/2024/02/carmelo-russo-vi-diedi-una-terra-che.html">- CARMELO RUSSO - “Vi diedi una terra che non avevate lavorato” (Gs 24,13). La terra è dono di Dio, sempre da ridonare. (VIDEO)</a></b><br /><script type="text/javascript">
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</script><div><br /></div><b>- <a href="https://pietrevive.blogspot.com/2024/03/egidio-palumbo-il-lupo-dimorera-insieme.html">EGIDIO PALUMBO - “Il lupo dimorerà insieme all’agnello” (Is 11,6). La pace donata dal Messia. (VIDEO)</a></b></div></div></div>Staffhttp://www.blogger.com/profile/11071777875042127169noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-1926658766888778719.post-26948933087400044292024-03-11T13:32:00.000+01:002024-03-11T13:32:58.028+01:00Intervista di Papa Francesco alla RSI: «La guerra è una pazzia... negoziare è una parola coraggiosa...».<div style="text-align: center;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><b><span style="color: #0b5394; font-size: large;">Intervista di Papa Francesco alla RSI:</span></b></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><b><span style="color: #0b5394; font-size: large;">«La guerra è una pazzia... negoziare è una parola coraggiosa...».</span></b></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEihov8TlJNCJnnG29S75fUxYTxQ2RSdMTcjasDchkqGAHogVBNRoN9tH8KEiBYB4e24r3VnUaUEDwMN9jfCtst329VFwXtSHv5mDeG5izh_uW1AHTkRKlQSIiIdFvaeJMb7XkX9ZAVdEySDSnWOL_w-Cb4Ffx37EZKlJmo68b0YKhLrppB_HCzK_8xYpi4/s960/65eda76c7d078525771042.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="540" data-original-width="960" height="225" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEihov8TlJNCJnnG29S75fUxYTxQ2RSdMTcjasDchkqGAHogVBNRoN9tH8KEiBYB4e24r3VnUaUEDwMN9jfCtst329VFwXtSHv5mDeG5izh_uW1AHTkRKlQSIiIdFvaeJMb7XkX9ZAVdEySDSnWOL_w-Cb4Ffx37EZKlJmo68b0YKhLrppB_HCzK_8xYpi4/w400-h225/65eda76c7d078525771042.jpg" width="400" /></a></div></div><div style="text-align: center;"><span style="font-style: italic;"><br /></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-style: italic;"><b><span style="color: #0b5394; font-size: medium;">*************</span></b></span></div><div style="text-align: center;"><span style="font-style: italic;"><br /></span></div><div style="text-align: center;"><b><span style="color: #cc0000; font-size: x-large;">Il Papa sulla guerra in Ucraina:</span></b></div><div style="text-align: center;"><b><span style="color: #cc0000; font-size: x-large;">non abbiate vergogna di negoziare</span></b></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">La guerra in Ucraina e quanto sta accadendo tra israeliani e palestinesi, in particolare a Gaza, sono tra gli argomenti affrontati da Papa Francesco nell’intervista rilasciata, all’inizio di febbraio, a Lorenzo Buccella, giornalista della Radio Televisione Svizzera (RSI) per il magazine culturale “Cliché” in una puntata dedicata al bianco, il colore del bene, della luce, ma sul quale gli errori e la sporcizia risaltano maggiormente. L’intervista, anticipata oggi da alcune agenzie, verrà trasmessa dalla Tv elvetica il prossimo 20 marzo. Pubblichiamo di seguito il testo integrale secondo la trascrizione della Radio Televisione Svizzera (con alcune modifiche).</div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><br /></div><blockquote style="border: none; margin: 0 0 0 40px; padding: 0px;"><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><i>Come trovare una bussola per orientarsi su quanto sta accadendo fra Israele e Palestina?</i></div></blockquote><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><span style="color: #0b5394;"><br /></span></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><i><span style="color: #0b5394;">«Dobbiamo andare avanti. Tutti i giorni alle sette del pomeriggio chiamo la parrocchia di Gaza. Seicento persone vivono lì e raccontano cosa vedono: è una guerra. E <b>la guerra la fanno due, non uno. I responsabili sono questi due che fanno la guerra.</b> Poi non c’è solo la guerra militare, c'è la “guerra-guerrigliera”, diciamo così, di Hamas per esempio, un movimento che non è un esercito. È una brutta cosa».</span></i></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><span style="color: #0b5394;"><br /></span></div><blockquote style="border: none; margin: 0 0 0 40px; padding: 0px;"><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><i>Però non bisogna perdere la speranza di provare a mediare?</i></div></blockquote><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><span style="color: #0b5394;"><br /></span></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><i><span style="color: #0b5394;"><b>«Guardiamo la storia, le guerre che noi abbiamo vissuto, tutte finiscono con l’accordo»</b>.</span></i></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><span style="color: #0b5394;"><br /></span></div><blockquote style="border: none; margin: 0 0 0 40px; padding: 0px;"><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><i>In Ucraina c’è chi chiede il coraggio della resa, della bandiera bianca. Ma altri dicono che così si legittimerebbe il più forte. Cosa pensa?</i></div></blockquote><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><span style="color: #0b5394;"><br /></span></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><i><span style="color: #0b5394;">«<b>È un’interpretazione. Ma credo che è più forte quello che vede la situazione, pensa al popolo e ha il coraggio della bandiera bianca e negoziare.</b> E oggi si può negoziare con l'aiuto delle potenze internazionali. Ci sono. <b>Quella parola negoziare è una parola coraggiosa.</b> Quando tu vedi che sei sconfitto, che la cosa non va, avere il coraggio di negoziare. E ti vergogni, ma se tu continui così, quanti morti (ci saranno) poi? E finirà peggio ancora. <b>Negoziare in tempo, cercare qualche Paese che faccia da mediatore</b>. Oggi, per esempio con la guerra in Ucraina, ci sono tanti che vogliono fare da mediatore. La Turchia, per esempio … <b>Non avere vergogna di negoziare prima che la cosa sia peggio</b>».</span></i></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><br /></div><blockquote style="border: none; margin: 0 0 0 40px; padding: 0px;"><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><i>Anche lei stesso si è proposto per negoziare?</i></div></blockquote><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><span style="color: #0b5394;"><br /></span></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><i><span style="color: #0b5394;">«<b>Io sono qui, punto.</b> Ho inviato una lettera agli ebrei di Israele, per riflettere su questa situazione. <b>Il negoziato non è mai una resa. È il coraggio per non portare il Paese al suicidio.</b> Gli ucraini, con la storia che hanno, poveretti, gli ucraini al tempo di Stalin quanto hanno sofferto…».</span></i></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><span style="color: #0b5394;"><br /></span></div><blockquote style="border: none; margin: 0 0 0 40px; padding: 0px;"><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><i>È il bianco del coraggio?</i></div></blockquote><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><span style="color: #0b5394;"><br /></span></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><i><span style="color: #0b5394;">«Va bene, è il bianco del coraggio. Ma delle volte l’ira che ti porta al coraggio non è bianca...».</span></i></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><span style="color: #0b5394;"><br /></span></div><blockquote style="border: none; margin: 0 0 0 40px; padding: 0px;"><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><i>Torniamo al 2020, alla preghiera in piazza San Pietro durante la pandemia. Lei era una macchia bianca in mezzo alle tenebre.</i></div></blockquote><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><span style="color: #0b5394;"><br /></span></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><i><span style="color: #0b5394;">«In quel momento si vedeva la macchia bianca, perché era notte, tutto era oscuro. <b>È stata una cosa spontanea</b>, fatta senza accorgermi che avrebbe avuto un grande significato, una cosa spontanea, sia la solitudine sia la preghiera».</span></i></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><span style="color: #0b5394;"><br /></span></div><blockquote style="border: none; margin: 0 0 0 40px; padding: 0px;"><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><i>In quel momento lei era concentrato su quello che voleva fare. Capiva anche, però, che il messaggio stava entrando in tutte le case, a tutte le persone che erano costrette a rimanere in casa?</i></div></blockquote><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><span style="color: #0b5394;"><br /></span></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><i><span style="color: #0b5394;">«Non me ne sono accorto in quel momento. Ho pregato davanti alla Salus Populi Romani e davanti al crocifisso in legno che hanno portato da via del Corso. <b>Pensavo a ciò che dovevo fare, ma non mi sono accorto della trascendenza che ha avuto quel momento. Anche io ero provato. Avevo quella sofferenza e avevo il dovere del mediatore, del prete, di pregare per il popolo che soffre. </b>Ho pensato a un passaggio biblico, quando Davide pecca nel fare il censimento di Israele e di Giuda e il Signore distrugge 70 mila uomini con una pestilenza. Alla fine, quando l'angelo della peste sta per colpire Gerusalemme, il Signore si commuove e ferma l'angelo perché ha pietà del suo popolo. Sì, io con questa peste pensavo e pregavo: “Signore, commuoviti e abbi pietà del popolo che soffre questa peste". Questa è la mia esperienza in quel giorno».</span></i></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><span style="color: #0b5394;"><br /></span></div><blockquote style="border: none; margin: 0 0 0 40px; padding: 0px;"><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><i>Sentiva la solitudine di quella piazza che era anche una solitudine fisica?</i></div></blockquote><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><span style="color: #0b5394;"><br /></span></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><i><span style="color: #0b5394;">«<b>Sì, perché pioveva e non era facile</b>».</span></i></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><span style="color: #0b5394;"><br /></span></div><blockquote style="border: none; margin: 0 0 0 40px; padding: 0px;"><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><i>Il bianco è il simbolo della purezza, dell’innocenza. L'abito bianco per eccellenza è il suo. Da dove nasce questa tradizione? E perché il Papa è vestito di bianco?</i></div></blockquote><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><span style="color: #0b5394;"><br /></span></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><i><span style="color: #0b5394;">«È stato un Papa domenicano. Aveva l'abito domenicano, che è bianco. E da lì tutti i Papi hanno usato il bianco. È nata lì. Se non sbaglio era Pio V, che è sepolto in Santa Maria Maggiore. Da lì nasce la tradizione che i Papi vestono di bianco».</span></i></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><span style="color: #0b5394;"><br /></span></div><blockquote style="border: none; margin: 0 0 0 40px; padding: 0px;"><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><i>Qual è il valore principale che ha il bianco per la Chiesa?</i></div></blockquote><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><span style="color: #0b5394;"><br /></span></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><i><span style="color: #0b5394;">«La Chiesa usa i paramenti bianchi, per esempio, nelle domeniche di Pasqua, di Natale.<b> Il bianco ha un significato anche di gioia, di pace, di cose belle.</b> Per esempio, nella Messa dei defunti si usano i paramenti viola. È un significato di gioia e di pace, si usa nel tempo di Natale, nel tempo di Pasqua».</span></i></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><span style="color: #0b5394;"><br /></span></div><blockquote style="border: none; margin: 0 0 0 40px; padding: 0px;"><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><i>Per lei cosa ha significato indossare l’abito bianco quel 13 marzo del 2013, il giorno dell’elezione al soglio di Pietro?</i></div></blockquote><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><span style="color: #0b5394;"><br /></span></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><i><span style="color: #0b5394;">«Non ci ho pensato, soltanto<b> penso alle macchie</b>, perché questo è terribile: il bianco attira le macchie».</span></i></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><span style="color: #0b5394;"><br /></span></div><blockquote style="border: none; margin: 0 0 0 40px; padding: 0px;"><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><i>L'aveva già detto: più il vestito è bianco più le macchie diventano visibili...</i></div></blockquote><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><span style="color: #0b5394;"><br /></span></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><i><span style="color: #0b5394;">«È vero, è così».</span></i></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><span style="color: #0b5394;"><br /></span></div><blockquote style="border: none; margin: 0 0 0 40px; padding: 0px;"><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><i>Ma vale anche a livello simbolico, oltre alle macchie fisiche?</i></div></blockquote><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><span style="color: #0b5394;"><br /></span></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><i><span style="color: #0b5394;">«Sì, tante volte le macchie si vedono bene. Per esempio: una persona che è in un posto di servizio. Pensa a un prete, a un vescovo, a un Papa. Le macchie lì si vedono meglio perché quell'uomo è un testimone di cose belle, di cose grandi. E sembra che non debba avere macchie. Il bianco ci apre anche a questa sfida del non avere macchie».</span></i></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><span style="color: #0b5394;"><br /></span></div><blockquote style="border: none; margin: 0 0 0 40px; padding: 0px;"><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><i>Ma si possono non avere macchie? Lei ha sempre detto che è un peccatore…</i></div></blockquote><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><span style="color: #0b5394;"><br /></span></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><i><span style="color: #0b5394;">«<b>Sì, siamo tutti peccatori. Se qualcuno dice che non lo è, sbaglia: tutti.</b> È vero, un peccato sporca, sporca l'anima. E per simbologia possiamo dire che sporca anche il bianco. Quando penso al bianco penso ai bambini, al Battesimo: tutti sono vestiti di bianco. Penso alla mia Prima Comunione, ho la fotografia della mia, in bianco. <b>Il bianco ha un significato di purezza, di cose belle</b>. Penso anche ai bambini, alle donne che si sposano. Il bianco è un colore forte, non è debole».</span></i></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><span style="color: #0b5394;"><br /></span></div><blockquote style="border: none; margin: 0 0 0 40px; padding: 0px;"><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><i>Sono tutti riti di passaggio: il bianco aiuta anche in questi passaggi?</i></div></blockquote><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><span style="color: #0b5394;"><br /></span></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><i><span style="color: #0b5394;">«C'è un tango argentino che rimprovera una donna che si sposa di bianco dopo aver vissuto una vita non buona. Il tango dice: “Quale scandalo, signora, vestirsi di bianco dopo che ha peccato”. Cos'è la saggezza popolare… <b>Il bianco significa un'anima pura, un'anima con buone intenzioni</b>: pensa al Battesimo, alla Prima Comunione. Sono simbologie che dicono tanto».</span></i></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><span style="color: #0b5394;"><br /></span></div><blockquote style="border: none; margin: 0 0 0 40px; padding: 0px;"><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><i>Quando è diventato Papa è cambiata la sua relazione col bianco?</i></div></blockquote><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><span style="color: #0b5394;"><br /></span></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><i><span style="color: #0b5394;">«No, è la stessa. Ma non te ne accorgi: ti vesti di bianco, ma non te ne accorgi. Me ne accorgo quando vedo le macchie… È una cosa naturale».</span></i></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><span style="color: #0b5394;"><br /></span></div><blockquote style="border: none; margin: 0 0 0 40px; padding: 0px;"><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><i>È pesante la responsabilità che deve portare?</i></div></blockquote><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><span style="color: #0b5394;"><br /></span></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><i><span style="color: #0b5394;">«<b>Questo sì, ma non dobbiamo drammatizzare. Tutti abbiamo delle responsabilità nella vita. E il Papa ha una responsabilità più grande</b>: un capo di Stato più grande, un prete, una suora sono responsabili di testimonianza. <b>Per me, per esempio, è più la responsabilità della testimonianza che quella delle decisioni.</b> Perché con le decisioni mi aiutano in tanti qui dentro, preparano, studiano, e mi danno qualche soluzione. Invece, nella vita quotidiana, non hai tanto aiuto. Le decisioni sono anche pesanti».</span></i></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><span style="color: #0b5394;"><br /></span></div><blockquote style="border: none; margin: 0 0 0 40px; padding: 0px;"><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><i>E lì è quasi più difficile per lei?</i></div></blockquote><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><span style="color: #0b5394;"><br /></span></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><i><span style="color: #0b5394;">«Per me è più facile qui per tutto l'aiuto che ho. Se penso alla responsabilità è pesante. Ma il Papa ha tanti aiuti, tanta gente che l’aiuta».</span></i></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><span style="color: #0b5394;"><br /></span></div><blockquote style="border: none; margin: 0 0 0 40px; padding: 0px;"><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><i>Il Papa ha tanta gente che l’aiuta. Ma siccome è da solo, vestito in questo modo, come punto di riferimento può soffrire anche di solitudine. Può sentirsi solo in questa veste bianca?</i></div></blockquote><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><span style="color: #0b5394;"><br /></span></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><i><span style="color: #0b5394;">«<b>Ci sono momenti di grande solitudine quando devi prendere una decisione, per esempio. Ma questo non è solo del Papa.</b> Nella vita clericale, anche i vescovi sentono questo, o i preti … Anche un padre di famiglia, tante volte: pensa a quando deve prendere decisioni sui figli. O quando un matrimonio non va: prendere la decisione di allontanarsi. Sono decisioni che pesano tanto. <b>Tutti noi, come persone, abbiamo situazioni di solitudine davanti a delle decisioni da prendere.</b> Anche sposarsi. Quando uno è solo, dice: questo è per tutta la vita. Sono decisioni che pesano e si può dire che queste decisioni portano nella solitudine. E la solitudine è bianca. Non è neanche buia né nera, ma è bianca. C’è una solitudine brutta che è quella dell'egoismo. Quello di tante persone che guardano solo a loro stesse. Non è una solitudine bianca, quella, ma brutta».</span></i></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><span style="color: #0b5394;"><br /></span></div><blockquote style="border: none; margin: 0 0 0 40px; padding: 0px;"><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><i>Ci sono le macchie individuali e poi ci sono le macchie collettive, le grandi macchie che sporcano come le guerre. E cosa si può fare?</i></div></blockquote><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><span style="color: #0b5394;"><br /></span></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><i><span style="color: #0b5394;">«<b>È un peccato collettivo questo. </b>Mi diceva l'economo, un mese fa - mi dava il rendiconto di come stavano le cose in Vaticano, sempre in deficit - mi diceva: <b>lei sa dove oggi gli investimenti danno più reddito? La fabbrica delle armi. Tu guadagni per uccidere. Più reddito: la fabbrica delle armi. Terribile la guerra.</b> E non esiste una guerra bianca. La guerra è rossa o nera. Io questo lo dico sempre: quando sono stato nel 2014 al Redipuglia ho pianto. Poi lo stesso mi è successo ad Anzio, poi tutti i 2 novembre vado a celebrare in un cimitero. L'ultima volta sono andato al cimitero britannico e guardavo l'età dei ragazzi. Terribile. Questo l'ho detto già, ma lo ripeto: quando c’è stata la commemorazione dello sbarco in Normandia, tutti i capi di governo hanno celebrato quella data ma nessuno ha detto che su quella spiaggia sono rimasti ben 20 mila ragazzi».</span></i></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><span style="color: #0b5394;"><br /></span></div><blockquote style="border: none; margin: 0 0 0 40px; padding: 0px;"><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><i>L’uomo ha la percezione netta di quello che le guerre comportano ma ci ricasca sempre. Penso anche a lei, con i suoi appelli… Come mai non si riesce a far passare il messaggio di quante vittime comporta la guerra?</i></div></blockquote><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><span style="color: #0b5394;"><br /></span></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><i><span style="color: #0b5394;">«<b>Due immagini. Una che a me sempre tocca e la dico: l'immagine della mamma quando riceve quella lettera: “Signora, abbiamo l'onore di dirle che lei ha un figlio eroe e questa è la medaglia”</b>. A me importa del figlio, non della medaglia. Le hanno tolto il figlio e le danno una medaglia. Si sentono prese in giro… <b>E poi un'altra immagine. </b>Ero in Slovacchia. Dovevo andare da una città a un'altra in elicottero. Ma c’era maltempo e non si poteva. Ho fatto il tragitto in macchina. Sono passato per diversi paesini. La gente sentiva per la radio che il Papa passava e veniva per strada per vedermi. C'erano bambini, bambine, coppie giovani, e poi nonne. <b>Mancavano i nonni: la guerra. È il risultato della guerra. Non ci sono nonni</b>».</span></i></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><span style="color: #0b5394;"><br /></span></div><blockquote style="border: none; margin: 0 0 0 40px; padding: 0px;"><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><i>Non c'è fotografia più forte di questa per far capire l'eredità che lascia la guerra.</i></div></blockquote><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><span style="color: #0b5394;"><br /></span></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><i><span style="color: #0b5394;">«<b>La guerra è una pazzia, è una pazzia</b>».</span></i></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><span style="color: #0b5394;"><br /></span></div><blockquote style="border: none; margin: 0 0 0 40px; padding: 0px;"><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><i>La colomba è il simbolo della pace, è il segnale che la guerra è finita. Ma poi c’è il dopoguerra, che comunque è un altro momento in cui si devono ricucire tutte queste ferite...</i></div></blockquote><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><span style="color: #0b5394;"><br /></span></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><i><span style="color: #0b5394;">«<b>C'è un'immagine che a me viene sempre. In occasione di una commemorazione dovevo parlare della pace e liberare due colombe. La prima volta che l'ho fatto, subito un corvo presente in piazza San Pietro si è alzato, ha preso la colomba e l’ha portata via. È duro. E questo è un po’ quello che succede con la guerra. Tanta gente innocente non può crescere, tanti bambini non hanno futuro.</b> Qui vengono spesso i bambini ucraini a salutarmi, vengono dalla guerra. Nessuno di loro sorride, non sanno sorridere. È <b>un bambino che non sa sorridere sembra che non abbia futuro. Pensiamo a queste cose, per favore. La guerra sempre è una sconfitta, una sconfitta umana, non geografica</b>».</span></i></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><span style="color: #0b5394;"><br /></span></div><blockquote style="border: none; margin: 0 0 0 40px; padding: 0px;"><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><i>Come le rispondono i potenti della terra quando chiede loro la pace?</i></div></blockquote><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><span style="color: #0b5394;"><br /></span></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><i><span style="color: #0b5394;">«<b>C’è chi dice, è vero ma dobbiamo difenderci… E poi ti accorgi che hanno la fabbrica degli aerei per bombardare gli altri. Difenderci no, distruggere. Come finisce una guerra? Con morti, distruzioni, bambini senza genitori.</b> Sempre c'è qualche situazione geografica o storica che provoca una guerra... Può essere una guerra che sembra giusta per motivi pratici. Ma <b>dietro una guerra c’è l'industria delle armi, e questo significa soldi</b>».</span></i></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><span style="color: #0b5394;"><br /></span></div><blockquote style="border: none; margin: 0 0 0 40px; padding: 0px;"><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><i>La guerra è sempre associata all’oscurità, alle tenebre.</i></div></blockquote><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><span style="color: #0b5394;"><br /></span></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><i><span style="color: #0b5394;">«<b>Una guerra è tenebrosa, sempre, oscura. Il potere dell'oscuro.</b> Quando si parla di bianco si parla di innocenza, di bontà e di tante cose belle. Ma quando si parla dell'oscuro, si parla del potere delle tenebre, di cose che non capiamo, di cose ingiuste. La Bibbia parla di questo. Le tenebre hanno un potere forte di distruggere. È un modo letterario di dirlo, ma quando una persona uccide - pensiamo a Caino, ad esempio - è una persona tenebrosa. Quando una persona si occupa soltanto del proprio beneficio, ad esempio con gli operai, questa persona uccide moralmente altra gente. O penso a un padre di famiglia che non riesce a vedere i suoi figli addormentarsi la sera perché arriva tardi e di mattina esce presto per avere uno stipendio… Questa persona è tenebrosa, è nera».</span></i></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><span style="color: #0b5394;"><br /></span></div><blockquote style="border: none; margin: 0 0 0 40px; padding: 0px;"><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><i>Ma tutti noi rischiamo di avere un po’ di tenebre dentro di noi…</i></div></blockquote><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><span style="color: #0b5394;"><br /></span></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><i><span style="color: #0b5394;">«<b>Siamo peccatori, e un po’ di tenebra l’abbiamo</b>».</span></i></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><span style="color: #0b5394;"><br /></span></div><blockquote style="border: none; margin: 0 0 0 40px; padding: 0px;"><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><i>Anche un Papa.</i></div></blockquote><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><span style="color: #0b5394;"><br /></span></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><i><span style="color: #0b5394;">«Anche un Papa. Tutti abbiamo un po’ la saggezza di conoscere cosa succede. E tante volte noi non capiamo cosa succede».</span></i></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><span style="color: #0b5394;"><br /></span></div><blockquote style="border: none; margin: 0 0 0 40px; padding: 0px;"><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><i>Può essere anche un lungo percorso.</i></div></blockquote><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><span style="color: #0b5394;"><br /></span></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><i><span style="color: #0b5394;">«Tutta una vita, ma quando tu cerchi tutta una vita di sistemare bene, di correggere le cose, arriverai a una cosa molto bella che è <b>la vecchiaia felice</b>. Penso a quei vecchi, quelle vecchiette con gli occhi trasparenti, sono stati giusti, hanno lottato… Pensiamo un po’ alla vecchiaia. Possiamo dire la vecchiaia bianca, quella vecchiaia bella, trasparente».</span></i></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><span style="color: #0b5394;"><br /></span></div><blockquote style="border: none; margin: 0 0 0 40px; padding: 0px;"><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><i>Ma lei crede di viverle queste sensazioni adesso, per esempio la trasparenza, in questo momento?</i></div></blockquote><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><span style="color: #0b5394;"><br /></span></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><i><span style="color: #0b5394;">«<b>Cerco di non essere bugiardo, di non lavarmi le mani sui problemi altrui. Cerco, sono peccatore, e alle volte non riesco a fare così. Poi quando non riesco vado a confessarmi</b>».</span></i></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><span style="color: #0b5394;"><br /></span></div><blockquote style="border: none; margin: 0 0 0 40px; padding: 0px;"><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><i>Quale rapporto ha un Papa con l'errore?</i></div></blockquote><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><span style="color: #0b5394;"><br /></span></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><i><span style="color: #0b5394;">«<b>È forte, perché quanto più una persona ha potere (tanto più) corre il pericolo di non capire le scivolate che fa. È importante avere un rapporto autocritico con i propri errori</b>, con le proprie scivolate. Quando una persona si sente sicura di sé stesso perché ha potere, perché sa muoversi nel mondo del lavoro, delle finanze, ha la tentazione di dimenticarsi che un giorno starà mendicando, mendicando giovinezza, mendicando salute, mendicando vita…<b> È un po’ la tentazione dell'onnipotenza.</b> E questa onnipotenza non è bianca. Tutti dobbiamo essere maturi nei nostri rapporti con gli errori che facciamo, perché tutti siamo peccatori».</span></i></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><span style="color: #0b5394;"><br /></span></div><blockquote style="border: none; margin: 0 0 0 40px; padding: 0px;"><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><i>Abbiamo parlato spesso di come una cosa o l’altra dipende dallo spirito con cui la si fa. Il bianco solitamente si accompagna a delle cose belle, ma c'è anche il rischio di un bianco di facciata, della vernice che usiamo per nascondere l’ipocrisia. Ci può essere questo rischio?</i></div></blockquote><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><span style="color: #0b5394;"><br /></span></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><i><span style="color: #0b5394;">«C'è la persona verniciata, diciamo così, che sa nascondere le proprie debolezze e si presenta in modo artificiale. Quindi abbiamo questo problema di fare finta di … E <b>questa si chiama ipocrisia, le persone ipocrite… tutti abbiamo un pochettino di ipocrisia</b>».</span></i></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><span style="color: #0b5394;"><br /></span></div><blockquote style="border: none; margin: 0 0 0 40px; padding: 0px;"><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><i>Anche la società stessa può essere ipocrita, ad esempio facendo le guerre e poi mandando aiuti umanitari…</i></div></blockquote><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><span style="color: #0b5394;"><br /></span></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><i><span style="color: #0b5394;">«Interventi umanitari? Sì alle volte sono umanitari, ma sono <b>per coprire anche un senso di colpa</b>. E non è facile».</span></i></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><span style="color: #0b5394;"><br /></span></div><blockquote style="border: none; margin: 0 0 0 40px; padding: 0px;"><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><i>Il bianco è anche un colore neutrale. Quando ci sono contrasti tra ideologie diverse, anche tra persone diverse, è un valore la neutralità per lei?</i></div></blockquote><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><span style="color: #0b5394;"><br /></span></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><i><span style="color: #0b5394;">«<b>Tanto. Alla base della nostra vita possiamo parlare della pagina in bianco.</b> Non si dice la pagina nera, la pagina verde, la bandiera gialla… Quando si parla di una pagina da scrivere è una carta bianca. E ognuno deve scrivere lì le proprie decisioni, sul bianco che è la vita. <b>La vita è una carta in bianco e sarà bella se tu riesci a scrivere su quella carta una cosa bella, ma se tu scrivi cose brutte non sarà bella quella pagina</b>».</span></i></div><div style="text-align: right;"><span style="font-size: x-small;">(fonte: Vatican News 09/03/2024)</span></div><div style="font-style: italic; text-align: right;"><i><span style="color: #0b5394;"><br /></span></i></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><i><span style="color: #0b5394;"><br /></span></i></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><i><span style="color: #0b5394;"><br /></span></i></div><script type="text/javascript">
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È bello, eh!» Angelus del 10 marzo 2024 (Testo e video)<div class="abstract text parbase vaticanrichtext"><p style="background-color: white; font-family: Tahoma, Verdana, Segoe, sans-serif; font-size: 11pt; text-align: center;"><b><i><span class="title-1-color" style="color: #663300; font-size: 18px;">ANGELUS</span></i></b></p><p style="background-color: white; font-family: Tahoma, Verdana, Segoe, sans-serif; font-size: 11pt; text-align: center;"><i><span class="color-text" color="rgb(102, 51, 0) !important">Piazza San Pietro<br />Domenica, 10 marzo 2024</span></i></p> <div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEivR0Qw6fyo2XldPi56ZiSUnhdUNUM7W_BvLlfNwjS0nQl57XQMoqXh27hD1j9ePdL5zE10G_yuAs0KhVNoJt_xlIpfpyh7ye5j1Fi8_n5AedQEWHu5GdQIpnXROutURRL1h1YvoLtkgsIZEc_Wp3-iRkzmxoAWsRulNykev8mnuMVTOk7I3w3-mGPEGrQ/s402/Cattura.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="297" data-original-width="402" height="295" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEivR0Qw6fyo2XldPi56ZiSUnhdUNUM7W_BvLlfNwjS0nQl57XQMoqXh27hD1j9ePdL5zE10G_yuAs0KhVNoJt_xlIpfpyh7ye5j1Fi8_n5AedQEWHu5GdQIpnXROutURRL1h1YvoLtkgsIZEc_Wp3-iRkzmxoAWsRulNykev8mnuMVTOk7I3w3-mGPEGrQ/w400-h295/Cattura.JPG" width="400" /></a></div><div style="text-align: justify;"><i><br /></i></div><div style="text-align: justify;"><i>Cari fratelli e sorelle, buongiorno!</i></div><div style="text-align: justify;"><i><br /></i></div><div style="text-align: justify;"><i>In questa quarta domenica di Quaresima il Vangelo ci presenta la figura di Nicodemo (cfr Gv 3,14-21), un fariseo, «uno dei capi dei Giudei» (Gv 3,1). Egli ha visto i segni che Gesù ha compiuto, ha riconosciuto in Lui un maestro mandato da Dio ed è andato a incontrarlo di notte, per non essere visto. Il Signore lo accoglie, dialoga con lui e gli rivela di essere venuto non a condannare ma a salvare il mondo (cfr v. 17). Fermiamoci a riflettere su questo: <b>Gesù non è venuto a condannare, ma a salvare. È bello, eh!</b></i></div><div style="text-align: justify;"><i><br /></i></div><div style="text-align: justify;"><i>Spesso nel Vangelo vediamo Cristo svelare le intenzioni delle persone che incontra, a volte smascherandone atteggiamenti falsi, come con i farisei (cfr Mt 23,27-32), o facendole riflettere sul disordine della loro vita, come con la Samaritana (cfr Gv 4,5-42). <b>Davanti a Gesù non ci sono segreti: Egli legge nel cuore, nel cuore di ognuno di noi.</b> E questa capacità potrebbe inquietare perché, se usata male, nuoce alle persone, esponendole a giudizi privi di misericordia. Nessuno infatti è perfetto, tutti siamo peccatori, tutti sbagliamo, e <b>se il Signore usasse la conoscenza delle nostre debolezze per condannarci, nessuno potrebbe salvarsi.</b></i></div><div style="text-align: justify;"><i><b><br /></b></i></div><div style="text-align: justify;"><i><b>Ma non è così. Egli infatti non se ne serve per puntarci il dito contro, ma per abbracciare la nostra vita, per liberarci dai peccati e per salvarci. A Gesù non interessa farci processi o sottoporci a sentenze; Egli vuole che nessuno di noi vada perduto.</b> <b>Lo sguardo del Signore su ognuno di noi non è un faro accecante che abbaglia e mette in difficoltà, ma il chiarore gentile di una lampada amica, che ci aiuta a vedere in noi il bene e a renderci conto del male, per convertirci e guarire con il sostegno della sua grazia.</b></i></div><div style="text-align: justify;"><i><b><br /></b></i></div><div style="text-align: justify;"><i><b>Gesù non è venuto a condannare, ma a salvare il mondo.</b> Pensiamo a noi, che tante volte, tante volte che condanniamo gli altri; tante volte che ci piace sparlare, cercare pettegolezzi contro gli altri. <b>Chiediamo al Signore che ci dia a tutti questo sguardo di misericordia, di guardare agli altri come Lui ci guarda a tutti noi.</b></i></div><div style="text-align: justify;"><i><b><br /></b></i></div><div style="text-align: justify;"><i><b>Maria ci aiuti a desiderare il bene gli uni degli altri.</b></i></div><div style="text-align: justify;"><i><br /></i></div><div style="text-align: center;"><i>___________________</i></div><div style="text-align: center;"><i><br /></i></div><div style="text-align: justify;"><b><span style="font-size: medium;">Dopo Angelus</span></b></div><div style="text-align: justify;"><i><br /></i></div><div style="text-align: justify;"><i>Cari fratelli e sorelle!</i></div><div style="text-align: justify;"><i><br /></i></div><div style="text-align: justify;"><i><b>Due giorni fa si è celebrata la Giornata internazionale della donna. Vorrei rivolgere un pensiero ed esprimere la mia vicinanza a tutte le donne, specialmente a quelle la cui dignità non viene rispettata. C’è ancora tanto lavoro che ciascuno di noi deve fare perché sia riconosciuta concretamente la pari dignità delle donne.</b> Sono le istituzioni, sociali e politiche, che hanno il dovere fondamentale di proteggere e promuovere la dignità di ogni essere umano, offrendo alle donne, portatrici di vita, le condizioni necessarie per poter accogliere il dono della vita e assicurare ai figli un’esistenza degna.</i></div><div style="text-align: justify;"><i><br /></i></div><div style="text-align: justify;"><i><b>Seguo con preoccupazione e dolore la grave crisi che colpisce Haiti e i violenti episodi avvenuti negli ultimi giorni.</b> Sono vicino alla Chiesa e al caro popolo haitiano, che da anni è provato da molte sofferenze. <b>Vi invito a pregare, per intercessione della Madonna del Perpetuo Soccorso, perché cessi ogni sorta di violenza e tutti offrano il loro contributo per far crescere la pace e la riconciliazione nel Paese, con il sostegno rinnovato della Comunità internazionale.</b></i></div><div style="text-align: justify;"><i><br /></i></div><div style="text-align: justify;"><i><b>Stasera i fratelli musulmani inizieranno il Ramadan: esprimo a tutti loro la mia vicinanza.</b></i></div><div style="text-align: justify;"><i><br /></i></div><div style="text-align: justify;"><i>Saluto tutti voi che siete venuti da Roma, dall’Italia e da tante parti del mondo. In particolare, saluto gli studenti del collegio Irabia-Izaga di Pamplona, i pellegrini di Madrid, Murcia, Malaga e quelli di St. Mary’s Plainfield - New Jersey.</i></div><div style="text-align: justify;"><i><br /></i></div><div style="text-align: justify;"><i>Saluto i ragazzi della Prima Comunione e della Cresima della parrocchia Nostra Signora di Guadalupe e San Filippo Martire in Roma; i fedeli di Reggio Calabria, Quartu Sant’Elena e Castellamonte.</i></div><div style="text-align: justify;"><i><br /></i></div><div style="text-align: justify;"><i><b>Accolgo con affetto la comunità cattolica della Repubblica Democratica del Congo a Roma. Preghiamo per la pace in questo Paese, come pure nella martoriata Ucraina e in Terra Santa. Cessino al più presto le ostilità che provocano immani sofferenze nella popolazione civile.</b></i></div><div style="text-align: justify;"><i><br /></i></div><div style="text-align: justify;"><i>Auguro a tutti una buona domenica. Per favore, non dimenticatevi di pregare per me. Buon pranzo e arrivederci!</i></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: center;"><b><span style="color: #cc0000;">Guarda il video</span></b></div><div style="text-align: center;"><iframe allow="accelerometer; autoplay; clipboard-write; encrypted-media; gyroscope; picture-in-picture; web-share" allowfullscreen="" frameborder="0" height="220" src="https://www.youtube-nocookie.com/embed/H_tLbf2vaDo?si=tCo0kkyqdHU1MvvL" title="YouTube video player" width="340"></iframe></div><div style="text-align: center;"><br /></div><div style="text-align: center;"><br /></div> </div><script type="text/javascript">
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Accogliendo con gioia il dono della sua salvezza, innalziamo a Lui le nostre preghiere ed insieme diciamo:</i></div></i></div></div></i></div></div></div></i></div></div><div style="font-style: normal;"><i><br /></i></div></div></i></div></div></div></i></div></div></i></div></div></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: "times new roman"; font-size: 14pt; font-style: italic; font-variant-caps: small-caps; text-align: left;">R/ </span><span style="font-size: 18.6667px; font-variant-caps: small-caps; text-align: left;"><span style="font-family: times new roman;"><b><i> </i></b></span></span><span style="font-family: times new roman;"><span style="font-size: 18.6667px; font-variant-caps: small-caps;"><b><i>Attiraci nel tuo amore, Signore</i></b></span></span></div><p class="MsoNoSpacing" style="font-family: "times new roman"; font-style: italic; text-align: justify;"><b style="text-align: left;"><span style="font-variant-caps: small-caps; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal;"> </span></b></p><p class="MsoNoSpacing" style="font-family: "times new roman"; font-style: italic; text-align: justify;"><b style="text-align: left;"><span style="font-size: 14pt; font-variant-caps: small-caps; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal;">Lettore</span></b></p><div style="text-align: justify;"><i style="text-align: left;"></i><div><i style="text-align: left;"><div style="font-style: normal; text-align: justify;"><i style="text-align: left;"></i><div><i style="text-align: left;"><div style="text-align: justify;"><div style="font-style: normal;"><i style="text-align: left;"><i><div style="text-align: justify;"><i style="text-align: start;"><i></i><div style="text-align: justify;"><i style="text-align: start;"><div style="text-align: justify;"><i style="text-align: start;"><div style="text-align: justify;"><i style="text-align: start;"><div style="text-align: justify;"><i style="text-align: start;"><div style="text-align: justify;"><i>- Signore Gesù, Tu sei l’Innalzato, il Crocifisso, seduto sul trono regale della Croce: non distogliere il tuo sguardo dalla tua Chiesa, così imperfetta, così piena di rughe. Attirala a Te con la forza del tuo Spirito di amore, perché si decida ad ascoltare unicamente la tua Parola, per essere nell’umanità di oggi un segno luminoso, che indica la via della vita e della pace. <b>Preghiamo.</b></i></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><i>- Signore Gesù, con la tua vita donata e offerta Tu hai unito il cielo e la terra, e nel tuo abbraccio di pace Tu hai inteso unire in un unico vincolo di fraternità tutti i popoli della terra. Aiuta, tutti coloro che credono nella vita e nella dignità di ogni creatura umana a testimoniare davanti ai propri governanti che solo la ricerca della pace è una scelta ragionevole, mentre è pura follia confidare nelle armi per risolvere i conflitti. <b>Preghiamo.</b></i></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><i>- Signore Gesù, nella ricorrenza della festa della donna, ti vogliamo affidare tutte quelle donne, che in varie parti del mondo non vedono riconosciuta la propria dignità, ma sono soggette a violenze fisiche e psicologiche, a discriminazioni, ad assoggettamenti forzati al maschio-padrone. Aiuta tutti noi a portare a compimento quella conversione, che ci consenta di stare gli uni e le altre in una relazione di vera reciprocità. Tu che non hai fatto alcuna distinzione tra maschi e femmine, ma hai accolto tutti alla tua sequela, fa cadere in tutti noi pregiudizi e disumane precomprensioni. <b>Preghiamo.</b></i></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><i>- Ti affidiamo, Signore Gesù, quanti tra i nostri parenti, amici e conoscenti sono costretti ad affrontare l’esperienza della malattia e del dolore. Ti affidiamo anche tutte quelle persone che non conosciamo e che si ritrovano alle prese con gravi malattie invalidanti, come quelle auto-immunitarie o la sclerosi multipla, il Parkinson, l’Alzheimer. <b>Preghiamo.</b></i></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><i>- Davanti a te, Signore Gesù, ci ricordiamo dei nostri parenti e amici defunti [pausa di silenzio]; ci ricordiamo anche le vittime della misoginia e dell’omofobia, le vittime dell’odio religioso e razziale. Dona a tutti la tua luce e la tua pace. <b>Preghiamo.</b></i></div></i></div></i></div></i></div><div style="text-align: justify;"><br /></div></i></div></i></div></i></i></div></div></i></div></div></i></div></div></div><div><i style="font-family: "times new roman";"><div style="text-align: justify;"><div style="font-style: normal;"><i style="text-align: left;"><div style="text-align: justify;"><i style="font-family: "Times New Roman"; text-align: center;"><div style="text-align: justify;"><i style="text-align: left;"><i style="text-align: center;"><div style="text-align: justify;"><div style="font-style: normal;"><i style="text-align: left;"><div style="text-align: justify;"><i style="text-align: left;"><div style="text-align: justify;"><i style="text-align: left;"><div style="text-align: justify;"><i style="text-align: left;"><div style="font-style: normal; text-align: justify;"><i style="text-align: left;"><div style="text-align: justify;"><div style="font-style: normal;"><i style="text-align: left;"><div style="text-align: justify;"><i style="text-align: start;"><i><div style="text-align: justify;"><i style="text-align: start;"><i><div style="text-align: justify;"><i style="text-align: start;"><div style="text-align: justify;"><i><b><br /></b></i></div></i></div></i></i></div></i></i></div></i></div></div></i></div></i></div></i></div></i></div></i></div></div></i></i></div></i></div></i></div></div></i><i style="font-family: "times new roman";"><div style="text-align: justify;"><b><span style="font-size: 14pt; font-variant-caps: small-caps; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal;">Per chi presiede</span></b></div><div style="text-align: justify;"><br /></div></i><div><div style="text-align: justify;"><i>Signore Gesù, che sei venuto nel mondo perché nessuno si perda, esaudisci la nostra preghiera e fa’ che, accogliendo il tuo stile di vita, ti seguiamo nella via del dono e della gratuità, perché Tu sei il testimone dell’Amore del Padre, vivente nei secoli dei secoli.</i><i> <b>AMEN.</b></i></div><div style="text-align: justify;"><i><b><br /></b></i><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgyaVMEEceyxi4h7UIEb5qyoIuS-fVE_HjaXThNvosRszeNjCoEKeB3p07v6j_7z4EQcp2G3UCt0YUYH6lxeS_WKEgMgDYHQsLYKfJEYRWRuPjTD_VvxNlaM0X7GM41nDGO1969g9jcSW7k/s1600/carmine.jpg" style="clear: right; font-family: "times new roman", times, freeserif, serif; font-size: 15.4px; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em; text-align: justify;"><img border="0" height="266" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgyaVMEEceyxi4h7UIEb5qyoIuS-fVE_HjaXThNvosRszeNjCoEKeB3p07v6j_7z4EQcp2G3UCt0YUYH6lxeS_WKEgMgDYHQsLYKfJEYRWRuPjTD_VvxNlaM0X7GM41nDGO1969g9jcSW7k/w400-h266/carmine.jpg" style="color: black; font-family: "times new roman"; font-size: medium; line-height: normal; text-align: start;" width="400" /></a></div></div><div style="text-align: justify;"><br /></div></div></div></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><script type="text/javascript">
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Ermes Ronchi <div style="text-align: center;"><span style="color: #cc0000; font-size: large;"><b>LA MASCHERA DELL'ANGELO</b></span></div><div style="text-align: center;"><span style="color: #cc0000;"><b> </b></span></div><div style="text-align: center;"><div class="separator" style="clear: both;"><div class="separator" style="clear: both;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgui21Y0lZPKkUgf6aKdLUEICVAkinEJhHwnm2FALIL1UqpL89U5gkRX-5-OBpUcWBkYj-eisbbktPtNKmjNI6SzIHo6p1jadepbjshHPZShThsUPDIlPwdWudyUEw4YGW2jDhGrWN1SZq1mRyz2t14R1aiEKl7E60g8F6FvoBs1JtKMyTyLnxun50SJvA/s400/430023347_956087702539947_2655036097321177011_n.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="283" data-original-width="400" height="283" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgui21Y0lZPKkUgf6aKdLUEICVAkinEJhHwnm2FALIL1UqpL89U5gkRX-5-OBpUcWBkYj-eisbbktPtNKmjNI6SzIHo6p1jadepbjshHPZShThsUPDIlPwdWudyUEw4YGW2jDhGrWN1SZq1mRyz2t14R1aiEKl7E60g8F6FvoBs1JtKMyTyLnxun50SJvA/w400-h283/430023347_956087702539947_2655036097321177011_n.jpg" width="400" /></a></div><div class="separator" style="clear: both;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both;"><div class="separator" style="clear: both;"><span style="text-align: start;"><span style="color: #0b5394;"><div style="text-align: center;"><b><i><span style="font-size: large;">Il vero ateo non è chi non crede,</span></i></b></div><div style="text-align: center;"><b><i><span style="font-size: large;">ma chi non ama.</span></i></b></div><div style="font-size: large; text-align: center;"><b><i><br /></i></b></div></span></span></div></div></div></div><div style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgWZeWEpwpdxKYzgti_qC_jbC7oU2EiWRDZPoTRZL6kWpr4CIAyleISqWkcX3SW5PQnvVkBslmK290s7mr3aDevK22NPDLhfIWLWaxU31dWF8gSt6oHLgmScikAP774A4BFwuJtfuO5sdc/s1600/ronchi+commento+al+vangelo.JPG"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgWZeWEpwpdxKYzgti_qC_jbC7oU2EiWRDZPoTRZL6kWpr4CIAyleISqWkcX3SW5PQnvVkBslmK290s7mr3aDevK22NPDLhfIWLWaxU31dWF8gSt6oHLgmScikAP774A4BFwuJtfuO5sdc/w400-h211/ronchi+commento+al+vangelo.JPG" /></a></div><div style="text-align: center;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><div><i><span style="color: #0b5394;"><b>In quel tempo, Gesù disse a Nicodemo: [...] Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio. [...]</b> Gv 3,14-21</span></i></div><div><br /></div></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><span><div style="text-align: start;"><span style="color: #0b5394; font-size: medium;"><b>LA MASCHERA DELL'ANGELO</b></span></div><div style="text-align: start;"><span style="color: #0b5394;"><b><i> </i></b></span></div><div><span style="color: #0b5394; font-size: medium;"><b><i>Il vero ateo non è chi non crede, ma chi non ama.</i></b></span></div><div style="text-align: start;"><span style="color: #0b5394;"><b> </b></span></div></span><div><div><br /></div><div><div><div><div><div><div><div><div style="text-align: start;"><i><i><i><i><i><i><div style="font-style: normal; text-align: justify;"><div><i>Si è appena spenta la scena irruente di Gesù che scaccia i mercanti dal tempio, e a Gerusalemme capi e gente comune ancora parlano di quel giovane rabbi.</i></div><div><i><br /></i></div><div><i>Ora, da quella scena clamorosa e sovversiva, si passa a un vangelo intimo e raccolto.</i></div><div><i><br /></i></div><div><i>Nicodemo ha grande stima di Gesù e vuole capire di più, ma non osa compromettersi, così si reca da lui di notte.</i></div><div><i><br /></i></div><div><i>La luce è venuta nel mondo ma gli uomini hanno preferito le tenebre. Nicodemo non capisce. Anch’io non capisco. Da dove viene questo dramma del preferire le tenebre? Da dove il tremendo fascino del nulla?</i></div><div><i><br /></i></div><div><i>So di poter dire, con l'eco che hanno le cose grandi: i tuoi figli, Signore, non sono cattivi, sono fragili, si ingannano facilmente. Preferiscono le tenebre perché l'angelo delle tenebre è menzogna, e si maschera da angelo della luce. Promette felicità e libertà, e seduce, perché l'uomo va dove il suo cuore gli dice che troverà la felicità. E che sono inganni / lo so, e tutti e due sappiamo / che non potrò / non ingannarmi ancora (Turoldo).</i></div><div><i><br /></i></div><div><i>v. 16. Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio, perché chiunque crede non vada perduto, ma abbia la vita eterna.</i></div><div><i><br /></i></div><div><i>Siamo al versetto centrale del vangelo di Giovanni, il versetto dello stupore che rinasce ogni volta per parole buone come il miele, tonificanti come una camminata in riva al mare fra spruzzi d’onde e aria buona respirata a pieni polmoni: Dio ha tanto amato il mondo... Versetto decisivo, centro del vangelo di Giovanni, parole da riassaporare ogni giorno e alle quali aggrapparci forte nell’ultimo passaggio: ha tanto amato da dare suo Figlio.</i></div><div><i><br /></i></div><div><i>A queste parole la notte di Nicodemo si illumina. E le nostre notti. Qui possiamo rinascere. Ogni giorno. Alla fiducia, alla speranza, alla serena pace, alla voglia di amare, di vivere, di custodire e coltivare persone e cose, e ogni più piccolo giardino di Dio.</i></div><div><i><br /></i></div><div><i>La rivelazione di Gesù: Dio ha considerato il mondo, ogni uomo, più importante di se stesso. Per acquistare me ha perduto se stesso. Follia d’amore.</i></div><div><i><br /></i></div><div><i>Se Egli ha amato il mondo e non solo noi, il mondo con la sua bellezza fragile, allora anche tu amerai il creato come te stesso, lo amerai come il prossimo tuo: «mio prossimo è tutto ciò che vive» (Gandhi).</i></div><div><i><br /></i></div><div><i>Perché il mondo sia salvato: salvare vuol dire conservare, e nulla andrà perduto, non un sospiro, non una lacrima, non un filo d'erba; non va perduta nessuna generosa fatica, nessuna dolorosa pazienza, nessun gesto di cura per quanto piccolo e nascosto: Se potrò impedire a un Cuore di spezzarsi, non avrò vissuto invano. Se potrò alleviare il Dolore di una Vita, o aiutare un pettirosso caduto a rientrare nel suo nido non avrò vissuto invano. (Emily Dickinson).</i></div><div><i><br /></i></div><div><i>Dio ha tanto amato, e noi con lui ci impegniamo non per salvare il mondo, l'ha già salvato lui, ma semplicemente per amarlo; ci impegniamo non per convertire le persone, ma per amarle. Se non per sempre, almeno per oggi; se non tanto, almeno un po'. E fare così, perché così fa Dio.</i></div><div><i><br /></i></div><div><i>Il vero ateo non è chi non crede, ma chi non ama.</i></div></div></i></i></i></i></i></i></div></div></div></div></div></div></div></div></div></div><script type="text/javascript">
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Applausi e saluti sul sagrato per il Pontefice, poi una cerimonia sobria, durante la quale il Papa, per circa mezz'ora, ha confessato un gruppo di uomini e donne: “La lebbra del peccato ha macchiato la nostra bellezza, purifichiamoci da disonestà e falsità”. Ai confessori: “Concediamo sempre il perdono a chi lo chiede. Rimettiamo il perdono al centro della Chiesa"</div><div style="text-align: justify;"><i><br /></i></div><div style="text-align: center;"><iframe allow="accelerometer; autoplay; clipboard-write; encrypted-media; gyroscope; picture-in-picture; web-share" allowfullscreen="" frameborder="0" height="220" src="https://www.youtube-nocookie.com/embed/pNDgq_nsIO0?si=y8vB_j4zvxRMZTqX" title="YouTube video player" width="340"></iframe></div><div style="text-align: justify;"><i><br /></i></div><div style="text-align: justify;"><i>“Dio non si stanca mai di perdonare…”, ripetuto tre volte, con voce chiara e in coro coi fedeli. E poi l’appello ai confessori: “Cari fratelli, perdoniamo! Perdoniamo, perdoniamo sempre come Dio che non si stanca di perdonare. Concediamo sempre il perdono a chi lo domanda. E non domandate troppo: che dicano... e tu perdona tutto…”.</i></div><div style="text-align: justify;"><i><br /></i></div><div style="text-align: justify;"><i>In ripresa dall’influenza che l’aveva colpito nei giorni scorsi, il Papa è San Pio V, chiesa nella zona Aurelia di Roma a nemmeno dieci minuti dal Vaticano, dedicata al santo Pontefice protagonista del Concilio di Trento. Francesco celebra l’undicesima edizione di 24 Ore per il Signore, l’iniziativa di preghiera che ogni Quaresima vede il Vescovo di Roma amministrare (e, in passato, anche ricevere) il sacramento della Riconciliazione. L’immagine, sempre suggestiva, del Papa che in un angolo, seduto su una sedia, confessa per quasi mezz'ora nove fedeli – sia uomini che donne - è quella che più caratterizza l'appuntamento di oggi.</i></div><div style="text-align: justify;"><i><br /></i></div><div style="text-align: center;"><i><img height="225" src="https://www.vaticannews.va/content/dam/vaticannews/agenzie/images/srv/2024/03/08/2024-03-08-celebrazione-penitenziale-e-confessioni/1709911364484.JPG/_jcr_content/renditions/cq5dam.thumbnail.cropped.750.422.jpeg" width="400" /></i></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: x-small;">I saluti del Papa ai fedeli fuori dalla parrocchia di San Pio V</span></div><div style="text-align: justify;"><i><br /></i></div><div style="text-align: justify;"><b><span style="color: #0b5394; font-size: medium;">Il saluto alla gente</span></b></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><i>Come lo scorso anno, anche nel 2024 Francesco ha scelto una parrocchia romana per le “24 Ore per il Signore”, San Pio V, luogo di ritrovo e di molteplici iniziative pastorali per gli abitanti di un quartiere che ha la forma e la vita quasi di un paesino, punto di snodo urbanistico, segnato infatti da un forte traffico. Una casa, la parrocchia, anche per la comunità cattolica siro-malabarese che spesso lì si ritrova per le celebrazioni. Molti sono fuori dal sagrato insieme a residenti e commercianti, e anche un gruppo di spagnoli con un cartellone, fermi già da un paio d’ore. “Oh, che non vieni a vedé er Papa?”, grida un uomo a un conoscente fuori da un negozio.</i></div><div style="text-align: justify;"><i><br /></i></div><div style="text-align: justify;"><i>Nella piazza Jorge Mario Bergoglio arriva a bordo di una 500L nera accolto da un coro crescente e da applausi. C’è gente dai balconi che sventola striscioni “W il Papa” o una croce bianca di cartone. In sedia a rotelle, dopo aver salutato monsignor Rino Fisichella, pro-prefetto del Dicastero per l’Evangelizzazione, e il parroco don Donato La Pera, Papa Francesco percorre tutto il perimetro tracciato dalle transenne. Subito si ferma per salutare una signora con un neonato. Di bambini ne bacia e benedice almeno una decina, imbacuccati in piumini visto il calo di temperature e passati dai genitori che gridano: “Papa Francesco! Papa Francesco!” oppure "Buona salute!".</i></div><div style="text-align: justify;"><i><br /></i></div><div style="text-align: center;"><i><img height="225" src="https://www.vaticannews.va/content/dam/vaticannews/agenzie/images/srv/2024/03/08/2024-03-08-celebrazione-penitenziale-e-confessioni/1709912859562.JPG/_jcr_content/renditions/cq5dam.thumbnail.cropped.750.422.jpeg" width="400" /></i></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: x-small;">Il Papa saluta i fedeli in parrocchia</span></div><div style="text-align: justify;"><i><br /></i></div><div style="text-align: justify;"><b><span style="color: #0b5394; font-size: medium;">L'ingresso in parrocchia</span></b></div><div style="text-align: justify;"><i><br /></i></div><div style="text-align: justify;"><i>Per qualche istante, il Papa rimane sulle gradinate della parrocchia per salutare la gente prima di fare il suo ingresso al centro delle tre navate in mattoni rossi, affollate da circa 600 persone. Anche in quel momento scatta un applauso. Indossata poi la stola viola, dà il via alla celebrazione penitenziale. A differenza delle ultime udienze in cui non riusciva a leggere i discorsi per il raffreddore, il Papa pronuncia lui stesso l’omelia, intervallando diversi passaggi a braccio e coinvolgendo i presenti a ripetere frasi da fissare bene in mente.</i></div><div style="text-align: justify;"><i>L'omelia sulla "vita nuova" per ripulirsi dalle "cose brutte"</i></div><div style="text-align: justify;"><i><br /></i></div><div style="text-align: justify;"><i>La riflessione del Papa è tutta sul concetto di “vita nuova” che è il tema di questa edizione delle “24 Ore del Signore”. Vita nuova che è dono del sacramento della Riconciliazione: “Il Sacramento della guarigione e della gioia”, lo definisce Francesco. Una vita nuova regalata da Cristo che toglie il “tanto di vecchio” e le “cose brutte” che abitano nell’animo di ognuno. “La lebbra del peccato ha macchiato la nostra bellezza”, afferma il Pontefice e suggerisce la preghiera – quasi una litania - da elevare al cielo: Gesù, se vuoi, puoi purificarmi!</i></div><div style="text-align: justify;"><i><br /></i></div><div style="text-align: justify;"><i>Gesù, se vuoi, puoi purificarmi! Dal pensare di non avere bisogno ogni giorno di te: Gesù, se vuoi, puoi purificarmi! Dal convivere pacificamente con le mie doppiezze, senza ricercare nel tuo perdono la via della libertà: Gesù, se vuoi, puoi purificarmi! Quando ai buoni propositi non seguono i fatti, quando rimando la preghiera e l’incontro con te: Gesù, se vuoi, puoi purificarmi!</i></div><div style="text-align: justify;"><i><br /></i></div><div style="text-align: center;"><i><img height="225" src="https://www.vaticannews.va/content/dam/vaticannews/agenzie/images/srv/2024/03/08/2024-03-08-celebrazione-penitenziale-e-confessioni/1709911961193.JPG/_jcr_content/renditions/cq5dam.thumbnail.cropped.750.422.jpeg" width="400" /></i></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: x-small;">Papa Francesco durante la celebrazione</span></div><div style="text-align: justify;"><i><br /></i></div><div style="text-align: justify;"><b><span style="color: #0b5394; font-size: medium;">La preghiera a Gesù</span></b></div><div style="text-align: justify;"><i><br /></i></div><div style="text-align: justify;"><i>“Quando scendo a patti col male, con la disonestà, con la falsità, quando giudico gli altri, li disprezzo e sparlo di loro, recriminando su tutti e tutto: Gesù, se vuoi, puoi purificarmi!”, insiste il Papa. Rinnovati da Gesù, dice, possiamo tornare a “camminare in una vita nuova”.</i></div><div style="text-align: justify;"><i><br /></i></div><div style="text-align: justify;"><i>Giorno dopo giorno, immersi in un ritmo ripetitivo, presi da mille cose, frastornati da tanti messaggi, cerchiamo ovunque soddisfazioni e novità, stimoli e sensazioni positive, ma dimentichiamo che c’è già una vita nuova che scorre dentro di noi e che, come brace sotto la cenere, attende di divampare e fare luce a tutto quanto</i></div><div style="text-align: justify;"><i><br /></i></div><div style="text-align: center;"><i><img height="225" src="https://www.vaticannews.va/content/dam/vaticannews/agenzie/images/srv/2024/03/08/2024-03-08-celebrazione-penitenziale-e-confessioni/1709918864275.JPG/_jcr_content/renditions/cq5dam.thumbnail.cropped.750.422.jpeg" width="400" /></i></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: x-small;">L'adorazione del Santissimo Sacramento</span></div><div style="text-align: justify;"><i><br /></i></div><div style="text-align: justify;"><b><span style="color: #0b5394; font-size: medium;">Cenere sul cuore</span></b></div><div style="text-align: justify;"><i><br /></i></div><div style="text-align: justify;"><i>La cenere, evidenzia il Papa, “si è depositata sul cuore” e “nasconde la bellezza alla vista della nostra anima”. Allora Dio che è Padre, appare un padrone e invece di amarlo, lo temiamo. “E gli altri, anziché essere fratelli e sorelle, in quanto figli dello stesso Padre, ci sembrano ostacoli e avversari. E c’è una brutta abitudine, quella di trasformare i nostri compagni di cammino in avversari. E tante volte lo facciamo … I difetti del prossimo ci paiono esagerati e i loro pregi nascosti; quante volte siamo inflessibili con gli altri e indulgenti con noi stessi!”. Capita così di avvertire "una forza inarrestabile a compiere il male che vorremmo evitare”.</i></div><div style="text-align: justify;"><i><br /></i></div><div style="text-align: justify;"><b><span style="color: #0b5394; font-size: medium;">Una segnaletica nuova</span></b></div><div style="text-align: justify;"><i><br /></i></div><div style="text-align: justify;"><i>È per questo che abbiamo bisogno di “una segnaletica nuova”, sottolinea il Papa. “Un cambio di passo” per ritrovare la bellezza originaria. Come? Seguendo la via del perdono di Dio.</i></div><div style="text-align: justify;"><i><br /></i></div><div style="text-align: justify;"><i>Mettete questo nella mente e nel cuore: Dio non si stanca mai di perdonare. Avete sentito? Siete capaci di ripeterlo con me? Insieme, tutti… Dio non si stanca mai di perdonare. Qual è il dramma? Che siamo noi a stancarci di chiedere perdono!</i></div><div style="text-align: justify;"><i><br /></i></div><div style="text-align: center;"><i><img height="225" src="https://www.vaticannews.va/content/dam/vaticannews/agenzie/images/srv/2024/03/08/2024-03-08-celebrazione-penitenziale-e-confessioni/1709918862659.JPG/_jcr_content/renditions/cq5dam.thumbnail.cropped.750.422.jpeg" width="400" /></i></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: x-small;">Francesco confessa alcuni fedeli</span></div><div style="text-align: center;"><i><br /></i></div><div style="text-align: justify;"><i>“Noi ci stanchiamo di chiedere perdono. Ma Lui non si stanca mai di perdonare”, ripete il Papa. E il suo perdono “ci rimette a nuovo, ci ripulisce dentro”: “Lui perdona tutto. ‘Oh, Padre, io ho un peccato che sicuramente è imperdonabile’. ‘Senti: Dio perdona tutto, perché Lui non si stanca mai di perdonare’”. Dio, insiste ancora Papa Francesco, “ci desidera rinnovati, liberi e leggeri dentro, felici e in cammino, non parcheggiati sulle strade della vita”. E “sa quanto è facile per noi inciampare, cadere e rimanere a terra, e vuole rialzarci. Non rattristiamolo, non rimandiamo l’incontro con il suo perdono…”.</i></div><div style="text-align: justify;"><i><br /></i></div><div style="text-align: justify;"><b><span style="color: #0b5394; font-size: medium;">Il perdono al centro</span></b></div><div style="text-align: justify;"><i><br /></i></div><div style="text-align: justify;"><i>Da qui, allora, un ultimo appello:</i></div><div style="text-align: justify;"><i><br /></i></div><div style="text-align: justify;"><i>Rimettiamo il perdono di Dio al centro della Chiesa!</i></div><div style="text-align: justify;"><i><br /></i></div><div style="text-align: center;"><i><img height="225" src="https://www.vaticannews.va/content/dam/vaticannews/agenzie/images/srv/2024/03/08/2024-03-08-celebrazione-penitenziale-e-confessioni/1709918875747.JPG/_jcr_content/renditions/cq5dam.thumbnail.cropped.750.422.jpeg" width="400" /></i></div><div style="text-align: center;"><span style="font-size: x-small;">All'uscita dalla parrocchia</span></div><div style="text-align: center;"><i><br /></i></div><div style="text-align: justify;"><i>Prima dell'uscita della parrocchia, un saluto ai malati in prima fila e a qualche anziano che si avvicina accompagnato dai parenti. Di nuovo cori insistenti di "W il Papa". Poi l'uscita nella piazza, tra applausi e i commenti di alcune parrocchiane: "Che bel momento!".</i></div><div style="text-align: right;"><span style="font-size: x-small;">(fonte: Vatican News, articolo di </span><span style="font-size: small; text-align: justify;">Salvatore Cernuzio</span><span style="font-size: small;"> 08/03/2024)</span></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: center;"><b><span style="color: #0b5394; font-size: medium;">***********</span></b></div><div style="text-align: center;"><b><span style="color: #0b5394; font-size: medium;"><br /></span></b></div><div style="font-style: italic; text-align: center;"><b style="background-color: white; font-family: Tahoma, Verdana, Segoe, sans-serif; font-size: 14.6667px; font-style: normal;"><i><span class="title-1-color" style="color: #663300; font-size: 18px;">OMELIA DEL SANTO PADRE FRANCESCO</span></i></b></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><br /></div><div style="font-style: italic; text-align: center;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjiO1tL1PE7SwucRCCjtWQeswsL-mfContjvhziWXHv_MJY8ZAZoI5YR-E3ThC06UXdzpTS7kg3nIw-nweAPsExFN9pBUxePQvGvJEq9tUCfw3zWRCw-pdIJm9cAdFu-DPISwD3tosWaKMP84DRCkS_i_3fKwJm5QZuhvRgp9PFZcOQrcFQwXcpUJuPPNE/s512/Cattura2.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="352" data-original-width="512" height="275" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjiO1tL1PE7SwucRCCjtWQeswsL-mfContjvhziWXHv_MJY8ZAZoI5YR-E3ThC06UXdzpTS7kg3nIw-nweAPsExFN9pBUxePQvGvJEq9tUCfw3zWRCw-pdIJm9cAdFu-DPISwD3tosWaKMP84DRCkS_i_3fKwJm5QZuhvRgp9PFZcOQrcFQwXcpUJuPPNE/w400-h275/Cattura2.JPG" width="400" /></a></div></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><i><br /></i></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><i>«Possiamo camminare in una vita nuova» (Rm 6,4): così scrive l’apostolo Paolo ai primi cristiani di questa Chiesa di Roma. Ma che cos’è la vita nuova di cui parla? È la vita che nasce dal Battesimo, il quale ci immerge nella morte e nella risurrezione di Gesù e ci fa per sempre figli di Dio, figli della risurrezione destinati alla vita eterna, orientati alle cose di lassù. È la vita che ci porta avanti nella nostra identità più vera, quella di essere figli amati del Padre, così che ogni tristezza e ostacolo, ogni fatica e tribolazione non possano prevalere su questa meravigliosa realtà che ci fonda: siamo figli del Dio buono.</i></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><br /></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><i>Abbiamo sentito che San Paolo associa alla vita nuova un verbo: camminare. Dunque la vita nuova, iniziata nel Battesimo, è un cammino. E non c’è pensione, in questo! Nessuno in questo cammino va in pensione, si va sempre avanti. E dopo tanti passi nel cammino, forse abbiamo perso di vista la vita santa che scorre dentro di noi: giorno dopo giorno, immersi in un ritmo ripetitivo, presi da mille cose, frastornati da tanti messaggi, cerchiamo ovunque soddisfazioni e novità, stimoli e sensazioni positive, ma dimentichiamo che c’è già una vita nuova che scorre dentro di noi e che, come brace sotto la cenere, attende di divampare e fare luce a tutto quanto. Quando noi siamo indaffarati in tante cose, pensiamo allo Spirito Santo che è dentro di noi e ci porta? A me succede tante volte di non pensarci, ed è brutto. Essere così, presi da tanti travagli, ci fa dimenticare il vero cammino che stiamo facendo nella vita nuova.</i></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><br /></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><i>Dobbiamo cercare le braci sotto la cenere, quella cenere che si è depositata sul cuore e nasconde alla vista la bellezza della nostra anima, la nasconde. Allora Dio, che nella vita nuova è nostro Padre, ci appare come un padrone; invece di affidarci a Lui, contrattiamo con Lui; invece di amarlo, lo temiamo. E gli altri, anziché essere fratelli e sorelle, in quanto figli dello stesso Padre, ci sembrano ostacoli e avversari. C’è una brutta abitudine: quella di trasformare i nostri compagni di cammino in avversari. E tante volte lo facciamo. I difetti del prossimo ci paiono esagerati e i loro pregi nascosti; quante volte siamo inflessibili con gli altri e indulgenti con noi stessi! Avvertiamo una forza inarrestabile a compiere il male che vorremmo evitare. Un problema di tutti, se persino San Paolo scrive, sempre alla comunità di Roma: «Io non compio il bene che voglio, ma il male che non voglio» (7,19). Anche lui era un peccatore, e anche noi tante volte facciamo il male che non vogliamo. Insomma, annebbiato il volto di Dio, offuscati quelli dei fratelli, sfocata la grandezza che ci portiamo dentro, restiamo in cammino, ma abbiamo bisogno di una segnaletica nuova, abbiamo bisogno di un cambio di passo, di una direzione che ci aiuti a ritrovare la via del Battesimo, cioè a rinnovare la nostra bellezza originaria che è lì sotto le ceneri, rinnovare il senso di andare avanti. E quante volte ci stanchiamo di camminare e perdiamo il senso di andare avanti? Restiamo tranquilli, o nemmeno tranquilli, ma fermi.</i></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><br /></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><i>Fratelli, sorelle, qual è la via per riprendere il cammino della vita nuova? Per questa Quaresima e per riprendere il cammino, qual è la via? È la via del perdono di Dio. Mettete questo nella mente e nel cuore: Dio non si stanca mai di perdonare. Avete sentito? Siete capaci di ripeterlo con me? Insieme, tutti: [tutti] Dio non si stanca mai di perdonare. Per essere sicuri, un’altra volta: [tutti] Dio non si stanca mai di perdonare. Ma qual è il dramma? Che siamo noi a stancarci di chiedere perdono! Ma Lui non si stanca mai di perdonare. Non dimentichiamo questo. E il perdono divino fa proprio questo: ci rimette a nuovo, come appena battezzati. Ci ripulisce dentro, facendoci tornare alla condizione della rinascita battesimale: fa scorrere di nuovo le fresche acque della grazia nel cuore, inaridito dalla tristezza e impolverato dai peccati. Il Signore toglie la cenere dalla brace dell’anima, deterge quelle macchie interiori che impediscono di confidare in Dio, di abbracciare i fratelli, di amare noi stessi. Lui perdona tutto. “Oh Padre, io ho un peccato che sicuramente è imperdonabile”. Senti: Dio perdona tutto, perché Lui non si stanca mai di perdonare. Il perdono di Dio ci trasforma dentro: ci restituisce una vita e una vista nuova. Non a caso nel Vangelo che abbiamo ascoltato Gesù proclama: «Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio» (Mt 5,8). Ci prepara gli occhi per vedere Dio. Si vede Dio solo se il cuore viene purificato: purificare il cuore per vedere Dio. Ma chi può fare questa purificazione? Il nostro impegno è necessario, ma non basta; non basta, siamo deboli, non possiamo; solo Dio conosce e guarisce il cuore. Mettetevi questo bene nella mente: solo Dio è capace di conoscere e guarire il cuore, solo Lui può liberarlo dal male. Perché ciò avvenga occorre portargli il nostro cuore aperto e contrito; imitare il lebbroso del Vangelo, che lo prega così: «Se vuoi, puoi purificarmi!» (Mc 1,40). È bello questo! “Se tu vuoi, puoi cambiarmi dentro, puoi purificarmi”. È una bella preghiera questa, e noi possiamo ripeterla insieme, qui, tutti. Insieme: “Signore, se tu vuoi, puoi purificarmi”. Un’altra volta: [tutti] “Signore, se tu vuoi, puoi purificarmi”. E adesso, in silenzio, ognuno la dica al Signore, guardando ai propri peccati. Guardate i peccati, guardate le cose brutte che avete dentro e che avete fatto; in silenzio dite al Signore: “Signore, se tu vuoi, puoi purificarmi”. E Lui può. Qualcuno pensa: “Ma questo peccato è troppo brutto, il Signore non potrà…”. Il Signore perdona tutto, il Signore non si stanca di perdonare. Ricordate? Ripetetelo: “Il Signore non si stanca di perdonare”. Tutti insieme: [tutti] “Il Signore non si stanca di perdonare”.</i></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><br /></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><i>Il Signore vuole questo, perché ci desidera rinnovati, liberi, leggeri dentro, felici e in cammino, non parcheggiati sulle strade della vita. Lui sa quanto è facile per noi inciampare, cadere e rimanere a terra, e vuole rialzarci. Ho visto un bel dipinto, dove c’è il Signore che si china per rialzare noi. E questo fa il Signore ogni volta che noi ci accostiamo alla Confessione. Non rattristiamolo, non rimandiamo l’incontro con il suo perdono, perché solo se rimessi in piedi da Lui possiamo riprendere il cammino e vedere la sconfitta del nostro peccato, cancellato per sempre. Perché il peccato sempre è una sconfitta, ma Lui vince il peccato, Lui è la vittoria. Di più, «nel medesimo istante in cui il peccatore è perdonato, afferrato da Dio e restaurato dalla grazia, il peccato – meraviglia delle meraviglie! – diventa il luogo in cui Dio entra in contatto con l’uomo. […] Così Dio si fa conoscere perdonando» (A. Louf, Sotto la guida dello Spirito, Magnano 1990, 68-69). “Io conosco Dio studiando la catechesi…”. Ma non lo conosci soltanto con la mente: soltanto quando il cuore è pentito e vai da Lui, mostrando il tuo cuore sporco, lì conoscerai Dio che perdona. “Vai in pace, i peccati ti sono perdonati”. Dio si fa conoscere perdonando. E «il peccatore, scrutando l’abisso del proprio peccato, scopre da parte sua l’infinito della misericordia» (ibid.) E questa è la ripartenza della vita nuova: cominciata nel Battesimo, riparte dal perdono.</i></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><br /></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><i>Non rinunciamo al perdono di Dio, al sacramento della Riconciliazione: non è una pratica di devozione, ma il fondamento dell’esistenza cristiana; non è questione di saper dire bene i peccati, ma di riconoscerci peccatori e di buttarci tra le braccia di Gesù crocifisso per essere liberati; non è un gesto moralistico, ma la risurrezione del cuore. Il Signore risorto ci risuscita, tutti noi. Andiamo dunque a ricevere il perdono di Dio e noi, che lo amministriamo, sentiamoci dispensatori della gioia del Padre che ritrova il figlio smarrito; sentiamo che le nostre mani, poste sul capo dei fedeli, sono quelle forate di misericordia di Gesù, che trasforma le piaghe del peccato in canali di misericordia. E noi che facciamo da confessori, sentiamo che «il perdono e la pace» che proclamiamo sono la carezza dello Spirito Santo sul cuore dei fedeli. Cari fratelli, perdoniamo! Cari fratelli sacerdoti, perdoniamo, perdoniamo sempre come Dio che non si stanca di perdonare, e ritroveremo noi stessi. Concediamo sempre il perdono a chi lo domanda e aiutiamo chi prova timore ad accostarsi con fiducia al sacramento della guarigione e della gioia. Rimettiamo il perdono di Dio al centro della Chiesa! E voi, cari fratelli sacerdoti, non domandate troppo: che dicano, e tu perdona tutto. Non andare a indagare, no.</i></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><br /></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><i>E ora, prepariamoci ad accogliere la vita nuova, confessiamo al Signore che c’è tanto di vecchio in noi, cose brutte... La lebbra del peccato ha macchiato la nostra bellezza e allora diciamo: Gesù, se vuoi, puoi purificarmi! Tutti insieme: [tutti] “Gesù, se vuoi, puoi purificarmi”. Dal pensare di non avere bisogno ogni giorno di te: [tutti] Gesù, se vuoi, puoi purificarmi! Dal convivere pacificamente con le mie doppiezze, senza ricercare nel tuo perdono la via della libertà: [tutti] Gesù, se vuoi, puoi purificarmi! Quando ai buoni propositi non seguono i fatti, quando rimando la preghiera e l’incontro con te: [tutti] Gesù, se vuoi, puoi purificarmi! Quando scendo a patti col male, con la disonestà, con la falsità, quando giudico gli altri, li disprezzo e sparlo di loro, recriminando su tutti e tutto: [tutti] Gesù, se vuoi, puoi purificarmi! E quando mi accontento di non fare del male, ma non compio del bene servendo nella Chiesa e nella società: [tutti] Gesù, se vuoi, puoi purificarmi! Sì, Gesù, credo che puoi purificarmi, credo che ho bisogno del tuo perdono. Gesù, rinnovami e tornerò a camminare in una vita nuova. [tutti] Gesù, se vuoi, puoi purificarmi.</i></div><div style="font-style: italic; text-align: justify;"><i><br /></i></div><div style="font-style: italic; text-align: center;"><b style="font-style: normal;"><span style="color: #0b5394; font-size: medium;">***********</span></b></div><div style="font-style: italic; text-align: center;"><b style="font-style: normal;"><span style="color: #0b5394; font-size: medium;"><br /></span></b></div><div style="font-style: italic; text-align: center;"><b style="font-style: normal;"><span style="color: #cc0000;">Guarda il video integrale</span></b></div><div style="text-align: center;"><iframe width="480" height="320" src="https://www.youtube-nocookie.com/embed/w1IbCMA633o?si=FMo0nLPRW-4a3K8k" title="YouTube video player" frameborder="0" allow="accelerometer; autoplay; clipboard-write; encrypted-media; gyroscope; picture-in-picture; web-share" allowfullscreen></iframe></div><div style="text-align: center;"><br /></div><div style="text-align: center;"><br /></div></div><script type="text/javascript">
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