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lunedì 24 febbraio 2014

Questo straordinario Concistoro - "La via e i segni"

È stato il Concistoro delle sorprese. Iniziate con l’annuncio, un mese fa, dei diciannove nuovi porpo­rati chiamati da Papa Francesco a far parte del Collegio cardinalizio, a scompigliare qual­che scenario consolidato nel nome di un’u­niversalità sempre più accentuata. E culmi­nate ieri con la presenza in San Pietro, del tut­to inaspettata, del Papa emerito Benedetto X­VI, alla sua prima uscita pubblica quasi esat­tamente un anno dopo la rinuncia al mini­stero petrino. E mai s’erano visti insieme, co­sì, due pontefici. A rendere inedita e conse­gnare alla storia una giornata che, da ogni an­golo visuale la si guardi, ancora una volta ha detto più di quanto s’è visto. 
L’ha fatto nelle parole di Francesco, e nei ge­sti che l’hanno scandita. Quelli rituali legati da sempre al momento vissuto nella 'catte­drale del mondo': la consegna della berret­ta, dell’anello e della bolla di creazione ai nuovi porporati, e quelli a sorpresa, sponta­nei, con Benedetto a capo scoperto, con la papalina bianca stretta nella mano, acco­gliere l’abbraccio di Papa Bergoglio che gli si fa incontro, deviando dal percorso del suo ingresso, sotto gli occhi stupiti e commossi di milioni e milioni di persone. 
Qua e là, nel consueto contorno di com­menti che accompagnano e seguono ogni atto di Papa Francesco, si sono udite di nuo­vo risuonare espressioni come 'rivoluzio­ne', 'rottura degli schemi', e cose del gene­re. Ben più importante, però, al di là delle de­finizioni e di qualunque peso a esse si voglia dare, è la plasticità con cui quanto accadu­to ieri mattina è riuscito a rendere vivo quel rapporto tra memoria e futuro senza il qua­le non si va avanti. Senza il quale, anzi, ci si spegne. E l’idea stessa di generazione e di tradizione si svuota di senso. 
Innumerevoli le volte, e le occasioni, in cui Francesco ha toccato questo tasto, a signifi­care quanto importante sia quel rapporto nel­la sua visione...

Leggi tutto: La via e i segni di Salvatore Mazza

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