Invisibili perché troppo visibili. Presenze, sempre più costanti nel nostro panorama cittadino, che vivono silenziosamente abbandonate sul ciglio delle strade che percorriamo ogni giorno. Che ci mettono a disagio perché è più facile disporre un bonifico per i poveri dell’Africa che superare la tentazione di distogliere lo sguardo dai giacigli che custodiscono gli scarti della nostra indifferenza.
Ciascuno di noi ha la sua colpa per aver tentato di scacciare il grido di solitudine, di desolazione e di abbrutimento che proviene, muto, da queste persone. Dai corpi consumati e provati dei senzatetto, senza casa e senza famiglia, dai volti murati dentro loro stessi, completamente soli. Parrebbero impermeabili a tutto, eppure non è difficile scorgere il cuore schiacciato dal dolore di chi sa di vivere e di morire accanto a noi nel nostro totale disinteresse.
Eppure c’è qualcuno che prova a fare qualcosa. In Francia una donna e un uomo hanno scelto di vivere con loro, condividendone letteralmente l’esistenza: Colette Gambiez e Michel Collard. Volendo conoscere davvero queste persone, sono diventati clochard, affrontando la lotta quotidiana contro freddo, fame, rifiuto, solitudine e abbandono per tentare di costruire una comunità e tracciare un cammino insieme.
Il racconto degli anni vissuti con i senzatetto è diventato nel 1998 il libro Quand l’exclu devient l’élu, vie partagée aver les sans-abri, ora tradotto in italiano (Sulla strada , Roma, Castelvecchi, 2013). Sono pagine capaci di immergerci in questo mondo lontano da noi eppure a noi vicinissimo: il mondo delle donne e degli uomini ombra, che vivono tra i cartoni, frugano nei bidoni della spazzatura, dormono nei marciapiedi e nei corridoi della metropolitana. ...
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