OREUNDICI
IL QUADERNO DI FEBBRAIO 2014
PADRE NOSTRO
CHE SEI IN TERRA
L'EDITORIALE
di Mario De Maio
Sin da bambini abbiamo imparato a recitare la preghiera del Padre nostroinsegnata da Gesù ai suoi discepoli. Ne abbiamo parlato durante il convegno di gennaio “Padre nostro che sei in terra”. Come fare scendere Dio dal cielo e incontrarlo nella nostra quotidianità? L’orizzonte che ci avvolge, soprattutto in questo momento storico ed economico, è fatto di tanta sofferenza, di tanta ingiustizia e talvolta anche di disperazione. Come può occuparsi Dio del nostro pane, del nostro male, della nostra incapacità di perdonare e delle numerose tentazioni a prevaricare sul bene dei nostri fratelli?
Come è difficile introdurre nella mentalità comune che Dio può operare sulla terra soltanto attraverso gli uomini e soprattutto attraverso coloro che si professano e si dichiarano suoi figli. Solo la nostra fede può rendere presente Dio in mezzo agli uomini. Tutti sperimentiamo quotidianamente quanta incredulità attraversi le nostre comunità. Non penso all’incertezza e al dubbio che arricchisce ogni buona fede, ma all’utilizzo più o meno inconsapevole delle immagini di Dio per sentirci rassicurati, per deresponsabilizzarci dall’impegno personale di cambiare il mondo. Come è difficile sostituire dentro di noi un’immagine di Dio che magicamente deve risolvere i nostri problemi, con la presa di coscienza personale che a noi è stato affidato il compito di trasformare il mondo. Quando dico “mondo” penso alle nostre realtà quotidiane, alle nostre comunità fatte da un piccolo gruppo di persone con il quale entriamo in contatto quotidianamente e viviamo la nostra avventura umana...
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IL PRIVILEGIO ALLA CARITÀ
le grandi novità della Evangelii Gaudium
di Arturo Paoli
La missione fondamentale dei pontefici è quella di guidarci sul retto cammino della fede, perché evidentemente non possiamo dirci cristiani se non conosciamo e non seguiamo il cammino aderente alla verità del vangelo. La caratteristica essenziale della dottrina di papa Francesco è quella di essere molto semplice e di non essere guidato da grandi pensatori, ma soprattutto dal riconoscere che “non si può pretendere che tutti i popoli di tutti i continenti esprimano la fede cristiana secondo le modalità adottate dai popoli europei in un determinato momento della storia perché la fede non può chiudersi dentro i confini della comprensione e dell’espressione di una cultura particolare. è indiscutibile che una sola cultura non esaurisca il mistero della redenzione di Cristo” (Evangelii Gaudium118). Questa espressione può dare origine a polemiche e a dubbi. La scelta di papa Francesco è appoggiata su Cristo che ama l’uomo peccatore e vuole persuaderlo che per la sua pace deve seguire l’amore per tutti i fratelli, specialmente i più poveri, i più sofferenti e i più trascurati nella società. La sua verità si difende in un altro articolo della Evangelii Gaudium. La citazione di Francesco di Assisi e della beata Teresa di Calcutta ci spiega che papa Francesco vuole fondare la sua missione non sulla razionalità ma soprattutto sull’amore: “Chi oserebbe rinchiudere in un tempio e far tacere il messaggio di san Francesco d’Assisi e della beata Teresa di Calcutta? Essi non potrebbero accettarlo. Una fede autentica che non è mai comoda né individualista implica sempre un profondo desiderio di cambiare il mondo, di trasmettere valori, di lasciare qualcosa di migliore dopo il nostro passaggio sulla terra” (183). Può sembrare strano che il papa Francesco, uomo dottissimo di pensiero, assuma questo atteggiamento così chiaro e diretto, semplice ed eloquente.
La sua scelta preferenziale è quella dei più abbandonati della terra. La sua finalità è di seguire “questo cammino luminoso di vita e sapienza”. Evidentemente questo cambio di orientamento avviene nell’epoca in cui il calo improvviso e prepotente dei seguaci di una pratica cattolica non potrà essere recuperato con il richiamo a una fedeltà alla dottrina della fede con argomenti razionalistici, ma solo scoprendo realmente che la relazione fra ricchi e poveri accresce diariamente il suo divario in maniera preoccupante. “Gesù ci ha indicato questo cammino di servizio umile e generoso alla giustizia, alla misericordia verso il povero. Gesù ci ha indicato questo cammino di riconoscimento dell’altro con le sue parole e i suoi gesti. Perché oscurare ciò che è così chiaro?” (194). Insomma queste parole ci dicono chiaro che l’intenzione di Francesco è dare il privilegio alla carità più che all’ortodossia. La fede della Chiesa non può essere retorica nel momento storico in cui viviamo: “Due grandi questioni mi sembrano fondamentali in questo momento della storia. Le svilupperò con una certa ampiezza perché considero che determineranno il futuro dell’umanità...
UN INCONTRO “STORICO”
papa Francesco ha ricevuto fratel Arturo a Santa Marta
Sabato 18 gennaio fratel Arturo è stato ricevuto da papa Francesco. Un evento atteso e desiderato fortemente da Arturo, che in questo scorcio finale della sua vita vive la gioia di trovare sulla cattedra di San Pietro un papa che viene da quella stessa fine del mondo in cui lui ha trascorso la metà centrale della sua vita, un papa che predica e pratica il suo stesso vangelo della giustizia e delle beatitudini. Il pomeriggio della domenica, di ritorno da un viaggio certamente faticoso fisicamente ed emotivamente “carico”, era colmo di pace e di serenità. Restio a raccontare di che cosa abbiano parlato in quei quaranta minuti di incontro, di cui ancora gustava il sapore.
Certamente lo ha colpito l’accoglienza semplice e fraterna di papa Francesco...
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Sia fatta in noi la Tua volontà, e sia fatta nel cosmo.
Dacci del Tuo pane, che basti a questo giorno.
Nella Tua compassione perdonaci ed elargisci a noi il dono di perdonarci l’un l’altro.
Guidaci sino a Te e nell’oscurità tendi a noi dall’alto la Tua mano.
Perché Tuo è il regno, e su di Te si fonda il nostro potere e il nostro compimento.
Kahlil Gibran