È stato il Concistoro delle sorprese. Iniziate con l’annuncio, un mese fa, dei diciannove nuovi porporati chiamati da Papa Francesco a far parte del Collegio cardinalizio, a scompigliare qualche scenario consolidato nel nome di un’universalità sempre più accentuata. E culminate ieri con la presenza in San Pietro, del tutto inaspettata, del Papa emerito Benedetto XVI, alla sua prima uscita pubblica quasi esattamente un anno dopo la rinuncia al ministero petrino. E mai s’erano visti insieme, così, due pontefici. A rendere inedita e consegnare alla storia una giornata che, da ogni angolo visuale la si guardi, ancora una volta ha detto più di quanto s’è visto.
L’ha fatto nelle parole di Francesco, e nei gesti che l’hanno scandita. Quelli rituali legati da sempre al momento vissuto nella 'cattedrale del mondo': la consegna della berretta, dell’anello e della bolla di creazione ai nuovi porporati, e quelli a sorpresa, spontanei, con Benedetto a capo scoperto, con la papalina bianca stretta nella mano, accogliere l’abbraccio di Papa Bergoglio che gli si fa incontro, deviando dal percorso del suo ingresso, sotto gli occhi stupiti e commossi di milioni e milioni di persone.
Qua e là, nel consueto contorno di commenti che accompagnano e seguono ogni atto di Papa Francesco, si sono udite di nuovo risuonare espressioni come 'rivoluzione', 'rottura degli schemi', e cose del genere. Ben più importante, però, al di là delle definizioni e di qualunque peso a esse si voglia dare, è la plasticità con cui quanto accaduto ieri mattina è riuscito a rendere vivo quel rapporto tra memoria e futuro senza il quale non si va avanti. Senza il quale, anzi, ci si spegne. E l’idea stessa di generazione e di tradizione si svuota di senso.
Innumerevoli le volte, e le occasioni, in cui Francesco ha toccato questo tasto, a significare quanto importante sia quel rapporto nella sua visione...
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