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sabato 28 gennaio 2012

Cittadinanza ai figli di immigrati?

Quei bambini venuti a nascere in Italia, sanno di essere nati in un Paese libero, come uomini finalmente liberi. Ma sanno che non saranno cittadini, non diventeranno italiani. Studieranno la nostra storia, l'epopea del Risorgimento, le radici di Roma e dei Cesari, la Costituzione repubblicana, parleranno la nostra lingua con gli accenti dei nostri dialetti, lavoreranno nelle fabbriche e negli uffici, sposeranno magari italiani e italiane. Ma resteranno stranieri, qualunque cosa facciano anno dopo anno, comunque la facciano, soltanto perché sono figli di stranieri...

... E vengo alla mia idea. Da sempre il diritto di cittadinanza è fondato sui due principi del ius soli (diventi cittadino di dove nasci) oppure del ius sanguinis (mantieni la cittadinanza dei tuoi genitori). Vorrei proporre un terzo principio: la concessione della residenza permanente trasferibile ai figli, ma pur sempre revocabile...

"Mi auguro che in Parlamento si possa affrontare anche la questione della cittadinanza ai bambini nati in Italia da immigrati stranieri. Negarla è un'autentica follia, una assurdità". Era mercoledì 26 novembre e il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, pronunciava queste parole in una sala del Quirinale, davanti ad una delegazione della Federazione delle chiese evangeliche. E' stato quello il momento di sintesi più alto di un dibattito ormai lungo, richiamato recentemente anche nelle prime dichiarazioni dall'attuale ministro per la Cooperazione e l'Integrazione, Andrea Riccardi...



Nella prolusione pronunciata in apertura dei lavori al Consiglio permanente della Cei il cardinale Angelo Bagnasco, parlando della necessità di politiche in favore della famiglia, ha accennato allo status dei bambini, figli di immigrati, che sono nati nel nostro Paese... «A proposito di solitudine – ha aggiunto – non possiamo pensare solo alla compagnia che deriva dal nucleo familiare, ma anche a quella espressa da un popolo. Emerge così il problema anche dello status dei bambini di immigrati che vedono la luce nel nostro Paese, e che frequentano la scuola fianco a fianco dei nostri bambini, avviati insieme nell’unico sentiero della vita»...

La necessità di riconoscere il diritto di cittadinanza a persone che da anni vivono e lavorano regolarmente nel nostro Paese - per non parlare dei loro figli, che in Italia sono nati e cresciuti, proprio come noi - dovrebbe essere scontata. Non è scontato però che nel nostro Paese la questione torni a porsi proprio nel pieno della crisi economica, mentre più forte si fa sentire tra i cittadini il peso della convivenza comune e delle comuni responsabilità. Non era scontato, ma è indicativo, che sia stato Beppe Grillo a risollevare in questo momento la questione, naturalmente per stroncare la proposta, avanzata da un comitato composto da una larga rete di organizzazioni sociali (dalla Cgil alla Caritas, dalle Acli all’Arci) e presieduto dal sindaco di Reggio Emilia Graziano Delrio.

Attestato ai 4.536 bambini nati negli ultimi dieci anni in provincia. In regalo una bandiera tricolore, una copia della Costituzione e una maglia della Nazionale. Napolitano: "Un esempio da imitare"