Sul “Corriere della Sera” (22 gennaio 2012) in anteprima un estratto del libro di Martini. Sono le pagine che riguardano i contatti con i non credenti e un paragrafo di quelle dedicate ai poveri.
I vangeli non parlano a lungo della non credenza, perché non era a quel tempo di moda. Oggi ci si definisce volentieri come atei o agnostici, o persone indifferenti al problema di Dio. Non bisogna illudersi che, anche nelle diocesi più tradizionali, siano numericamente pochi coloro che appartengono a queste categorie, come pure quelli che vivono di fatto lontani da ogni attività pastorale. Costoro ricevono informazioni sulla Chiesa sempre filtrate dai giornali o dalla televisione, dove è trendy, cioè di moda, parlare con freddezza o supponenza di cose religiose...
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Vado a salutare il cardinale Martini. Tra pochi giorni farò l'ingresso come nuovo vescovo della diocesi di Novara. È stato il vescovo della mia maturità di prete. Parliamo lungamente con lo
sguardo sul momento presente della Chiesa e del mondo...
Fa portare dal segretario un libretto, fresco di stampa: Il vescovo. Mi dice: l'ho voluto
scrivere di mia mano con fatica. Uscirà a giorni. A casa lo leggo tutto d'un fiato...
Infine, sul margine del libro, le caratteristiche attuali di un vescovo: l'integrità, la lealtà, la pazienza e la misericordia. Scolpite con lo stilo di un sapiente biblico e consegnate idealmente a un giovane vescovo. Come la chiusa finale del libro: «Un uomo umile, che vince le durezze con la propria dolcezza, che sa essere discreto, che sa ridere di sé e delle proprie fragilità. Che sa riconoscere i propri errori senza troppe autogiustificazioni. Dunque anzitutto un uomo vero».
Un Martini d'annata!
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Vorrei parlare del vescovo così come concretamente vive. Desidero descrivere il suo rapporto con le categorie di persone con cui viene a contatto, come passa i diversi momenti della sua giornata, quali sono i suoi primi impegni, che cosa avviene nell'incontro con la gente… Ricordo che nella mia fanciullezza consideravo il vescovo qualcuno che stava come in una nicchia nella chiesa per ricevere l’omaggio dei fedeli. In questo scritto vorrei tirarlo giù da quella nicchia e vederlo a contatto con la gente, così come realmente avviene. Intendo esprimere qualcosa che dia una immagine di lui meno vaporosa e ieratica, più viva e senza false pretese.
Il cardinale Carlo Maria Martini propone una riflessione inedita, frutto della sua esperienza personale, su una figura istituzionale molto nominata nei mezzi di informazione ma forse non sempre davvero conosciuta. Dalla domanda «come si diventa vescovi?» al racconto delle relazioni amichevoli, critiche o polemiche con credenti e non credenti si arriva alle caratteristiche che rendono il vescovo capace di vivere e di annunciare il Vangelo nel mondo postmoderno.
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