Quando fu eletto Papa il cardinale Giuseppe Roncalli, patriarca di Venezia, alcuni, per la sua età avanzata, sentenziarono che il suo sarebbe stato un pontificato di transizione. Non conosciamo il pensiero degli elettori, possiamo però dire che diverso era il disegno di Dio. All'inizio del nuovo pontificato, mentre molti cercavano di scorgerne la nota caratteristica, la svelò il Papa stesso. Tre mesi dopo l'elezione, Giovanni XXIII il 25 gennaio 1959 ai cardinali, riuniti nella sala capitolare del monastero benedettino di S. Paolo, annunziò la sua decisione di celebrare un concilio ecumenico. La risoluzione era scaturita dalla costatazione della crisi, causata nella società moderna dal decadimento dei valori spirituali e morali.
La Chiesa del Concilio avrebbe i mezzi per affrontare una crisi la cui radicalità anche Benedetto XVI ha perfettamente recepito, fino al punto da immaginare un futuro di piccole comunità cristiane disseminate, in diaspora, nel mondo. Avrebbe questa capacità di risposta; il problema è che il papa e la Chiesa di oggi non vi fanno ricorso. Una lunga, appassionata, messa a fuoco sulla Chiesa di oggi, di Raniero La Valle.
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“Il Concilio Vaticano II è, e deve rimanere per la Chiesa cattolica espressione del magistero solenne e supremo della nostra epoca”. È quanto affermato questa mattina dal Rev. Prof. Johannes Grohe, ordinario di Storia della Chiesa, nel corso della sua lezione magistrale su Il Concilio Vaticano II nell'insieme dei concili ecumenici tenuta in occasione della festa accademica di San Tommaso d’Aquino, patrono della Facoltà di Teologia della Pontificia Università della Santa Croce.
Al tempo stesso, deve assumere “la corrispondente importanza nel dialogo ecumenico, vale a dire, in qualsiasi unione con altre Chiese o comunità cristiane separate dalla Chiesa cattolica”, ha proseguito il Prof. Grohe. Resta inteso, “che non si può rinunciare alla necessità di una ricezione di questi testi fondamentali, come non si può rinunciare ad una ricezione degli altri concili ecumenici della Chiesa del passato”.
Non vi è dubbio, ha aggiunto lo studioso, che nell'insieme dei Concili ecumenici dei due millenni, il Concilio Vaticano II rappresenti un evento di “importanza epocale”, “fondamentale per la vita della Chiesa di oggi”, in cui ha lasciato “le maggiori tracce”.
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