Questo Papa sofferente e indomito
Nonostante la bronchite degenerata in polmonite, il Pontefice ha resistito fino all’ultimo prima del ricovero, spinto dall’energia dell’incontro con la gente. La sua missione: comunicare speranza

Chi conosce bene papa Francesco non è affatto sorpreso che, prima di farsi ricoverare al Gemelli per una bronchite poi degenerata in polmonite bilaterale, ha cercato di resistere alle insistenze dei medici di curarsi in ospedale e non più a Santa Marta. Il quadro clinico ormai lo imponeva. Ma come poteva lui perdersi il meglio del Giubileo, quello degli artisti, sicuramente uno degli appuntamenti più significativi di quest’anno? Basta pensare all’intensità dell’omelia, poi affidata domenica scorsa al cardinale Tolentino de Mendonça, prefetto del Dicastero per la Cultura e l’Educazione, di cui un passaggio chiave suona così: «Siete chiamati a essere testimoni della visione rivoluzionaria delle Beatitudini. La vostra missione è non solo di creare bellezza, ma di rivelare la verità, la bontà e la bellezza nascoste nelle pieghe della storia, di dare voce a chi non ha voce, di trasformare il dolore in speranza». Comunicare la speranza oltre ogni speranza con la forza dell’arte, con quella sua capacità di invocare ed evocare che sa spezzare le catene dell’eterno presente in cui siamo imprigionati per lanciarci nell’oltre delle sbarre di un mondo appiattito. La speranza, un tema non a caso caposaldo del magistero di questo Pontefice, soprattutto in quest’anno giubilare.
Fino all’ultimo Francesco non ha perso un’udienza privata e pubblica, anche se domenica 9 febbraio – gli mancava il respiro! – non era riuscito a leggere l’omelia al Giubileo delle Forze armate e aveva dovuto affidarla all’arcivescovo Diego Ravelli. L’incontro con la gente lo carica, gli restituisce quell’energia che i vari malanni di cui soffre e l’età, 88 anni appena compiuti, tentano di togliergli. Francesco vive a dei ritmi sorprendenti, con un’agenda che neanche un ragazzino.
Dopo la Messa, dalle 7 e per tutta la mattinata, riceve in Vaticano gruppi più o meno numerosi da tutto il mondo, con cui si intrattiene dopo aver letto il discorso ufficiale. E incontra, stringe la mano a tutti, ascolta quello che ciascuno vuole dirgli, accetta regali da tutti e di tutti i tipi.
Nell’ultimo fine settimana di gennaio, al Giubileo dei comunicatori a cui ho partecipato, in Aula Paolo VI Francesco ha saltato la lettura del suo discorso, affidandola al Prefetto del Dicastero per la Comunicazione, e ha preferito dedicare tutto il tempo per passare tra le prime file e stringere la mano ai presenti.
Da dove trae papa Francesco tutta questa energia, sapendo che non si concede mai una vacanza ormai da molti anni, ben da prima di salire al Soglio di Pietro? Credo che questa riserva di energia venga dal suo animo profondamente pastorale, legato a una visione dell’uomo profondamente cristiana. In ogni volto è iscritto il volto stesso di Cristo. Un conto è predicarlo, un altro è viverlo. E lui lo vive per davvero.
(fonte: Famiglia Cristiana, articolo di Stefano Stimamiglio 19/02/2025)