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sabato 15 febbraio 2025

«No alla pulizia etnica» del popolo palestinese di Roberto Paglialonga

«No alla pulizia etnica» 
del popolo palestinese 
di Roberto Paglialonga



La notizia non poteva non fare rumore. Un’intera pagina pubblicitaria su «The New York Times», sfondo bianco e un grosso riquadro nero al centro, nella quale campeggiano poche, significative, parole: «Trump ha chiesto l’espulsione di tutti i palestinesi da Gaza. Gli ebrei dicono no alla pulizia etnica!». Un duro appello, firmato da oltre 350 rabbini, attivisti e altri esponenti ebraici del mondo culturale nordamericano, per esprimere il loro sdegno e condannare la proposta del presidente degli Usa di «spostare i palestinesi al di fuori della Striscia» per crearvi un sito di pregio immobiliare. Il piano, che prevederebbe il trasferimento in Paesi arabi — come Egitto e Giordania — di circa 2 milioni di persone sopravvissute al conflitto tra Israele e Hamas, è stato annunciato da Trump al termine di un incontro la settimana scorsa con il premier di Israele, Benjamin Netanyahu.

In un resoconto di «The Guardian» Cody Edgerly, direttore della campagna “In our name” e uno dei principali organizzatori dello spot, ha dichiarato che «è incoraggiante assistere a una così rapida manifestazione di sostegno da parte di tutto lo spettro confessionale e politico. L’idea di Trump, che per molti evoca la Nakba del 1948, è stata contestata da uno dei firmatari, Tobia Spitzer, rabbino anziano della congregazione Doshei Tzedek di Newton in Massachussets, come «piano insidioso», al quale «è vitale» opporsi. «Noi ebrei sappiamo meglio di chiunque altro la violenza a cui possono portare questi tipi di fantasie», ha aggiunto evocando i massacri contro il popolo ebraico compiuti da Hitler.

Anche il rabbino Yosef Berman, del New Synagogue Project di Washington dc, pure nella lista dei sottoscrittori, ha affermato che «l’insegnamento ebraico è chiaro: Trump non è Dio e non può togliere la dignità intrinseca dei palestinesi o rubare la loro terra per un affare immobiliare. Il desiderio di Trump di ripulire etnicamente i palestinesi da Gaza è moralmente abominevole».

Tra i rappresentanti della società civile che hanno siglato l’appello figurano il drammaturgo e sceneggiatore Tony Kushner; l’attrice Ilana Glazer, protagonsita di film come “Crazy Night — Festa col morto”; la scrittrice e attivista canadese Naomi Klein, già autrice di “No logo”; l’attore Joacquin Phoenix, interprete di Joker nell’omonimo film.

Interpellato dai media vaticani per un commento, il rabbino David Rosen, ex direttore internazionale per gli Affari interreligiosi dell’American Jewish Committee e attuale consigliere interreligioso speciale presso l’Abrahamic Family House di Abu Dhabi, ha sottolineato l’importanza dell’iniziativa, utile affinchè «il mondo sappia il più possibile» che l’idea di Trump, «così com’è e come è stata intesa, non è accettabile». Tuttavia, ha spiegato anche di non credere che «questo appello farà alcuna differenza, proprio perché proviene da quella parte dello spettro politico che è contraria» all’attuale leader Usa, «e a cui quindi questi non ha alcun interesse a prestare attenzione». Spostare «le popolazioni contro la loro volontà è contro la Convenzione di Ginevra», ha detto infine, «ma cosa più importante, è immorale. Quando le persone scelgono volontariamente, è un’altra questione». Ma ogni «spostamento forzato è moralmente inaccettabile da un punto di vista etico, da un punto di vista morale».

I rabbini americani non sono nuovi a prese di posizione di forte impatto mediatico contro la politica Usa e a sostegno della causa palestinese. Trentasei di loro, nel gennaio 2024, interruppero con canti e striscioni l’assemblea generale dell’Onu per chiedere che l’allora presidente, Joe Biden, smettesse di impedire con il veto al Consiglio di sicurezza di intraprendere azioni urgenti a sostegno di un cessate-il-fuoco immediato e permanente a Gaza.

(Fonte: "L’Osservatore Romano" - 14 febbraio 2025)