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sabato 15 febbraio 2025

BEATI VOI POVERI Le beatitudini sono la bella notizia che Dio regala vita a chi produce amore, Dio regala gioia a chi costruisce pace. - VI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO C - Commento al Vangelo a cura di P. Ermes Maria Ronchi

BEATI VOI POVERI

Le beatitudini non sono un comandamento, un ordine da eseguire,
ma il cuore dell'annuncio di Gesù:
la bella notizia che Dio regala vita a chi produce amore, 
Dio regala gioia a chi costruisce pace.


In quel tempo Gesù si fermò in un luogo pianeggiante. C'era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidòne. Ed egli, alzàti gli occhi verso i suoi discepoli, diceva: «Beati voi, poveri, perché vostro è il regno di Dio. Beati voi, che ora avete fame, perché sarete saziati. Beati voi, che ora piangete, perché riderete. Beati voi, quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e vi insulteranno e disprezzeranno il vostro nome come infame, a causa del Figlio dell'uomo. Rallegratevi in ​​quel giorno ed esultate, perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nel cielo. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i profeti. Ma guai a voi, ricchi, perché avete già ricevuto la vostra consolazione. Guai a voi, che ora siete sazi, perché avrete fama. Guai a voi, che ora ridete, perché sarete nel dolore e piangerete. Guai, quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i falsi profeti». Lc 6,20-26
 
BEATI VOI POVERI
 
Le beatitudini non sono un comandamento, un ordine da eseguire, ma il cuore dell'annuncio di Gesù: la bella notizia che Dio regala vita a chi produce amore, Dio regala gioia a chi costruisce pace.

Un vangelo potente e inarrivabile. Da oltre cinquant'anni lotto con questo vangelo, che mi sfugge sempre. Le parole che cerco di allineare sono come uccellini che sbattono contro le pareti della gabbia, a dire poco più del nulla che capiamo di queste parole immense.


“Sono venuto a portare il lieto annuncio ai poveri”, aveva detto nella sinagoga. Ed eccolo qui, il miracolo: beati voi poveri. Il luogo della felicità è Dio, ma il luogo di Dio sono le infinite croci degli uomini.

E aggiunge alla fine un'antitesi abbagliante: non sono i poveri il problema del mondo, ma i ricchi: guai a voi ricchi.

Sillabe sospese tra sogno e miracolo, osate, prima ancora che da Gesù, da sua madre nel canto del Magnificat: “ha saziato gli affamati di vita, ha rimandato i ricchi a mani vuote”. (Lc 1,53).

Questi oracoli profetici, anzi più-che-profetici, quel “beati” che contiene pienezza, felicità, completezza, grazia, incollato a persone affamate e in lacrime, a poveracci, a disgraziati, ai bastonati dalla vita, ci obbliga a un capovolgimento di prospettiva, a guardare la storia con gli occhi dei poveri e dei piccoli, non con quelli dei ricchi e dei potenti, altrimenti non cambiano mai niente.

E ci saremmo aspettati: “beati voi poveri perché ci sarà un capovolgimento, un'alternanza, diventerete voi i signori”. No. Il progetto di Dio è più profondo. C'è di mezzo il Regno dei cieli, che non è il paradiso o l'al di là, ma una nuova architettura del mondo e dei rapporti umani.

Il mondo non appartiene a chi se ne impossessa o lo compra, ma a chi lo rende migliore. E non sarà reso migliore da coloro che hanno accumulato più denaro.

Beati voi... Il vangelo più alternativo che si possa pensare, il manifesto più stravolgente e contromano. Eppure, al tempo stesso, senti che è amico della vita, vangelo amico.

Perché le beatitudini non sono un comandamento, un ordine da eseguire, ma il cuore dell'annuncio di Gesù: la bella notizia che Dio regala vita a chi produce amore, Dio regala gioia a chi costruisce pace.

In esse è l'inizio della guarigione del cuore, perché il cuore guarito è l'inizio della guarigione del mondo.

Guai a voi, ricchi, sazi, gaudenti, famosi . I quattro “guai” ci inquietano un po', ma non sono delle maledizioni: Dio non maledice le sue creature, mai, la sua è la voce della tristezza del padre in pena per i figli che si stanno perdendo.

“Guai” non suona come una minaccia , ma come il gemito dei lamenti funebri, il singhiozzo del pianto su chi appare come morto. “Guai”: e vi sento dentro il lamento di Gesù, che piange i ricchi ei sazi come coloro che si sono sbagliati su ciò che è vita e ciò che non lo è; e sono diventati gli idolatri del vuoto, gli amanti del nulla. E gli idoli sono crudeli, spietati: divorano i loro stessi adoratori.