Intervista di Domenico Agasso a Enzo Bianchi
“Papa Francesco è l’ultimo riferimento
senza di lui la Chiesa è turbata”
Il fondatore della Comunità di Bose: “Non si dimetterà
Ma nei sacri palazzi c’è un’atmosfera da pre-conclave”
La Stampa – 23 Febbraio 2025
Con Francesco grave in ospedale «c’è turbamento nella Chiesa, anche perché il Papa argentino è voce di pace in un mondo lacerato dai conflitti ». La gente «ha bisogno che torni presto: la sua empatia è un riferimento spirituale e psicologico in questo mondo in crisi». La rinuncia al pontificato?
«È possibile, ma non credo si dimetterà, Bergoglio vuole portare avanti la sua missione fino a quando avrà forze».
Parola di fratel Enzo Bianchi, fondatore della Comunità di Bose e della fraternità monastica Casa della Madia ad Albiano d’Ivrea, dove vive oggi.
Il Papa «non è fuori pericolo: quali risvolti ha per la Chiesa questa situazione?
«La Chiesa è particolarmente turbata. Il Pontefice è malato, e con l’età così avanzata, 88 anni, ci sono pericoli e conseguente apprensione, si paventa la possibilità della sua fine in un momento di grande incertezza politica per l’Occidente. Questo genera inquietudine, perché Francesco non è visto solo nella sua funzione religiosa, ma anche come un saggio che, in un contesto di conflitti, potrebbe offrire una parola di distensione e riconciliazione».
E la gente?
«Oltre alla preoccupazione dei cattolici, ho percepito anche tra molte persone lontane dalla Chiesa la speranza che la sua voce possa presto risuonare in questo momento così delicato per il mondo. La gente ha bisogno di papa Francesco. Lo sento chiaramente. Viaggiando per conferenze in diverse città, ho percepito questo sentimento non solo negli ambienti ecclesiali, anche al di fuori. C’è una forte esigenza della sua presenza e della sua parola in questo momento di confusione e difficoltà politica a livello planetario. C’è fiducia nella sua capacità di offrire una parola di pace autorevole, in un periodo in cui le tensioni tra le nazioni potrebbero sfociare in nuovi conflitti. E poi, c’è un aspetto più psicologico e spirituale».
Quale?
«Per le persone è preziosa e illuminante la sua empatia. I suoi gesti, le sue battute, il suo conforto, il suo incoraggiamento. Occorre che torni presto».
Nel briefing al Policlinico Gemelli Sergio Alfieri, capo dell’equipe medica che tiene in cura Francesco, e Luigi Carbone, il medico del Vaticano referente del Papa, hanno spiegato i dettagli di esami, terapie e rischi.
«È stato uno straordinario segnale di trasparenza. Francesco ha sempre detto di non volere leggende o falsità attorno alla malattia e alla morte di un papa. Si considera un uomo come tutti gli altri, un figlio d’Adamo, mortale come chiunque. Anche per questo ha disposto che i riti della sua sepoltura siano quelli di un cristiano semplice, senza trionfalismi, diversamente da quanto avvenuto per i suoi predecessori».
Si è riaperto il dibattito sulla possibile rinuncia al pontificato. Lei che cosa ne pensa?
«Le dimissioni sarebbero possibili solo se la malattia dovesse protrarsi a lungo e rendere impossibile il suo ministero. Ma se Francesco recupera le forze, non si dimetterà. Vuole continuare fino all’ultimo, per portare avanti la sua azione incisiva per la Chiesa e le riforme che ha avviato».
Nei Sacri Palazzi c’è un’atmosfera da pre-conclave?
«Sì, questo accade sempre quando la vita di un Papa è in pericolo. Considerata l’età di Francesco, molti iniziano a fare ipotesi, ma al momento non mi sembra ci sia qualcosa di concreto».
Il nodo del futuro: il Giubileo e i numerosi impegni potranno complicare ancora il pieno recupero del Vescovo di Roma?
«Non credo, anche perché gli eventi giubilari sono consolidati e non richiedono necessariamente sempre la sua presenza fisica. L’appuntamento più rilevante e impegnativo è invece il ricordo del Concilio di Nicea, con il viaggio in Turchia a cui si sta lavorando, e l’incontro con le Chiese ortodosse».
Il Papa recentemente ha scritto la prefazione al suo libro «Fraternità» (Einaudi).
«Me l’ha inviata senza che io gliela chiedessi, segno pubblico di affetto e fiducia nei miei confronti. Durante l’udienza di qualche tempo prima mi disse che mi avrebbe dato segni concreti e pubblici, in modo che tutti ne capissero il senso, di questi sentimenti, andando oltre a quanto era accaduto nel mio allontanamento forzato da Bose. Ha riconosciuto che la mia vicenda aveva contenuto elementi di ingiustizia».
(fonte: Blog di Enzo Bianchi)