Tonio dell'Olio
È mancata la cattiveria
PUBBLICATO IN MOSAICO DEI GIORNI IL 18 SETTEMBRE 2024
Non è soltanto la guerra, anzi "le" guerre a intossicare la nostra informazione giornaliera.
Ovvero non si tratta soltanto di notizie provenienti dai fronti di guerra, ma di una violenza pressoché palpabile che ritrovi nella cronaca dei giovani coi coltelli, negli omicidi domestici, nelle storie terribili di bambini soppressi. E poi la ritrovi nelle parole. Le parole dell'informazione sportiva, ad esempio, sono state ormai inguaribilmente contaminate da questo clima che si è sparso nell'aria come una nebbia invernale. "È mancata la cattiveria" ripete il commentatore della partita di calcio riferendosi alla squadra che è uscita sconfitta dal rettangolo di gioco e che non si è impegnata con passione. Lo si dice anche singolarmente di qualche calciatore che non ci ha messo la grinta giusta: "Non ha avuto la cattiveria giusta". Capite? "La cattiveria giusta". Esiste una cattiveria giusta? Si tratta di parole armate che lasciano circolare nel vento sociale un'idea di cattiveria (questa volta ci vuole!) impropria e inopportuna più che legittimata e giustificata: necessaria, pretesa, indispensabile. Se cominciassimo a purificare le parole considerando bestemmia ogni violenza – chissà, forse – riusciremmo a espellere dal nostro immaginario anche l'ipotesi di usare un coltello per uccidere qualcuno, di sopprimere un bambino appena partorito e pensare che solo la guerra sia la risposta utile e necessaria per porre ordine nel mondo.