UNA GRANDE RISORSA UMANA
ANCORA SCARSAMENTE VALORIZZATA
di Giannino Piana
La questione anziana riveste oggi una considerevole rilevanza sociale. A renderla attuale concorre anzitutto la situazione demografica, con l’incremento sempre maggiore del numero degli anziani, dovuto sia al livello sempre più ridotto della natalità – l’indice del nostro Paese è, a tale riguardo, uno dei più bassi del mondo – sia al consistente prolungamento della vita – l’età media è in costante aumento – a causa degli enormi progressi compiuti dalla medicina e del miglioramento delle condizioni di alimentazione e di ambiente. Alla fondamentale positività di questo dato, che evidenzia l’alto livello di benessere materiale raggiunto dalla nostra società, corrisponde in negativo la presenza di una serie di problemi che spaziano dall’ambito economico – è sufficiente richiamare qui l’attenzione sul problema pensionistico, che alimenta il deficit statale e rende precario l’avvenire dei giovani – a quello socio-assistenziale, in ragione del forte incremento di forme di disabilità fisica e/o psichica, fino a quello più strettamente sociale, dove centrale è la questione di come venire incontro alle esigenze di un quantitativo sempre più ampio di persone, del tutto autosufficienti, che si trovano a sottostare, grazie alla durata sempre più lunga del tempo di pensione, ad una forzata inattività.
Una proposta preziosa
A quest’ultima categoria di anziani e alle possibilità di un loro inserimento sociale dedica la sua attenzione il Rapporto sulla vita nell’età avanzata della Fondazione Leonardo, edito da Maggioli e curato da Anna Maria Melloni e Marco Trabucchi. Giunto nel 2016 alla sesta edizione, tale Rapporto delinea una serie di percorsi che rappresentano altrettante possibilità di riscatto positivo della condizione dell’anziano, perché capaci di interpretare le domande che affiorano in quella particolare stagione della vita. Il testo, che si compone di quattordici capitoli, fornisce una visione completa e approfondita delle problematiche esistenziali dell’anziano, dando consistente risalto all’importanza che assume lo sviluppo di una vita attiva al servizio della comunità di appartenenza.
Superando il pregiudizio, ancora fortemente radicato, che l’invecchiamento rappresenti una sorta di stato di malattia – alla confutazione di tale pregiudizio è dedicato il saggio di Marco Trabucchi, noto geriatra dell’Università di Roma Tor Vergata – si evidenziano le opportunità connesse a tale stato, mettendo giustamente l’accento sul fatto che esso può riservare spazi significativi per la costruzione del futuro proprio e altrui. Il concetto di fondo che viene sviluppato è riassumibile nella formula «anziano attivo socialmente utile», che compendia in sé i due aspetti attorno ai quali si articola la proposta.
Si tratta di valorizzare, da un lato, le peculiarità e le doti dei singoli anziani, stimolandoli a far emergere i desideri nascosti di realizzazione, ai quali non si è mai potuto dare corso per ragioni di tempo; e di individuare, dall’altro, modalità di impegno che rispondano alle istanze della comunità di appartenenza, facendo pertanto della componente anziana una vera risorsa per l’intera comunità civile. L’adozione di questa prospettiva è destinata a fornire un reale miglioramento della «qualità» dei sempre più numerosi anni che gli anziani saranno chiamati a vivere. Il che consentirà di non percepire più l’anzianità come una stagione di disarmo, ma come una fase della vita nella quale diviene possibile la sperimentazione di nuove opportunità e di nuovi ruoli sociali.
Nei diversi campi di azione
Molti sono gli ambiti nei quali tali attività possono dispiegarsi: dalla coltivazione di conoscenze e di relazioni agli promozione di nuovi ruoli sociali attenti ai bisogni emergenti, la predisposizione di attività lavorative, che mettano a frutto la competenza e l’esperienza acquisita o che soddisfino potenzialità e inclinazioni in passato non coltivate (anche se da sempre ambite), e, infine, la creazione di spazi che favoriscano la crescita della vita spirituale, rendano possibile l’esercizio di nuove modalità di espressione della vita affettiva e sessuale e incanalino la creatività degli individui, soddisfacendo le loro propensioni naturali e gli hobbies da loro coltivati. Sul secondo versante – quello delle possibilità di inserimento già esistenti e della promozione di nuove opportunità – un’importanza sempre maggiore riveste l’utilizzo della tecnologia, che mette l’anziano in grado di fruire di una vita indipendente, ne migliora la qualità riducendo l’isolamento sociale, e accresce la percezione di sicurezza personale. Il che implica peraltro il potenziamento, in parallelo, della rete dei servizi pubblici, destinati, se ben congegnati, non solo a garantire un alto livello di espressione personale, ma anche ad offrire un utile apporto alla vita della comunità civile.
Una questione culturale
L’obiettivo perseguito è dunque quello di far diventare l’anziano protagonista del proprio destino e, nel contempo, soggetto attivo di solidarietà sociale. Tale progetto ha bisogno, per assumere concretezza, di una vera rivoluzione culturale, che coinvolga l’intera società. Ma ha anche bisogno di una seria preparazione dell’anziano ad entrare nella fase del pensionamento, senza la paura di dover andare incontro a situazioni frustranti, bensì sapendo che esistono anche in tale condizione possibilità di vera rigenerazione personale, che consentono di sperimentare un nuovo (e arricchente) modo di vivere.
La ricerca di nuove pratiche, capaci di interpretare la sensibilità di ciascuna persona, passa attraverso lo sviluppo di una forma di animazione socioculturale, che non si limita ad identificare ciò su cui ciascuno può impegnarsi – anche in questo tempo il progetto di vita non può essere che personalizzato – ma deve spingersi anche oltre, ricuperando valori che vanno fatti affiorare alla coscienza e che rappresentano altrettanti fattori di costruzione in profondità della persona, contribuendo a far vivere, in maniera meno conflittuale, anche gli aspetti di limite e di sofferenza propri della particolarità della situazione: dall’angoscia della morte, che può essere, sia pure parzialmente, riscattata grazie all’apertura a una seria vita spirituale; alla perdita di vitalità e di forza, che rende meno coinvolgente l’esperienza sessuale, ma che può diventare occasione per una più intensa forma di comunicazione interiore; alla diminuzione, infine, della fantasia e del sogno, i quali possono essere compensati dall’attenzione a sviluppare nuove modalità creative, che consentano la massima espressione di se stessi anche in campo artistico.
L’anziano attivo, lungi dal costituire un peso per la società – come ancor oggi viene comunemente considerato – può diventare così un interlocutore dal quale non è possibile prescindere. La predisposizione di condizioni che consentano la piena esplicazione delle sue potenzialità si traduce nell’offerta alla comunità civile di un ricco patrimonio di personalità integrate, capaci di porsi al servizio delle varie situazioni, svolgendo – anche grazie alla loro esperienza – la funzione di consulenti di comunità che, in sinergia con le altre forze sociali e politiche, sono in grado di incrementare la cooperazione e di rendere più armonica la convivenza interumana.
Il Rapporto del 2016 sull’anziano attivo sollecita, dunque, l’attenzione su una questione divenuta incandescente e ancora troppo sottovalutata dai media e dalle istituzioni, ma soprattutto ancora carente della ricerca di soluzioni adeguate da parte dell’intera collettività. Si tratta di una questione che non riguarda soltanto coloro che vivono direttamente tale condizione, ma tocca indirettamente tutti. La rilevazione di ciò che già esiste sul terreno operativo e l’offerta di idee preziose per migliorare la situazione, nonché gli aggiornamenti relativi ai contributi di ordine culturale e comunicativo, che favoriscono la conoscenza delle problematiche connesse a tale età della vita – significativa è la lunga rassegna cinematografica di Anna Maria Melloni – concorrono a fornire elementi decisivi per un serio accostamento al mondo degli anziani.
Il volume, che si rivolge in prima istanza agli operatori sociali che prestano il loro servizio nei campi dell’animazione e dell’assistenza di chi vive lo stato di anzianità, è anche un utile strumento di conoscenza per tutti coloro che si trovano ad interagire quotidianamente con gli anziani e che sono chiamati, ciascuno per la propria parte, ad assumersi la responsabilità del miglioramento del loro stato di vita.