Denuncia del cardinale Francesco Montenegro
I nuovi faraoni
Nel mondo «aumenta la circolazione dei capitali ma diminuisce quella dei diritti umani».
A denunciarlo è stato nei giorni scorsi il cardinale Francesco Montenegro, presidente della Caritas italiana, in occasione del Forum MeET (Mediterraneo/Europa/Transnazionalismi), giunto alla sesta edizione. Il porporato ha puntato il dito contro una malintesa globalizzazione governata dalle multinazionali.
«Oggi parliamo tanto di globalizzazione — ha detto — e la definiamo come possibilità del libero commercio. In passato c’erano faraoni e imperatori. Oggi ci sono multinazionali. Le loro decisioni passano sopra le questioni sociali, economiche e politiche e portano uno scarso controllo sociale».
Il presidente della Caritas italiana ha quindi puntato il dito contro la finanza che non guarda alle persone. «Cresce la mondializzazione delle finanze, delle speculazioni in borsa, ma aumenta la povertà, le offese alla natura». E parallelamente «diminuisce la speranza di tanti uomini».
«La legge del mercato vede quasi come normale il fatto che il 20 per cento della popolazione consumi l’80 per cento di quello che produce la terra. Si ripete la storia del ricco Epulone e di Lazzaro» ha stigmatizzato il porporato.
Alla luce di ciò secondo il cardinale Montenegro «occorre riflettere e pensare a nuovi stili di vita di fronte a questa situazione».
«Siamo pieni di ragioni per soffrire — ha lamentato — e non stiamo creando l’età dell’oro. Forse dobbiamo renderci conto che il piccolo è ancora bello». Invece, «noi sogniamo solo le cose grandi, che stanno creando un mondo a scalini dove solo qualcuno riesce ad arrivare in alto e tutti gli altri sono costretti a restare giù».
Facendo poi riferimento agli ultimi sbarchi di migranti a Porto Empedocle, l’arcivescovo di Agrigento ha chiesto retoricamente se «il problema è la migrazione o l’ingiustizia che c’è nel mondo». «Finché ci sarà ingiustizia, e lo sviluppo interesserà alcuni e offenderà il resto del mondo, le migrazioni ci saranno», ha concluso il presidente della Caritas italiana, offrendo una soluzione alla luce del Vangelo: «Solo cominciando a diventare portatori di pace riusciremo a cambiare un po’ il mondo e lo sviluppo interesserà tutti».
(fonte: L'Osservatore Romano, 2-3 giugno 2018.)