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mercoledì 11 settembre 2013

JESUS, settembre 2013 Caro Diogneto - 57 di ENZO BIANCHI COMUNIONE E CONCILIO

JESUS, settembre 2013

Caro Diogneto - 57
Rubrica di ENZO BIANCHI


COMUNIONE E CONCILIO


Mi pare doveroso rompere il silenzio che ha accolto la dichiarazione di mons. Fellay, superiore della Fraternità san Pio X, nel ricordare il 25° dell’ordinazione di quattro vescovi, compiuta da mons. Lefebvre senza l’autorizzazione papale. Il prelato parla di “gesto eroico” e ribadisce che “la causa dei gravi errori che stanno demolendo la chiesa non risiede in una cattiva interpretazione del concilio – in un’ermeneutica della rottura che si opporrebbe a un’ermeneutica della riforma nella continuità, come più volte ha dichiarato Benedetto XVI – ma nei testi stessi del concilio”. È il concilio che viene dunque rifiutato e condannato in quanto imbevuto di principi modernisti, di spirito liberale e di un’ecclesiologia che costituisce una rottura e un misconoscimento della tradizione cattolica. La rottura della comunione con la sede apostolica petrina è quindi netta ed evidente.

Va detto che le posizioni teologiche della Fraternità San Pio X sono ribadite con chiarezza: il vescovo dichiara autorevolmente che i dialoghi tra le due parti, perseguiti per anni, hanno lasciato le posizioni come all’inizio della rottura. Così si è giunti a una situazione singolare e inedita nella storia della chiesa: una piccola porzione di chiesa si trova in rottura dichiarata con la chiesa e il suo magistero, ma i vescovi che la presiedono non sono più scomunicati – avendo Benedetto XVI tolto loro la scomunica – ma non sono neanche in comunione gerarchica con il papa.

Penso che papa Francesco non rinnoverà loro la scomunica e lascerà la Fraternità in questa posizione giuridicamente ambigua, salvo nuove ordinazioni episcopali illecite: in tal caso gli autori incorrerebbero automaticamente nella scomunica. Meglio attendere che maturino tempi nei quali sarà possibile un ritorno alla comunione, attraverso l’accettazione del concilio Vaticano II come concilio della chiesa cattolica avente la stessa autorità di tutti altri concili generali. Anche in questa situazione dolorosa e difficile è cosa buona che il papa, e tutta la chiesa con lui, attendano con pazienza, senza polemica e senza opposizioni o disprezzo chi si è allontanato dall’ovile. Di questa stagione di tentativi per ritrovare la pace ecclesiale e la comunione ricorderemo comunque la lettera che mons. Augustin Di Noia, segretario di Ecclesia Dei, ha scritto a mons. Fellay: una lettera di otto cartelle che traccia una strada per la riconciliazione contrassegnata da carità e attesa: mai, nell’arbitrato con le parti in polemica o rottura con la chiesa, è stato scritto un testo così magnanimo e nello stesso tempo equilibrato, sapiente e ispirato al vangelo...

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Leggi anche il testo integrale della lettera di mons. Augustin Di Noia a mons. Fellay