... La giornata di preghiera e di digiuno indetta da Papa Francesco è diventata così, oltre il suo significato religioso, il punto di raccolta dell’umanità che dice no alla guerra. Anzi, che vuole dire sì alla pace. Che vuole farsi costruttrice di pace. Nel mondo globalizzato la politica sta diventando sempre più impotente, sempre più sottomessa alle logiche di potenza, siano esse dettate dalla finanza, dai mercati, dalle forze militari e strategiche, dalle centrali terroristiche. È arrivato il tempo di invertire la rotta. Di ricostruire la sovranità degli uomini e delle comunità. Di spezzare la spirale della guerra. Solo il dialogo, la convivenza, il diritto, la soluzione politica sono compatibili con la vita e il futuro delle donne e degli uomini. Anche in Siria si deve imboccare la strada della soluzione politica, non quella militare.
Ciò non vuol dire, in alcun modo, tollerare o sottovalutare lo sterminio compiuto con i gas tossici. È stato un atto di barbarie. Un delitto contro l’umanità. Pensare alla morte di tanti innocenti è una ferita che sanguina in ciascuno di noi. Quell’atto va sanzionato, punito. Ma ripristinando il diritto internazionale, non sommando uno strappo a un altro strappo. Le Nazioni Unite restano la speranza di un governo mondiale. Non possono essere ridotte all’inerzia, svuotate, abbandonate ai margini della politica di potenza.
Può una giornata di digiuno invertire la rotta? Può avere tanto valore? Il realismo dice di no. Ma è la speranza che porta a dire di sì. Spes contra spem, ripeteva Giorgio La Pira. La politica degli uomini è orientata al cambiamento. E la politica è possibile solo sperando contro le aspettative realistiche. La verità è che la politica contiene in sé una trascendenza. Uno sguardo al futuro migliore che si vuole costruire, ad un domani che non riguarda solo noi stessi, ma i nostri figli e nipoti. Dobbiamo costruire la pace. E vigilare su di essa. Ricostruirla quando va in crisi. E mettere in gioco noi stessi, il nostro essere popolo, e nazione, ed Europa quando la pace è a rischio.
L’appello del Papa, al quale hanno aderito donne e uomini di tutte le fedi, credenti e non credenti, sarà oggi un atto di riscossa per fermare le guerre. Per dare voce ai sentimenti più profondi. Per gridare la pace. Per cominciare un cambiamento da noi stessi. C’è una dimensione spirituale del digiuno – preghiera comune di tante religioni – ma c’è anche una dimensione civile, laica, anch’essa molto forte nelle società democratiche. È più di una protesta. È un modo per dire: io ci sto, io voglio contare, io sono disposto a cambiare, io lavorerò per tessere una rete di solidarietà, di fraternità, di uguaglianza...
Leggi tutto: "Il realismo della speranza" di Claudio Sardo