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mercoledì 25 settembre 2013

22 settembre 2013 VISITA DEL PAPA A CAGLIARI - Un abbraccio alla città lungo dieci ore - cronaca con testi e video (seconda parte)

Una corsa nel cuore della città per il Papa dopo la conclusione della messa a Bonaria per arrivare al Seminario arcivescovile per il pranzo
Un po' di delusione alla partenza da Bonaria quando Francesco, anziché salire sulla Papamobile, si è accomodato sul sedile posteriore della Ford Focus azzurra che lo aveva accompagnato in città dall'aeroporto. Al suo fianco c'era l'arcivescovo di Cagliari Arrigo Miglio. Molti cagliaritani delusi perché, tra la folla, è stato molto difficile scorgere il Papa. L'auto con il Pontefice ha attraversato via Dante per poi imboccare via dei Giudicati e via Campania. Poi giù in via Cadello, sino al Seminario, in un percorso durato poco meno di dieci minuti.
 Il Santo Padre è arrivato in via monsignor Cogoni poco prima delle 13: pasto veloce a base di culurgionis ogliastrini di Lanusei (tipici ravioli sardi), accompagnato da un bicchiere di Cannonau di Jerzu, perché il programma prevede subito un nuovo appuntamento, in Cattedrale. 

IN CATTEDRALE L'INCONTRO CON POVERI E DETENUTI
Alle 15 Papa Francesco, dopo essersi fermato per un rapido saluto davanti alla chiesa dei Cappuccini, in viale Fra Ignazio, è giunto in Cattedrale. Qui il Pontefice, accompagnato dall'Arcivescovo di Cagliari Arrigo Miglio ha dato vita ad un altro momento toccante, ha incontrato i poveri assistiti dalla Caritas e alcuni detenuti del carcere di Sassari e di Cagliari e dell'istituto Minorile di Quartucciu (Cagliari). 
Il Pontefice ha anche ricevuto un cesto con i prodotti tipici sardi donati dai detenuti delle tre colonie penali della Sardegna, Isili, Mamone e Is Arenas, e una lettera scritta da un ergastolano. Il detenuto ha chiesto al Santo Padre di intercedere e aprire il cuore ai governanti e ai parlamentari affinché dall’ordinamento nazionale sparisca "la tortura dell’ergastolo". Nella stessa missiva c'era anche una poesia dal titolo “Fine pena mai”.
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BREVE INCONTRO CON LE SUORE DI CLAUSURA
"Alle suore di clausura un saluto speciale, perché voi siete il sostegno della Chiesa, il sostegno spirituale della Chiesa. Andate avanti con questa certezza. Il Signore vi ha chiamate per sostenere la Chiesa, con la preghiera, con la grande preghiera. Vi benedico tutte: in nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Pregate per me e grazie tante".

Il Papa, una volta salito sulla papamobile davanti alla cattedrale, è stato protagonista di un piccolo fuori-programma: è sceso dall'auto e ha salutato fedeli e bambini che lo aspettavano davanti a un asilo in via Martini, a Castello.

L'INCONTRO COL MONDO DELLA CULTURA
Alle 16 Francesco ha incontrato il mondo della cultura alla Facoltà teologica. E' stato accolto dal rettore, padre Maurizio Teani. Ha preso la parola dopo l'intervento del rettore dell'Università di Sassari, Attilio Mastino.
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Durante il tragitto per raggiungere il luogo dell'ultimo appuntamento della giornata, l'incontro con i giovani, ha baciato i bambini. Sono stati gli stessi uomini della scorta a portarglieli perché potesse rivolgere loro il gesto di affetto paterno. La "confidenza" dei cagliaritani nei confronti di Francesco è stata riassunta da un cartello scritto da un residente nella zona di piazza Yenne: "Checco sali a prendere un caffè". All'arrivo nel largo è esplosa la festa. Canti e inni di gioia per gli ultimi momenti di permanenza del Santo Padre nel capoluogo.

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LA FESTA DEI GIOVANI
Il Papa ha raggiunto il palco allestito nel largo Carlo Felice e ascoltato il messaggio dei giovani sardi. "Francesco, puoi contare su di noi", ha detto una ragazza dopo averlo salutato con un affettuoso "ciao". 
Davanti ai giovani il Papa ha fatto una sintesi della giornata trascorsa nell'Isola. "Grazie di essere venuti in tanti. E' stata una festa della fede che riempie di gioia. Pregate spesso per la Madonna: è una buona mamma". Poi è entrato nel merito delle questioni che i giovani, che si sono alternati sul palco, gli hanno presentato: "Alcune delle vostre "pregunte"", ha detto il Papa incorrendo in uno scivolone linguistico. Poi, sorridendo, si è corretto ("Anche io parlo il dialetto, eh") e ha fatto ricorso alle parole del Vangelo per parlare dell'esperienza del fallimento, comune a tutti i giovani: "Simone prendi il largo e getta le reti, disse Gesù. Ha chiesto una prova perché Simone e gli altri erano appena rientrati da una battuta andata male. Avevano vissuto l'esperienza del fallimento, la stessa che è tornata nelle vostre domande e che voi giovani sperimentate". "La giovinezza è speranza", ha sottolineato, "un giovane senza gioia e speranza, che sente la sfiducia della vita, è preoccupante. Non è un giovane". "Guardatevi da chi approfitta del vostro pessimismo per vendervi la morte. Io non vi vendo illusioni: fidatevi di Gesù. Non smettete mai di mettervi in gioco come dei buoni sportivi, non scoraggiatevi di fronte ai fallimenti. Gettate le vostre reti fiduciosi. No alle lamentele e alla rassegnazione". Il Santo Padre ha anche portato la sua esperienza personale: "Dopo tanti anni da quando ho sentito la vocazione accanto al Signore non mi sono pentito, perché mi sento forte, ma voi pensate che io sia Tarzan? No, mi sento forte perché nei momenti più bui, nel peccato, nella fragilità, ho guardato Gesù e lui non mi ha lasciato da solo, fidatevi di lui che non vi delude mai. Siate sempre uomini di fede e di speranza. Pregate per me. La Madonna vi accompagni".
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Il messaggio che il Papa ha voluto lanciare ai giovani era anche riassunto da una grande scritta sul palco, in italiano e in sardo, alle spalle del Papa: "Non fatevi rubare la speranza". Dopo i canti e i balli tradizionali Francesco ha ripreso la parola per far riflettere i giovani sulla gravità del momento storico che il mondo sta vivendo: "Oggi in Pakistan c'è stata una strage con 72 morti. La strada della pace costruisce un mondo migliore. Se non lo fate voi non lo farà un altro. Questo è il problema e la domanda che io vi lascio: "sono disposto a prendere la strada per costruire un mondo migliore?". Poi ha invitato a pregare il Padre nostro e ha concluso nel consueto modo: "Pregate per me e arrivederci".
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Sullo stesso palco in cui sono saliti i giovani rappresentanti della comunità sarda, Francesco ha anche incontrato e abbracciato i calciatori rossoblù e i loro bambini.
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È stata una grande festa. Un tripudio di gioia e buoni sentimenti. Di impegni, esortazioni, promesse e (forse) troppo facili illusioni.
Papa Francesco è riuscito ad anestetizzare il proverbiale disincanto dei sardi, è vero. Lo ha fatto con il suo ineguagliabile carisma, l’autorevolezza del pastore di uomini, la semplicità del saggio e la sincerità del giusto...
... Francesco ha ancora una volta parlato da indiscusso leader carismatico di questo difficile tempo moderno. I partecipanti alle oceaniche adunate e i protagonisti della vita sociale ed economica mostrano sempre più di essere soggiogati. Insomma, fa il suo. E i fedeli entusiasti che fanno? Anzi, cosa faranno da oggi in poi? Si ricorderanno delle sue parole e proveranno ad applicarle alla loro vita o basterà loro aver partecipato al grande rito collettivo, aver ottenuto la foto accanto all’uomo vestito di bianco o avergli fatto baciare il proprio figlio? E i politici? 
Si ricorderanno, nell’agire quotidiano, dei loro discorsi, dei loro impegni, dei loro commoventi propositi? E gli uomini di Chiesa, seguiranno l’invito alla sobrietà e al servizio? La partita (e il bilancio della giornata), se ci pensate, si gioca tutta qua.


Vedi anche il nostro precedente post: