Papa Francesco, facci sognare: un’altra chiesa è possibile
di Enzo Bianchi
Dall’attenzione per gli ultimi all’unità dei cristiani: con il nuovo Pontefice “è cambiata l’aria” e crescono le attese.
L’analisi del teologo di Bose
Da quasi cento giorni risuona l’espressione «papa Francesco», un’espressione che accende una serenità e a volte anche una gioia in chi la pronuncia e in chi l’ascolta. Ho la chiara memoria che questo avveniva già più di cinquant’anni fa quando si evocava papa Giovanni (semplicemente, senza l’indicazione del numero che lo seguiva).
Va riconosciuto: nella Chiesa cattolica «è cambiata l’aria», «c’è un nuovo respiro». Queste sono parole molto significative che si ascoltano dalle labbra di vescovi, presbiteri e semplici fedeli. Negare il mutamento che si è verificato sarebbe non voler aderire alla realtà nuova che si è configurata. Ora, molti temono che affermare il cambiamento, la novità di questo pontificato possa coincidere con una critica o addirittura con una contrapposizione rispetto al Papa precedente, ma questo è dovuto a una «mitologia» persistente nei confronti del papato, che si vorrebbe segnato da assoluta continuità. La continuità riguarda in verità la fede professata, ma gli stili, i modi di presiedere e di essere pastore devono essere diversissimi, perché i doni del Signore sono diversi tra loro e non solo abbondanti. È tempo che i cattolici comprendano che il ministero di Pietro assunto dai vescovi di Roma è nel suo contenuto sempre lo stesso – confermare nella fede i fratelli ed essere al servizio della comunione tra le Chiese –, mentre la forma di questo ministero, come è mutata nei venti secoli della vicenda della Chiesa, così muta ancora, anzi dovrà mutare, se tra le Chiese si opererà una convergenza ecumenica verso una comunione visibile...