... La Marina militare, con l’operazione Mare Nostrum, fa un’opera ammirevole, soccorrendo i barconi di profughi e salvando tante vite umane. Ma c’è bisogno di una politica europea. L’Italia non deve invocare l’Europa per sfuggire ai suoi impegni. A fronte alta, il Paese ha la responsabilità di chiedere all’Europa un coinvolgimento politico nel Mediterraneo.
Nel 2013 ci sono stati quasi 43 mila sbarchi e circa 700 morti in mare. Dall’inizio dell’anno ad oggi si contano 21.500 sbarchi. La crisi siriana, l’instabilità libica, i problemi eritrei e di altri Paesi africani incrementano l’arrivo di rifugiati, spesso minori. Non possiamo respingerli. Ma perché lasciargli percorrere il calvario del deserto, del ricatto degli scafisti, della traversata sui barconi? C’è un primo passo decisivo che rompe il ricatto dei trafficanti, rendendoli inutili: creare un sistema europeo per cui i rifugiati possano presentare domanda di asilo nei Paesi di transito, cioè senza varcare il Mediterraneo.
Questo richiederebbe che ogni Paese europeo si assumesse una quota di rifugiati annua.Non è vero che questo farebbe aumentare le domande, ma eviterebbe le morti e il pattugliamento nel mare. Del resto in Europa sono diminuite le domande di accoglienza degli immigrati economici. Dobbiamo chiedere agli europei di considerare responsabilmente e comunitariamente la domanda di asilo dal Sud del mondo. Un secondo passo è il coinvolgimento europeo, a fianco degli italiani, rispetto alle restanti emergenze nel Mediterraneo.
C’è poi un terzo passo necessario, ma in prospettiva: l’attivazione di una più intensa politica internazionale e di cooperazione, mirata a risolvere le crisi e a creare lavoro nei Paesi africani e mediterranei. Non è semplice e non si fa in un giorno. Ma preoccupa la mancanza di una visione mediterranea dell’Europa...
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