Il primo maggio, raduno dei giovani della Diocesi di Agrigento a San Giovanni Gemini per celebrare il Giovaninfesta, giunto alla sua trentesima edizione.
Il tema del Giovaninfesta di quest’anno, Don’t pass over!��?, sposa le indicazioni date dal Vescovo mons. Montenegro nel Piano Pastorale Diocesano, ovvero riflettere sulla figura del Buon Samaritano.
Sotto la dimensione della responsabilità i giovani hanno riflettuto su un’accoglienza che detta le leggi di una società più giusta, per tutti, nella consapevolezza che questo percorso prende il via dall’impegno quotidiano e concreto di ciascuno… come il Samaritano che sa fermarsi anche se ha fretta; che sa andare oltre i confini sicuri di ciò che conosce per fare esperienza di un amore senza limiti; Don’t pass over!��?, un invito a percorrere le strade del mondo per costruire legami positivi e solidali con tutti, ma soprattutto con gli ultimi. Saper passare perciò dalla competizione alla dedizione all’altro, dall’esclusione al confronto, dalla contrapposizione al dialogo.
Presente, per tutta la manifestazione, anche l’arcivescovo di Agrigento, mons. Franco Montenegro.
Particolarmente toccante la testimonianza di un muratore lampedusano, tra i primi ad intervenire il 3 ottobre scorso in occasione del naufragio che costò la vita a 366 migranti. Emozionante anche il racconto di Helix, un giovane scampato ad un altro naufragio, quello avvenuto sulle coste di Pachino nell’agosto 2013. Presente anche l’imprenditrice Elena Ferraro, che dicendo “no” ai suoi estorsori, ha permesso di catturare Mario Messina Denaro, cugino della primula rossa della mafia siciliana, Matteo. Al termine della testimonianza della Ferraro il vescovo ha preso la parola per spronare i giovani a salvaguardare la loro onestà, e il loro territorio.
Non è la prima volta che lo fa, monsignor Montenegro. Altre volte ha detto "no" con coraggio, due anni fa ad esempio vietò i funerali solenni ad un boss mafioso, e ieri ha chiesto ai giovani di dimostrare loro da che parte stanno.
«Alzi la mano chi non è per la mafia». E ancora: "Siete liberi o prigionieri?». Fino a quella provocazione da stadio, schietta e vincente. Don Franco, come lo chiamano i fedeli della diocesi siciliana ha scatenato l'entusiasmo della platea al grido di «Ragazzi, chi non salta mafioso è» e con quel gesto, immediato e irresistibile: un vescovo che inizia a saltare, un tutt'uno con i suoi giovani.
«Alzi la mano chi non è per la mafia». E ancora: "Siete liberi o prigionieri?». Fino a quella provocazione da stadio, schietta e vincente. Don Franco, come lo chiamano i fedeli della diocesi siciliana ha scatenato l'entusiasmo della platea al grido di «Ragazzi, chi non salta mafioso è» e con quel gesto, immediato e irresistibile: un vescovo che inizia a saltare, un tutt'uno con i suoi giovani.
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Un po' per lo slogan da sana tifoseria, un po' perché lui è personaggio amato e ascoltato, un po' perché - senza indugio - si è messo a saltare lui per primo, il vescovo di Agrigento, Francesco Montenegro, ha fatto centro. Tutti a saltare, migliaia di giovani divenuti una cosa sola, e una voce sola, contro la mafia.