La più bella storia mai raccontata
di Enzo Bianchi
Perché da duemila anni cristiani e non cristiani sentono il bisogno di raccontare o di riascoltare la storia di Gesù di Nazaret? Perché questa singolarità di Gesù tra i grandi maestri iniziatori delle vie religiose? La risposta potrebbe essere semplice: la sua singolarità di uomo-Dio attira certamente i credenti che diventano suoi discepoli, e la sua umanità così autentica ed esemplare intriga anche uomini e donne che non sono attratti da vie religiose. Mi sento di poter dire che quanti sono impegnati a cercare Dio (quaerere Deum) e quanti cercano l’uomo (quaerere hominem) si sentono attirati da Gesù Cristo.
Gesù non ha scritto nulla, ma altri hanno scritto di lui, hanno tentato dei ritratti, lo hanno narrato, e così ne hanno tramandato la storia: una narrazione plurale, che ha colto aspetti e accenti diversi nelle sue parole, che ha dato diverse interpretazioni delle sue azioni.
Si pensi ai quattro vangeli, agli scritti del Nuovo Testamento, ma poi a tanti altri tentativi, non ritenuti autentici dalla chiesa ma che rappresentano comunque narrazioni “altre” di Gesù. Anche perché Gesù di fatto ha chiesto a chi voleva seguirlo di diventare lui stesso, con la propria vita, un suo narratore, capace di portare la buona notizia del Vangelo tra gli uomini: con la sua parola e la sua vita Gesù ha voluto narrare Dio agli uomini (exeghésato: Gv 1,18), e ogni suo discepolo cerca lui pure di narrare agli altri la vita di Gesù. Narrazioni senza fine!
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Secondo i vangeli Gesù un giorno ha chiesto ai suoi discepoli: “Chi dite che io sia?”. A quella domanda gli uomini e le donne di oggi tentano e ritentano di rispondere con passione, mai con indifferenza. Oggi Dio interessa poco le nuove generazioni, la chiesa può anche sembrare un ostacolo alla fede: ma Gesù Cristo continua a intrigare e ad affascinare.
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