La festa di S. Lucia evoca il nostro bisogno di vedere, di non conoscere l’esperienza della cecità. Noi, infatti, la invochiamo come patrona della vista degli occhi.
Tuttavia, mi pare, abbiamo bisogno di chiedere la sua intercessione per un altro tipo di cecità di cui siamo affetti un po’ tutti. Ci mancano, infatti, occhi nuovi. Siamo convinti di vedere ma in realtà siamo ciechi. Magari foste ciechi, ripeterà Gesù ai farisei. Ma siccome dite di vedere il vostro peccato rimane (Gv 9,41).
Ci acceca l’invidia, la superbia, l’odio. Non abbiamo occhi per vedere chi, magari, alla porta di casa nostra o, nella nostra stessa casa, attende il gesto di un’attenzione: la cecità provocata dal nostro egoismo ci fa stare a contatto con non poche situazioni di disagio senza sentirci interpellati.
Abbiamo bisogno di occhi nuovi che guardino le cose e le persone nella giusta luce: lo sguardo impuro finisce per idolatrare o disprezzare ciò che invece va accostato con rispetto e venerazione.
Abbiamo bisogno di occhi nuovi capaci di guardare lontano: oltre la sofferenza che ci affligge, oltre il dolore che ci metta alla prova, oltre il fallimento che ci umilia, oltre la morte che ci fa credere che nulla abbia più la luce di un senso.
Abbiamo bisogno di occhi nuovi capaci di valutare con sapienza i beni della terra nella continua ricerca dei beni del cielo.
Abbiamo bisogno di occhi nuovi capaci di stupore davanti alle meraviglie che la misericordia di Dio suscita continuamente.
Abbiamo bisogno di occhi nuovi che si lascino purificare dal pianto...
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