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lunedì 10 dicembre 2012

JESUS, dicembre 2012 - "Caro Diogneto - 48" di Enzo Bianchi

JESUS, dicembre 2012

Caro Diogneto - 48

Rubrica di ENZO BIANCHI

Negli ultimi anni si odono sempre di più voci ecclesiastiche che imputano all’evento concilio i mali di cui ha sofferto e soffre ancora la chiesa: riduzione della pratica cultuale, mancanza di vocazione religiose e presbiterali con conseguente invecchiamento delle forze pastorali e delle figure testimoniali, collocazione periferica delle voci culturali cattoliche... Questa accusa contrappone la “crisi” a situazioni migliori e meno precarie negli ambienti cattolici che hanno rifiutato il concilio e mostra di voler colpire anche il messaggio espresso dagli stessi testi conciliari. Eppure ci appare un’accusa non munita di discernimento.
È vero, la crisi si è manifestata negli anni della realizzazione del concilio, ma non è stata indotta da quell’evento bensì dalla rivoluzione culturale antropologica avvenuta alla fine degli anni sessanta nei confronti della quale, anzi, il concilio ha rappresentato già un avvio di risposta profetica. Con ogni probabilità, se il concilio non avesse iniziato a ridare dinamica alla vita della chiesa, data la stagnazione che durava da decenni, la ricaduta di quello sconvolgimento epocale avrebbe pesato molto di più. Quelli che imputano al concilio la crisi, dovrebbero domandarsi come mai altre chiese che non hanno avuto un concilio – come la comunione anglicana, la chiesa ortodossa greca, diverse chiese della riforma – si trovano in situazioni più critiche di quella della chiesa cattolica. La percentuale di coloro che vivono e celebrano alla domenica la propria vocazione battesimale in quelle chiese è inferiore a quella riscontrabile nei paesi europei di tradizione cattolica.
In verità, il volto della chiesa è mutato in questi cinquant’anni e molte sono le positività emerse da questo mutamento. Vogliamo provare a delinearle?...

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